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Cliccando http://www.box404.net/nick/index.php?b  si procede ad una originalissima elaborazione del nickname ANCESTRALE di una url. "La Voce di Megaride" ha ottenuto una certificazione ancestrale  a dir poco sconcertante poichè perfettamente in linea con lo spirito della Sirena fondatrice di Napoli che, oggidì, non è più nostalgicamente avvezza alle melodie di un canto ma alla rivendicazione urlata della propria Dignità. "Furious Beauty", Bellezza Furiosa, è il senso animico de La Voce di Megaride, prorompente femminilità di una bellissima entità marina, non umana ma umanizzante, fiera e appassionata come quella divinità delle nostre origini, del nostro mondo sùdico  elementale; il nostro Deva progenitore, figlio della Verità e delle mille benedizioni del Cielo, che noi napoletani abbiamo offeso.
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fa male ma... questa è la verità!

Post n°806 pubblicato il 15 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

Il silenzio del Sud
di Ernesto Galli Della Loggia
Tratto da Il Corriere della Sera del 14 settembre 2008


«Esiste una questione meridionale nella scuola italiana? Temo proprio di sì (…). L'Europa non boccia l'Italia e i suoi quindicenni (…) ma boccia il Sud e le Isole, assai indietro rispetto alla media europea mente il Centro-nord la supera nettamente. (…) Le fredde statistiche rivelano un fenomeno inedito: un abbassamento della complessiva qualità scolastica nel Sud. Nel passato, in piena "questione meridionale" generale, un liceo o una scuola elementare di Napoli aveva in genere un livello analogo alle consorelle milanesi. Oggi non è più così». A parlare in questo modo non è il ministro Gelmini, il ministro della «solita destra italiana». No. E' un esponente di antica data della sinistra come Luigi Berlinguer, tra l'altro un ex ministro dell'Istruzione, in un articolo di rara onestà intellettuale pubblicato sull'Unità del 29 agosto scorso. Articolo che però, abbastanza sorprendentemente, non ha provocato neppure la più blanda protesta da parte di quella legione di politici, professori e intellettuali che invece solo pochi giorni prima si erano stracciati le vesti per le cose più o meno analoghe dette dal responsabile attuale dell'Istruzione, il ministro Gelmini di cui sopra, seppellita sotto una valanga di vituperi per il suo supposto razzismo antimeridionale. Il fatto è che dovremmo prendere atto tutti, una buona volta, di alcuni dati di fatto. Non solo di quelli ormai notissimi delle rilevazioni Ocse-Pisa, ma anche, per esempio, della circostanza, che negli ultimi 7-8 anni i migliori piazzamenti nelle varie olimpiadi di matematica, informatica, fisica o nei certami di latino, ecc. organizzati internazionalmente, li hanno ottenuti quasi sempre studenti dell'Italia settentrionale. Così come dovremmo chiederci perché mai, di fronte a questi risultati, accade però che la maggiore concentrazione dei 100 e lode all'esame di maturità delle scuole italiane si abbia proprio in Calabria e in Puglia, o che le più alte percentuali di punteggi massimi si registrino in una scuola di Crotone (ben 34 «100 e lode»!) di Reggio Calabria (28) e di Cosenza (21), mentre i Licei Mamiani e Tasso di Roma si devono accontentare di appena due, e rispettivamente un solo, 100 e lode. Geni in erba a Crotone e geni incompresi a Friburgo o ad Amsterdam? Andiamo! E forse dovremmo pure chiederci come mai il Friuli, regione che pure fa segnare la percentuale di 100 e lode più bassa fra tutte le regioni d'Italia, veda invece poi i suoi studenti, nell'ultimo quinquennio, fare incetta di premi nelle più varie competizioni. E' fin troppo evidente che questo insieme di dati tira pesantemente in ballo non solo la realtà scolastica ma l'intera realtà sociale del Mezzogiorno. Ne parla del resto, senza peli sulla lingua, lo stesso Berlinguer nell'articolo citato: «Gli enti locali nel Centro-nord hanno fatto in questi decenni cose straordinarie per la scuola, egli scrive (…), nel Sud tutto questo o è episodico o non c'è. Nel Centro-nord la scuola è tema che influenza le scelte dell'elettorato locale, che stimola così gli amministratori. Al Sud o è episodico o non c'è». Insomma la società meridionale presta scarsa o nulla attenzione alla sua scuola, alla qualità dell'insegnamento, perché evidentemente non le considera cose molto importanti. Le famiglie, più che alla sostanza sembrano guardare all'apparenza dei «bei voti» comunque ottenuti. E quando la verità comincia a venir fuori — com'è per l'appunto accaduto con la sacrosanta denuncia del ministro Gelmini — allora la reazione generalizzata è quella del perbenismo indignato, del ridicolissimo «ma come!? noi che abbiamo avuto Croce e Pirandello!»: nella sostanza, cioè, è il fingere di non vedere, di non capire. E' il silenzio. Un sostanziale silenzio sulle condizioni del proprio sistema scolastico che appare come un aspetto del più generale silenzio del Mezzogiorno. Un Mezzogiorno che ormai da anni ha cessato di parlare di se stesso e dei suoi mali, che da anni ha messo volontariamente in soffitta la «questione meridionale», che sembra ormai rassegnato a fingere una normalità da cui invece è sempre più lontano. E così la spazzatura copre Napoli, la scuola del Sud è quella che abbiamo visto, intere regioni sono sotto il dominio della delinquenza, in molti centri l'acqua ancor oggi viene erogata poche ore al giorno, i servizi pubblici (a cominciare dai treni) sono in condizioni pietose, il sistema sanitario è quasi sempre allo stremo e di pessima qualità, ma il Sud resta muto, non ha più una voce che dica di lui. Unica e isolata risuona la nota dissonante di un pugno di scrittori e di saggisti coraggiosi come Mario Desiati, Marco Demarco, Gaetano Cappelli, Adolfo Scotto di Luzio di cui sta per uscire il bellissimo «Napoli dai molti tradimenti». Sì, l'opinione pubblica meridionale, specie quella del Mezzogiorno continentale, nel suo complesso latita, è assente. Mai che essa metta sotto esame, e poi se del caso sotto accusa, i suoi gruppi dirigenti locali di destra o di sinistra che siano; mai che crei movimenti, associazioni, giornali, che agitino i temi della propria condizione negativa; mai che da essa vengano analisi sincere, e magari (perché no?) autocritiche, dello stato delle cose e dei motivi perché esse stanno al modo come stanno. Soprattutto sorprendente e significativo (eppure si trattava della scuola, dell'istruzione, santo iddio!) è apparso nei giorni scorsi il silenzio — o, peggio, l'adesione alla protesta perbenistico-sciovinista — da parte di tanti intellettuali. E' stata la conferma di un dato da tempo sotto gli occhi di tutti: che proprio la cultura meridionale, ormai, non si sente più tenuta a rappresentare quella coscienza polemicamente e analiticamente esploratrice della propria società, a svolgere quella funzione critica, che pure dall'Unità in avanti avevano costituito un tratto decisivo della sua identità. In questo silenzio e con questo silenzio degli intellettuali la «questione meridionale» mette davvero fine alla sua storia. Abituati a essere portatori di istanze di critica e di cambiamento, abituati cioè a svolgere un ruolo socio-culturale oggettivamente di opposizione, e dunque, almeno in questo dopoguerra, orientati tradizionalmente a sinistra, gli intellettuali meridionali si direbbe che siano rimasti vittime della rivoluzione politica verificatasi nel Mezzogiorno negli ultimi vent'anni. La vittoria della sinistra in tanti comuni e in tante regioni, infatti, se per alcuni di essi ha voluto dire l'arruolamento in questo o quell'organismo pubblico, e dunque l'assorbimento puro e semplice nel potere, per molti di più, per la stragrande maggioranza, ha significato essere privati di una potenzialità alternativa essenziale, di una sponda decisiva per il proprio ragionare e il proprio dire d'opposizione. Dopo la vittoria della sinistra essere «contro» ha rischiato di significare qualcosa di ben diverso che per il passato: ed è stato un rischio che quasi nessuno si è sentito di correre. Peccato però che evitare i rischi non significa in alcun modo esorcizzare i pericoli: a cominciare, in questo caso, dal pericolo di un declino inarrestabile di cui sono testimonianza proprio le brillantissime pagelle degli studenti del Mezzogiorno.

 
 
 

FINIscila, pappone!

Post n°805 pubblicato il 14 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

di Marina Salvadore


Non ho esperienza diretta del fascismo: sono nata durante il “boom economico” e la “Fiera della Cambiale”. I miei, però, come papa Wojtyla in Polonia, hanno sperimentato il fascismo ed il comunismo, quello più duro: il comunismo titino delle foibe, che l’algido presidente Napolitano e “compagni” dovrebbero ricordare bene  quale ulteriore vergogna italiana da aggiungere al disgustoso “8 settembre”, dove tanti italiani d’Istria e Dalmazia qui giunti rocambolescamente furono trattati peggio degli immigrati clandestini di oggi, per non nuocere ai delicati rapporti diplomatici con druse Tito, sulla linea del confine rosso sull’Adriatico. Ho sempre rispettato chi le guerre – igiene dei popoli, come diceva il solito culattone inglese - se l’è fatte davvero, subendole o combattendole. Non ho mai sopportato, però, i traditori, i vermi, i molluschi che riempiono a iosa le pagine dei libri di Storia Patria; storia ingloriosa di una Nazione che – come diceva un altro celebre inglese mai smentito dai fatti – “corre sempre in soccorso del vincitore” perché, di suo, non  ha mai vinto una guerra! Corsi e ricorsi storici… di Badoglio in Badoglio… fino ai “FINI” occulti. Chi fu Badoglio? Ne rilevo qualche tratto da una mia intervista al celebre Gustavo Palazio, autore e commediografo : “… I giovani del Ventennio hanno immediatamente sospettato ed ggi accusano quello strano “maresciallo d’Italia”. Tutto era stato prestabilito da Badoglio e dagli alleati, i quali sapevano benissimo che quel caos avrebbe obbligato i Tedeschi a fermarsi in Italia, occupandola, impedendo così alle armate di Hitler di attestarsi su quelle Alpi che avrebbero potuto essere difese da poche divisioni, lasciando le altre libere di dare manforte su altri fronti. Badoglio aveva premeditato di mettere gli italiani l’uno contro l’altro, in una lotta fratricida nell’interesse degli Anglo/Americani e dei Savoia, usi ai tradimenti”. Qualcuno racconta anche di quanto Badoglio fosse esoso, arrivando a pretendere dal suocero, in tempi migliori, addirittura una “ducea” in Italia (si credeva bravo quanto l’ammiraglio Nelson in Sicilia) che, per fortuna, gli fu rifiutata… L’emulo a propulsione, Gianfranco Fini, ha avuto il cattivo gusto di assestare la sua ultima roncolata ai suoi  scomodi seguaci nel mentre i maggiori quotidiani d’Italia, di ogni colore, celebravano la saga romanza di Lotta Continua, facendo – come al solito – una gran pubblicità al solito Sofri “graziato in virtù d’ulcera, moribondo eppoi resuscitato” (n.d.r.: Calabresi è sottoterra da anni e Contrada è in galera, per anni!), il quale continua bel bello a pontificare ed a dottoreggiare, trovando sempre – non si sa per quale strana alchimia – giornalai ed intellettuali pronti a pendere dalle sue labbra. Napolitano che bacchetta la Russa e Alemanno per aver onorato entrambi i morti della guerra civile italiana tace, invece, sull’apologia di Lotta Continua… ma ciò ch’è più grave è che abbia taciuto Fini, che ipocritamente con il culo al caldo della seggiola appena conquistata, ha bacchettato anch’egli i “colonnelli” La Russa e Alemanno che… se avessero almeno questi un po’ di dignità (quella che fa rima con "milioni")… dovrebbero quantomeno ammutinarsi e  “congelare” A.N. piuttosto che scioglierla nella bava viscida che cola in rigagnoli putridi dai solchi amari della bocca del “capo”, riconosciuto esperto subaqueo… non a caso. Il signor “navigo sott’acqua”, soggetto non identificabile dato il trasformismo… ma oggetto utile all’interscambio tra PDL e PD, giusto per il tempo di sottoscrivere qualche brandello di federalismo, una botta di Alitalia e, probabilmente, esiti di una Trenitalia, pronta al fallimento anch’essa, memore della pompa di benzina di famiglia a Bologna, sacrifica, irridendo, in un unico falò gli anni, gli uomini e donne, le storie, le lacrime e sorrisi, le sconfitte e rivincite, la passione di un’eredità culturale e sociale che lo ha coccolato, blandito, reso uomo, arricchito, idolatrato persino, in spregio a chi, per tutti questi anni, ha contribuito silenziosamente alla sua crescita, al suo port-folio, alla sua “mission” sfociata nell’egocentrismo tipico degli ignoranti, alfabetizzati per luoghi comuni e plastificati nella superbia. Analogo complesso della popolarità, come per il più ruspante e meno machiavellico Diego Maradona, che ha finito col fare male solo a se stesso.  Il bel fighetto dei tempi passati, s'è fatto quattro calcoli: "nel 2008 avranno finalmente tirato le cuoia tutti i reduci della RSI, mica sono bionici? Ergo, posso darci dentro un bel colpo di piccone"... Peccato, però, che a tutti 'sti poveri cristi", per tutta la vita, gli sono stati negati i sette anni  -  validi per il pensionamento - della Legge dei Combattenti, cancellati dal foglio matricolare e che la maggior parte sia morta prematuramente di fame, per l'esiguo obolo, contrariamente agli "uomini di Vichy", cittadini  ed ex militi di una nazione più civile... "Vabbe'... vabbe'... Acqua passata - gli avrà suggerito la neomogliettina platinata - CHISSENE!... Vogliamo mica intossicarci le ferie in Sardegna, quest'anno?". "Potresti però uscirtene con un minimo d'onore, dottor Balanzone - aggiungo io - restituendo il simbolo della Fiamma a chi è intenzionato a tenerla ancora accesa!" tanto per sfatare il mito che gli "uomini d'onore" sarebbero ALTRI, più noti alle cronache giudiziarie... e potresti anche restituire al patrimonio del povero Staiti di Cuddia la sede milanese della Federazione di Milano, tanto non ti serve più. o sbaglio?  Cavalcavi la tigre, secondo l'adagio èvoliano; ora, cavalchi una pantegana! A quando una cena a Napoli con Bassolino?...  Dissertando, Berlusconi non mi è molto simpatico, per certe sue boutades e carnevalate inopportune, tipo quella di presentarsi in  anacronistica camicia nera, come un mussolini-bonsai, alla medesima festa di Azione Giovani, laddove il voltagabbana celebrava le misere esequie del suo "dipartito"... a meno che non si sia trattato di un subliminale passaggio di consegne, fantapoliticamente parlando...  ma vorrei avvisarlo,  Berlusconi, perchè lo avverto più sincero, di stare attento nel covarsi in seno una simile serpe, capace – domani – di morderlo ed iniettargli veleno. Dovrebbe prendere esempio dagli scafatissimi Savoia “usi al tradimento” che nelle fila dell’esercito dell’Italia UNA non ammisero nei ranghi di comando, dopo averli corrotti, gli alti ufficiali traditori del Regno delle Due Sicilie, sapendoli giustappunto avvezzi al mercimonio di se' stessi!
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LA VOCE DEI TRADITI:
STORACE: Fini vuole riportare Italia 68 anni indietroRoma, 13 SET (Velino) - "Con le sue dichiarazioni, e' Fini a  confermare chi e' che vuole riportare l'Italia sessant'anni indietro, e' lui  che irresponsabilmente rinfocola odi e mette nel mirino dell'estrema sinistra quanti non si rassegnano a subire la verita' di chi per decenni ha negato persino la tragedia delle foibe". Lo dichiara Francesco Storace, segretario nazionale de La  Destra. "Ci ha messo quarant'anni, l'onorevole Fini, per scoprire l'antifascismo che a Fiuggi era strumento ed ora e' issato a valore, dimenticando i crimini commessi persino nell'immediato dopoguerra nel nome dell'antifascismo nel triangolo della morte. E' Fini - aggiunge Storace -, per ragioni interne a un partito e a una coalizione, che vuole il ritorno dell'estremismo con le sue irresponsabili dichiarazioni di oggi. L'uomo che a Sorrento predico' il fascismo del 2000 fa scoprire ogni giorno di piu' quante falsita' abbia propagato a chi credeva in lui. Si puo' essere tranquillamente democratici senza bisogno di essere antifascisti proprio perche' ci sono stati antifascisti - in Italia e non solo nell'Urss - che tutto furono tranne che democratici; si puo' fare il presidente della Camera senza bisogno di ripetere quel che diceva il suo predecessore; ma non dica mai piu' quel che deve fare una comunita' di destra che questo Paese ha amato per tantissimi anni e che non merita di essere offesa fino a questo punto".

