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MARSALA

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SIRAGUSA

immagine panorama italiano, il cui tessuto urbano si è mantenuto discretamente integro e in cui si possono osservare le varie stratificazioni storiche le e le successive ricostruzioni ad opera di immagine una zona archeologica tra le più antiche.
 

RAGUSA


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ERICE

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I BAMBINI DISABILI

I bambini disabili, come suggerisce il titolo, nascono due volte:
la prima li vede  impreparati al mondo, la seconda è una
rinascita affidata all'amore e alla intelligenza degli altri. Coloro
che nascono con un handicap devono conquistarsi giorno per giorno,
più degli altri il proprio diritto alla felicità.

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Questa foto dovrà comparire in TUTTI i blog
per dare alle persone diversamente abili un
sostegno morale.
Copia la foto e mettila in un box
personalizzato.
MI RACCOMANDO RAGAZZI!!!!!!

 riportato dal blog "solespento"
 

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filastrocca

Post n°43 pubblicato il 06 Marzo 2007 da leo_55

C'era 'na vota 'n re, bafè, viscottu e minè
c'aveva 'na figghia, bafigghia, viscottu e minigghia.
Sta figghia, bafigghia, viscottu e minigghia,
aveva 'n aceddu, bafeddu, viscottu e mineddu
Gn'ionnu st'aceddu, bafeddu, viscottu e mineddu abbulò.
Allura lu re, bafè, viscottu e minè disse:
a cu' trova l'aceddu, bafeddu, viscottu e mineddu
cci dugnu a me figghia, bafigghia viscottu e minigghia
Iù truvai l'aceddu, bafeddu, viscottu e mineddu,
ci rissi 'n carusu, vavusu, fitusu, viscottu e minusu
Allura , lu re, bafè, viscottu e minè ci dissi,
e iu pi 'naceddu bafeddu, viscottu e mineddu,
ti dava a me figghia bafigghia, viscottu e minigghia?
Ah! Vattinni, vavusu, fitusu, muvvusu, viscottu e minusu.

 

 

 
 
 

Post N° 42

Post n°42 pubblicato il 06 Marzo 2007 da leo_55

immagine  Nel centro esatto dell'Isola, fra il lieve ondulare di fertili colline, si eleva un picco dalla forma simile a una piramide la cui cima sia stata tagliata dall'improvviso colpo di un'enorme accetta. Sul piano risultante è posta Enna, celata dalla nebbia per buona parte dell'anno. Poco lontano dalle basi del monte lo sprofondamento del terreno, come un naturale contrappasso, ha provocato, in tempi remoti, la formazione di un lago di forma ellittica. Un vasto, fecondo territorio, una rupe al centro di tutto, coronata di nubi come una dimora divina, un misterioso laghetto. Insomma, ce n'è abbastanza per partorire un mito: quello di Demetra, la dea delle messi, che avevva insegnato agli uomini a coltivare il grano, che pattuisce con Ade, dio degli Inferi, la restituzione, almeno per una parte dell'anno, della figlia Kore, da lui rapita proprio in prossimità del lago. Per le altre città siciliane si hanno solo pochi punti di vista dai quali cogliere l'insieme urbano, essendoci sempre una barriera naturale a proteggere i lati più esposti. Il monte di Enna, invece, proietta a raggiera la propria immagine su tutto il panorama di alture e valli della sicilia interna, contrappuntato soltanto al di là del nastro autostradale, dalla rocca di Calascibetta. Per la sua centralità, contrapposta alla frontalità delle città marittime, e per la molteplicità, di comodi punti di osservazione del territorio all'interno, Enna è stata definita "l'ombellico della Sicilia". Ma anche se non è stata trascurata, nel corso dei secoli, dal traffico interno della regione, diventando uno dei nodi principali del sistema viario, come Nicosia, conserva ancor oggi il suo aspetto di città storica. I suoi ambienti e edifici, la città parla un sobrio linguaggio medioevale poco contaminato dagli svolazzi barocchi e settecenteschi. La conservazione di un'economia a base essenzialmente agricola, ostacolando la nascita di velleierà di terziarizzazione, ha contribuito, probabilmente, anche alla salvaguardia dei valori storici locali. Il pianoro in cima al monte era forse la sede di una città sicula quando Siracusa, nel 664 a.C., 70 anni dopo la sa stessa nascita, vi fonda la colonia di Henna, mirando allo sfruttamento delle sue ricche risorse agricole; rimangono, nel periodo greco arcaico, le necropoli, e di quello ellenistico tratti del muro di cinta, in località Santo Spirito.

