gli indiani massacrati, gli indiani ingannati, rubati, deportati, usati, strappati e umiliati...si è tutto vero, ed è la vergogna e il sangue che continua fino ad oggi a parlare di loro e ad attaccare manifesti in nome della loro rivendicazione.
ma gli indiani, i nativi americani, i red skin non sono solo questo, sono uomini, sono donne, ragazzi bambini, che lavorano, che mangiano, che ridono che vivono, che hanno i loro usi e costumi, che hanno le loro cerimonie e i loro uomini e donne medicina, che come noi parlano, spettegolano, sognano, litigano si offendono, dicono parolacce e danno carezze, amano, si sposano, vanno a scuola, ridono, tradiscono, si aiutano, si telefonano e guardano la tv.
hanno rubato e tolto l'identita' alla loro terra, si è vero, ed ora è un popolo difficile combattuto tra antichi insegnamenti e la vita di tutti i giorni che non per tutti (come noi) è facile, ci sono molti di loro che hanno conosciuto alcool e droghe e ci sono molti che vivono come senza tetto e molti in lussuosi palazzi, c'è chi si è aperto uno store o un piccolo negozio o chi ancora coltiva l'orto o chi va al supermercato o chi non mangia tutti i giorni.
gli indiani li amo profondamente, davvero profondamente si, e non per quello che ha sconvolto la loro esistenza, ma per quello che semplicemente sono sempre stati e che oggi sono. non sono santi, sono UOMINI!
non rimango indifferente al loro massacro (massacro che avviene ancora oggi, ma che non viene dichiarato), ma mi insegnarono e io imparai che la vera dignita' non potra' mai essere venduta ne comprata ne rubata ne calpestata.
questo è per ogni colore di pelle e per ogni terra!
piumarossa70
« NULLA DA DICHIARARE? | EDWARD SHERIFF CURITS...... » |
con metodi da investigatore e sistemi scientifici, da Robert Nightengale risulterebbe evidente che Reno, pur a conoscenza delle difficoltà incontrate dal superiore, gli avrebbe fatto mancare un decisivo appoggio in un momento delicato della battaglia. Il piano prevedeva infatti che il generale procedesse sulle alture in direzione del villaggio «per impedire agli indiani di scappare» mentre più in basso, in parallelo, dovevano avanzare le compagnie di Reno. Ma la manovra fallisce quasi subito. Custer si ritrova esposto in una posizione avanzata e non è consapevole della reale minaccia che lo aspetta. Infatti la colonna del maggiore Reno è rimasta bloccata, più indietro, da un attacco degli indiani usciti dal campo. A quel punto Reno piega verso destra, raggiunge una zona più difendibile e si ferma.
A lungo si è discusso sull’opportunità della manovra e sui rischi di dividere i reparti. Nell’articolo, a discolpa di Custer, si cita il manuale del generale George Crook, dove si sostiene la necessità di sferrare operazioni avvolgenti. «Se è possibile, al momento della carica, assali il tuo nemico sul fianco mentre è impegnato (da altri) al centro». Al Little Big Horn Custer voleva colpire con il Settimo cavalleggeri il fianco mentre Reno doveva sfondare al centro. Per due volte il generale ha chiesto sostegno inviando un paio di portaordini, tra cui il trombettiere John (Giovanni) Martini, uno dei sei immigrati italiani arruolati nel Settimo e coinvolti negli scontri di quel 25 giugno. Ma dagli ufficiali non è mai giunta una risposta.
Nell’articolo di Wild West, Nightengale si sofferma sui test eseguiti usando i fucili Springfield e le pistole Colt in dotazione ai cavalleggeri: si voleva dimostrare che Reno non poteva non aver sentito l’eco delle sparatorie, un segnale evidente che Custer aveva «impegnato» gli indiani di Cavallo Pazzo, grande stratega e condottiero impareggiabile. Ancora più pesanti le accuse mosse al maggiore di aver falsificato i rapporti e di aver inserito testimonianze mai rese dai soldati superstiti. Una vicenda - quella dei documenti - che continuerà per decenni con accuse e contro-accuse coinvolgendo persino gli inquirenti federali. Per i ricercatori filo-Custer il destino ha comunque reso giustizia - almeno in parte - al generale. Reno, prosciolto dall’accusa di codardia, è morto come un reietto, perseguitato dall’onta del Little Big Horn.
Gli studi sulle guerre indiane sono tornate di attualità con i conflitti in Afghanistan e in Iraq. Alcune zone d’operazione sono chiamate dagli ufficiali «territorio ostile o indiano». In alcuni casi le tattiche mordi e fuggi dei ribelli (ma non dei terroristi di Al Zarkawi) hanno ricordato le scorrerie delle tribù delle Grandi Pianure. E altri hanno sostenuto che le truppe regolari irachene avrebbero dovuto comportarsi al pari degli «scout indiani» usati contro le tribù. Come il famoso Curley, il «Crow» che faceva da guida a Custer durante la campagna militare e si è salvato dal massacro. Ma allora non c’erano dubbi sull’andamento della guerra: la fine di Custer è stata solo una battaglia persa, però poi gli indiani sono stati schiacciati senza pietà, privati di spirito e terra. In Iraq è diverso, l’esito è in bilico. E non c’è un Custer su cui dividersi.
Generale Custer :/ per me la smorfia è d'obbligo e sentita!
piumarossa70
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COME NACQUERO LE MONTAGNE ROCCIOSE
Un giorno il coyote incontrò la Volpe il cui manto splendeva di mille pietruzze. “Dove hai trovato quelle belle cose luccicanti?” chiese incuriosito all’amica. “Su quella rupe” rispose la volpe , indicandogli una grande rupe che si stagliava nitida all’orizzonte. “Ma per ottenerle dovrai pagare qualcosa”. Il Coyote, che aveva fama di furbo, andò alla rupe, prese le luccicanti perline, ma in cambio non diede nulla. Così fece per tre o quattro volte. “Bada che la rupe ti piglierà in trappola” lo ammonì la volpe; ma il coyote non le dette ascolto. Avvenne che una volta la rupe stanca di essere derubata, imprigionò il ladruncolo. “Aiutami!” gridò rivolto alla volpe. “Mi spiace” fu la risposta. “Non posso aiutare un disonesto”. Con la forza della disperazione il coyote riuscì a liberarsi dalla stretta, ma la rupe si mise ad inseguirlo; correva velocissima valicava corsi d’acqua e foreste. Proprio mentre stava per essere raggiunte il coyote sentì una voce: “Salta sopra di me e non temere”. Si guardò iontorno e vide un uccello. “Non dovrei aiutarti, ma la rupe correndo per inseguirti sta distruggendo tutti i raccolti”. Il coyote saltò sopra l’uccellino, ma la stessa cosa fece la rupe. Ma quest’ultimo gridò: “Bum!”. Immediatamente la rupe si frantumò in mille pezzi che si sparsero qua e là, formando quelle che oggi sono le Montagne Rocciose.
-leggenda pellerossa-
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