lasoffitta
un polveroso ripostiglio di idee e parole affastellate« SER(en)ATA | TANGO DELLA LONTANANZA » |
Si faccia silenzio tutt’intorno. Tacciano i respiri della terra,
smettano i loro canti i passerotti allegri. Entri la mia adorata.
Portatela dentro con delicatezza.
Che nessuno disturbi il suo sonno vigile e accorto.
Si spengano anche le stelle, se occorre. Con un soffio leggero.
Si rimanga pronti, nei paraggi, per il suo tenero risveglio.
Si disponga a cerchio, attorno a lei, l’orchestra:
violini, viole, violoncelli e, dietro, i contrabbassi.
Ma mi raccomando: nessun si muova, fino al mio cenno.
E tu, infine, in languida penombra,
aprirai gli occhi e il sorriso al mio sorriso.
La tua mano cercherà la mia. Io sarò lì, accanto.
Avvertirò con le tue labbra
il profumo acuto del melograno.
Con una mano guiderò l’orchestra: un valzer triste,
poi un tango di passione.
Un ritmo lento che risuona dentro il cuore.
Mi abbraccerai, ti abbraccerò.
Poi lenta e sinuosa mi spingerai dentro di te,
il tuo respiro sarà il mio respiro, in fiore.
I nostri corpi risponderanno trepidi,
perfettamente sincronizzati.
Lo so, mi guarderai, timida e curiosa.
I tuoi occhi scaveranno dentro ai miei,
in cerca di risposte e di abbandono.
Riderai forse di me.
Io sarò lì sodale e grato:
ma sarò altrove.
Sono l’uomo delle montagne e del deserto.
L’uomo che nulla ha da offrire e poco da dividere:
pochi versi sconclusionati,
qualche attimo felice e un po’ precario.
E una sete inestinguibile del tuo tenero sorriso.
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Inviato da: berthajorkins
il 12/05/2009 alle 13:22
Inviato da: cattivocomepochi
il 07/05/2009 alle 12:23
Inviato da: serpentelladgl1
il 05/04/2009 alle 05:07
Inviato da: Janus_81
il 29/03/2009 alle 19:47
Inviato da: girasole_3870
il 19/02/2009 alle 16:52
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