 
 
 

Post N° 41

Post n°41 pubblicato il 06 Marzo 2007 da leo_55

 
Per una buona causa

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Vi lancio una sfida! Nel mondo dei blog siamo numerosi ,pero', possiamo riuscirci a far girare un messaggio a tutti ed è  per una causa buonissima ANTIPEDOFILIA! Perche' episodi su tanti bambini siano solo un brutto ricordo per tutti. Daremo un segnale......CREDIAMOCI INSIEME!! Ricopiate sul vostro blog questo stralcio e vediamo quanti di noi riescono realmente a dar vita a questa campagna e,dopo averlo copiato aggiungete la vostra firma.....come dire  IO CI STO!!

Combattiamo insieme:

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Neruda74s
Antonio
missfiore
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leo_55

                                           Il mio Video-Messaggio

 
 
 

Post N° 40

Post n°40 pubblicato il 06 Marzo 2007 da leo_55

LA CRISI AGRICOLA IN SICILIA DOVUTA AGLI ACCORDI CHE L`INDUSTRIA DEL NORD HA FATTO CON I PAESI NORDAFRICANI PER PIAZZARE A COSTORO I LORO MANUFATTI IN CAMBIO DELLA PRODUZIONE AGRICOLA LOCALE DA IMMETTERE NEL MERCATO ITALIANO AL POSTO DEI PRODOTTI AGRICOLI SICILIANI? NEL CASO, QUALI I RIMEDI?

 
 
 

Fontana dei sette canali

Post n°38 pubblicato il 04 Marzo 2007 da leo_55

immagineCostruita nel 1612,si salvò dalle rovine del terremoto del 1693 che rase al suolo catania.
Si trova in piazza Alonzo Di Benedetto, alla pescheria, a fianco della gradinata che vi è alle spalle della fontana dell'Amenano, delle cui acque è alimentata.

 
 
 

melanzana siciliana

Post n°37 pubblicato il 02 Marzo 2007 da leo_55

immagineTagliare a fette (circa 1/2 cm di spessore ed in numero
pari) le melanzane e disporle su un piano inclinato, cospargendole di
sale, per circa mezz'ora in modo da eliminare la loro acqua amara.
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Asciugare le fette e stenderne metà su un piano di lavoro.
Su ciascuna melanzana posare la mozzarella tagliata a fette, spennellare
con salsa di pomodoro e un pizzico di origano, infine stendere il
prosciutto cotto in parti uguali.
3
A questo punto coprire con le fette di melanzane rimaste, fermarle sui
due bordi opposti con degli stuzzicadenti e passarle prima nell'uovo
sbattuto e poi nel pangrattato.
4
Friggere i fagottini in sufficente olio e adagiarli, una volta cotti e
ben dorati, su della carta assorbente in modo da eliminare l'olio in
eccesso e servire in tavola.
 

 
 
 

legenda

Post n°34 pubblicato il 02 Marzo 2007 da leo_55

immagineSecondo un’antica leggenda popolare, a chiamarsi Sicilia, quando ancora l’isola si chiamava Trinacria, era una bella giovinetta figlia di un re del Libano; e a questa ragazza un tremendo oracolo aveva predetto che, se al compimento del suo sedicesimo anno fosse rimasta ancora in patria sarebbe stata divorata da un terribile mostro; quindi l’oracolo prescriveva che, giunto quel giorno fatale, la povera Sicilia fosse messa in una barca, con viveri e acqua per tre mesi, e abbandonata al suo destino, lungo le onde del mar Mediterraneo. Così fu fatto; e al compimento del suo sedicesimo anno, Sicilia, fu affidata al suo destino. La barchetta andò vagando per tre mesi, finalmente un giorno, ecco che il mare spinse la barca sulla lussureggiante spiaggia di un’isola meravigliosa, ricca di sole, di fiori, che però era assolutamente deserta; su quell’isola si era abbattuta una pestilenza che aveva cancella to ogni traccia di vita umana, tranne un forte ed aitante giovine, che si avvicinò a Sicilia, la rincuorò, e le mostrò le infinite bellezze di quella terra su cui era passata la morte. Tra i due giovani sbocciò subito l’amore: e da questa unione rifiorì la stirpe che ripopolò l’isola, che dal nome di colei che gli aveva fatto rinascere la vita fu chiamata Sicilia e non più Trinacria...

