Creato da lafarmaciadepoca il 13/10/2010

La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

Messaggi di Novembre 2013

Timental

Post n°335 pubblicato il 29 Novembre 2013 da lafarmaciadepoca
 

Direttamente dai primissimi anni del Novecento, quando non era obbligatorio indicare la composizione di un farmaco, eccovi le Pastiglie Timental, prodotte dalla Giuseppe Guidotti & C di Pisa. Quelli dello Iodarsenico, tanto per intenderci.

Infatti, cosa serve conoscere gli “ingredienti” quando si può contare sull’esperienza del Professor Paderi, della Regia Università di Pisa? Se l’Illustrissimo assicura che sono efficacissime in caso di mal di gola, raucedine, tosse ed infiammazioni di vario tipo, conviene credergli, soprattutto perché la posologia nell’adulto era di 8 – 10 pastiglie al giorno, che in caso di mal di gola particolarmente forti, potevano essere aumentate fino all’infinito.

A differenza di noi moderni, che non assumeremmo mai un farmaco senza sentirci rassicurati di quel lenzuolo cartaceo che è il bugiardino, ai nostri bisnonni bastava la parola: se il Professor Tal Dei Tali ha detto che è sicuro, allora io lo prendo, anche nel caso in cui contenesse estratto di noce vomica, stricnina ed arsenico.

Nel caso del Timental, comunque, con un po’ di intuizione, si potevano capire le due principali componenti: estratto di timo e menta. Il primo è impiegato nei dentifrici moderni come leggero antisettico ed in alcune preparazioni di erboristeria come espettorante, mentre la seconda contiene mentolo, molecola dalle proprietà rinfrescanti e tonificanti. Tutto sommato non erano poi così pericolose, tanto che negli anni Venti fu creato anche un dentifricio battezzato appunto Timental, che coincise all’incirca con la scomparsa delle pastiglie.

Ecco la foto della scatola:

Timental

Misura 7 cm x 5,3 cm x 2,2 cm e risale ai primissimi anni del Novecento.
Il retro della scatola raccomandava di non masticare le pastiglie ma di lasciarle sciogliere in bocca lentamente.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

Nujol

Post n°334 pubblicato il 22 Novembre 2013 da lafarmaciadepoca
 

Per una volta posso dire di aver utilizzato uno dei farmaci di cui parlo, ma non per l’ uso con cui è stato concepito: infatti Nujol, oggi si usa nella spettroscopia infrarossa, mentre nel primo decennio del Novecento era impiegato come lassativo.

Sì, il Nujol è stato uno dei molti fenomeni “born in the USA”, che si sono poi diffusi su scala mondiale, soprattutto nei Paesi anglofoni.
Il Nujol non è nient’altro che olio di paraffina pesante, presentato come il lassativo “meccanico” per eccellenza, che non dà assuefazione e che riesce a regolare l’intestino in soli tre giorni, attraverso una tra le posologie più contorte della storia farmaceutica.

La cura iniziava con un cucchiaio del prodotto prima di andare a dormire, poi un altro cucchiaio la mattina successiva prima di far colazione, e continuare in questo modo finché l’intestino non avrà ripreso a funzionare. Qualora questo non avvenisse , ecco comparire anche un cucchiaio a mezzogiorno, ma se poi l’effetto fosse troppo dirompente allora le dosi erano poi dimezzate fino alla nuova regolarizzazione intestinale e se questa fosse stata stabile, ecco che si poteva ridurre gradatamente il Nujol fino a sospenderlo. Giuro che ho visto problemi di trigonometria meno contorti.

Il Nujol non è pericoloso, tanto che in alcuni Paesi, come il Brasile viene ancora venduto come farmaco, ma in Italia non viene più impiegato per questo scopo perché in fondo, i derivati della paraffina non sono poi così appetitosi e sicuri.

Ecco la foto del flacone:

Nujol

Misura 6,8 cm x 3,5 cm x 7,7 cm e risale agli anni Dieci. Il Nujol era prodotto dalla Standard Oil Company, con sede a Bayonne in New Jersey, ed era distribuito in Italia dalla H. Roberts ( quella del Borotalco)  di Firenze.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

I Farmaci nella letteratura: i ricostituenti all'arsenico e Madame Bovary

Post n°333 pubblicato il 21 Novembre 2013 da lafarmaciadepoca
 

Nuovo appuntamento con "i Farmaci nella letteratura": l' argomento del giorno è il veleno con la "V" maiuscola, il terrificante arsenico, ed il suo curioso uso come ricostituente, incorniciato da uno dei classici più letti ed apprezzati della letteratura francese cioè Madame Bovary di Gustave Flaubert.