LA DESTRA NAPOLI: FINI "ANTIFASCISTA" MASSIMO BENEFICIARIO DEL NEOFASCISMO - "In Italia per cinquant'anni si è sviluppato grazie al  MSI ed alle sue organizzazioni giovanili il complesso fenomeno del neofascismo, che ha eletto deputati, senatori, parlamentari europei ma anche centinaia di sindaci, assessori e decine di migliaia di consiglieri che, ovunque e al prezzo di indicibili sacrifici, e della vita di numerosi militanti, hanno difeso con orgoglio, coraggio e senza equivoci, un grande patrimonio storico, politico, ideale e sociale, all'insegna del motto di Almirante: non rinnegare e non restaurare, lottare per la verità e per la giustizia. Un fenomeno intorno al quale si sono sviluppate negli anni migliaia di riviste, di giornali, di case editrici, di associazioni, che ha determinato al suo fianco la crescita di un'area culturale viva, vivace che ha contribuito, in maniera significativa ed incidente, ad impedire, in tutti i campi, che la cultura egemonizzante della sinistra trionfasse. I maggiori beneficiari in termini politici e personali del neofascismo-afferma Bruno Esposito, dirigente nazionale de LA DESTRA, la formazione politica che fa capo a Francesco Storace- sono gli attuali dirigenti di Alleanza nazionale, primo fra tutti il presidente della Camera Gianfranco Fini.  Che oggi Fini dichiari di essere antifascista,(un termine che ha avuto un significato ben preciso nel dopoguerra fino ad oggi) e che per sua affermazione la formazione politica che egli capeggia sia tale; al di là delle valutazioni che ciascuno  possa fare sulla  coerenza ed anche sull'ipocrisia di chi lo applaude, è un fatto importante rispetto al quale ciascuno , a destra, sappia come stanno le cose,al di là di ogni infingimento e cosa si debba fare se si vogliono difendere i valori della Destra italiana che Fini ed i suoi calpestano in modo così grave e definitivo".

 
 
 

Scuorno!

Post n°804 pubblicato il 14 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

da graziella.mazzoni@yahoo.it
Domani, in Campania, si apre ufficialmente l'anno scolastico. Guardate in che condizioni è la città e le scuole aversane. L'orrore non sono i rifiuti per le strade, l'orrore è che domattina nessuno protesterà, nessuno andrà all'ASL, al Comune, dai Carabinieri. E sapete perchè? Perchè ci siamo abituati all'orrore.
Ecco perchè abbiamo perso questa guerra.
p.s. : non preoccupatevi dei rifiuti tossici e dei veleni sparsi sulla nostra terra, non preoccupatevi dell'aria carica di diossina, del cibo avvelenato.
Se domani permettiamo che i nostri figli vadano a scuola in queste condizioni, vuol dire che siamo già un pò morti.

 
 
 

ALMANACCO NAPOLETANO

Post n°803 pubblicato il 14 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

pensieri e proverbi della Saggezza Popolare
( lesson one )
a cura della redazione di "Megaride"


“‘E FIGLI SO’ PIEZZ’E CORE”
Schiaffeggia il figlio di 15 mesi. Condannata a 8 mesi: libera
- Condannata a otto mesi di reclusione con pena sospesa. È quanto incassato dalla mamma che l’altro giorno ha schiaffeggiato il figlioletto di 15 mesi e aggredito un poliziotto intervenuto per bloccarla. Una triste storia di cui a farne le spese sono due bambini, uno di 4 anni e l’altro di 15 mesi. I due sono stati temporaneamente sottratti alla madre e affidati agli assistenti sociali. Il fatto è successo martedì sull’R2. Un agente libero dal servizio era sull’autobus quando ha sentito un bambino che urlava. La madre, innervosita dal suo pianto, lo stava schiaffeggiando alla presenza dell’altro figlio di 4 anni. L’agente ha sentito il dovere di intervenire, prima come privato cittadino e poi come poliziotto, nel tentativo di calmare la donna. Dopo essersi fatto largo tra i vari passeggeri, il poliziotto ha raggiunto la donna invitandola a calmarsi ma questa ha iniziato ad inveire anche contro di lui continuando a malmenare il piccolo, tanto da farlo cadere dal passeggino. A nulla è servito che l’ispettore, in forza presso il commissariato di polizia Vasto-Arenaccia, si qualificasse quale appartenente alle forze dell’ordine. La donna, L. D. G., 41 anni, si è scagliata contro il poliziotto colpendolo con schiaffi e pugni ed afferrandolo al collo. Il poliziotto, riuscito a divincolarsi dalla donna, ha invitato l’autista dell’autobus ad arrestare la marcia, avvisando con il suo telefono cellulare il 113 per l’invio di una “Volante”. Nel frattempo due uomini, uno dei quali poi identificato per il fratello della donna, G. D. G. di 44 anni, hanno aggredito l’ispettore alle spalle. Per il caos creatosi tra i passeggeri, l’autista è stato costretto ad aprire le porte dell’autobus, circostanza che ha agevolato la fuga di uno dei due uomini. Il poliziotto, infatti, è riuscito a bloccare solo la donna e suo fratello, arrestandoli perché responsabili entrambi dei reati di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Il piccolo di 15 mesi e mezzo è stato ricoverato in osservazione presso l’ospedale Santobono ed affidato, così come il fratello di 4 anni, ai servizi sociali
” SCHERZA CON I FANTI MA LASCIA STARE I SANTI”
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SALERNO. Alle vittime, quasi sempre anziani, offriva un “pacco regalo”: un quadro di San Pio in cambio di una offerta. In realtà l’obiettivo era di mettere in atto una truffa e rubare loro dei soldi. È quanto si verificava nel Cilento, in provincia di Salerno dove Raffaele De Falco, trentanovenne napoletano è stato arrestato con l’accusa di rapina impropria e truffa. L’uomo è finito in manette dopo che ha truffato due anziani, a Salento ed Orria, piccoli comuni dell’entroterra. In entrambi i casi, dopo essersi fatto aprire la porta di casa, aveva offerto alle ignare vittime il “pacco regalo” contenente un quadro di Padre Pio in cambio di una offerta. Senonchè, a Salento, il truffatore ha voluto “esagerare”. Quando l’anziano ha estratto i soldi, lo ha spintonato portandogli via trecento euro. Sulla strada del ritorno ha poi bussato alla porta di una anziana donna di Orria, facendosi consegnare 100 euro in cambio del solito “regalo”. L’uomo è stato bloccato dai carabinieri della compagnia di Vallo della Lucania, diretta dal capitano Daniele Campa. Riconosciuto dai due anziani, è stato arrestato.

” ERRARE E’ UMANO PERSEVERARE E’ DIABOLICO”
Bassolino ammette le colpe - Antonio Bassolino analizza il sondaggio che lo vede ultimo tra i governatori: «È stato fatto a giugno ed ha influito la crisi dei rifiuti». Poi cerca di spegnere le polemiche sul Forum delle Culture: «Velardi ha votato la delibera sull’Accampamento per la pace, che è solo il primo passo. Il Forum è un’occasione importante e dobbiamo lavorare tutti assieme». Infine, tra il serio e il faceto parla del proprio futuro: «Continuo a lavorare. Fino al 2009? Beh, anche fino al 2010, 2011...».

” SI RISPETTA IL CANE PER IL PADRONE”

Incrocio Border Collie di 1 anno legato ad catena di 50cm (NA) Sono un simpatico cagnetto di taglia media, circa 14 kili, color rossiccio di 1 anno circa, legato senza umanità ad una catena di nemmeno 50 cm a Sant' Antonio Abate (NA)! Grazie a Daniela e Luisa sono stato liberato il 09.09 e hanno denunciato lo sporco "proprietario" che non mi ha nemmeno riconosciuto come suo! Non potevo correre, nemmeno muovermi, intrappolato nella mia solitudine sotto una baracca che somigliava ad un riparo.. .provate ad immaginare le mie pene. In un contesto di gran degrado e di "MUNEZZA" attorno a me. Purtroppo ero costretto a defecare e ad urinare tutto in quel misero angolo e respirare il tutto. Ero infestato di pulci e zecche e tutte mosche attorno! Il cibo? Quando se ne ricordavano! Ero costretto a mangiare gli avanzi d ialcuni giorni e l'acqua come vedete era imputridita nello squallido secchio. Purtroppo i vigili avevano chiamato l'Asl e l'accalappiacani mi ha portato al canile... pensate che nell' uscire da quell' inferno non riuscivo nemmeno a camminare. VI PREGO, PRENDETEMI CON VOI! ...Vi amerò per sempre. (Contattare Daniela 348 8533604  o 081 5321133 mariadaniela17@hotmail.com
" PIU' CONOSCO GLI UOMINI PIU' AMO LE BESTIE"
LA SOLITA STORIA. ABBANDONATA. FINITA SOTTO UN’AUTOMOBILE. VIVA X MIRACOLO MA LASCIATA SUL CIGLIO DELLA STRADA CON ZAMPA ROTTA..
 VIENE TROVATA E SALVATA DAL PAPA' DI UNA VOLONTARIA NEL SOLITO PAESINO DELLA CAMPANIA (PER INTENDERCI, LO STESSO DOVE E’ STATO RINVENTO IL CANE SCHELETRICO POI MORTO!!) LA CAGNOLINA E’ ANCORA UNA CUCCIOLA. E’ STATA VISITATA E SOCCORSA MA PARE CHE IL NERVO SIA COMPROMESSO: DOBBIAMO FARE ALTRE INDAGINI. NON ABBIAMO UN POSTO AL COPERTO. PIOVE... LA PICCOLA E’ IN UN TRRENO DOVE VIENE ALMENO NUTRITA E SARA' PORTATA DA VETERINARI DI FIDUCIA. SERVE AIUTO X STALLO O ADOZIONE  CON LA CONSAPEVOLEZZA CHE POTREBBE RIMANERE ZOPPA... E’ DOLCE E TIMIDA FA TANTA PENA.. PER OGNI INFORMAZIONE  ASS DOGSANGELS TEL 33960890017 WWW.DOGSANGELS.COM GRAZIE DI CUORE A TUTTI.

 
 
 

Di Garibaldi non ce ne bastava uno!

Post n°802 pubblicato il 14 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

Segnaliamo questo brillante intervento su "Il Brigante" dell'amico Andrea Balia, sperando che faccia riflettere, una volta di più, tutti coloro sparsi in mille greggi che si dicono meridionalisti e che perseverano nell'inguaribile individualismo narciso, mandando in fumo ogni razionale possibilità di unione delle forze e delle indiscusse potenzialità di riscatto, difesa e tutela del Mezzogiorno, per troppo amore di se'. Il Sud continua a pascersi nel comodo piccolo mondo antico delle baronìe e benchè stracciato e prono continua ad essere terra di conquista, pozzo di San Patrizio, cornucopia della solita bastarda classe dirigente locale e nazionale.

La triste terza via  del socialismo italiano
Apprendiamo in queste ore una notizia che ne contiene due al suo interno. Entrambe, purtroppo, tristi e decadenti, sinonimo da un lato di ignoranza storica volgarmente strumentalizzata per dare un po’ d’aria alla bocca, atteggiarsi a declamatore di citazioni colte e suggestive, coniugandole ad una piaggeria di bassa lega; dall’altro come conferma ulteriore della triste strada che una buona parte del socialismo italiano ha intrapreso dal dopo/tangentopoli, incamminandosi in una direzione che non fa che suggellare tutto il negativo che certi personaggi politici avevano combinato all’epoca, e la loro pervicacia a voler rientrare in scena. Qualche giorno fa si è tenuta la festa per l’ingresso in Forza Italia di Giulio Di Donato. E’ stato accolto da un gruppo di vocianti sostenitori al grido di: “con te vinceremo!”, il tutto tra gli abbracci di Stefania Craxi (la sempre più incredibile figlia dell’ex premier!) che ha dichiarato la sua felicità perché il socialismo italiano sta finalmente trovando il suo approdo. Intendiamoci subito: non ne vogliamo fare un problema di Destra e/o Sinistra, ma solo di etica, coerenza e dignità. E’ veramente poco sostenibile e inquadrabile, in un ragionamento logico e politico, che chi crede o ha creduto nel socialismo pensi o possa sostenere che la collocazione più giusta per lui sia il partito del Cavaliere. Chi sa di storia ricorda che già ce ne fu uno negli anni venti a passare la barricata; ma si chiamava Mussolini e andava a fondarsi un suo partito, modificando il socialismo cui aveva aderito da giovane in una cosa nuova, che stava a Destra ma non pensando di ritrovare l’ideologia socialista in una preesistente formazione dalla parte avversa. A torto o a ragione il suo iter, criticabile e non condivisibile, aveva (pur fra tutte le condanne ovvie al fascismo) un suo processo pur se azzardato.  Qua siamo invece alla frutta: va bene tutto pur di rientrare in scena! Logico che a differenza d’altri stati europei il socialismo italiano sia un pallido ricordo. E questa è la prima notizia, alla quale non avremmo ad onor del vero dedicato il nostro modesto tempo pensando di scriverci su qualcosa. Ma la notizia si colorisce e diventa intrigante riguardandoci più da vicino, nel momento in cui leggiamo le dichiarazioni di Di Donato a suggello del suo rientro in politica attiva nel primo partito d’Italia. Aprite bene le orecchie: “Il Berlusconi neogaribaldino, giunto a Napoli a liberarci dal vecchiume neoborbonico, appare un eroe felice ed amato dalla gente ma isolato rispetto ad un establishement locale fatto di baroni e tromboni suonati e decaduti…”.  E qui non sai se ridere o incazzarti:
1) la Corte di cassazione ha confermato la condanna a tre anni e quattro mesi per l'ex vicesegretario del Psi Giulio Di Donato, per la vicenda delle tangenti sulla privatizzazione della Nettezza urbana. Quindi, da quale pulpito viene la predica…
2) E sarebbero questi gli uomini nuovi nei partiti nuovi che devono mettere a posto Napoli e l’Italia?
3) Se voleva paragonare gli attuali governanti campani ai Borbone ha sbagliato palazzo! Si informi e legga qualche libro in più! Diceva il mio amico Giovanni Cutolo, scrittore e guru del marketing, napoletano colto purtroppo trapiantato a Milano:
"...se uno ha letto al massimo 3 libri nella sua vita cosa vorrai mai aspettarti?
Mi sa che involontariamente si riferisse anche a Di Donato!
4) Di Donato farebbe bene a sciacquarsi la bocca prima di parlare di Borbone. Lui non lo sa, ma a noi non sono bastati 150 anni per evitarci di rimpiangere quella gente!
5) Di Donato stia tranquillo: di Garibaldi ce n’è bastato uno e lui vuole ripropinarci un novello neogaribaldi? Il Cavaliere avrà altri meriti (ammesso ne abbia!) ma se vuole non inimicarsi i napoletani dica a Di Donato di evitargli tali accostamenti!
Per concludere: che vergogna, che tristezza, che decadimento, ma quel che è ancor peggio, che ignoranza!
Al Sud serve altro, e su questo non v’è dubbio! Questi invece se li conosci li eviti!
Andrea Balia

La giostra delle opportunità che il Sud - Napoli in particolare - continua ad offrire ai sempiterni trasformisti "volti noti" che si rigenerano a ciclo continuo, in ere diverse, acclama l'autorevolezza del Mezzogiorno nello scacchiere italiota., esattamente come in quel 1861 della depredazione scientifica, tanto che  sulla via dell'acqua fetida del federalismo, attuabile - come rileviamo - unicamente con i soliti politici legati al cordone ombelicale di Roma ed ora della Padania, la possibile creazione di una macroregione del Sud e l'opportuna secessione dal resto d'Italia sarebbe auspicabile, così che i futuri dirigenti del Sud siano obbligati ad operare esclusivamente nell'interesse del proprio territorio. Il caso DI DONATO non è unico, di quesi giorni. Il Movimento per l'Autonomia - Alleati per il Sud di Lombardo, aprirà con il riciclato democatto Scotti la "filiale" napoletana. La prima  festa  del Movimento, più simile ad un test elettorale per le amministrative del 2009, si terrà  a Napoli nei giorni 19 - 20 - 21 settembre alla Rotonda Diaz e sappiamo che tutti i movimenti ed associazioni culturali meridionaliste sono state contattate, ai fini dell'adesione, per costituire il probabile serbatoio di voti. L'opera di "carotaggio" è lampante  dal cartoncino d'invito, scarno del programma di lavori del convegno all'aperto, nonchè della diaria e del calendario orario dei possibili  relatori ed interventi. Dall'altra parte, capintesta le Puglie con Taranto, l'Alleanza Federalista  sta per risalire fino a Napoli per organizzare un Parlamento del Sud... praticamente anacronistico quanto inutile, perchè successivo all'attuazione governativa del Federalismo Italiano. Se Lombardo è stato sponsorizzato dalla Lega Nord ma si è in qualche maniera reso autonomo da essa, L'Alleanza Federalista è capitanata dal ligure Chiappori, onorevole  in carica della Lega Nord ! Ogni commento è superfluo. Tuttavia è innegabile che la responsabilità di 150 anni di saccheggio e distruzione, di offerte votive ai rapaci prealpini, di onanismo sudico, sono imputabili ai meridionalioti di ieri e di oggi. Brutta gente!

