L'Archetipo

Una donna come tante, un passato da scoprire, l'inizio di una fantastica avventura

 

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La notte non è mai così nera come prima dell'alba, ma poi l'alba sorge sempre a cancellare il buio della notte. Così ogni nostra angoscia, per quanto profonda prima o poi trova motivo di attenuarsi e placarsi, purchè lo vogliamo. Sappiamo che c'è la luce perchè c'è il buio che c'è la gioia perchè c'è il dolore che c'è la pace perchè c'è la guerra e dobbiamo sapere che la vita vive di questi contrasti. (R. Battaglia)

 

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« Lo specchioL'incantesimo »

Hanna

Post n°2 pubblicato il 10 Febbraio 2012 da Tabita.G
 

 

Chiusa nella toilette, Hanna contemplò ipnotizzata le lacrime cadere, una dopo l'altra, formando due piccole pozze scure sopra il lucido pavimento.

- Oh via!- sussurrò ricacciando un singhiozzo - Perchè deve sempre finire così? Ogni volta che c'è da rimettersi in gioco, conoscere gente o l'opportunità di una nuova occasione, tu fai di tutto per mimetizzarti con la tappezzeria-

Con un gesto stizzito si asciugò gli occhi, maledicendosi per aver alzato troppo il gomito e per aver scelto di infilarsi in quelle scomode scarpe, che ora giacevano abbandonate in un angolo del bagno.

Il mascara, sciolto dalle lacrime, le contornava gli occhi azzurro sbiadito, facendola sembrare più pallida del solito, tanto che il fard le dava un aspetto clownesco, colorandole le gote di un rosso acceso. Cercò di aggiustarsi l'acconciatura, ma i capelli corvini le sfuggivano dalle dita, tanto che dopo due tentativi li sciolse sulla schiena.

"Sembro l'urlo di Munch" pensò ricacciando il senso di nausea che la investiva ad ondate, facendole ballare la stanza tutt'attorno.

Qualcuno, fuori dalla porta tossì.

"Perchè le toilette delle signore devono essere sempre così trafficate?" pensò irritata mentre cercava di raggiungere le scarpe che, per qualche strano motivo, si andavano allontanando con il resto della parete, facendola sentire come Alice nel Paese delle Meraviglie, alle prese con lo sfuggevole Bianconiglio.

"Magari fossi come Alice! Preadolescente, addormentata sotto un albero, in balia di un mondo fantastico, senza bollette da pagare, cene a cui presenziare, o figli da accudire...- si disse infilandosi le scarpe -Oh! Devo aver assaggiato il lato sbagliato del fungo" pensò appoggiandosi ad una parete in preda alle vertigini "Mi sento una gigantessa su questi cosi. Non fossero costate un occhio della testa le lancerei fuori dalla finestra!" 

Infilò la porta ed uscì, cercando di ostentare un passo sicuro, sotto gli occhi stizziti della donna in attesa, ma non appena rientrò nella sala del ricevimento, sentì le pareti chiuderlesi addosso.

D'improvviso l'assalì un gran caldo, si sentiva soffocare, il brusio confuso degli invitati le martellava le tempie come una melodia fuori tempo.

"Dov'è Carlo?"

Sentiva il panico crescere, le sembrava che tutti la stessero fissando con disappunto "Dov'è mio marito?"pensava, mentre lo andava cercando in mezzo a quegli sguardi estranei, a quegli uomini vestiti di scuro, a quelle donne impregnate di costosi profumi.

Un cameriere le sorrise porgendole un vassoio colmo di tartine. Hanna ne prese una cercando di dominare il panico, sorrise e continuò a girarsi intorno alla ricerca del marito.

Ormai la stanza aveva raggiunto le dimensioni di una scatola di sigari, o forse qualcuno stava fumando? In preda al panico spalancò una porta ed uscì sull'ampio terrazzo, dove l'accolse il gelido abbraccio della notte d'inverno.

Irritata, gettò la tartina in un porta piante, poi iniziò a tremare, sentiva appena il freddo pungente che gelava il suo respiro in piccole nuvolette luccicanti.

Ormai le capitavano sempre più spesso: "Attacchi di panico, sono normali dopo drastici cambiamenti" aveva sentenziato il dottore prescrivendole dei farmaci, ma non avevano funzionato e così, dopo i farmaci erano arrivate le terapie, le sedute di ipnosi, la medicina alternativa, ma niente aveva funzionato.

Solo un anno prima aveva passato una gravidanza difficile, perso il lavoro e suo marito aveva ricevuto un'offerta di lavoro in un altra città, per cui si erano dovuti trasferire nel giro di due settimane. Ora lui viaggiava in continuazione, lasciandoli spesso soli, lei e il piccolo, ed il senso di abbandono, senza una valida alternativa a quella vita che le sembrava esserle stata imposta da forze che non sarebbe mai stata in grado di affrontare, la soffocava, fino a sfociare in quegli attacchi.