Per leggere l'articolo basta cliccare qui, oppure fare copia ed incolla del link sottostante:

http://www.deliriprogressivi.com/2/post/2013/11/i-farmaci-nella-letteratura-i-ricostituenti-allarsenico-in-madame-bovary-gustave-flaubert.html

Madame Bovary

Grazie per l'attenzione!

 
 
 

Antipirosol

Post n°332 pubblicato il 15 Novembre 2013 da lafarmaciadepoca
 

Per continuare la serie dei farmaci sconosciuti alla moltitudine vi voglio presentare un antiacido della prima metà del Novecento: l’Antipirosol.

Prima di addentrarci nella composizione del farmaco vorrei sottolineare quanto all’epoca fosse differente il panorama farmaceutico italiano. Se oggi gli antiacidi sono uno dei farmaci più richiesti, all’epoca erano poco diffusi, ad uso quasi esclusivo della classi più abbienti, che nell’Italia antecedente agli anni Cinquanta erano gli unici ad avere qualcosa da mangiare.

L’Antipirosol conteneva:

- Gelosio: vecchio nome con cui si indicava l’agar-agar, una sostanza mucillaginosa estratta dalle alghe, che ha il potere di creare una pellicola protettiva della mucosa gastrica.
-Gelatina: gelatina animale, anch’essa crea una pellicola che protegge lo stomaco, soprattutto dall’azione di  “stess” dovuto all’assunzione di bevande alcooliche.
-Silicato di alluminio idrato: utilizzato da sempre per trattare le patologie legate all’apparato digerente, sopravvive ancora oggi in preparati contro la diarrea, come lo Stopper Innovares. Non è pericoloso, infatti non è nient’altro che argilla bianca.
- Citrato sodico: se anche voi avete dei nonni a cui piace mangiare il piombo fritto pastellato solo per il gusto di lamentarsi dell’acidità di stomaco, sicuramente avrete familiarità con il Citrato. E’ sicuro e viene impiegato un po’ dappertutto dall’industria alimentare come conservante, fino alle soluzioni di idratazione orale WHO impiegate dall’Unicef.
-Belladonna: pochi sanno che l’Atropa belladonna ha anche effetti spasmolitici, il che la rende l’ideale in caso di dolori all’apparato digerente. Peccato che sia velenosa.
-Zucchero e sciroppo di menta: perché l’Antipirosol doveva  pur sapere di qualcosa.

Ecco la foto della scatola:

Antipirosol

Misura 9 cm x 7 cm x 3,5 cm. Vi ricorda qualcosa? Sì, la scatola è lo stesso modello di quella dell’Antiseptol, litografata dalla Metalgraf di Milano.
L’Antipirosol era prodotto dai Laboratori Farmaceutici del Dottor Milanese, siti a Torino in via Villafranca 68.
Le dosi erano di un cucchiaio raso dopo ogni pasto, mentre nelle forme acute un cucchiaino colmo al momento della crisi dolorosa.

Grazie per aver letto il post!


 
 
 

Decopirina

Post n°331 pubblicato il 08 Novembre 2013 da lafarmaciadepoca
 

Anche oggi un prodotto di una farmacia regionale, che non forse tutti conoscerete: sto parlando della Decopirina della Farmacia Corvi di Piacenza.

Questo antipiretico anni Settanta era disponibile in compresse oppure in supposte, ma entrambi contenevano piramidone e 2 – β cloroetil – 2,3 diidro – 4 osso – benzo – 1,3 ossazina, conosciuta anche come clorossazina, parente lontano della morfolina (che non c'entra nulla con la morfina!).

Il piramidone credo che ormai lo conoscerete tutti: è una polvere cristallina dal sapore amaro, largamente utilizzato come antifebbrile prima del paracetamolo, che poteva avere effetti collaterali anche gravi tra cui vomito, orticaria, e anche collasso.
La clorossazina è una molecola utilizzata in campo farmacologico con proprietà simili a quelle del piramidone, anche se meno “decise”, oppure  come solvente o emulsionante.

Ecco la foto delle due scatole:

Decopirina

Decopirina

La scatola di compresse misura 7 cm x 3 cm x 3,2 cm mentre la scatola di supposte 9,5 cm x 4,7 cm x 1,6 cm.
Ovviamente la posologia variava con il prodotto, un adulto poteva assumere dalle 3 alle 6 compresse al giorno , mentre un bambino da una a 3.
La scatola delle supposte invece è la versione pediatrica del prodotto, che non differiva nel design da quella per adulti se non per la scritta “per bambini”. In questo caso spettava al pediatra determinare la dose in base all’età e alla gravità del caso, ma normalmente ci si attestava a 1 – 2 supposte al giorno.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

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