Marina Salvadore

 
 
 

Brontolo, Pisolo e Jesolo

Post n°801 pubblicato il 13 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

di Eugenio Benetazzo

Cominciamo a fare un bilancio a consuntivo sulla fine dell'ultima stagione turistica e vediamo se troviamo dei punti di tangenza con il più grande salvataggio finanziario della storia americana sui due colossi Fannie Mae e Freddie Mac.  In prima battuta abbiamo i mass media che sembrano non accorgersi di come in Italia ci sia stato un crollo delle presenze turistiche, stiamo parlando di un milione di turisti in meno, corrispondenti a un - 35 % per le giornate feriali ed un - 15 % nei weekend. Dati che fanno decisamente crollare una delle industrie più floride che avevamo un tempo in Italia: quella turistica. L'incoming turistico si è ormai modificato già da qualche anno, trasformandosi in orde di famiglie morte di fame dell'Europa dell'Est (unite a quelle italiane) che passano una settimana nella Riviera Adriatica in alberghi da 20 euro a notte. Prendete Rimini (una volta la capitale del turismo italiano) e guardate come si è trasformata progressivamente in nemmeno dieci anni.  A fronte di una barbarica orda di morti di fame (che acquista la mortadella e la birra al supermercato per consumarle nelle camere di alberghi ormai fatiscenti) si contrappongono copiose schiere di miliardari russi (con le loro accompagnatrici dai facili costumi) che rappresentano l'essenza del capitalismo marcio del nuovo secolo: da Cortina a Capri, da Forte dei Marmi alla Costa Smeralda, da Taormina al Lido di Venezia, sono ormai gli unici che fanno la bella vita, sperperando all'inverosimile capitali e risorse che mai hanno meritatamente quadagnato. Sono loro che stanno sostenendo il mercato immobiliare, soprattutto nelle aree turistiche, comprando alla cieca il nuovo ed il vecchio, senza badare al prezzo. Forse perchè l'esigenza primaria non è l'investimento immobiliare ma il riciclo di denaro di dubbia provenienza. Hanno talmente comprato spingendo i prezzi in alto, al punto da portare i miniappartamenti a Jesolo al modico importo di 500.000 euro. Vorrei conoscere l'investitore italiano (per non chiamarlo il pirla della situazione) che si compra per quell'importo un buco in una località che vive di turismo si e no due mesi all'anno, con il sole ad intermittenza, il mare che assomiglia ad una fogna a cielo aperto ed infine l'allegra compagnia di zanzare di giorno e di notte ! Possiamo suddividere l'imprenditoria turistica in Italia in due grandi classi (anche se qualcuno si salva ancora, ma rappresenta una morente minoranza all'interno di prosperosa maggioranza): la classe dei Brontolo e quella dei Pisolo. La prima si lamenta, brontola appunto, di come ormai il mercato del soggiorno turistico si sia frantumato, ridotto, trasformato quasi svanito, sostituito da un puerile turismo hit and run italiano (stile mordi e fuggi) che a stento trova una sua posizione di nicchia tra le orde dei nuovi morti di fame. La seconda classe, quella dei Pisolo, è più infantile, quasi fanciullesca, infatti mentre pisola, quindi dorme, si sollazza a sognare. E sogna i decenni nel passato in cui il benessere italiano lo si misurava dalle due settimane in pensione completa di tutta la famiglia, in cui non ci si faceva mancare nulla, dai bomboloni alla crema al cono con quattro palline di gelato per i bambini in spiaggia. Sia Brontolo che Pisolo purtroppo nel pieno della loro vocazione imprenditoriale non hanno fatto i conti con le diaboliche trasformazioni socioeconomiche che lentamente si sono verificate in questi ultimi dieci anni: prima fra tutte la distruzione della capacità di risparmio. Senza risparmio non vi è futuro: da secondo popolo al mondo per propensione al risparmio siamo scivolati, per non dire piombati, miseramente sul fondo della classifica. L'Italiano medio non risparmia, anzi deve andare a prestito per evitare l'apnea finanziaria. Quando il portafoglio si contrae, si inizia a tagliare il superfluo (quindi le vacanze, anche se le vacanze di superfluo hanno veramente poco, rappresentano un momento di appagamento sociale nella vita di ognuno di noi). Comunque grazie al ricorso al debito qualche migliaia di scellerati hanno ugualmente deciso di trascorrere una vacanza, anche se non capisco che tipo di beneficio psicofisico possa avere un momento di svago realizzato con questa architettura finanziaria. Brontolo e Pisolo non si stanno ancora rendendo conto di quello che sta accadendo nel loro settore ed attorno a loro, più che brontolare sulla attuale situazione congiunturale e sognare le geste di un passato che non rivedranno mai più, oltre non sanno fare. Proprio come tanti altri imprenditori italiani in altri settori dell'economia che hanno prosperato sin tanto che la torta era grande per tutti, vi era risparmio generato ogni mese e la globalizzazione non aveva ancora fatto capolino. Diverso è avere vocazione e spirito imprenditoriale dall'essere un imprenditore. Proprio per questo motivo oggi abbiamo aziende che si sforzano scioccamente a stare in piedi quando non comprendono che sono innanzi ad un mutamento di scenario epocale, e per questo dovrebbero quanto prima abbandonare la nave prima che essa trascini quel poco messo da parte nel fondo dell'abisso. Quanto è accaduto con il salvataggio di Fannie Mac e Freddie Mae non si discosta molto dalla lettura sin qui proposta: che sia un albergo nell'adriatico o qualsiasi altra attività imprenditoriale il destino è tristemente segnato. Il debito e la sua facilità di accesso ha consentito a molti paesi di continuare a consumare come se nessuno si stesse accorgendo di quanto stava accadendo. Dall'acquisto della prima casa con i mutui ad intervento integrale, alle vacanze a rate, alle carte di credito revolving (la prossima bolla che scoppierà entro un anno), tutto questo ha portato ad una saturazione finanziaria nel lungo termine insostenibile. Crollo dell'incoming turistico e salvataggio delle due grandi banche americane vengono affrontati dai mass media con lo stesso approccio: l'importante è nascondere e non far trafugare la sostanzialità del problema (ovvero che ci troviamo innanzi ad una depressione economica senza precedenti). Tutti i mass media sono in pole position per magnificare il salvataggio finanziario che permetterà al sistema (o forse dovremmo definirlo il malato moribondo) di continuare a stare in piedi. Nessuno si sofferma a sottolineare come i relativi titoli azionari si siano ormai polverizzati (solo Lunedì 8 Settembre le quotazioni hanno collassato oltre l'80 %) e di come queste mega iniezioni di liquidità si ripercuoteranno sulle spalle e sui portafogli del popolo americano, andando a peggiorare ulteriormente lo scenario socioeconomico della scassata locomotiva statunitense. Assistiamo ormai da un anno ad interventi straordinari da parte di tutte le banche centrali del pianeta nel penoso tentativo di tappare ogni falla che inizia ad aprirsi, con risultati piuttosto preoccupanti. In realtà non si fa altro che continuare a spostare in avanti il giorno del decesso.  Il PIL mondiale è palesemente in recessione, nemmeno sull'euro si crede più visto il recente crollo estivo, a dimostrazione che anche l'Europa presto avrà le sue banche in difficoltà.  A tal proposito vi consiglio di detenere sotto forma liquida più denaro possibile (nel senso di banconote cartacee).  Due anni fa venni bannato come un catastrofista dalla penna facile proprio dal personale di banca che adesso si ritrova a casa licenziato: vedete voi a chi credere d'ora innanzi. Fatevi questa domanda: chi salverà le banche europee che non possono essere salvate dalla BCE e non possono contare sugli intervento di stato ? Purtroppo l'intero pianeta è un'economia che si basa ancora sul dollaro, per quanto l'euro abbia fatto sentire in questi ultimi due anni la sua voce. Non vi è soluzione indolore al male che ha colpito l'intero sistema economico, la convergenza diabolica di quattro variabili in crisi: risparmio, investimenti immobiliari, energia e materie prime. Un sistema economico cessa di esistere quando non sono più controllabili i soggetti economici coinvolti e quando il benessere cessa di essere diffuso in maniera capillare. In molti considerano il crollo del muro di Berlino (09/11/1989) come l'evento storico che ha messo fine al comunismo o meglio come l'evento che ha spronato al cambiamento ed alla rivoluzione da un sistema economico che aveva portato e causato povertà e malessere sociale (nonostante promettesse esattamente il contrario).  Dal punto di vista puramente economico io sostengo che dovrebbe essere il Natale dello stesso anno con la fucilazione di Nicolae Ceausescu (http://www.youtube.com/watch?v=qZoqBUA7eVw), la data che individua il punto di non ritorno. Il dittatore rumeno venne barbaramente trucidato mediante fucilazione assieme alla moglie Elena in seguito alla sentenza casalinga di un tribunale volante del popolo che lo aveva accusato di aver distrutto l'economia nazionale, aver condotto la popolazione rumena alla povertà ed aver consentito ad alcune corporations di accumulare illegalmente enormi ricchezze. Io sto aspettando. Sto aspettando quello che presto verrà scritto nei libri di scuola nei prossimi anni: qualcuno pagherà per quello che sta accadendo in quest'epoca. Proprio come Ceausescu per la Romania con il suo regime comunista, anche oggi qualcuno ben individuato sta portando molti paesi drogati dalle false aspettative del suo regime economico (la globalizzazione) ad uno stadio di povertà, disagio e malessere sociale per tanti ed in uno spudorato arricchimento per pochi. Quando l'esasperazione economica sarà portata all'estremo, si tratterà solo di aspettare la conseguente rivoluzione sociale proclamata dai tanti Brontolo e Pisolo e la successiva quanto salutare fucilazione di un altro Ceausescu.
www.eugeniobenetazzo.com/tour.htm

 
 
 

Da Ginevra a Caronia A.R.

Post n°800 pubblicato il 11 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

di Claudia Badalamenti

Allarme rosso: arriva il  BIG BANG... Panico...Panico
Quella del dieci settembre 2008,  dovrebbe essere una data storica, quella che per meglio dire, segnerà l'inizio di una nuova era terrestre (?), quella della conoscenza e cioè, l'avvio ad un esperimento del CERN di Ginevra, che dovrebbe ricreare le condizioni in cui nacque l'universo ; la simulazione di un novello BIG BANG appunto, sponsorizzato da un "progettino" di sei miliardi di dollari , per confezionare il più grande acceleratore del mondo Large hadron collider (Lhc), in grado di riprodurre questo fenomeno e avere contezza di cosa sia accaduto un tremiliardesimo di secondo dopo il "big bang originale", aprendo ufficialmente la caccia a quella che ormai viene chiamata "la particella di Dio": il bosone di Higgs.
Questo esperimento è stato immediatamente classificato da parte di alcuni studiosi europei, che hanno già fatto ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani, ad alto coefficiente di pericolosità, perchè, secondo loro, il test potrebbe dare il via ad una serie di "mini buchi neri", che nel giro di quattro anni potrebbero riprodursi fino a formare un "maxi buco nero" in grado di inghiottire la terra...Questo, per dirlo con parole povere....
Gli scienziati del CERN minimizzano, dicendo che seppure dovessero prodursi, non costituirebbero alcun pericolo per il nostro pianeta.
Dove sta la verità?! Qualcuno dice che la verità sta sempre nel mezzo...Io credo invece che tra le due verità, ci siamo noi, gli inermi, quelli che si sorbiscono ogni sorta di esperimento nucleare o scientifico che sia, per testare, produrre, variare, conoscere, studiare, inventare....Quello che più preoccupa, è lo scarso interesse per le sorti degli abitanti di questo pianeta (visto che non è ancora un pianeta morto!); si fanno studi, si realizza di tutto e dopo qualche anno si scopre che questo o quell'altro esperimento, hanno avuto effetti devastanti sulla salute e sulla vita umana !!  Purtroppo o per fortuna, l'uomo, tende sempre a buttare tutto nel dimenticatoio, per carità, eccellente arma di difesa, ma a volte consente di cestinare più del dovuto.
Ricordo che qualche anno fa a Canneto una piccola frazione di Caronia, un paese in provincia di Messina, cominciano a verificarsi dei fenomeni molto strani di autocombustione. Immediatamente, la questione salta agli onori della cronaca, come uno degli episodi più difficili da risolvere e principalmente da capire. La zona fu presidiata immediatamente dalle forze dell'ordine perché in primo tempo si credette allo scherzo di qualche buontempone ma presto si capì che il fenomeno era molto di più, che la bravata di qualche nullafacente! Cominciano ad arrivare studiosi di ogni sorta: geologi, fisici, matematici, illustri scienziati che hanno iniziato a fare rilievi ed a formulare ipotesi. Anche il più famoso esorcista del mondo, Padre Gabriele Amorth, ha formulato delle ipotesi per così dire "demoniache"!! Una sorta di piccolo villaggio dei dannati condannati da Belzebù per aver commesso atti riprovevoli  e contrari alla fede cristiana. Nulla di più errato. Intanto, i fenomeni si ripetono, piccoli e grandi elettrodomestici, contatori ENEL, divani, materassi, tubi, fili elettrici, un intera villetta, bruciano a detta dei tecnici dall'interno, anche se l'intera zona viene mantenuta sotto stretta sorveglianza. Qalcuno giura di aver visto bruciare i propri jeans e la scarpe da ginnastica, mentre li aveva addosso, rischiando l'ustione. Le tesi sull'accaduto si sprecano e si contrappongono le une alle altre, dando ora la colpa alla linea elettrica, ora a quella ferroviaria, ora ai ripetitori telefonici e televisivi, ora, ad onde magnetiche di bubbia provenienza. Quello che intanto viene chiamato il "mistero di Caronia", diventa sempre più misterioso !! La protezione civile è sempre più presente e più che mai attiva, dopo tre settimane da incubo a cavallo tra la fine di gennaio e i primi di febbraio, formula l'ipotesi che sembra (ma non del tutto), essere la più attendibile: Fenomeno elettrostatico. Il diciassette febbraio 2004 il dirigente generale della protezione civile, Tullio Martella, incontra l'allora Pres. della Regione Sicilia Salvatore Cuffaro, per informarlo dei risultati dei rilievi effettuati dal team di esperti, spiegando che " in base ad una modellizzazione del nucleo terrestre, avvalorata da studiosi del CNR, definita A RICCIO, una grande quantità di energia geotermica, è capace di risalire verso la superficie terrestre attraverso vie preferenziali che culminano in punte. Secondo questa teoria, il nucleo terrestre si modella come se avesse la forma di un riccio pieno di aculei. Si formano così delle linee preferenziali, attraverso cui l'energia geotermica va verso la superficie dove avviene una scomposizione che da vita ad una nube di elettroni che si libera nell'atmosfera. Laddove gli elettroni incontrano i conduttori, li carica di energia provocando scintille e quindi l'inevitabile combustine. Sarebbe dunque questa energia a provocare una rottura dei legami che costituiscono gli strati del sottosuolo, con un aumento della porosità ed un conseguente rilascio di elettroni liberi." Questa in sintesi la spiegazione dei misteriosi avvenimenti di Canneto(Caronia), semplice fenomeno elettrostatico. Adesso esaminiamo quanto detto: Se un semplice fenomeno elettrostatico, è stato capace di generare tale energia e mandare anche a fuoco  le scarpe da ginnastica e i pantaloni ancora addosso, ad un abitante del luogo, figuriamoci cosa può accadere con un esperimento nucleare tanto potente da ricreare le condizioni del principio dell'universo....! Magari non accadrà nulla o magari si, resta sempre il dubbio dell'incognita, la stessa che deve farci riflettere se sia o no il caso di emulare il divino...
 
