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La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

 

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Aspirina Bayer

Post n°58 pubblicato il 08 Febbraio 2011 da lafarmaciadepoca
 

Digitando “Bayer” sul buon caro vecchio Google si trovano delle valanghe di notizie, che ti inghiottono e ti sommergono per annegarti nel mare dell’industria farmaceutica teutonica.
Ecco perché ho deciso di dividere il post sull’Aspirina in tre: il principale, quello che state leggendo adesso, con la storia del laboratorio farmaceutico, il secondo che cercherà di sgrovigliarsi tra le varie leggende metropolitane e le tristi realtà che circondano la Bayer (soprattutto nel periodo del Nazionalsocialismo) e il terzo, più pratico, che cercherà di chiarire perché l’Aspirina in Italia costa così cara.

Prima di iniziare il post, colgo l’occasione per ringraziare i miei fedeli lettori, (ma anche quelli occasionali!) che nel giro di pochissimo hanno portato il mio piccolo blog a più di 3200 visualizzazioni. Grazie di cuore, per me è veramente una sorpresa vedere crescere quella che mi sembrava una pazzia (a chi avrebbe potuto interessare le vecchie scatole di latta dei farmaci?), e rendermi conto che forse tanto pazzia non era.

Ed ora incominciamo!

 

La Bayer, il mega colosso farmaceutico che tutti ben conosciamo, è stata fondata a Barmen, nel 1863 da Friedrich Bayer, e Johann Friedrich Weskott (all’epoca il nome Friedrich doveva andare di moda).
I due si conobbero grazie al fatto che il giovane Weskott aveva deciso di continuare il mestiere del padre, cioè il tintore. Questo gli permise di  entrare così in contatto con il giovane Bayer, che si occupava della ricerca di nuovi coloranti chimici, nella sua piccola industria. A Friedrich Bayer, si deve la paternità di due coloranti: l’anilina e la fucsina, che decretarono il successo del suo piccolo laboratorio.
Francamente non so dire chi dei due abbia fiutato prima l’affare: se Weskott nell’intravedere nei coloranti sintetici un lucroso investimento,  oppure Bayer che, finalmente, aveva trovato un finanziatore per la sua piccola industria; fatto sta che il 1 agosto del 1863 viene fondata la “Friedr. Bayer et comp” .

Agli inizi la fabbrica si occupava solo di coloranti chimici, solo nel 1881, cioè un anno dopo la morte di Bayer, gli eredi decisero di espandere ancora il laboratorio farmaceutico e di ampliare la gamma di composti chimici prodotti, con la produzione di medicinali.

La Bayer ha legato indissolubilmente il suo nome aziendale all’Aspirina, il farmaco forse più conosciuto e venduto al mondo.  L’Aspirina fu lanciata sul mercato nel 1899, in bottiglie di vetro che contenevano il principio attivo in soluzione.
Sempre in questo periodo, la Bayer inizia a cercare una nuova sede per l’industria: quella storica è troppo piccola, ed oramai il numero di lavoratori che vi ruotano attorno è decisamente elevato.
Solo per avere una vaga idea dello sviluppo della famosa industria farmaceutica: nel 1863, anno di fondazione, contava solo tre lavoratori, circa vent’anni dopo, ne contava trecento!
La scelta del sito di costruzione dei nuovi impianti ricade su Leverkusen, una cittadina a nord di Colonia, dove la Bayer aveva già acquistato il laboratorio Dr. Carl Leverkus & Sons, e aveva deciso di ampliare gli stabilimenti già esistenti, come pianificato da Carl Duisberg, presidente del consiglio di amministrazione.

Purtroppo, con l’avvento della Prima Guerra Mondiale, la Bayer subì un collasso: non solo  si trovò tagliata fuori dai mercati esteri, i suoi primi clienti in fatto di medicinali, ma perse anche i suoi marchi registrati : dal 1917, il marchio Aspirina non è più un brevetto della Bayer in Francia, Inghilterra, Russia, e Usa (in Italia è ancora oggi un marchio registrato!).  Il consiglio di amministrazione deliberò di arginare le mancate vendite spostando la produzione verso le armi chimiche e gli esplosivi, per portare aiuto all’esercito tedesco e allo stesso tempo riempire il conto in banca.
Nonostante ciò, le perdite economiche create dall’espropriazione dei suoi brevetti costrinsero la Bayer a fondersi, a metà degli anni venti, nel colosso IG Farbenindustrie.