 
 
 

Bedda

Post n°32 pubblicato il 01 Marzo 2007 da leo_55

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Bedda chi di li beddi
si la cchiù bedda,
u culuri i l’occhi toi,
fa divintari russu puru u celu!
E u tò mussuzzu!
-na girasedda matura a puntu giustu-
Mi fa squagghìari u cori si pensu:
chi m’ma vurrìa manciàri.

Chi delicatu modu di parràri!
Chi cosa bedda è u to caminari,
mancu sognannu si po’ arrivari a tantu!
Puru lu sognu s’inchina e to biddizzi…
e si metti i cantu!
(Agratius - gennaio 2005)

 

 

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l'uomo cane

Post n°31 pubblicato il 26 Febbraio 2007 da leo_55

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               Tommaso, detto l`Uomo-cane, in una foto di Francesco Quinci.

 

E' convinzione diffusa a Mazara che il barbone, di nome Tommaso Lipari, vissuto dal 1940 al 1973 nella città e che veniva chiamato "l'uomo cane" ("Omu Cani") fosse in realtà Ettore Majorana, il famoso scienziato scomparso misteriosamente nel 1938.

Diceva di venire dall’Africa. Mangiava quel che trovava rovistando tra i rifiuti; al suo arrivo a Mazara, all’inizio del 1940, dormiva all’aperto in un incavo dei ruderi del Castello Normanno.  Si appoggiava ad un bastone munito di uno spillo all'estremità inferiore con il quale raccoglieva mozziconi con cui confezionava sigarette che poi fumava (l'unico lusso che si permetteva). Non ha mai chiesto l’elemosina: al contrario, rifiutava con fare scorbutico qualunque offerta gli venisse fatta. Se poi qualcuno provava a porgli delle domande,  si allontanava scontroso senza degnare di uno sguardo il curioso passante. Indossava sempre strani berretti e strati di abiti uno sull’altro; portava sempre con sé contenitori, buste e sacchetti pieni non si sa di cosa.

Stranamente non è mai stato molestato da alcuno; anzi, sembrava godere della comprensione e del rispetto di tutti.

Col tempo i mazaresi si abituarono alla sua presenza silenziosa e finirono per considerarlo parte della loro città, per cui avrebbero fatto fatica ad immaginare Mazara senza l`Uomo-cane.

Tuttavia una mattina dell`estate 1973 i primi che passarono per la piazza principale lo videro morto sui gradini della statua. La notizia fece, rapidissima, il giro della città. Ai funerali partecipò una folla immensa. Qualcuno addirittura prese la parola per commemorarlo dicendo che quell`uomo era vissuto per trent`anni con riservatezza e discrezione nella città che l`ospitava. Era stato il suo unico, ma grande merito.

Tommaso é rimasto nell`immaginario collettivo di Mazara. A distanza di molti anni ancora qualche mamma, per sgridare il figlio che porta in bocca ciò che ha raccattato per terra, usa queste parole: E chi sì, l`Omu-cani? E per indicare che qualcuno si trascura nella persona si suole dire: Pari chi é addivintatu peggiu di l`Omu-cani!
A trent`anni dalla sua morte chi l`ha conosciuto continua a parlarne a chi a quel tempo non era ancor nato. E, appartenendo alla memoria di quella città, l`Uomo cane appartiene anche alla sua storia, proprio lui che era così schivo e avulso dalla società mazarese.

Per avvalorare la tesi che si trattasse di Ettore Majorana, si racconta di un episodio occorso circa 50 anni fa allorché un padre, preoccupato delle difficoltà incontrate dal proprio figlio in matematica, si recò da Tommaso e gli raccontò degli esami molto vicini del figlio; Tommaso allora, per aiutare lo studente, si prodigò in chiarimenti su argomenti di fisica e matematica. Alla fine Tommaso raccomandò all'uomo di non riferire a nessuno di quell'evento.

Di Tommaso Lipari, da ricerche compiute alcuni anni fa, si sa che era un muratore nato a Tunisi il 14 aprile 1900. Una testimonianza di particolare importanza fu quella di Edoardo Romeo che in un'intervista così si espresse: "Mi disse di chiamarsi Ettore Majorana e di essere un ex-professore di matematica e fisica". Fu proprio perché convinto di questa tesi che Edoardo Romeo, insieme col fratello, si rivolse all'allora procuratore di Marsala, Paolo Borsellino, chiedendo di accertare la verità. Il giudice accertò che, un mese dopo la scomparsa di Majorana, un certo Tommaso Lipari usciva dalla prigione di Favignana. Poiché l'uomo cane, per un banale episodio, era finito in prigione nel 1948, fu facile confrontare le firme apposte dai due nei registri carcerari, anche se in momenti diversi. Il giudice Borsellino considerò le firme molto simili e pertanto, convinto che Tommaso Lipari e l'"uomo cane" fossero la stessa persona, chiuse l'inchiesta. Ma non sono dello stesso parere altri studiosi che invece si dichiarano convinti che le firme dell'uomo cane e di Ettore Majorana appartenevano alla stessa persona.