 
 
 

Soletudini

Post n°799 pubblicato il 11 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

di Marina Salvadore

Da soli si nasce, da soli si muore! Credo che la solitudine non è degli anacoreti, degli eremiti, delle clarisse, dei bonzi, dei barboni, degli ergastolani. Tutt’altro! Liberi da ogni obbligo di formalità ed immagine, costoro affollano  di visioni, di sogni, di presenze la loro privilegiata "seconda vita", esente da obblighi, sussieghi e paure,  che scorre come l'olio, consapevole, in una socialità perfetta, impossibile a chi – per necessità o senso del dovere – è costretto ad estraniarsi da se stesso, a beneficio del vicino di casa, del capufficio, del caporale di giornata, della telecamera o del partito… del marito o della suocera, del collega invidioso. Del maestro… ma anche del discente! La solitudine vera è quella di Larissa, immigrata ucraina, laureata, insegnante di letteratura, figlia di eroe dell’Urss, venuta a Napoli a pulire i deretani di vecchie vajasse che non sanno chiamarla per nome, a lavare i piatti e le pignatte nelle cucine di isteriche signorette di vent’anni più giovani di lei, che passano il tempo a laccarsi le unghie ed a spararsi raggi ultravioletti nei saloni della "soletudine": assenza di sole. La solitudine di Larissa tocca i più alti vertici quando la sento, dal balcone accanto, parlare col cane del “padrone”, raccontargli cose nella sua lingua dolce. Ed ascolto i suoi silenzi, ansiosi di risposte che il cane non le darà mai. La solitudine di Ida, pasionaria reazionaria del più recente passato, eroina di cento battaglie civili, l’avverto in quel suo disperato attendere qualcuno che passi sotto il suo balcone e che accetti di aiutarla a comporre al telefono un numero che non riesce più a leggere sulla rubrica, da quando le stelle dei suoi occhi si sono irrimediabilmente spente.  La solitudine di Sabrina, alla quale non manca anche il superfluo, compreso tette precocemente rifatte due volte per essere à la page, è nella sua ostentazione della prefabbricata perfezione: madre, moglie, manager… soprattutto di domenica, quando il Napoli gioca in casa e lei, per dimostrare al mondo d’essere una donna libera, è costretta ad utilizzare l’abbonamento alla tribuna… che le dona un certo non so che di trasgressivo nel piccolo mondo delle cognate, dei suoceri, dei colleghi d’ufficio… ma io so bene che quella domenica sportiva lei preferirebbe trascorrerla in pigiama, a letto, a schiacciarsi con le unghie i punti neri, a leggere un Harmony e ad ascoltare Peppino Di Capri. Magari, a guardare una fiction melassa sulla tv nazionalpopolare; di quelle che, solitamente giura di non guardare mai. La solitudine del bell’Antonio, brillante comandante di navi da crociera, ambito giocattolo di femmine procaci e vacanziere senza pensieri, sempre in tiro con gli alamari d’oro sul doppiopetto bianco,  è quando affronta lunghe nottate di navigazione per distese oceaniche, in silenzioso colloquio con i ronzii dell'impianto radio e le spie luminose del ponte di comando, un’onda anomala da infilare col terzo occhio e l'intuito, i fuochi fatui all'orizzonte, un bicchiere di carta pieno di caffè all’americana ormai acidulo e freddo...  e lui che nei disegni delle nuvole che corrono sulla luna cerca sempre il volto di sua madre. La solitudine di Geppino, vecchio avaro senza un amico è quando la badante gli porta le prugne cotte, alla sera e gli augura l’asettica Buonanotte di circostanza. Gli spegne la lucetta sul comodino… ed i rimorsi lo afferrano… e la paura di vedere i morti tornare dall’aldilà per vendicarsi… Grande solitudine! I morti, di notte, non lo pensano proprio ed i vivi, di giorno, lo evitano. La solitudine è quella di Argo, il cane che mi ha adottata, nei suoi sonni disturbati e nell’ululato che mi fa ghiacciare il sangue nelle vene, ogni volta, per cui sono costretta a svegliarlo e a coccolarlo. Ecco! Se la solitudine avesse un sembiante, in quei pochi istanti che vanno dal sonno interrotto alla coscienza riacquisita per lieve dono di una carezza, gli occhi belli di Argo ne suggerirebbero il volto, il senso, l’essenza. La solitudine è quel fascio protonico sparato dal laboratorio del Cern che non aspetta altro che di scontrarsi con un altro fascio protonico, per morire, finalmente... e dar piena sperimentazione ad una solitudine più grande, quella di Dio!

 
 
 

...ma che 'ne vulite sape' dell'8 settembre?

Post n°798 pubblicato il 08 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

... sulamente chi 'ce steva, 'o ssape ch'è stato!


“ Miei cari, l’8 settembre, come voi già sapete, ero in batteria a Piombino alla 190.a. Il 9 settembre sono entrate in porto due cacciatorpediniere tedesche, 14 mezzi da sbarco e un piroscafo armato. La batteria è stata circondata da marinai tedeschi armati e dopo una mezz’ora è venuto un tedesco e ha detto che potevamo rimanere ai nostri posti, bastava che non facessimo atti di ostilità; egli avrebbe messo due suoi marinai di servizio al semaforo per le segnalazioni con le navi di passaggio nel canale di Piombino… e così avvenne. Io ero, quel giorno, di ispezione ed ebbi l’ordine dal comandante che a tempo dbito avrei dovuto disarmare i due marinai suaccennati. Andai da loro e mentre parlavo del più e del meno, verso le ore 18, le navi dal porto incominciarono a sparare a fuoco serrato sulla batteria. Noi tre che eravamo sul terrazzo del semaforo, ci gettammo pancia a terra e strisciando scendemmo giù. Presi i due marinai con la scusa di correre verso il ricovero; ad un certo momento, mi girai di scatto, fingendo con una mano in tasca di avere una rivoltella e gridai “ALT!”. I due “giannizzeri” alzarono le mani e si fecero disarmare, poi li consegnai al personale di guardia all’aerofono. Il comandante dette ordine di andare ai pezzi ed in tutto non eravamo che una quindicina di persone, perché il rimanente se l’era squagliata. In tutti i casi, aprimmo il fuoco con tre cannoni e riuscimmo ad affondare un caccia, il piroscafo ed una decina di mezzi da sbarco. A mezzanotte, il porto di Piombino ardeva e per diverse ore e sempre si combatteva, perché i marinai tedeschi si erano asserragliati nel ricovero antiaereo del porto e di lì, con le armi automatiche, sostenevano il combattimento. La mattina seguente, il comandante telefonò al comando DICAT, spiegando ogni cosa e chiedendo di mandare i carri armati per farla finita… ma dal comando DICAT, dopo promesse, non si otetnne nulla e verso le dieci del mattino, il comandante ritelefonò, dicendo che se non avessero mandato per le undici i carri armati, sarebbe andato lui con i suoi uomini e che avrebbe portato tutti i tedeschi  prigionieri al Comando. Di fatto, scoccarono le 11 e nulla si era ottenuto. In batteria non eravamo rimasti che 9 marinai, 2 sottufficiali ed il comandante quindi l’impresa era abbastanza rischiosa… ma noi l’intraprendemmo. Dietro ordine, ci caricammo il petto di bombe a mano e andammo all’attacco. Ad un certo punto, intravedemmo dietro un cespuglio un berrettino tedesco ed io lanciai una bomba a mano e di lì sortirono ben dieci marinai tedeschi che disarmammo subito. Ci portammo al di sopra del ricovero e incominciammo a buttar giù le bombe a mano, a quattro a quattro per ogni uomo, in modo che scoppiavano contemporaneamente 44 bombe a mano. A quel fracasso, dopo la terza scarica di bombe, i tedeschi cacciarono fuori un bastone con uno straccio bianco e il comandante parlò, nascondendosi dietro un ufficiale tedesco, dicendo che avrebbe mandato giù un sottufficiale con due marinai per disarmarli, man mano che sarebbero venuti fuori: così, andai io con due marinai a disarmarli. Erano diverse centinaia di tedeschi fatti prigionieri da noi -  undici, in tutto – e quando ci videro rimasero  bocca aperta. Di lì a poco venne il comandante del DICAT, Bagarini, il quale parlò con un maggiore tedesco e vidi che, dopo, tutti si imbarcarono sui mezzi disponibili e presero il largo. Noi rimanemmo in batteria ed il comandante stilò la relazione, citando noi due sottufficiali ed i nove marinai “superiori ad ogni encomio”. La mattina alle 5, mentre dormivamo sull’erba, vennero a mitragliare la batteria alcune motosiluranti tedesche e noi rispondemmo al fuoco. Il comandante telefonò al comando DICAT ma invano: TUTTI SE L’ERANO SQUAGLIATA, senza neanche avvisarci. Il comandante, quasi con le lacrime agli occhi, capì l’impossibilità di continuare a resistere, perché in pochi ed anche perché i tedeschi avanzavano dal mare e da terra quindi dette ordine di abbandonare la batteria. Ci distribuì viveri ed a me dette cento lire, perché ero privo di soldi, così abbandonai Piombino, diretto verso Pola, a piedi, perché qui c’era Maria con Loredana (moglie e figlioletta) prive di ogni risorsa ed in più Nini (il cognato) invalido di guerra e ammalato. Dopo ben quattordici giorni, quando stavo già per raggiungere Pola, a Degnano fui preso dai tedeschi. Presentai loro i miei docuenti e cercai di fargli capire che non ero un partigiano. Ero in condizioni pietosissime, i piedi li avevo laceri e sanguinanti e riuscii ad andare a casa per un mese. Allo scadere del mese non mi presentai. Verso la metà di ottobre fecero il censimento degli uomini e dovetti presentarmi… e lì, sfortuna volle, incontrai proprio un maresciallo tedesco che mi aveva preso a Degnano, il quale mi riconobbe e voleva farmi subito vestire tedesco. Parlava molto bene l’italiano ed io gli spiegai che ero in condizioni familiari disastrose e ottenni di indossare la divisa di Marina italiana e così fui inviato al battaglione Marina, formatosi l’8 settembre. Al dicembre del ’43 mi mandarono a Lussino con trenta marinai, a Monte Asino, batteria tedesca. Riuscii ad andare a Pola dopo 18 giorni, perché mi presentai al comandante e gli dissi che io non ero pratico di cannoni e che non ero all’altezza di… nulla. Così, lui mi mandò al mio comando di Pola. Ebbi un arronzone dal comandante, con la minaccia che se non avessi fatto il mio dovere, mi avrebbero mandato in Germania. Continuavo sempre a fare i miei comodi, cercando di scansare il campo di concentramento. Ebbi, dopo un anno, delle note caratteristiche, così compilate: “carattere apatico, inservibile sotto tutti i punti di vista, mediocre”. Ogniqualvolta si doveva uscire, per rastrellare i partigiani, io ero sempre ammalato, in modo che non ho mai preso parte a rastrellamenti. Per punizione, mi mandarono al comando Marina, dove il comandante Baccarini, capitano di corvetta, mi fece un altro arronzone, dicendo che se non avessi fatto il mio dovere, mi avrebbe denunciato alle SS, per l’internamento in Germania. Andai in missione a Vicenza e ritornai a Pola dopo 50 giorni… e il comandante mi disse che voleva dichiararmi disertore – ritornai con la famiglia che, allora, avevo sfollata in Asiago, perché Pinuccio (il secondo figlio, neonato) stava poco bene ed a Loredana non confaceva quell’aria – poi, il 31 gennaio, morì Pinuccio ed io lo feci presente al comandante e dissi pure che, date le condizioni della mia famiglia, io avevo bisogno di essere sempre a casa. Lui, stufo del mio modo di procedere, mi mandò via per selezionamento e scrisse una nota al Ministero, dicendo che io avevo preso parte ai combattimenti contro i tedeschi, l’8 settembre, e che ero un sottufficiale di scarsissimo rendimento e da espellere dalla marina repubblicana. Così, il 7 marzo del ’45 ottenni il congedo e il 27, con un foglio di viaggio falsificato, potei sfollare con la famiglia a Capodistria, levandomi dai pericoli delle ricerche delle SS. Il mio comandante in batteria era il capitano dell’esercito AVV. Andrea Magarini, abitante in via Valdarno a Firenze. Lui potrà testimoniare quanto io feci a Piombino, elogiandomi.

Giovambattista Salvadore
(n. 15.06.'915 - m. 10.05.'974)

 
 
 

I padreterni

Post n°797 pubblicato il 08 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

Sono proprio curiosa di sapere quanti napoletani e più in generale quanti italioti, che si erudiscono con la Gazzetta dello Sport , Novella 3000 e Diva & Donna, sono a  conoscenza dell’imminente esperimento scientifico del CERN  che intende rieditare, il prossimo 10 settembre, la Creazione di circa cinque miliardi di anni fa, con qualche rischio tuttora sconosciuto alla globalità terrestre e – a quanto pare – ai medesimi “soci” del Padreterno! In rete c’è materiale in ogni lingua ed in ogni formato audio, video e letterario; l’informazione italiota, invece è latitante come sempre, se non fosse per qualche testata genovese che giusto giusto ne parla per magnificare la partecipazione di Ansaldo Superconduttori e dell’INFN con una trentina di ricercatori genovesi su qualche centinaia di italiani, i quali sono impegnati ai laboratori di tre su quattro punti cruciali del prossimo Big Bang, ovvero le stazioni sotterranee Atlas, Cms e Lhc-b, del progetto LHC, alla ricerca del “bosone” di Higgs (non è un animale preistorico, è una “particella”!). Avete presente una bussola? Bene! Dal quadrante ricavatene una losanga e sostituite ai punti cardinali le sale sperimentali Alice, Atlas, Lhc-b e  Cms. Le particelle saranno dapprima accelerate e poi fatte scontrare a una velocità pari al 99,9% della velocità della luce in questi quattro punti di collisione. Tutto ciò, allo scopo di  spiegare perché la materia ha massa! Per arrivare a questa scoperta, cruciale per il mondo scientifico, s’incrociano fasci di protoni 40 milioni di volte al secondo e ci si avvale di tecnologia “made in Genoa” – come riferisce la stampa locale - . “L’Ansaldo Superconduttori ha infatti realizzato gli “avvolgimenti superconduttivi” del magnete impiegato nell’esperimento, lungo 26 metri e uno dei più grandi al mondo: il cuore, cioè, del dispositivo in grado di dare informazioni precise sull’energia, la direzione e il tipo di particelle prodotte nello scontro tra i due fasci di protoni accelerati in Lhc.”. Sulle tracce del bosone di Higgs sono anche i ricercatori impegnati sull’esperimento Cms: si tratta di un rivelatore costituito da un solenoide superconduttore, costruito per misurare con precisione muoni, fotoni ed elettroni. Oltre a cercare la preziosa particella, Cms cerca conferme sulla teoria della supersimmetria, pensata dai fisici per risolvere alcune questioni lasciate aperte dal modello standard di descrizione dell’universo. Semplice, no? Figuriamoci ccosa ne hanno capito Prodi, Berlusconi, La Russa, Veltroni... Bossi!  I nostri politici non ci hanno nemmeno informati dell’evento: tanto, dopo il 10 settembre, “chi c’è, c’è!”... C ome cappero si potrebbe, poi, tradurre col linguaggio dei segni ai sordomuti sudditi la ricetta della Creazione, se questi manco conoscono e sanno dove reperire gli ingredienti? E’ un litigio internazionale tra chef de rang, per aggiudicarsi la stella Michelin (non in senso astrofisico): la scuola nouvelle cuisine dei fisici nucleari contro la scuola tradizionale dei Chimici,  eredi degli antichi filosofi alchimisti, che temono il catastrofico frittatone nucleare. Potrebbe addirittura verificarsi l’ipotesi della creazione di un Buco Nero che, ampliandosi nel fagocitare se stesso, come un gatto che si morde la coda, ingoierebbe la Terra di qui a quattro anni …  esattamente  nel 2012, annus orribilis delle concordi profezie sulla distruzione del pianeta. “Non è vero ma ci credo”, direbbe Eduardo… se fosse quaggiù e non al sicuro, lassù, beato lui! Quaggiù, dovremmo smazzarcela noi,  se la Corte per i Diritti Umani di Strasburgo, adìta dai chimici tedeschi, non interverrà a staccare la luce al CERN il 10 settembre mattina! Dico a voi, seguaci del “culi e tette”, del “pallone”… a voi, tronisti e veline,  a voi, sgallettate e teppisti,  brigatisti e mafiosi,  politicanti ed affaristi… black-block e noglobal, pacifisti e majorettes, magistrati e robespierres... sarà inutile chiudersi nel bunker della casa del Grande Fratello o nel sottoscala della Domenica Sportiva, di Annozero e di Ballarò,  dopodomani mattina… Siamo tutti, indistintamente, cavie... come i porcellini d'india, le scimmie del Nepal ed i beagles... Se l’esperimento andrà male... finiremo tutti assieme nel buco del culo del buco nero! Pensare che stavamo aspettando, tutti mortificati, che fossero le discariche napoletane, il percolato nostrano, la mozzarella di bufala campana e... il Vesuvio a fare la loro parte…
Che fresconi!


(marina salvadore)


in foto: l'acceleratore di particelle di Ginevra, Large hadron collider, da 6 miliardi di euro (... puozze scula'! )

 
 
 

Tortora, Contrada, Franzoni ...