Allora le stanze si rimpicciolivano, i mobili cominciavano a tremare e le persone a sparire o a fissarla come fosse stata un'aliena e sentiva che non sarebbe più riuscita a respirare, a vivere, a ricominciare.

Presa dai suoi pensieri, lo sguardo perso sul candido parco innevato, quasi non fece caso ad un improvviso, debole bagliore sprigionatosi da una macchia di alberi appesantiti dalla bianca coltre.

Incuriosita si avvicinò alla balaustra, stringendosi lo scialle attorno alle spalle.

All'inizio credette di essersi sbagliata, ma d'improvviso le sembrò che qualcuno o qualcosa sbucasse da lì, simile ad una nera figura ammantata.

- Ma cosa... - balbettò incredula.

- Hanna!- 

La donna sussultò voltandosi.

- Che ci fai qui fuori?! Si gela! -

Affacciato alla porta della terrazza, suo marito rabbrividì, fissandola con disappunto.

- Vieni, devo presentarti alcune persone!- 

Confusa, Hanna s'affrettò verso di lui, ma fatti pochi passi, si voltò lanciando un ultimo sguardo dietro di sè.

- Forza, andiamo! - l'incalzò il marito con impazienza.

Il paesaggio era deserto.

 

***

Dopo aver incontrato altri colleghi di lavoro del marito, aver dispensato sorrisi di circostanza e sorseggiato altrettanti drink, Hanna sentiva che anche il poco self control rimasto stava per abbandonarla.

Carlo era stato trascinato via, per l'ennesima volta, da alcuni conoscenti, ma prima di allontanarsi aveva avuto modo di lanciarle uno sguardo eloquente, che sembrava dire "Mi raccomando, fai la brava" e lei, più infastidita, che offesa, aveva trangugiato altri bicchieri di Champagne per ripicca.

- Hanna? - la chiamò qualcuno esitando.

Non appena si voltò, venne travolta da una una calda nuvola bianca di pelliccia e Channel n.5

- Oh mio Dio Hanna, sei proprio tu!-

Hanna sentì il forte desiderio di vomitare su tutto quel candore. 

Quella voce, quei capelli dorati, quegli occhi azzurro cielo, quelle sopracciglia perfette e quelle labbra rosso fuoco...

- Caterina! - esclamò senza riuscire a cammuffare una nota stridula nella voce - anche tu qui!- 

- Oh Hanna, mia cara! Quanto tempo! Chi avrebbe mai pensato di rivederti dopo proprio qui, tra la crem della crem! Non dopo il periodo burrascoso che hai appena trascorso, mi hanno parlato dei tuoi attacchi... Poverina! - rispose Caterina proferendosi in un languido sorriso.

"Strega!" pensò Hanna con disprezzo - E invece sono ancora viva! -

- Oh cara, ma certo che lo sei e nemmeno tanto mal ridotta come raccontavano, ma guardati, non fosse per quei due, tre chili di troppo, nessuno direbbe mai che sei madre da poco! -

"C'è chi i rotoli di grasso ce li ha sui fianchi, chi invece nel cervello ad otturare le sinapsi!" pensò Hanna abbozzando un mezzo sorriso. Avrebbe preferito i calcoli renali, piuttosto che sopportare ancora un minuto di conversazione con quell'arpia.

- Guarda! - disse la donna piantandole davanti agli occhi un gigantesco diamante - Me l'ha regalato il mio futuro marito per il fidanzamento! -

- Uao! Questo si che sembra un gran bel pollo da spennare, eh?! - rispose Hanna ad alta voce senza pensarci troppo.

Caterina la fissò contraddetta - Prego?!-

"Cosa diavolo mi prende?!" pensò Hanna confusa. Balbettò alcune parole senza senso, poi ritrovò il filo dei propri pensieri - E a quando il fatidico si? -

"Devi fare la brava, fai la brava Hanna, fai la brava" pensò disperatamente.

Intanto un nugolo di mogli tubanti si erano avvicinate, odorando profumo di pettegolezzo.

Caterina lanciò un'ultima occhiata contrita ad Hanna, poi, felice del numeroso pubblico, rivolse un sorriso malizioso alle nuove arrivate - Il fatidico si?! Oh, non appena le pratiche di divorzio con il mio ex saranno chiuse, naturalmente... Altrimenti come me lo pago l'abito da sposa Vera Wang?! -

Le donne scoppiarono in una risata chioccia ed alcune annuirono sapute. La maggior parte di loro era al suo secondo, se non terzo matrimonio.

