"Solo due cose contano: l'amore, in tutte le sue forme, con ragazze carine, e la musica di New Orleans o di Duke Ellington. Il resto sarebbe meglio che sparisse, perché il resto è brutto.." (Boris Vian, L'écume des jours)
« senza titolo | Eu-ropa » |
Sulla Selva cala il sole. Sorge la Penna, che la battezza "oscura".
La Tigre parla di fronte ai gelsomini.
LA TIGRE: Se mi vedrai nel tuo giardino, al volgere di questa Luna,
che annuso le tue foglie di thè.. ti dirò che ho cercato la pace a Maggio ma a Maggio la pace non c'è.
Allora dammi ancora un giorno! che sia poi il giorno del tuo ricordo..
Dammi ancora il tempo, per pensare un poco! di rinfrescare la mente sulle tue ginocchia..!
O forse mi porterai,
quell'Oro delle Tigri.. trovato dall'Argentino...
O quella famosa incisione inglese...
Qualcosa che allo specchio della notte,
mi ritorni il mio sembiante!
O mi riporti al tuo cancello,
su cui piantavo questi fiori...
Si alza il vento. Brilla la criniera del Leone, come sabbia argentea.
IL LEONE: O, bella figlia dei poeti,
Tigre d'oro! Ascolta questo vento,
che soffiando ci richiama...
come sfuggire al mio destino..?
Parlami da sorella! chi mi consola dalle ferite
del mio dovere..! Chi può salvare le mie prede..?
Chi mi trattiene dal ringhiare all'uomo perso nella selva,
dal piombare sull'animale in fuga..! Non ho più forze
nè coraggio, per portare il fiero ringhio
scolpito sugli scudi e sulle soglie,
di mille re...
Così tanto mi pesano, amica, le chiavi di un tale regno!
Mi ripugna anche l'odore, dei miei sanguinosi gesti...
Salvami, Tigre! Dimmi che almeno queste parole,
non le cancelli il vento..!
Risuonano le parole del Leone. Ma la Tigre parla una sola volta nella notte.
IL GRILLO: Sciocco animale...non sa che la Tigre parla una volta sola
nell'istante in cui la notte è più sonora...
Sciocchi animali di antichi tempi...
bestie liriche delle canzoni morte.
Restate immobili al vento, che vi scava il pelo,
ma non vedete..! Ogni soffio della notte porta un comando
e spira sui sentieri bui
che tutti conducono al Grande Castello,
del Gufo. E noi tutti saremo là,
e ci sarà svelato il nostro destino!
Nulla nasce, nè perisce in questa selva
se non le mille forme impresse dal Destino.
Anche oggi e per l'eternità,
noi tutti accorreremo, a sentire le sue parole.
Ecco, proprio ora devo andare.
Il vento mulina forte tra i rami degli altissimi alberi. La Nottola viene a posarsi sopra di loro.
LA NOTTOLA: Arrivo come la Storia..
Quando i piatti sono già puliti,
e il conto bello e pagato.
E di nessuna volontà rimane traccia
se non nei libri bianchi del Destino.
E invece trovo qualcuno,
ancora attento ai propri guai...sciocco Leone
Simile agli uomini, con tutto il baccano
che riversano sulle strade... sperano di ubriacarsi della loro povera vita.. di tenere lontano, l'arrivo della Storia.
Voi vorreste che nulla vi racconti mai..! E rovesciarvi addosso parole vuote e false sembianze,
pur di non essere mai passati! Ma passerete.
Ed ora all'oracolo del Grande Castello,
sapremo cosa è in serbo per noi...
Ecco, proprio ora devo andare.
La Nottola scompare in tre battiti d'ali.
La criniera del Leone se la tira forte il vento. Viene la Mezzanotte.
IL LEONE: Mia Tigre..!!
Che cosa fare dunque..?
Il mio destino, vedi, mi trascina!
Non potrò oppormi per molto!
Io ti supplico..Tigre d'oro!! ..dissolvi questa maledizione!
Ridammi alla sabbia da cui nasco ed alla pietra
su cui forgiai gli artigli... Non condannarmi a correre
anche stanotte..
anche in eterno!
Rivelami il nascondiglio, sul quale giace la vera pace..!
Sorella mia!! Il vento mi trascina via!! alza già le mie forti zampe da terra!
Mi impone il suo comando..!
Ecco, proprio ora devo andare! ..devo andare proprio io!
Fa che resti ancora con te, Tigre!! Chiama forte il mio nome!
Io l'ho dimenticato! Io non appartengo più a me stesso..!
Io appartengo al vento e alla ferocia della notte..alle ombre delle fiabe..
E già svanisco..e sono nulla più di ciò che si racconta,
Sono voce e pensiero e sogno turchino..
Sono nella Parola e più niente oltre..
e non esisterà più per me il profumo di questi fiori.
Il Leone scalpita e muggisce. Ma la Tigre parla una sola volta nella notte.
Tanti piccoli animali sono radunati al Grande Castello del Gufo.
Il Re pennuto ammira i suoi saloni ornati dalla varietà degli ospiti.
IL GUFO: Benvenuti miei perfetti amici!
Benvenuti alla mia grande casa!
Qui si raccolga la saggezza di tutti i tempi...
Qui si illumini la nostra strada, e la sorte ci ammaestri ai nostri compiti.
Usciamo al fresco dei cortili..il buio non ci spaventerà stanotte;
la Luna ci porterà il nostro oracolo, così mi ha detto, che ci incontrerà all'aperto.
Non abbiate più paura, amici, della vasta radura scoperta!
Per questa notte noi saremo riuniti, al sicuro,
noi che onoriamo il Destino, e non ci spaventa lo scoprire
da lui, i nostri compiti.
Uscite amici miei!! E' quasi l'ora, sento!
Le carte saranno scoperte e il gioco sarà svelato.
Poichè vedo assai lontano, scorgo già il vento tra le remote fronde,
che si dirige al mio castello.
Il nostro oracolo verrà con il Vento! ..e coglieremo la parola giusta per tutti noi.
Usciamo, amici! Usciamo!
Gli animali corrono in fretta nei cortili del castello.
La Tigre è ritta di fronte ai gelsomini. Guarda il Leone. Si erge sulle zampe anteriori, ormai tutto avviluppato dal vento. Ruggisce e tuona di rabbia e in tre falcate la notte lo ingoia.
Il Leone deve recarsi al castello del Gufo. E fare strage della sua corte.
Nel luogo da cui il vento lo ha strappato, le sue lacrime macchiano una giovane Margherita.
LA MARGHERITA: Ha pianto davvero tanto quel superbo animale..?
Non so se credere a ciò che ho visto...
Eppure sono ancora bagnata...
Lottava col vento, il Leone..?
Invocava tra i singhiozzi che gli restituissero qualcosa..
il suo nome...
..ma cos'è un nome?
e chi può possederlo..?
Forse la Tigre lo sapeva...
Forse lei me lo dirà...
Cos'è il nome del Leone?
Gocciolano dai petali della Margherita, lacrime e argento fuso. Ma la Tigre parla una sola volta nella notte.
Nicola Fleming
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"Noi crediamo forse di vedere come il chiaro di luna fosse già in do minore, prima che Beethoven lo scrivesse, come tutte le sinfonie europee fossero già state scritte dal vento sulle pagine degli alberi e i pentagrammi delle foglie, prima che i nostri padri le scoprissero nell’aria. Crediamo nella scoperta della bellezza.."
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