Post n°796 pubblicato il 07 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

... Innocenti in manette e cultura del diritto. 
di Alberto Miatello

Qualcuno rimarrà stupito leggendo il titolo di questo intervento, nel quale vengono accostati tre casi giudiziari ben diversi, per epoche, fatti e persone che ne furono protagoniste, e per il loro esito processuale. Eppure questi tre casi, e molti altri che per ragioni di tempo sarebbe troppo lungo esporre, hanno un minimo comune denominatore: tutti e tre i casi, per una serie di errori, hanno dato vita a processi lunghi e altamente controversi, nei quali, per varie ragioni, è più che fondato il dubbio (per Enzo Tortora è una certezza, perché alla fine fu assolto in via definitiva) che vi sia stato un colossale errore giudiziario, che ha portato a condannare persone innocenti, e questo errore fosse però evitabile.. Quindi il tema che vorrei trattare è proprio quello della possibilità di evitare gli errori giudiziari più gravi, in base a regole semplici e radicate (che ormai si vanno perdendo) di cultura del diritto. Vorrei subito sgombrare il campo da alcuni equivoci: non mi interessa discutere di "riforme" della giustizia, non è questa la sede, né vorrei dare una coloritura politica a questo intervento. Non perché - intendiamoci! - non vi sia necessità di riforme, e di un rinnovamento di tutto il sistema della giustizia, dai magistrati agli avvocati, ai codici, alle strutture, ai criteri di valutazione e disciplinari dei magistrati, che li portino ad essere meno "caste" che difendono lo status quo, e più professionisti moderni ed efficienti al servizio dei cittadini. E nemmeno sono interessato a discutere in termini di schieramenti ideologici, quali ad esempio i "giustizialisti" e gli "innocentisti", che solitamente troviamo quando l'opinione pubblica si divide per un caso giudiziario clamoroso. Anche qui si cade spesso in un equivoco: non ci dovrebbero essere né giustizialisti, né innocentisti, ma solo persone interessate a una giustizia penale che sappia davvero indagare con scrupolo ed efficienza, e sappia evitare (per quanto umanamente possibile) gli errori giudiziari, e punire con la giusta severità i veri colpevoli di gravi reati, evitando però di incriminare persone innocenti. Ogni caso è diverso dall'altro e non si dovrebbe generalizzare: una persona può essere ragionevolmente certa della colpevolezza di un imputato in un processo, e altrettanto certa dell'innocenza di un altro imputato in diverso processo, senza venire etichettato come colpevolista o innocentista. Non di rado si pensa che chi fa notare gli errori giudiziari, e il sospetto che un innocente abbia pagato ingiustamente, sia un "buonista", uno smidollato azzeccagarbugli che non farebbe mai incriminare nessuno, e permetterebbe con mille cavilli ai delinquenti di farla franca. Non è così, ma questo pregiudizio è ormai tanto radicato che vale la pena di chiarirlo subito. Qualche mese fa, la giornalista dell'"Espresso" Stefania Rossini, rispondeva a un lettore che faceva presente di avere grossi dubbi sulla colpevolezza di Annamaria Franzoni, sostenendo che, in base al ragionamento del lettore, in carcere ci starebbero solo i rei confessi, quindi solo una piccola minoranza di detenuti. Il ragionamento di Stefania Rossini è talmente diffuso (ed errato) in quanto figlio della dilagante perdita di una vera cultura del diritto, e del prevalere della c.d. "giustizia-spettacolo" mediatica di questi ultimi tempi, quella che esige vicende morbose e sempre nuovi colpevoli da dare in pasto per mesi o addirittura per anni all'opinione pubblica. Non è affatto vero, cara Rossini, che non si possa condannare con certezza anche chi non è reo confesso, evitando però l'abominio di condannare un innocente. Il diritto italiano prevede la possibilità del giudice di condannare - in base al suo libero convincimento - anche in mancanza di prove evidenti (o della confessione del reo), purché sussistano indizi "gravi, precisi, concordanti". Facciamo un esempio da manuale di indizi gravi, precisi, concordanti, pur in mancanza di prove, perché l'argomento è troppo importante, e va chiarito, dal momento che molti neppure sanno di che si tratta.
Lorenzo Bozano e gli indizi "gravi, precisi, concordanti"
Chi ha più di 40-50 anni ricorderà certamente il caso Sutter, il brutale omicidio di una ragazzina 13enne, Milena Sutter, a Genova nel 1971, strangolata e poi gettata in mare dopo essere stata rapita per estorsione (il padre era un noto industriale). Per questo omicidio venne condannato all'ergastolo Lorenzo Bozano, che dapprima fu assolto in 1° grado, poi condannato in appello nel 1975 (condanna confermata in Cassazione). Nel caso di Bozano fu notato che non vi erano prove evidenti di colpevolezza a suo carico. Ma vi erano però molti indizi davvero gravi, precisi e concordanti, sì che a mio (e non solo mio) modesto avviso i giudici agirono correttamente condannandolo al massimo della pena per quell'omicidio. Vediamoli. Prima del rapimento Bozano aveva parlato con amici della possibilità di rapire un minorenne e di ucciderlo, per poi chiedere il riscatto ai familiari (proprio come avvenne a Milena). Gli furono trovati in tasca di un abito appunti su un piano di sequestro dettagliato e sulle modalità di occultamento del cadavere, proprio in un luogo a breve distanza dal punto della costa in cui trovarono il cadavere di Milena Sutter. Bozano aveva sul corpo segni di colluttazione e graffi. Fu visto più volte con la sua auto nei pressi della scuola svizzera dove studiava la ragazza, e nei pressi della sua abitazione. Bozano era un sub e la cintura piombata usata per appesantire il cadavere della ragazza era uguale a quella che aveva posseduto e che asseriva di aver venduto (ma non seppe poi spiegare a chi). Inoltre indicò un alibi falso per le ore del sequestro della ragazza, e c'erano tracce di orina (reazione neuro-fisiologica allo strangolamento) sul sedile accanto a quello del conducente della sua auto, ecc., ecc. Tutti questi indizi, valutati globalmente e organicamente nel complessivo quadro probatorio raccolto dagli inquirenti, orientavano in modo chiaro e univoco a ritenere che l'autore del delitto fosse proprio lui: Lorenzo Bozano. Non è quindi vero che non vi siano i mezzi per potere condannare i veri colpevoli di un delitto pur in assenza di prove evidenti. Ma è possibile farlo SOLO se gli indizi sono davvero concreti e convergenti! Questo è il primo dei capisaldi del diritto che dovrebbe costituire la "religione" di ogni inquirente e magistrato, e dovrebbe venire insegnato (e non lo si fa!) nelle università, nelle scuole di polizia, nelle scuole di preparazione e perfezionamento per magistrati, avvocati, periti, ecc., ecc.: avviare azioni penali SOLO in presenza di vere prove, o veri indizi! Aggiungo poi una considerazione. In quest'epoca, con i mezzi tecnologici di cui disponiamo, è vieppiù difficile commettere impunemente un delitto grave, come ad esempio un omicidio. Rispetto al passato è sempre più difficile evitare di lasciare tracce organiche minuscole (capelli, sudore, sangue, ecc.), o riuscire a evitare telecamere cittadine, o evitare di lasciare tracce su computers, telefonini, carte di credito, ecc. I bravi inquirenti (e ce ne sono!) lo sanno benissimo, e sanno che indagini tempestive e professionali, portano nella maggioranza dei casi a individuare gli autori di gravi reati. Quindi sono infondate le preoccupazioni di quanti temono che magistrati rigorosi, ma garantisti, finiscano per lasciare impuniti i colpevoli di reati gravi. Va però combattuta un'altra pericolosissima tentazione (purtroppo frequente). Quella che porta -a volte inconsciamente - gli inquirenti a voler perseguire un innocente sospettato senza vere prove o veri indizi, solo per "accontentare" l'opinione pubblica, o i media, o le forze dell'ordine, nell'ansia di dimostrare che comunque "il caso è risolto", o semplicemente per riluttanza ad ammettere di aver lavorato per nulla indagando a lungo un innocente, o infine per l'orgoglio di non voler ammettere di aver seguito una pista sbagliata. Prima di tutto perché se in carcere finisce un innocente, il caso non è affatto risolto, anzi, ci sarà un colpevole vero che se la ride e forse continuerà a delinquere, e ci sarà un innocente con la vita distrutta. Due ingiustizie in un colpo solo! Mentre se gli inquirenti avessero il coraggio di ammettere di non avere sufficienti indizi contro il sospettato, il rischio più grave, se sbagliassero, sarebbe quello di lasciare libero un solo colpevole, quindi una sola ingiustizia.
Senza considerare il costo economico per la collettività di indagini che seguono ad ogni costo false piste, in termini di tempo e risorse sprecate, processi inutili, ecc. Io posso riferire, a questo proposito, un colloquio di alcuni anni fa con un validissimo magistrato, il dott. Ugo Paolillo, oggi procuratore della repubblica di Rieti. Paolillo mi diede una grande lezione di civiltà giuridica. Stavamo discutendo di un clamoroso delitto di cui lui ebbe a occuparsi (come giovane sostituto procuratore) a Milano nel 1971, la brutale uccisione a coltellate di una giovane laureata nei bagni dell'università cattolica. Il dott. Paolillo mi disse di avere sospettato diverse persone, che si trovavano sui luoghi del delitto quando era avvenuto. Ma indizi veri non ne aveva trovati, e alla fine si era rassegnato, dopo aver svolto molte indagini meticolose, ad archiviare il caso come insoluto. Mi disse che quello era in pratica l'unico rimasto insoluto, tra i vari delitti di cui si era occupato a Milano. Ma lui seppe resistere al clamore mediatico (all'epoca molto minore di oggi) - che voleva un colpevole dietro le sbarre - per applicare un grande principio di civiltà giuridica: "in dubio pro reo", se ci sono dubbi e carenza di indizi, inutile perdere tempo ad accanirsi contro un sospettato. Sempre ricordando che umanamente ogni tanto può anche capitare che un delitto grave, nonostante le indagini accurate, rimanga insoluto.
Purtroppo può accadere.
Perché Annamaria Franzoni doveva (e deve) essere assolta.
Alla luce del principio sopra ricordato (incriminare solo se ci sono prove, o almeno indizi gravi), è facile capire perché, nonostante in tutti e tre i gradi di giudizio sia stata ritenuta colpevole dell'omicidio del figlio Samuele, Annamaria Franzoni avrebbe dovuto essere non solo assolta, ma addirittura neppure rinviata a giudizio. Anche qui, sgombriamo subito il campo da un altro equivoco. Non ha senso affermare (come fanno in molti): "Se l'hanno sempre giudicata colpevole, in tutti e 3 i gradi di giudizio, vuol dire che lo era davvero!" Si potrebbero ricordare casi clamorosi di persone che, come Salvatore Gallo negli anni '50, furono condannate in tutti i gradi di giudizio, fino in Cassazione, per l'assassinio del congiunto (in questo caso il fratello). Nel caso di Salvatore Gallo il clamoroso errore giudiziario fu riconosciuto solo quando il fratello ricomparve vivo e vegeto (e dovettero addirittura cambiare il codice di procedura penale, per concedere al condannato la revisione del processo!). Oppure, più di recente, il caso di Daniele Barillà, quell'imprenditore milanese che passò 7 anni in carcere (condannato a 15 anni di reclusione), dal 1992, con l'accusa di essere uno spacciatore di droga e associato a delinquere, avendo avuto la sfortuna, nel corso di un'indagine, di avere l'auto dello stesso colore e modello (perfino le prime cifre della targa erano simili!) di quella di un grosso spacciatore, e di essere finito nel bel mezzo di un pedinamento dei carabinieri al posto del vero spacciatore! Anche lui fu condannato in tutti e tre i gradi di giudizio, e solo dopo anni, ottenuta la revisione del processo, poté dimostrare la sua innocenza (ottenendo anche un maxi risarcimento di 4 milioni di euro, per ora pagato solo per metà dallo Stato italiano). E casi simili accadono, quindi purtroppo è del tutto possibile che un innocente venga condannato in tutti i gradi di giudizio, dal 1° grado alla Cassazione. Ma nel caso di Annamaria Franzoni, qualcuno - e lo ha fatto - potrebbe obiettare: "Va bene, ma quella donna ha avuto i migliori avvocati, ha ottenuto l'attenzione dei media, che possiamo farci se l'hanno sempre condannata?" Il problema è che anche i migliori avvocati possono sbagliare insieme ai magistrati. La dr.ssa Pozzi è, come noto, una dei 4 (almeno) medici italiani (insieme ai dottori: Migliaccio, Pasquin e Sauro) che affermano, sia pure con posizioni diversificate e articolate, ma con dovizia di argomenti tecnici e solida esperienza professionale, che la morte di Samuele Lorenzi non fu dovuta a un'aggressione, ma a cause patologiche e/o accidentali (emorragia cerebrale e crisi epilettica con emissione di vomito ematico). Il punto fondamentale è che Annamaria Franzoni non avrebbe neppure dovuto essere rinviata a giudizio, quella morte del figlioletto poteva in breve essere ricondotta nell'alveo delle casistiche mediche della morte naturale, come subito intuito dalla stessa Franzoni e dalla dr.ssa Satragni, che per prima aveva visto il piccolo agonizzante. Già nel corso delle indagini preliminari sarebbe stato possibile accertare che (in sintesi): La perizia necroscopica del dott. Viglino, a Torino, era errata e lacunosa in diversi punti, avendo egli omesso di notare la frattura occipitale sulla parte posteriore del cranio del piccolo (ciò che escludeva l'aggressione frontale con oggetto contundente, ed era invece compatibile con l'urto accidentale del capo del bimbo contro la spalliera del letto, o contro il muro), come rilevato dalla dott.ssa Pozzi. Le lesioni sul cuoio capelluto del bimbo erano piccole, superficiali e incompatibili con l'aggressione violenta da parte di un adulto, e non vi era traccia alcuna di ecchimosi sulle braccia del piccolo (se fosse stato colpito avrebbe dovuto essere afferrato e tenuto fermo) né in altre parti del corpo. Un bimbo di 3 anni colpito da un adulto con violenza al capo 17 volte (e anche meno) sarebbe morto nel giro di pochi minuti, e non dopo un paio d'ore in ospedale, come rilevato giustamente dal dr. Migliaccio. Se Samuele fosse morto per un'aggressione con colpi al capo (di mestolo o sabot), non si sarebbe trovato tutto quel sangue "sparato" su muri e soffitto. Sarebbe stramazzato sul letto privo di sensi dopo i primi colpi, e il sangue sarebbe poi colato lentamente da naso e bocca, come avviene tipicamente negli omicidi per bastonatura e trauma cranico. La presenza di quel sangue scagliato a grande distanza è un chiaro elemento a favore della crisi epilettico-convulsiva seguita all'emorragia cerebrale, e della conseguente espulsione patologica del vomito ematico ipertensivo, e del piccolo frammento d'osso della volta cranica Non era stata trovata sulla scena dell'evento luttuoso, sul letto, sulla trapunta, sul cuscino, sulle lenzuola, ecc., traccia alcuna di impronta di mano, o dita, di strusciature, pulitura di oggetti insanguinati, ecc., né traccia di capelli, sudore, ecc. Tutto ciò è palesemente in contraddizione con l'ipotetica aggressione da parte di un individuo (madre o estraneo che fosse) squilibrato che - da un lato - avrebbe perso il controllo completo delle facoltà mentali (fino al punto di "rimuovere" poi il delitto: presunto stato "crepuscolare"), e dall'altro sarebbe stato nel contempo così attento, freddo e meticoloso, da evitare di lasciare qualsiasi traccia, anche minuscola, della sua violenta aggressione, e della sua fuga. L'ipotesi è evidentemente inverosimile. Il fratellino di Samuele, Davide, che pure dormiva con la porta aperta, quella mattina non riferì alcun fatto anomalo (urla, lamenti, rumori, colpi, ecc.) che pure avrebbero dovuto essere uditi se la madre avesse perso improvvisamente la testa uccidendo Samuele, né ricordava comportamenti strani della madre, o un suo stato mentale alterato nel percorso da casa alla fermata del pullmino dello scuolabus. Non erano state rilevate tracce di lavature di sangue, sugli abiti della Franzoni, sul suo corpo, tra i capelli, nel bagno, sugli asciugamani, (ove vi fossero state davvero, le tracce, anche minime, e anche se ripulite con lavaggi accurati, sarebbero ugualmente state rilevate nei successivi sopralluoghi dei RIS nei locali della casa) Non è mai stata individuata alcuna arma dell'ipotetico delitto Le perizie sul pigiama della Franzoni e la BPA (Bloodstain Pattern Analysis, la tecnica di analisi delle macchie ematiche e della loro provenienza e direzionalità) effettuate dai RIS sono in contraddizione con la medesima tecnica applicata dal perito della procura di Aosta (dott. Schmitter). I primi affermano che l'aggressore avrebbe indossato sicuramente la casacca del pigiama, il secondo che avrebbe indossato sicuramente i pantaloni. E una terza perizia di quelle macchie (del dott. Carmelo Lavorino) smentisce le prime due, affermando che quel sangue sul pigiama è in quantità troppo modesta per essere compatibile con un'aggressione. Quindi le perizie su quel pigiama (che tanto ha pesato per la condanna della Franzoni!) forniscono in realtà un esito ambiguo e contraddittorio. Alla luce di quanto sopra, già nel corso delle indagini preliminari, il magistrato inquirente avrebbe potuto accertare che la morte di Samuele era con elevata probabilità da attribuire a un evento accidentale e/o patologico, ma non certo a un'aggressione. E preso atto delle varie contraddizioni delle perizie, avrebbe dovuto trarne una sola conclusione: assolvere Annamaria Franzoni perché il fatto (omicidio) non sussisteva, e suo figlio era con ogni probabilità morto per una disgrazia. Ancor più intollerabile, nel "caso Cogne", il fatto che tanto la dr.ssa Pozzi quanto il dr. Migliaccio abbiano in ripetute occasioni espresso le loro convinzioni di medici esperti, con numerosi esposti alle autorità competenti, ma nessuno si sia degnato di prenderle in considerazione e di rispondere, anche solo per smentirle. E poco importa che anche gli avvocati della Franzoni fossero convinti si fosse trattato di omicidio (compiuto da un fantomatico estraneo in 8 minuti). Va ricordato infatti che, col nuovo codice di procedura penale del 1989, il pubblico ministero non è solo un rappresentante dell'accusa, ma ha il DOVERE, ai sensi dell'art. 358 c.p.p., di svolgere "…altresì accertamenti su fatti e circostanze A FAVORE della persona sottoposta a indagini". Al di là della possibilità di ottenere la revisione del processo ad Annamaria Franzoni in Italia, ritengo che il comportamento delle autorità competenti, che hanno omesso del tutto di svolgere accertamenti su quanto segnalato da medici esperti come la dr.ssa Pozzi e il dr. Migliaccio, legittimi la possibilità di adire la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo, che potrebbe condannare l'Italia per grave violazione delle regole processuali.
Bruno Contrada
A favore del dott. Bruno Contrada, alto funzionario di polizia e capo della Criminalpol di Palermo, stretto collaboratore (e amico fraterno) di Boris Giuliano, hanno parlato molte persone di altissimo livello morale e professionale: magistrati integerrimi, alti ufficiali di Polizia e Carabinieri con anni di validissima esperienza professionale, e anche parenti stretti e congiunti di funzionari uccisi dalla mafia (come l'avv. Costa, figlio del giudice ucciso dalla mafia nel 1980, come Maria Falcone, sorella del dott. Giovanni Falcone, come la moglie di Boris Giuliano, ecc., ecc.). Trentadue encomi solenni a riprova della professionalità di anni e anni spesi rischiando la vita contro la criminalità organizzata e della più totale estraneità di Bruno Contrada ad ambienti mafiosi, e tra questi encomi spicca proprio quello dell'uomo assurto per tutti a simbolo stesso della lotta alla mafia, il dott. Giovanni Falcone. Eppure tutto ciò non è bastato ai giudici, che hanno condannato Contrada per un reato infamante (in particolare per un funzionario di Polizia), basandosi soprattutto su propalazioni di "pentiti" prive di riscontro o del tutto generiche, o su testimonianze "de relato" (presunte confidenze di persone ormai defunte) vaghe e fragili di presunte "diffidenze" verso Bruno Contrada. Anche qui, sono state sovvertite le regole basilari che dovrebbero presiedere alla valutazione degli indizi da parte dei giudici.
La Corte di Cassazione stessa ha statuito infatti che: "…Secondo i rigorosi criteri legali dettati dall'art. 192 comma 2, cod. proc. pen. gli indizi devono essere, infatti, prima vagliati singolarmente, verificandone la valenza qualitativa individuale il grado di inferenza derivante dalla loro gravità e precisione, per poi essere esaminati in una prospettiva globale unitaria, tendente a porne in luce i collegamenti e la confluenza in un medesimo, univoco e pregnante contesto dimostrativo: sicché ogni "episodio" va dapprima considerato di per sé come oggetto di prova autonomo onde poter poi ricostruire organicamente il tessuto della "Storia" racchiusa nell'imputazione (da ultimo, per un'analoga fattispecie di concorso esterno in associazione mafiosa, v. Cass., Sez. VI, 6.4.2005, P.G. in proc. Maras). Ma tutto ciò non pare affatto essere stato il criterio seguito nel processo Contrada, dove invece ha prevalso la c.d. "atomizzazione" e "frammentazione" dell'analisi delle fonti di prova, un metodo del tutto illogico e arbitrario nella valutazione di prove e indizi. In sostanza, se per i giudici il pentito A riferiva un episodio del passato accusando Contrada, e se in seguito un altro pentito B ripeteva e confermava quel racconto, tutto ciò secondo loro era sufficiente per ritenere che l'accusa fosse fondata, se il contesto storico-ambientale in cui i fatti sarebbero avvenuti era verosimile. Ora, è ben evidente quanto questo criterio sia del tutto arbitrario, grossolano e pericoloso, e lasci spazio al rischio di errori clamorosi. Il pentito B potrebbe infatti essersi accordato col pentito A, per inventare un'accusa calunniosa per odio personale, o per ottenere vantaggi. Ma soprattutto, come stabiliva giustamente la sentenza sopra riportata, ogni dichiarazione deve essere rigorosamente riscontrata, occorre indagare scrupolosamente per stabilire se i fatti e le circostanze riferite dal collaboratore siano veri e plausibili. Per cui è evidente che, quando un pentito riferisce di un incontro riservato con Bruno Contrada in una saletta di un ristorante, e poi si accerta che quella saletta non era mai esistita, che il titolare del ristorante esclude di aver visto Contrada e il pentito nel suo locale, che il pentito in questione era latitante all'epoca del presunto incontro (e quindi non sta né in cielo né in terra che il capo della Criminalpol di Palermo fosse tanto stupido e sprovveduto da andarlo ad incontrare in pubblico in un ristorante!), ecc., ci vuole poco a concludere che quel racconto è falso, e poco importa se in seguito spuntino altri "pentiti" che lo confermino. Ma anche talune testimonianze contro il dott. Contrada da parte di persone senz'altro autorevoli e rispettabili, come la dott.ssa Carla Del Ponte, oggi magistrato della Corte dell'Aja contro i crimini di guerra, e all'epoca procuratore pubblico a Lugano, avrebbero dovuto essere valutate in modo ben più rigoroso: di talchè quella testimonianza, ben lungi dal rappresentare una solida prova per l'accusa, avrebbe dovuto essere ridimensionata al rango di semplice pettegolezzo da pausa-pranzo. Carla Del Ponte riferisce di un "sorriso" da parte dell'industriale Tognoli, alla domanda di Falcone circa un presunto coinvolgimento di Contrada in attività di intralcio alle indagini. Sennonché il dott. Giuseppe Ayala, che faceva parte del pool antimafia ed era presente a quell'interrogatorio, interrogato in proposito non ricordò assolutamente la circostanza riferita da Del Ponte. La Del Ponte fu smentita anche quando affermò che Falcone in seguito le aveva detto che stava indagando su quelle "affermazioni" (se tale può definirsi un sorriso ammiccante!). Non vi è alcun verbale redatto dal dott. Falcone di apertura di fascicoli d'indagine a seguito di quelle presunte rivelazioni di Tognoli, sicché o l'episodio non è avvenuto, oppure se è avvenuto davvero, Giovanni Falcone medesimo non vi attribuì alcuna importanza, e correttamente non diede alcun credito a Tognoli, e non diede alcun seguito alla sua allusione contro Contrada.
Conclusioni
Mi pare quindi si possa concludere, dall'analisi dei casi giudiziari sopra riportati, che il deterioramento della cultura del diritto, e la mancanza di attenzione e scrupolosità nel valutare il peso e il valore delle prove e degli indizi (e ho voluto prendere ad esempio un caso giudiziario famoso come quello di Lorenzo Bozano per esemplificare cosa si intenda per veri indizi gravi, precisi e concordanti), sia alla base degli errori giudiziari più clamorosi. Sono assolutamente convinto che la cultura del diritto andrebbe insegnata come materia autonoma nelle università, nelle facoltà di giurisprudenza, e nelle scuole di specializzazione per operatori del diritto. Ritengo infine che al deterioramento della cultura del diritto, negli ultimi tempi, abbiano contribuito vari fattori: Dilagare della "giustizia" c.dd. mediatica: quando i processi penali vengono fatti in TV più che nelle aule giudiziarie, e quando non pochi inquirenti e magistrati assecondano questa tendenza dei media nel cercare morbosamente sempre nuovi casi e colpevoli da dare in pasto all'opinione pubblica e su cui costruire mesi o addirittura anni di talk-show spazzatura, si può ben dire che è la fine della vera giustizia. Orgoglio e chiusura mentale di molti magistrati e inquirenti: tra i concetti che dovrebbero venire scolpiti nel bagaglio culturale e professionale degli inquirenti e dei magistrati nel penale, vi dovrebbe essere quello della flessibilità e disponibilità a modificare sempre la propria opinione, qualora sopravvengano nuovi fatti in contrasto con le prime ipotesi. In sostanza, i magistrati dovrebbero accettare come un fatto normale, nella loro attività professionale, la possibilità che le ipotesi accusatorie vengano contraddette da nuovi fatti. Succede invece, come ha sottolineato anche l'avv. Della Valle, il difensore di Enzo Tortora, che non pochi magistrati (per fortuna non tutti!) per arroganza, presunzione e orgoglio personale non accettino mai l'idea che l'accertamento della verità nel processo penale è un'attività complessa e in continuo divenire, per cui è normale che col tempo emergano fatti nuovi, che obbligano e rivedere - magari più volte - e se necessario a modificare le proprie convinzioni. Ma tutto ciò non significa affatto che il magistrato sia poco efficiente o poco capace. Lo è invece quando rifiuta ostinatamente di rivedere le proprie posizioni, anche a fronte di nuovi fatti importanti, e preferisce che un probabile innocente venga condannato! Mancata comprensione dei concetti di vere prove e veri indizi e del principio: "in dubio pro reo": Mi pare evidente come negli ultimi anni i concetti-cardine di tutto il diritto processuale penale, la prova e l'indizio, siano stati interpretati in maniera arbitraria e ondivaga da numerose corti. Imprimere nella mente e nel bagaglio culturale e professionale degli inquirenti e dei magistrati, e degli studenti di legge, il significato corretto di cosa è veramente una prova e cosa sono i veri indizi, e del principio supremo a garanzia dei diritti delle persone: "in dubio pro reo", mi sembrano le cose più urgenti da fare.