IG Farbenindustrie era una società nata dall’iniziativa del partito Nazionalsocialista, nel tentativo di cercare di riportare la vecchia industria tedesca ai suoi tempi d’oro.
Nel 1941 la IG Farbenindustrie, decise di convogliare i suoi sforzi nella produzione di gomme sintetiche, così nella cittadina di Auschwitz, in località Monowitz, fece costruire una gigantesca fabbrica, una delle più grandi dell’epoca, per produrre la gomma a partire dal Butadien - Natrium. “Buna”, come ci ricorda Primo Levi.
Nella mente dei capi dell’epoca, il piano è semplice: sfruttare la manodopera dei prigionieri comuni (agli inizi della Seconda Guerra Mondiale, il campo di Auschwitz – Monowits era riservato solo ai criminali tedeschi), per produrre gomma sintetica, venuta a mancare con la rottura dei commerci con l’Inghilterra.
Il piano fallisce miseramente: dalla fabbrica non uscirà un grammo di Buna, soprattutto per il fatto che nessuno, tra i prigionieri internati, ha le capacità necessarie per riuscire, anche solo teoricamente, a ideare un composto che possa essere considerato gomma.
Era ormai il 1944, quando il regime si accorse che essere ariani non era fondamentale per produrre magicamente la gomma, ma essere dei chimici sì: così, il Nazionalsocialismo,  affidò addirittura a chimici di origine ebraica, tra cui il nostro Primo Levi, la produzione di un genere che avrebbe potuto dare una nuova spinta bellica e permettere al conflitto di protrarsi più a lungo.

Nel 1945, come ben sappiamo, terminò la Seconda Guerra Mondiale. La IG Farbenindustrie (che diverrà la IG Farben!) venne scomposta in una miriade di piccole compagnie, e la Bayer ottenne nuovamente l’indipendenza.
Gli anni del dopoguerra furono molto duri per la Bayer: è difficile riuscire a riacquisire un mercato che ormai era già stato spartito tra altre case farmaceutiche, ma intorno agli anni 50/60, grazie alla nascita delle biotecnologie, l’industria teutonica riuscì a recuperare buona parte del mercato e a trasformarsi nel colosso che è oggi.

 

Ho cercato di riassumere i punti salienti della storia della casa farmaceutica, volendo ci sono talmente tante notizie che ci uscirebbe un’enciclopedia tutta sulla Bayer! Spero di non avervi annoiato troppo, reggete ancora qualche riga!

 

Vediamo più in dettaglio che cos’è l’Aspirina. L’Aspirina è il nome commerciale dell’acido acetil salicilico sintetico, che in natura è reperibile nella corteccia del Salix alba (salice bianco). Uno dei maggiori inconvenienti dell’acido acetil salicilico puro (naturale) è rappresentato  dalla sua spiccata aggressività verso la mucosa dello stomaco, inconveniente che si verifica in misura minore utilizzando la molecola sintetica.
 Negli anni 70 e 80, le vendite di Aspirina erano calate in seguito alla scoperta del paracetamolo e dell’ibuprofene, ma ultimamente, grazie alle sue proprietà benefiche sull’apparato cardio – circolatorio (rende più fluido il sangue), il prodotto sta ottenendo nuovi successi.

Vediamo ora l’oggetto in mio possesso:

Aspirina Bayer

Aspirina Bayer

E’ un tubetto di vetro con etichetta di carta con la sua scatola originale, e contiene ancora una pastiglia di Aspirina: non immaginereste mai dove ho trovato quest’oggettino così prezioso. Dalla scritta laterale si può dedurre che il tubettino  di 1,5 cm di diametro e 8,2 cm di altezza risale agli anni del Fascismo.
Nonostante  abbia più di ottant’anni, la pastiglia è ancora bianchissima e ben conservata; ogni tubo ne conteneva venti, ciascuna del peso di 0,50 g.
Le dosi prevedevano l’assunzione di una o due compresse sciolte in acqua più volte al giorno.
L’Aspirina era distribuita dalla Compagnia Farmaceutica di Milano (COFA) e una confezione costava intorno alle 5, 70 lire (prezzo ribassato!)

Grazie per aver letto questo post titanico (giuro solennemente che non scriverò mai più così tanto!), ma per rendere onore ad un farmaco come l’Aspirina questo è il minimo!

 
 
 
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