Da due anni aspettavo di parlarvi del migliore gruppo punk italiano. Dimenticatevi band modaiole e stronzate da fighetti, tipo Finley e cose del genere: va in scena il Circo Zen. Gli Zen Circus hanno nel DNA l’attitudine dell’epopea fiammeggiante del Granducato Hardcore che devastò i lidi toscani negli anni ‘80. Sono in tre e fanno un casino d’inferno, se per voi l’inferno è una landa agreste popolata da diavoli che suonano tutto il giorno MC5 e Violent Femmes. Quando fra vent’anni peseranno cento chili cadauno e riempiranno gli stadi potremo dire di averli visti, come nella Boston di un bel po’ di tempo fa i virgulti americani si godevano le rasoiate isteriche dei Pixies. Insomma, sono di parte, ma ieri gli Zen hanno confermato, nel bugigattolo elettrico del No Fun di Udine, di non avere rivali. Dal vivo sono una macchina che macina orecchie e nervi. Non chiedetemi la scaletta, perché riesco a malapena a sentire il cervello che prova ad articolare pensieri. Ma prendete Colombia: biker film tra Corman e Russ Meyer che parte con una batteria marziale e il basso che arpeggia, si apre a un rock ‘n roll da cripta anni ‘70 e degenera in un delirio psichedelico. Oppure l’inno da californiani pazzi Sailing Song, come dire gli Youth Brigade cresciuti a forti dose di sostanze psicotrope, con una coda che tira mazzate a destra e a manca. E It turns me on, che sembra un tranquillo inno per giovani balordi ma alla fine esplode in una appendice noise che frusta l’aria e abbatte teste. Non sbagliano un colpo gli Zen: quando al bassista UFO (praticamente Tarzan in un film girato da Pasolini) si rompe una corda, Appino intona la sognante Summer of Love, quando parte Wild Wild Life anche David Byrne probabilmente li invidia. I Banbini sono pazzi è puro freak show per bimbi cattivi. E poi una cover dei Minutemen credo che in Italia non la faccia nessuno. Appino canta, maltratta la chitarra, raspa il terreno come un pollo schizzato, si rotola da invasato. Il batterista Karim si destreggia con uno sgabello che non tiene, ma martella come un fabbro. In tre tirano su un muro del suono da paura, tra rock da strada e punk da carrozzone. Le anticipazioni dal prossimo disco aprono prospettive da cantautorato anni ‘70, ma non manca una canzone che batte i Buzzcocks per velocità e attitudine. Quella del No Fun è stata l’ultima data del tour. A dicembre saranno in studio con Giorgio Canali e Brian Ritchie per dare degno seguito a Vita e Opinioni di Nello Scarpellini e calare il poker che spazzerà la penisola liberandoci dai nostri peccati. Sotto lo sguardo benevolo di D. Boon, Joey Ramone e Fred “Sonic” Smith che vegliano di lassù sui tre delinquenti pisani. Amen
Inviato da: lottergs
il 25/03/2009 alle 00:50
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il 23/01/2008 alle 11:30
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il 23/12/2007 alle 01:27
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il 31/01/2007 alle 14:50
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il 05/01/2007 alle 10:57