 
 
 

Napoli Maledetta

Post n°795 pubblicato il 07 Settembre 2008 da vocedimegaride
 
Tag: Appelli

di Mimmo Di Renzo

Napoli, Parthenope, Neapolis, quale verità si cela negli abissi del tempo? Napoli Nuova,Napoli capitale… o Napoli cloaca, discarica d’Italia?  Napoli mia. Maledetta Napoli. Ti amo e ti odio. Mi struggo al pensiero di amarti come una bella donna, ambita, desiderata, bella, ubertosa, sensuale … ma dopo aver abbracciato i tuoi fianchi ecco che sorge un lezzo, un odore agrodolce di occasioni perdute, di traguardi mancati, dei tuoi figli ladri, ruffiani, delinquenti. Quanto male ti hanno fatto, quanto te ne fanno, quanto te ne fai da te stessa. Niente si salva:  il turismo, il commercio, lo sport, la sicurezza. Tutto è ridotto ai minimi termini, per un susseguirsi di disastri sempre più compromettenti,  decisivi per la tua immagine nel mondo. Il turismo langue, vede le tue bellezze saccheggiate, dimenticate, neglette, distrutte, come il commercio dei prodotti di quella che fu Campania Felix, ormai rifiutati per l’incompetenza, l’insipienza di una classe politica imperante, vorace e miope. Prosperano però le sanguisughe pasciute dagli innumerevoli rivoli del clientelismo più esasperato. Clientelismo e sanguisughe che prosciugano le casse delle Istituzioni. L’esercito degli stipendiati surclassa il manipolo dei veri lavoratori. Stipendiati dappertutto: sulla carta, quale sussidio a vita. Unico obbligo esistere, respirare… meno che mai quello di timbrare un cartellino negli uffici, alla Regione, alla Provincia, al Comune, nei parlamentini, negli Ospedali, nelle Scuole, nelle Poste, nelle Ferrovie, nei trasporti,  in genere. Cosa fanno, telefonano e giocano a computer. Produttività zero, responsabilità zero. Sicurezza e magistratura vanno a braccetto. Dovremmo dire meglio, mancanza di sicurezza e mancanza della magistratura. Criminali in libertà e poveri cristi in galera. Giochi di potere. Impunità o scelte di comodo fanno sì che la città senza coraggio venga sempre più consegnata al malaffare. Scorpacciata di poltrone, distribuzione di posti, incarichi, prebende e finanziamenti agli amici, agli amici degli amici, dappertutto; persino negli  ospedali la vergogna  più cocente diventa  l’affare dell’appalto delle barelle, SantIddio! Napoli muore. Nelle strade Napoli Muore, muore nelle scuole, templi dell’ignoranza. Napoli Muore sulle bancarelle globalizzate dalle cineserie, negli Ospedali Napoli Muore, persino nei Cimiteri Napoli Muore. Muore Napoli anche nei mancati dispositivi del traffico, nelle colonnine antismog, nel verde dei giardini, negli alberi malati, nello sterile  presenzialismo della sua classe politica. Tutto sembra dormire in un coma indotto, mentre dietro le brume del sonno, dell’apatia, della melanconia, occhi famelici di iene scrutano golosi, interessati a mordere brandelli di carne ed a succhiare le ultime stille di sangue che la colorano. E’ tornata Piedigrotta a stendere un sudario pietoso: spettacoli, cultura, turismo servono a dare una parvenza di attività ai notabili che ricevono e consumano,  bruciando ogni effetto di sviluppo,  i numerosi finanziamenti comunitari. Lo sport vede la presenza di bande di teppisti, facinorosi, banditi, che offendono l’ideale sportivo, lo imbrattano, lo imbarbariscono irrimediabilmente con la sopraffazione e la violenza. Tutta la città ne soffre. A niente valgono sacrifici, programmazione, vittorie. La stessa attività di recupero sociale, affidata a Consorzi, vera emanazione degli stessi rappresentanti politici locali, partoriti nella loro stessa area, fanno incetta di risorse, là dove ogni vero sviluppo, ogni formazione, ogni avviamento ogni propensione al lavoro, alla vita delle zone degradate in ghetti è bandito. Carte, parole, vuoto assoluto. Una volta, in ognuno di noi , antiche rimembranze, sogni, sensazioni, ci riportavano a bianchi templi, là dove il sapere, la conoscenza, la filosofia, la civiltà, la NOSTRA, imperava... Ci attendevamo un atto di coraggio, una presa di coscienza degli eletti napoletani, di quegli eletti a cui la buona politica dovrebbe far rendere conto di essere al servizio del popolo… avrebbero dovuto dimettersi in massa, dopo gli infiniti sproloqui, dopo le lacrime di coccodrillo. Niente di tutto questo! Si è preferito non stravolgere lo status quo. Accordi sottobanco a tutti i livelli, in modo del tutto trasversale, con l’arroganza dei “padreterno”. Il popolo mortificato, lasciato solo, violentato, aggredito da  un piano di discariche raffazzonate e scelte in anticipo, accettato e regolamentato, in spregio a tutte le indicazioni, a tutti i criteri di sicurezza. Napoli muore.

 Da questo sito ch’è “ la voce di Megaride “ lanciamo l’appello ed aspettiamo che la voce s’ingrossi in un urlo,  laddove le voci bianche non servono. Dall’isola che non c’è più di Megaride si levi possente la chiamata a raccolta di tutti coloro che credono che Napoli non debba morire, che debba rinascere come nuova fenice, che ci sia una Neapolis rigenerata dalle ceneri della vecchia. Altrimenti, Napoli muore anche alla sua memoria… e noi con essa!

