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E' un film del 1974 diretto da Mario Monicelli. Il film è una delle migliori opere del regista; ironica e malinconica commedia, tende a trasformarsi in melodramma trattando temi quali il conflitto tra nord e sud, l'emancipazione femminile e le differenze sociali tra lavoratori e imprenditori.
Grazie al perfetto impianto scenografico di Lorenzo Baraldi, il film descrive efficacemente gli ambienti e il costume degli anni '70.
Giulio Basletti è un metalmeccanico milanese, fervente attivista sindacale e tifoso del Milan. Un giorno egli incontra Vincenzina, una ragazza diciassettenne cui era stato padrino battesimale in quanto figlia di un suo collega emigrante da Montecagnano, in provincia di Avellino e quindi venuta a vivere a Milano. Presto innamoratosi di lei decide di sposarla e da ciò nasce Francesco "Ciccio", per il quale Vincenzina resta in casa ad accudirlo.
A seguito di una manifestazione di piazza, un giovane poliziotto, Giovanni, resta ferito negli scontri ma per una serie fortuita di eventi diventa amico di Giulio e comincia a frequentarne la casa. Tra Giovanni e Vincenzina nasce inevitabilmente del feeling mentre Giulio è in Campania per un funerale di un parente di lei. Giulio intuisce tutto e dapprima cerca di controllarsi poi perde le staffe dopo aver ricevuto una lettera anonima in realtà scritta dallo stesso Giovanni, così caccia di casa moglie e bambino e tenta il suicidio. Cambiando idea Giulio decide di vendicare il proprio onore tentando di uccidere Giovanni mentre Vincenzina si è appena rifugiata in un pied à terre del poliziotto. Madre e figlio sono nascosti nel bagno e lì odono un battibecco tra i due dove ciascuno rivendica Vincenzina come "roba sua", così indignata decide di abbandonarli entrambi fuggendo dalla finestra per poter scegliere da sola il proprio avvenire.
Qualche anno dopo Giulio è in pensione, Vincenzina è capo reparto e membro del consiglio di fabbrica di un'industria d'abbigliamento, mentre Giovanni è stato trasferito in un'altra questura e ha sposato una ragazza del posto. Il finale lascia intendere una riconciliazione tra gli ex coniugi, attraverso un invito a pranzo. (da Wikipedia)
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DA LEGGERE
Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)
" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......
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il 25/07/2023 alle 20:20
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