Il mistero rimane ancora.

 

 

 
 
 

Post N° 30

Post n°30 pubblicato il 25 Febbraio 2007 da leo_55

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SICILIA STRANA

Post n°29 pubblicato il 25 Febbraio 2007 da leo_55

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SICILIA STRANA
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Avisti a forza di scriviri 'nno celu
iu sugnu sicilianu... e ti lassaru sulu
Nun basta lu curaggiu
'nna sta Sicilia strana
ca s'arruspigghia sulu
si senti na campana
e lacrimi e prighieri
rumpinu catini
tra milli ciuri
milli banneri
milli prucissionie tutti addiventanu cristianie tutti si dumannanu picchi'e tutti si 'nni lavanu li manuma tu...avisti a forza di scriviri 'nno celuiu sugnu sicilianu... e ti lassaru sulu.

 
 
 

Post N° 26

Post n°26 pubblicato il 22 Febbraio 2007 da leo_55

 
 
 

Post N° 25

Post n°25 pubblicato il 22 Febbraio 2007 da leo_55

 
 
 

Post N° 24

Post n°24 pubblicato il 22 Febbraio 2007 da leo_55

 
 
 

Post N° 23

Post n°23 pubblicato il 22 Febbraio 2007 da leo_55

 
 
 

Post N° 22

Post n°22 pubblicato il 22 Febbraio 2007 da leo_55

 
 
 

Post N° 21

Post n°21 pubblicato il 22 Febbraio 2007 da leo_55

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sicilia luntana

Post n°20 pubblicato il 21 Febbraio 2007 da leo_55

immagineDi ‘sta terra sugnu ‘nnammuratu
Sicilia da me’ vita e do mè cori
Vasata do suspiru di lu mari
E di lu ciatu di lu Criaturi
Ca quannu fici a tia fu assai cuntentu
Tantu ca pi la gioia si cummuviu
Ti taliava ancora po’ mumentu
E poi na gran vasata ti pusau

Sicilia mia Semu luntani ma
Terra d’amuri pinzamu sempri a tia
Pi tia iù cantu li iorna e notti ca
Cu tuttu u cori passamu luntà
Sì tantu bedda sì tantu bedda tu
Ca nui siciliani Sicilia mia

Di tia nun ni putemu mai staccari
Nun ni putemu annari
E si ppi tanti cosi am’a partiri
‘nto cori ni purtamu anticchia i tia

Sicilia, Sicilia mia – Sicilia sicilia mia
Semu luntani semu luntani ma
Fra genti strani pinzamu sempri a tia
Cuntamu i iorna li iorna e notti ca
Senza pinzari passamu luntà
Sta granu muntagna Si troppu bedda tu
Janca e ‘nfucata Sicilia mia
O suli o mari o celu e a tutti cosi
Di sta Sicilia nostra
Si terra biniritta ro’ Signuri
Chiusa ‘nte nostri cori

 
 
 

Post N° 19

Post n°19 pubblicato il 21 Febbraio 2007 da leo_55

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una donna di meza età

Post n°17 pubblicato il 18 Febbraio 2007 da leo_55

Una donna di mezza età è in ospedale per un banale intervento, ma mentre è sotto anestesia vive una strana esperienza.... vede Dio che le tende la mano .
"E' arrivata la mia ora?" chiede lei.
"No di certo - risponde Dio - ti rimangono 23 anni, 22 giorni e 5 ore di vita".
Dopo l'intervento la donna decide di rimanere in ospedale e si fa fare: lipo su addome e cosce, lifting, seno nuovo, collagene nel labbro superiore, protesi per rialzare i glutei e si fa anche segare due costole per avere la vita più sottile...
Esce finalmente dall'ospedale, inguainata in un meraviglioso abitino Tom Ford per Gucci (ormai vintage!) e tacchi 12...assolutamente splendida e pronta per una nuova vita ancora lunga.
Attraversa la strada e... viene tirata sotto da un tir! Si ritrova davanti a Dio:
"Scusa, ma non mi avevi detto che avevo ancora oltre 20 anni di vita?".
"Cazzo, non ti avevo riconosciuta!".

 
 
 
 
 

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