 
 
 

COSI' E' SE VI PARE

Post n°794 pubblicato il 06 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

di Marina Salvadore

Abbiamo seguito il faticosissimo tour cittadino tra Questura, Prefettura, Procura e Tifoseria. Una due giorni illuminante quanto basta per capirne di più, in relazione alla recente vergogna napoletana salita agli onori della cronaca, forse per troppa nostalgia dei gloriosi tempi appena passati dell’emergenza rifiuti. Ovviamente, anche in questa circostanza la fantapolitica ci ha suggerito “surreali ma non troppo” supposizioni, biechi teoremi, la solita rabbia… ed un’onirica, insana voglia di riscatto, più violenta della violenza subita! Troppo facile tirare in ballo, per ogni “napoletanata”, la Camorra e le sue strategie guerrigliere: con un minimo di intelligenza chiunque è consapevole che l’impresa camorra fa i suoi affari nel silenzio e che rifugge i clamori. E’ innegabile, tuttavia, che buona parte dei teppisti resisi protagonisti del glorioso evento, appartengono alla manovalanza “ a tempo determinato” che ristagna e imputridisce nelle fogne e nelle “funnachere” dei “ palazzi delle Famiglie”; la domenica fanno i tifosi, il lunedì vanno a caccia di rolex, il martedì un po’ di spaccio, il mercoledì ed a seguire qualche furtarello, borseggio o rapina, un po’ di “pizzo”… eppoi di nuovo la domenica a fare i “tifosi” per diporto. Irrecuperabili. Liberi benché segnalati e recidivi. Vittime dell’ignoranza, preda degli effetti collaterali del fenomeno dell’Anomia Sociale, in questa società improduttiva di CONSUMATORI compulsivi, di parassiti. Privi di identità, confondono il senso dell’appartenenza – ch’è un bisogno primario di ogni individuo – con la condivisione numerica del branco, come pezzi di carne in una macelleria! Resta però l’incognita del perché – come ci ha riferito un maresciallo di polizia – dei medesimi incidenti occorsi anche a Torino la stampa non ne abbia fatto cenno, quasi che la napoletanità aggiunga al triste fenomeno una teatralità strumentale alle fole della Politica. Abbiamo ascoltato e condiviso le dichiarazioni dei superispettori del Viminale, spediti quaggiù da Maroni, ad indagare probabilmente sulle presunte defaillances ed inadempienze della Prefettura e tutori dell’Ordine locali… abbiamo scambiato qualche battuta con il procuratore Lepore ed il Capo della DDA, Roberti, assediati da telecamere, giornalisti e giornalai in momenti davvero poco opportuni, mentre La Russa e Manganelli, Veltroni e Di Pietro filosofeggiavano nell’Agorà massmediatico, sparando anche qualche cazzata di troppo, pur di affermare la propria supremazia e… mentre Berlusconi tornava in Prefettura, insalutato ospite, a riattizzare gli olezzi in via di svaporazione dell’emergenza rifiuti, tristemente obliata dalle prime pagine, per far posto ai teppisti.  Alla rappresentazione fastosa e multimediale di questa ennesima pièce teatrale della vulgata, sponsor della più scoppiettante Piedigrotta, irresponsabilmente assenti l’indigeno Bassolino e la prima cittadina di NAPOLI, che si è addirittura negata alla stampa, preferendo restare accoccolata nell’avvolgente ed impolverato tronetto della carica istituzionale, come il fantasma dell’Opera, nonostante alla rotonda Diaz, sul lungomare, il sabato precedente la violenza teppista, quattro agenti della Polizia Municipale fossero stati aggrediti, addirittura “a morsi” dalla solita anonima feccia urbana… che tre giorni prima s’era resa protagonista a Scampia di un assalto ad un bus dell’ANM carico di viaggiatori… Questa la sceneggiatura questa la scenografia questi gli attori ed i comprimari! Ne abbiamo ricavato, tristemente, le solite conclusioni e ci schieriamo, come sempre, dalla parte del solito capro espiatorio: le forze dell’Ordine! Umiliate, vilipese, utilizzate come carne da cannone e bersaglio mobile, prive di tutela istituzionale e agnelli sacrificali buoni per tutti gli altari! E’ lampante che la responsabilità dell’esplosione inconsulta della violenza accesasi nella Stazione di Napoli debba essere attribuita a Trenitalia e NON alla Polizia! Ma il Governo… ed anche l’opposizione, in verità… sanno fin troppo bene che questo “Paese” è già sputtanato a livello internazionale per i guai di Alitalia; ora, mettere in crisi pure Trenitalia, significherebbe chiudere bottega e dichiarare fallimento, iscriversi nelle liste di “adozione e colonizzazione” dei più degni confratelli d’Europa… perdere credibilità, prestigio, potere… ammesso che ancora l’Italia goda di credibilità, prestigio, potere!… Allora, che le cose restino come sono, senza spezzare i precari equilibri, raffazzonando la realtà con i soliti miti: la Camorra e gli “Sbirri”! Depistando l’interesse dell’opinone pubblica mondiale con il solito teatro dei burattini, sacrificando i migliori cittadini inermi, gli emigranti di Napoli che avevano intenzione di tornare con quel treno rubatogli da sotto il sedere a Torino, a farsi il culo, dopo aver trascorso le “ferie d’agosto” in questa merda di città assediata dagli zombies utili alla gestione del Potere occulto… ed i meridionali per bene che, piuttosto che delinquere ed  arricchirsi, per uno stipendio da fame, rischiando la vita quotidianamente, riempiono i ranghi delle Forze dell’Ordine e sono, sempre, messi in mezzo, tra i fuochi di un Governo che non sa tutelarli e che li USA come birilli, la magistratura che dopo tre giorni gli scarcera i fetenti che con tanta fatica hanno arrestato e la delinquenza che li ODIA e li UCCIDE. Del resto, non è forse vero che i migliori “Serpico” sono tutti in galera? 

 
 
 

Fumus persecutionis

Post n°793 pubblicato il 05 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

da Studio Legale Lipera

Il 23 luglio il Tribunale di Sorveglianza di Napoli (il provvedimento verrà depositato il giorno successivo) rigetta il differimento pena di Bruno Contrada, nonostante il parere favorevole del Procuratore Generale di Napoli Dott. Ugo Ricciardi, e concede la detenzione domiciliare presso la sorella Anna, anziché presso la sua casa a Palermo, per i noti gravi problemi di salute e l'età avanzata (il 2 settembre Bruno Contrada ha compiuto 77 anni).
Avverso questo provvedimento la difesa ha proposto ricorso in Cassazione sottolineandone l'urgenza.
Il Presidente della Corte di Cassazione Sezione Feriale ha dichiarato che il ricorso "presenta caratteri di urgenza".
La trattazione è stata fissata per il giorno 8 ottobre avanti la Prima Sezione Penale della Corte Suprema  di Cassazione.
Il Sostituto Procuratore Generale della Suprema Corte, Dott. Enrico Delehaye, ha chiesto il rigetto del ricorso.
La decisione si avrà il giorno 8 ottobre.
La difesa presenterà a giorni memorie difensive per contestare totalmente la requisitoria suddetta. 

 
 
 

LA BRUTTA MORTE

Post n°792 pubblicato il 05 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

di Umberto Franzese

La democrazia è dannosa. Oltre che renderci tutti uguali ci ha anche invigliacchiti. Tutti uguali anche nella brutta morte. Uguali il dritto  e il malfermo, il galantuomo e il delinquente, l’appagato e il frustrato, il realizzato e l’inadeguato, il determinato e l’indeciso, il costruttore e il mantenuto. La democrazia porta verso il basso. La democrazia respinge i migliori, favorisce i deboli, gli inetti. La democrazia è bugiarda: promette gratificazioni e genera sofferenza. La democrazia produce stupidità, stoltezza, ottusità. Uccide la creatività, l’estro, l’ispirazione, l’inventiva. La democrazia è fiacca, buona per gli spiriti deboli. Non ha a cuore il superuomo. La democrazia è a guardia della vaghezza, della approssimazione, della superficialità. La democrazia premia chi non fa, chi si adagia, chi poltrisce, chi avvizzisce, chi marcisce. La democrazia è scostumata. La democrazia appartiene al volgo e perciò è volgare. Atene o Sparta? Sparta. Achille o Ettore? Ettore. E Roma, Roma imperiale. La Roma dei Cesari. Sparta che crea cittadini vivi, sani e robusti. Ettore, armato di solo coraggio, guerriero forte di petto e di cuore, figlio di umana natura, non protetto. E Roma caput mundi, Roma papale, Roma antica e cristiana. Roma universale.  Roma delle genti. Roma eterna scolpita negli annali. Roma sulle strade del mondo. E’ questo il tempo della democrazia. Il tempo dei sindacati a perdere. Il tempo dei preti spretati. Dell’inciviltà della strada. Delle bandiere arcobaleno con codazzo di guerriglieri. Il tempo della morte in vita. Il tempo del gay-pride.  Privilegiati, accattoni, usurai, lavavetri, tutti utili solo a se stessi. Gli asociali dei centri. Il tempo delle parti sociali in sconcerto. Dei deficienti del grande fratello. Del giustizialismo manettaro. L’insicurezza, la violenza, lo stupro. Tatuati, quiz, okay, a tra pochissimo, tantissimo, tantissimi, tantissima, tantissime. Vallette scosciate. Ombelichi di ventri molli, flaccidi, cascanti in brutta mostra. Fondoschiena al buco. Bluejeans rattoppati, strappati. Tette superlative, gonfiate, straripanti, debordanti. Mamme e nonne nei bus e nei vagoni con carrozzine spiegate. Graffitari, pallonari, chewing-gum, design, question-time, big-match, shopping, planning, welfare.  Scippatori, zingari con aggiunta di clandestini. Un bel misto di marocchini, rumeni, senegalesi. Lucciole, travestiti, papponi, bagasce al sole d’estate in pieno centro e di notte al chiarore di luna. Il Che, Fidel, Maradona, Madonna. Spazzatura, rifiuti tossici, Munnezza.  Mafia e camorra, camorra e mafia. E’ il tempo di morir vivendo. Morire per un piercing. Morire in contorte lamiere. Morire d’infarto. Morire drogandosi. Morire come Tortora o Contrada, a poco a poco. Morire in piazza Fontana. Morire lavorando. Morire da magistrato. Come Borsellino, come Falcone. Morire di galera. Morire alla stadio. Morire da ultrà. Morire come i bambini di Gravina. Morire d’invecchiamento. Morire per la voglia di vivere. Malattie croniche, acute, di prevenzione, di aspettativa, a caro prezzo. Morire con l’applauso, in chiesa e fuori. Morire non perché si è cari agli dei. Non come un giovane valoroso guerriero, non in duello, non in piedi. Non in battaglia. Non di bella morte come i ragazzi di Salò. Non come Seneca o Petronio. Come Alcesti o Didone, come Niso. Come Cleopatra regina o come Massimiliano imperatore. Cantando alla vita, alla vita che si trasmette, che si dona. Alla vita che  crea vita e amore, vanto e fierezza. Bella è l’aristocrazia dei maggiorenti, dei notabili, degli ottimati. L’aristocrazia dei virtuosi, degli instauratori, dei facitori, dei formatori, dei forgiatori, dei modellatori, dei fondatori.

 
 
 

Lettera a Bruno Contrada

Post n°791 pubblicato il 04 Settembre 2008 da vocedimegaride
 


Caro Dott. Contrada, una cara amica che l'assiste, la dr.ssa Agnesina Pozzi, mi ha più volte fatto presente la sua sofferenza, ma nel contempo la sua determinazione nel cercare fino all´ultimo giustizia, che dal 2006 le è stata negata, pur dopo un'assoluzione che la scagionava completamente da quella cloaca che le era stata per anni rovesciata addosso. Sono un legale di Como, e anche se non svolgo attività forense, mi sono spesso interessato a casi ed errori giudiziari clamorosi (purtroppo non rari in Italia). Ci tenevo intanto a invitarla a continuare la sua battaglia: coraggio, non si arrenda, non ceda allo sconforto. Per quel poco che possono servirle la mie parole, spero solo che anche il sapere che a oltre 1000 km. di distanza ci sono persone che non dimenticano la sua vicenda, e le sono vicine, sia un piccolo, ma spero importante stimolo a non cedere alla rassegnazione. Io vorrei dirle anche questo: Agnesina mi ha scritto ultimamente che Lei ha un archivio dettagliatissimo, di migliaia di pagine, nel quale ha confutato parola per parola, deposizione per deposizione, tutte le falsità che i vari pentiti (Marino Mannoia, Buscetta, Mutolo, ecc.) e i vari "testimoni" hanno riferito sul suo conto. Riflettevo e mi chiedevo: perché?  Perché in Italia il diritto e la giustizia sono imputriditi al punto da costringere un uomo onesto a dover dedicare anni e anni a confutare parola per parola migliaia e migliaia di pagine di ARIA FRITTA, in base alla quale hanno rovinato la sua vita?  Perché il punto è un altro:semmai non doveva essere Lei a confutare quella roba, dovevano essere i magistrati giudicanti, dopo un paio d´ore di lettura di quel "materiale probatorio" a dire: "Ma che ce ne facciamo di questa roba? Ma dove sono le prove, o gli indizi gravi, precisi, concordanti per condannare Contrada? Questa è aria fritta, non c´è niente!!" Allora, mi ascolti bene: io ci ho messo 3-4 ore a leggere (nei punti più importanti) il ricorso dell´avv. Sbacchi che la difendeva, e le motivazioni della sentenza della Cassazione che confermava la sua condanna. Io sono laureato in legge a pieni voti, (mi ero laureato in 3 anni e mezzo, sono abituato ad andare al sodo nelle questioni) credo di masticarlo abbastanza il diritto, e ci ho messo poche ore per capire quanto segue.  Non c´è nulla, in tutta quella mole di documenti, che dimostri il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, per cui Lei è stato condannato.  Le accuse contro di Lei vengono formalizzate a fine 1992, quando Boris Giuliano, Cassarà e Falcone, sono già morti (e quindi non possono più raccontare quale fossero le loro vere opinioni verso di Lei, come collega, uomo e amico). Eppure, secondo l'accusa, sia Giuliano, che Cassarà, che Falcone, sarebbero stati fortemente diffidenti verso di Lei. Ma riflettiamo un attimo, per capire quali fossero le vere convinzioni dei tre alti funzionari sopra citati, e si capisce subito che l'accusa non sta in piedi.  Un funzionario di polizia, dall'ispettore al prefetto, NON ha garanzie costituzionali di inamovibilità (a differenza di un magistrato che, come noto, deve essere indagato da altro distretto di corte d'appello, vicino a quello in cui svolge le funzioni, e disciplinarmente risponde solo al Csm). Quindi non è affatto difficile far trasferire (almeno) un poliziotto che abbia perduto credito nel suo ambiente. Ora, davvero vogliamo credere che uomini come Giuliano, o Cassarà, o Falcone, si sarebbero tenuti accanto un funzionario di polizia su cui avevano dubbi di lealtà così gravi, e il cui comportamento avrebbe potuto esporli alla morte per mano della mafia? E' evidente che se avessero avuti dubbi sulla sua lealtà, avrebbero convocato riunioni ufficiali per valutare il parere degli altri colleghi, e poi, se fosse emerso che Lei aveva perduto credito nell'ambiente, sarebbe stata subito avviata una procedura di trasferimento d'ufficio.

E' talmente evidente che - se ciò non è avvenuto - e non risultano riunioni in cui erano emersi dubbi su Bruno Contrada, ciò può spiegarsi solo in due modi: a) Giuliano, Cassarà e Falcone erano dei masochisti che preferivano tacere e tenersi accanto un "traditore" che distruggeva il loro lavoro, e addirittura poteva farli uccidere dalla mafia  b) (la spiegazione più logica): Giuliano, Cassarà e Falcone avevano piena fiducia di Bruno Contrada e (al di là delle normali discussioni e divergenze di lavoro), mai e poi mai lo hanno sospettato di aver fatto il doppio gioco. Ecco perché la logica, prima di tutto, porta a concludere che lo sforzo dell'accusa di far parlare i morti contro Contrada non sta in piedi e non è credibile che i compianti alti funzionari citati abbiano mai sospettato della lealtà di Bruno Contrada.

Alcuni esempi della infondatezza delle accuse a Lei rivolte:

