lasoffitta
un polveroso ripostiglio di idee e parole affastellate« IL MARINAIO | RISVEGLIO » |
SER(en)ATA
L’ambiente, invero, non è un granché:
ma è pieno di trappole e d’insidie.
Ti ci muovi a tuo agio
nera pantera di jungla. E io, lo so,
non sono Sandokan.
Occorrono pertanto prudenza
e massima accortezza.
Siedo su una sedia lontana,
e ti guardo, amica.
Ti muovi con studiata lentezza.
Regali agli avventori
una dose equanime di sguardi e di sorrisi,
ma senza vera malizia.
I tuoi occhi liquidi
lasciano intuire profondità
e caverne, recessi inaccessibili.
Li vedono anche gli altri,
ripeto a me stesso, senza convinzione:
la composizione chimica del mio cervello
non prevede purtroppo
formule di auto-inganno.
Tu ti culli, fendi leggera
lo spazio fatto di fumo e di frastuono.
Strani animali si aggirano sulle nostre teste.
Preferisco estraniarmi, scendo dal palco.
Da lontano mi godo il primo atto. Applaudo.
Il camerino stasera è chiuso per lavori.
Meglio così: non sopporterei di fare file.
I camerieri servono cibi grassi e senza forma.
Lo fanno apposta, sospetto per un attimo.
E’ la congiura degli opposti:
il fiore risalta meglio sulla roccia.
Rido di gusto pensando ai tuoi elettrodi:
al cervello dovrebbero metterteli.
Giuro a me stesso di non dirtelo.
Mi mordo la lingua, piuttosto.
Ma mi accorgo, dolorante,
che non è la prima volta.
E che non sarà l’ultima.
Strapazzi la rosa
che ti ho regalato.
Deduco: non le piacciono le rose.
Oppure: una forse è troppo poco.
Stasera non accetto altre possibilità.
Adesso la lingua sanguina,
sotto i miei denti.
Attento, mi dico: la fiera
si eccita all’odore del sangue.
Il tempo corre veloce,
svapora l’alcool dai bicchieri,
scivola senza apparenti conseguenze
nella mia mente,
dove si agitano invece perfetti
modelli matematici. Una foto
è una foto è una foto è una foto.
Ma fosti tu a depistarmi.
Scusa, ma dissento: il sorriso
non può eguagliare gli occhi.
Occhi scuri che incrociano i miei:
è un attimo, ma posso
vedere pesci e creature marine
guizzare felici nei tuoi abissi.
Vestito da palombaro,
(e quindi
con tutta la goffaggine del caso),
tante notti in te mi sono immerso,
trasportato dalle tue calde correnti
in un gorgo di dolcezza e di passione.
E questo mi rivela
commosso e divertito,
il segreto che ci lega e, forse, ci divide:
la superficie del mare riflette
la luce del cielo,
mai la sua profondità.
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Inviato da: berthajorkins
il 12/05/2009 alle 13:22
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il 07/05/2009 alle 12:23
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