- E adesso che ho trovato il mio nuovo e ricco pollo da spennare- continuò fissando lo sguardo su Hanna - potrò finalmente coronare il mio sogno!-

"Fare la mantenuta a vita?!"la liquidò Hanna nei propri pensieri.

- Pubblicare il mio primo libro!-

Hanna corrugò la fronte perplessa. Aveva conosciuto Caterina perchè lavorava come segrataria per un'importante casa editrice. Lei vi collaborava scrivendo racconti, ma non aveva mai creduto che quella donna sarebbe stata capace di scrivere un libro.

Il morso dell'invidia l'azzannò a tradimento e all'improvviso si sentì un completo fallimento.

- Si, alcuni racconti brevi... Niente di particolare, storie di periferia, raccolte durante brevi viaggi ai margini della società, per far conoscere a tutti le difficoltà che queste persone devono affrontare ogni giorno per sopravvivere-

Hanna spalancò la bocca incapace anche solo di pensare "Sbaglio o sono gli ultimi racconti presentati al mio editor?!"

- Oh che idea deliziosa!- commentò una signora avvolta in un tubino Armani.

- Si... - continuò Caterina lanciando occhiate compute a destra e a manca - E' giusto che anche i più deboli e derelitti abbiano la possibilità di esprimersi... Pensate che ho scritto anche di un barbone, di nome Giuseppe, che viveva... -

Hanna non ascoltò più "Sono i miei racconti! I miei ultimi racconti! Pensavo non andassero bene, visto che non mi avevano più risposto invece questa..."

Il sangue le ribolliva nelle orecchie e non s'accorse nemmeno di aver afferrato il calice dalle mani della vicina, nè di essersi diretta con passo deciso verso Caterina, nè tanto meno di averle gettato in faccia lo Champagne.

Le signore si scostarono indignate, mentre alcune si lanciarono all'inseguimento della donna offesa, che con una patetica smorfia sorpresa, se n'era andata furiosa alla toilette.

"Quei racconti erano miei..." si disse Hanna con rabbia, ma già quando si stava per chiedere cosa mai le fosse saltato in mente, un brivido di terrore le corse lungo la schiena.

Qualcuno la stava fissando. Ne era sicura. Sentiva il suo sguardo su di lei. Era vicino, molto vicino, troppo vicino.

- Hanna stai bene?! -

Carlo la cinse per la vita, era sicuro che da un momento all'altro sarebbe svenuta.

- Non... non lo vedi anche tu?! - balbettò Hanna con gli occhi fissi nel vuoto, bianca come un cencio.

- Chi? - chiese il marito confuso.

- L'ombra.. non senti la sua presenza?! -

- Vieni, andiamo a casa...- sentì la moglie tremare con violenza tra le sue braccia, una signora si avvicinò porgendo loro un fazzoletto - Lasci Signor Borghetti, ci penso io, se non le dispiace mio marito vorrebbe parlare con sua moglie- poi soggiunse preoccupata - ma forse non è il momento?- 

- Mi scusi Signora Dei Rossi, non voglio sembrarle sbrigativo, ma è meglio se ce ne andiamo -

- Si - convenne la signora lanciando una rapida occhiata ad Hanna che, in tralice fissava un punto cieco - ne riparleremo al prossimo ricevimento-

 

Mentre i coniugi Borghetti si allontanavano verso gli ascensori, il padrone di casa si avvicinò alla consorte - Allora? Se ne vanno? - 

- Le parlerai in un'altra occasione, caro... Adesso portami a ballare - disse la signora Dei Rossi porgendo la mano inanellata - ... dopo questa sceneggiata ho bisogno di alleggerire il tono della festa! -

- Sei sicura che la Signora Borghetti stia bene? Era così bianca... come se avesse visto un fantasma! - 

- Lui è un ottimo medico, se la caverà- li liquidò lei con un alzata di spalle - Il colpo di scena per questa sera c'è stato, gli ospiti avranno di che parlare per tutto il resto della serata e nessuno si annoierà! Tutto sommato, mio caro, è stata una serata ben riuscita! -

Ed entrambi si misero a danzare.

 

 

 

 

 
 
 
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"...come quand'ero piccola e nel bel mezzo della notte chiamavo la mamma perchè avevo sentito un rumore sotto il letto o dentro all'armadio. Lei allora socchiudeva la porta, i capelli scarmigliati sul viso assonnato e si infilava nella stanza per rassicurarmi ch'era tutto a posto, che andava tutto bene. Adesso vorrei tanto fosse qui, per rassicurarmi ancora, per riaprire gli occhi e scoprire che l'incubo è finito e ritrovarmi in quel letto, in quella vita di cui tanto detestavo la monotonia che ora rimpiango" disse Hanna al drago.

 

 

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