Leggo di operazioni di polizia contro le famiglie mafiose Spatola - Gambino - Inzerillo (legate a Michele Sindona) del 1980 cui Lei aveva attivamente e operosamente lavorato (meritando l´encomio scritto di Falcone) e incredibilmente i giudici l´accusano di avere "espunto" il nome di Michele Sindona da un rapporto, e il suo coinvolgimento nell´indagine, e valutano ciò come indizio di colpevolezza (???). Quando in realtà è documentato che Lei fece indagare e poi incriminare tutte le persone del clan Sindona (Magnoni, Guzzi, ecc.), e l´unico motivo per cui quel nome era stato espunto era - come spiegò lo stesso Falcone - la necessità di raccogliere ulteriori prove a suo carico, per non compromettere prematuramente tutta l´indagine, rendendo pubblico troppo presto il nome dell´avv. Sindona. Leggo di dichiarazioni di "pentiti", tardive, false, sovente non spontanee e più volte aggiustate e ritrattate, quasi sempre generiche e, quando riferite a episodi precisi, smentite poi documentalmente. Un pentito l´accusa di aver fatto saltare un´operazione di polizia, ma si accerta poi che Lei di quella pratica manco se ne era mai occupato, era in mano ad altri suoi colleghi. Un pentito (allora ricercato) l´accusa di averlo incontrato in una saletta riservata di un ristorante, ma quella saletta si accerta poi non essere mai esistita, e quindi rimane solo la risibile e incredibile accusa secondo cui un alto funzionario di polizia come Lei avrebbe incontrato in pubblico davanti a dozzine di persone in un ristorante un mafioso ricercato. I giudici scambiano le illazioni, le congetture, le supposizioni ("ma lui non poteva non sapere", "ma lui era comunque un funzionario influente e poteva avere accesso a molte informazioni in questura"...ecc.) per prove ed indizi. Pur di costruire un´accusa, vengono ritenuti veritieri episodi mai avvenuti o dimostrati, come il presunto incontro tra Boris Giuliano e l´avvocato Ambrosoli che seguiva il crack Sindona (n.b.: gran parte delle dichiarazioni provenivano dall´avv. Melzi, che a inizio 2008 è stato poi arrestato a Milano dal giudice Salvini con l´accusa di aver riciclato in banche svizzere flussi di capitali della `ndrangheta), e in cui poi si costruisce sul nulla l´accusa a suo carico di aver voluto far fallire quel lavoro di Ambrosoli contro Sindona.  Pur di accusarla, in mancanza di vere prove o veri indizi, i giudici si arrampicano sugli specchi, arrivano a ricamare pagine e pagine su testimonianze di parenti di suoi colleghi defunti (come la moglie di Cassarà) che riferiscono una presunta "diffidenza" dei colleghi nei suoi confronti. I giudici omettono di considerare le decine di encomi di colleghi, magistrati, alti funzionari, e le molte operazioni di polizia da Lei felicemente portate a compimento contro la criminalità organizzata, nel corso di parecchi anni, e pur in carenza di mezzi, personale, e strutture. Vengono invece ricamate quintali di pagine su una inconsistente testimonianza "accusatoria" del procuratore svizzero Carla Dal Ponte, che tra il rumore di una sala di un aeroporto, nel corso di un interrogatorio e una verbalizzazione da parte del giudice Falcone, avrebbe riferito una frase - alquanto criptica! - di sfiducia di quest´ultimo nei suoi confronti. Viene perfino scomodata un´esperta del dialetto palermitano, per interpretare ai suoi danni una frase intercettata del colloquio telefonico di alcuni mafiosi, dove poi i giudici si dilungano per pagine e pagine per capire se quella frase era o no di stima dei mafiosi nei suoi confronti (e giustamente l´avv. Sbacchi fa notare che un mafioso può anche avere stima di un nemico acerrimo, se lo ritiene un avversario valoroso, ma ciò non significa affatto che lo ritenga "alleato". Basta leggere "Il giorno della civetta" di Sciascia per capirlo! ). E si potrebbe andare avanti ore, giorni e settimane (ma non ne ho il tempo).  Ma la domanda che qualsiasi studente di giurisprudenza al 3° anno si porrebbe è: "Sì, ma dove sono le prove o gli indizi gravi, precisi, concordanti contro questo signore?". La risposta è semplice: in quei faldoni, in quelle tonnellate di pagine, non esistono né prove, né indizi veri contro Bruno Contrada. Al più si possono trovare dubbi, diffidenze, critiche, ecc., che chiunque (lo stesso Falcone era stato accusato ripetutamente e ferocemente da San Leoluca Orlando di aver "ammorbidito" la sua lotta alla mafia andando a lavorare a Roma col ministro Martelli, addirittura Orlando era giunto al punto di accusarlo di essersi organizzato un falso attentato all´Addaura!) può esprimere verso un collega, più o meno fondatamente. Ma queste diffidenze, congetture, dubbi, ecc., a suo sfavore, sono poi soverchiati da attestazioni concrete di stima di funzionari e magistrati integerrimi, e soprattutto da anni e anni di carriera e operazioni portate a termine con successo, e criminali arrestati!  Non c´è una sola prova di arricchimento suo in modo sospetto (risulta anzi lei abbia vissuto modestamente in una casa popolare), non un solo conto estero a lei intestato su cui fossero affluite somme di incerta provenienza, non una sola intercettazione di lei che parla al telefono con un mafioso e dica cose compromettenti, non una sola foto che la ritragga con individui sospetti in circostanze non chiare, ecco quelle sarebbero state prove o indizi gravi a suo carico! E allora, io giungo a una sola conclusione.  La "giustizia" italiana non è solo malata, è ormai putrescente.  Solo l´Italia, tra i Paesi UE, ha il record di condanne alla Corte di Giustizia di Strasburgo per violazioni sostanziali del diritto, per violazioni dei diritti umani nei processi, per durata abnorme dei processi. Solo in Italia può accadere che i magistrati incriminino per omicidio volontario onesti cittadini che si alzano alle 6 di mattina per andare a lavorare e si difendono da rapine di criminali incalliti, mentre siano "buonisti" e comprensivi verso camorristi con 15 omicidi alle spalle (cui viene concessa addirittura la gestione di un parco giochi per bambini), o verso criminali che fanno stragi con l´auto guidando all´impazzata in stato di ubriachezza o drogati (e gli contestano solo l´omicidio colposo). Oppure (come a Sanremo) incarcerino per giorni una vecchia colta a nascondere al supermarket una barretta di cioccolato da 2 euro, mentre si disinteressino delle disperate denunce di una ragazza sottoposta a continue vessazioni e violenze da un individuo (Delfino) già sotto indagine per aver ucciso la precedente fidanzata. Solo in Italia può accadere - se ne lamentava anche un amico ex commissario di polizia in pensione - che non vi sia alcuna procedura standard consolidata di conservazione della scena del crimine, per cui non di rado si costruiscono indagini (come a Cogne, Garlasco, e in dozzine di altri eventi criminosi) e perizie su scene del crimine inquinate e irrimediabilmente modificate. Solo in Italia i magistrati vanno avanti per anzianità, e non per merito, per cui può accadere che gli accusatori di Enzo Tortora (vicenda che fa il paio con la sua, un´altra cloaca di "pentiti"), dopo l´errore giudiziario che ha portato alla tomba il noto giornalista, non solo non vengano sanzionati, ma facciano addirittura carriera ai vertici, fino in Cassazione o in una Procura generale. Solo in Italia può accadere che la Cassazione emetta sentenze grottesche come quella secondo cui una donna che indossa jeans attillati non potrebbe "ipso facto" subire uno stupro. E solo in Italia potrebbe accadere il "caso Contrada": un brillante alto funzionario di polizia trascinato nel fango e condannato senza prove e senza indizi, sulla base di dichiarazioni e accuse fantomatiche che valgono meno della carta su cui erano scritte.  Io mi sono fatto un´idea (sbaglierò, ma il sospetto è forte) del perché ci sia stato tutto questo accanimento nei suoi confronti, anche dopo l'assoluzione.  Io credo che dopo l´altro "grande" processo degli anni ´90 contro Andreotti, finito nel nulla (anche se Caselli afferma il contrario, secondo lui sarebbe provato che Andreotti conosceva i Salvo, beh contento lui!) con milioni di inutili pagine, e "baci" a Riina, ecc., la magistratura palermitana non potesse permettersi che anche il suo finisse in niente, e per questo hanno fatto di tutto per condannarla. Se anche il suo processo fosse finito nel nulla, sarebbe saltata tutta la (o buona parte della) credibilità della gestione di quell´ufficio giudiziario negli anni ´90, con le ovvie conseguenze sugli assetti e gli equilibri all´interno della magistratura.  Ripeto, non ne ho la certezza, ma il sospetto è forte.   Alla luce di tutto ciò, che può fare?  Intanto continuare a lottare, e per oggi sappia che anche a 1000 km. ha amici che la ritengono innocente e la stimano.

Un cordialissimo saluto. Con grande stima  - Alberto Miatello

 
 
 

Buon compleanno, Bruno!

Post n°790 pubblicato il 02 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

Sono 77! Ma la tua eroica vita... che tante volte ha sfidato il pericolo e l'inganno... s'è come sospesa in un incubo dal 1992: sedici anni  della tua preziosa ed impagabile esistenza, rubati alla tua Dignità, ai tuoi cari, ai tuoi amici, alla Società Civile, alla Patria... che ancora aveva disperato bisogno di Uomini come te!...  Il cercopiteco di questa "Civiltà del Cretino" e l'Orco onnivoro delle minacciose fiabe ricattatorie dell'infanzia sono andati  "a braccetto", schifosamente complici del Potere Occulto, per lordare il Giusto, il Bello e il Buono di questo "Paese" ch'è sorto sulla Menzogna e che continua a pascersi nella Perfidia. Ci spiace che il tuo sonno vigile sia visitato da sogni mostruosi e che il tuo sguardo dolce sia costretto, da sedici anni, ad assorbire le immagini delle miserie umane, dello squallore istituzionale, del degrado peggiore di questa Società irriconoscente che hai difeso a spada tratta per tutta la vita! Ti siamo grati per la forza che ancora trattieni in te e che... CI DA FORZA! Noi, faremo l'impossibile per svegliarti dal sonno, per trarti fuori dall'incubo... per sostenerti nel far ripartire la tua vita... là... da dove ti hanno costretto ad accantonarla come un abito strappato... in quella blasfema vigilia della nascita del Salvatore del '92... Sono "i tuoi anni in quell'anno" che festeggiamo, ancora oggi... da tre lustri! La tua età, l'orologio, il calendario, la giustizia... riprenderanno a scorrere dal tempo dei tempi prossimi a venire della tua resurrezione al mondo.
Ricorda, Bruno, IL TEMPO NON PASSA. ARRIVA!
marina salvadore
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Nella sezione "commenti" di questo post raccoglieremo tutti i messaggi di augurio per Bruno Contrada e glieli faremo pervenire!

 
 
 

IL LIBRO PROIBITO DI VIOLANTE

Post n°789 pubblicato il 02 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

da "Megaride" all'illustre Maurizio Blondet - www.effedieffe.com
 Caro Direttore,
per la figliola di una cara amica che dovrà preparare una tesi politica sto  disperatamente cercando ovunque, anche in fotocopia, un libro di Luciano Violante del '92 "Il Piccone e la Quercia". Pare sia letteralmente sparito  dalle librerie ma anche - ed è INCREDIBILE - dalla casa editrice nonchè dalle biblioteche municipali... Tutti gli altri titoli del medesimo "generoso" autore sono normalmente disponibili in vendita anche on line;  questo, NO!... Perchè?... Sarà che l'AUTORE...VOLE , dopo ostinata e granitica militanza rossa, sta ora sterzando verso il centro-destra... perchè... magari ambirebbe al posticino di presidente della Corte Costituzionale?... Ergo, i suoi scritti relativi all'annus orribilis 1992 sono stati ritirati, ovvero sottratti all'opinione pubblica poichè in contraddizione con la nuova "scuola di pensiero"?... Al di là di questi MIEI 
Cattivi pensieri, dove posso trovare una fotocopia anche stracciata di questo volume?
Grazie, per la squisita gentilezza!
Marina Salvadore 

A pensar male si fa peccato. Ma si indovina. Non so proprio dove poter trovare il libro: qui siamo in pieno universo orwelliano.
Maurizio Blondet

 
 
 

Gli spigoli del "Pallone"

Post n°788 pubblicato il 01 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

di Umberto Franzese

  

DELINQUENTI DA STADIO

 

Occorre la mano pesante. Non si può continuare ad infangare quel che resta del buon nome di Napoli. Sono gli eredi naturali del ’68, di quei figli di papà che giocavano alla rivoluzione facendo e facendosi male. Violenza e odio a piene mani. Contro tutto e contro tutti. Per distruggere, per sfasciare, per rovinare. Una corsa a delinquere. A Napoli non c’è più il sole: è oscurato da una incipiente nuvolaglia cupa e nerastra. Dopo la “munnezza” gli ultrà. Sodoma e Gomorra. Sodoma e Gomorra insieme. Ma se Sodoma venne distrutta assieme a Gomorra dalla Giustizia divina, perché non augurarsi che la “giustizia” possa liberarci da ogni cancro che macchia, offende, infama quel che ancora esiste della Napoli civile?

Ultrà: accozzaglia, mucchio, mescolanza, coacervo, massa, branco di facinorosi, di violenti, di prepotenti, di delinquenti, di mascalzoni buoni soltanto a far danno, a provocare disastri, a devastare, a distruggere, demolire. Bandana al collo, teste rasate, torso nudo, tatuati, drogati, allucinati, esaltati, esagitati, trasandati, sciatti, sfrontati, questi e non altro è il perfetto ultrà confezionato e coccolato dalle società cosiddette sportive.

L’accezione, il senso stesso del termine “ultrà” ha in sé qualcosa che va oltre il consentito, il lecito, il comprensibile. L’ultrà non è un tifoso, né un sostenitore, ma un distruttore, un demolitore, un affossatore dello sport più puro. L’ultrà non ha niente a che vedere con lo sport vero, autentico, che è disciplina, sacrificio, dedizione, attaccamento, ardimento.

Il calcio, questo calcio di questo campionato che dicono sia il più bello del mondo, non ci piace, non lo preferiamo. La gente perbene, il tifoso eccellente, lo sportivo interessato, stia lontano dai campi di calcio per non mischiarsi a queste folle di mascalzoni. Mascalzoni e vigliacchi, che sapendo di farla franca, sapendo che nessuno può permettersi nemmeno lontanamente di “toccare caino”, spadroneggiano in lungo e in largo seminando il terrore laddove passano.

C’è assoluto bisogno di una sana dura lezione che ci liberi da quest’altra vergogna. La Napoli vera, la Napoli genuina deve essere risanata.             

 
 
 

Napoli ADDIO !

Post n°787 pubblicato il 31 Agosto 2008 da vocedimegaride
 

LETTERA APERTA

Dopo gli allucinanti episodi verificatisi tra Napoli e Roma alla prima del campionato, ad opera di un migliaio di tifosi…

“Napoli addio”: impossibile convivere con questa realtà

Definirlo teppismo è un eufemismo intollerabile. Ci troviamo di fronte ad episodi di vera e propria delinquenza. Che altro si può dire, guardando le prime scene in TV della trasferta da Napoli a Roma di un migliaio di tifosi, al seguito della squadra di calcio. Carrozze del treno vandalizzate, quasi distrutte – prima stima dei danni 500mila euro -, 250 persone che viaggiavano dirette a Torino costrette ad abbandonare i vagoni per far posto a questi personaggi, molti dei quali senza biglietto. A seguire, episodi alla stazione di Roma che hanno lasciato sbigottiti i viaggiatori in transito, turisti per lo più, che hanno immortalato con le loro macchine fotografiche e le loro videocamere scene da guerriglia, e allo stadio, infine, c’è scappato anche il ferito. Abbiamo con dignità sofferto quando le immagini del capoluogo partenopeo con le montagne di spazzatura fino al terzo piano degli edifici facevano il giro del mondo. Oggi, guardando queste scene, invece, mi sono vergognato di essere napoletano e ho capito che oramai questa città è morta e che, di fronte alla gravità della situazione, nessuno può fare più nulla per salvarla. Alle persone oneste e laboriose, ai giovani in cerca di un futuro, a chi ha amato la vecchia capitale del mezzogiorno d’Italia, oggi agonizzante – “ Napoli addio “ titolava qualche anno addietro un noto settimanale - resta una sola cosa da fare, dare pratica attuazione all’amara esortazione del grande Eduardo: “Fujtevenne!”.
Gennaro Capodanno - Presidente Comitato Valori collinari - Napoli


 

IL BOLLETTINO DI “GUERRA”

 

» 2008-08-31 11:30

Calcio: partono tifosi Napoli, momenti tensione in stazione

Un piccolo gruppo oltrepassa blocco polizia e sale sul treno

 

 

» 2008-08-31 13:34

Calcio: Trenitalia, a causa tifosi Napoli incidenti e disagi

In stazione e' arrivato anche il questore Antonio Puglisi

» 2008-08-31 15:27

Calcio: stazione Napoli, le proteste dei passeggeri

Noi fatti scendere da treno per lasciare posto a tifosi

» 2008-08-31 17:07

Calcio: tifosi Napoli a Olimpico, petardi e cancelli sfondati

Molti con volto coperto, arrestato ventunenne con martello

» 2008-08-31 18:46

Calcio: Roma- Napoli, tifoso accoltellato fuori dallo stadio

Portato all'ospedale romano Santo Spirito, ferita non grave

 
 
 
 
 

PREMIO MASANIELLO 2009
Napoletani Protagonisti 
a Marina Salvadore

Motivazione: “Pregate Dio di trovarvi dove si vince, perché chi si trova dove si perde è imputato di infinite cose di cui è inculpabilissimo”… La storia nascosta, ignorata, adulterata, passata sotto silenzio. Quella storia, narrata con competenza, efficienza, la trovate su “La Voce di Megaride” di Marina Salvadore… Marina Salvadore: una voce contro, contro i deboli di pensiero, i mistificatori, i defecatori. Una voce contro l’assenza di valori, la decomposizione, la dissoluzione, la sudditanza, il servilismo. Una voce a favore della Napoli che vale.”…

 

PREMIO INARS CIOCIARIA 2006

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A www.vocedimegaride.it è stato conferito il prestigioso riconoscimento INARS 2006:
a) per la Comunicazione in tema di meridionalismo, a Marina Salvadore;
b) per il documentario "Napoli Capitale" , a Mauro Caiano
immagine                                                   www.inarsciociaria.it 

 

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DEDICATO AGLI EMIGRANTI

 

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E' dedicato agli amici del nostro foglio meridionalista questo video, tratto da QUARK - RAI 1, condotto da Piero ed Alberto Angela, che documenta le origini della Nostra Città ed il nome del nostro blog.

 

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I consigli di bellezza
di Afrodite

RITENZIONE IDRICA? - Nella pentola più grande di cui disponete, riempita d'acqua fredda, ponete due grosse cipolle spaccate in quattro ed un bel tralcio d'edera. Ponete sul fuoco e lasciate bollire per 20 minuti. Lasciate intiepidire e riversate l'acqua in un catino capiente per procedere - a piacere - ad un maniluvio o ad un pediluvio per circa 10 minuti. Chi è ipotesa provveda alla sera, prima di coricarsi, al "bagno"; chi soffre di ipertensione potrà trovare ulteriore beneficio nel sottoporsi alla cura, al mattino. E' un rimedio davvero efficace!


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