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Riflessioni....

Post n°336 pubblicato il 05 Agosto 2011 da bibliofilis
 

E-mail inviata un paio d'anni fa al mio ex professore di storia e filosofia del liceo che é stato il più importante punto di riferimento della mia crescita morale e intellettuale nell'adolescenza. Non annoiatevi troppo.

I giovani e il lavoro

Ci hanno detto che studiando sodo avremo avuto soddisfazioni, che avevamo le capacità e le doti, che meritavamo di andare all’università, che saremo entrati in grande aziende e avremmo guadagnato bene, comprato una casa, aiutato i nostri genitori rendendoli fieri di noi e un valido supporto per la vecchiaia.

La realtà é che siamo precari, ci chiamano “bamboccioni”, pretenderebbero firmassimo contratti di affitto pari al nostro stipendio senza la certezza di ritrovare il lavoro il giorno dopo. La verità è che abbiamo studiato tanti anni, ottenuto lauree prestigiose ma guadagniamo quanto e a volte anche meno di un diplomato. Ci fanno svolgere mansioni spesso dequalificanti, ci riversano addosso gli effetti della crisi, si arriva a chiederci di lavorare gratis! E se vogliamo iniziare una vita nostra dobbiamo ricorrere ai risparmi di una vita dei nostri genitori.

·         Le donne e il lavoro

Come se quanto detto prima non bastasse, nel contesto la categoria maggiormente penalizzata è quella delle donne. Ci si interroga sui perché e si può elencare un mare di stereotipi:

-          Le donne vanno in maternità creando un danno alle aziende

-          Le donne, soprattutto quelle che hanno famiglia, sono meno disponibili agli straordinari

-          Le donne dimostrano meno autorità e i dipendenti fanno fatica a riconoscere loro eventuali ruoli di responsabilità

Cosa c’è dietro queste considerazioni? Enorme ignoranza nell’accezione più insultante del termine oltre che un mare di falsità facilmente dimostrabili.

Ci era stato detto che potevamo fare qualunque professione e prefiggerci qualunque obiettivo. Ci era stato insegnato che esistono diritti e doveri e che ai primi posti ci sono lavoro, famiglia, minori.

Ci era stato insegnato che le nostre madri lavoratrici avevano conquistato il loro ruolo a duro prezzo e contro i loro stessi mariti ma che i tempi erano cambiati e anche le coscienze.

Ci era stato insegnato che non si fa carriera usando il proprio corpo ma il proprio cervello.

Perché ci hanno illuse?

Il quadro è devastante e “Ancora dalla parte delle bambine” di Loredana Lipperini ce lo racconta molto bene e confesso che mi ha aperto più di un occhio in materia.

 

I giovani e la scuola

Ne sono fuori da svariati anni ma ritengo di avere avuto un’istruzione degna di questo nome: cultura, spirito critico, consapevolezza, amore per la riflessione e le idee, capacità di leggere e scrivere capendo cosa leggo o scrivo. Mi soffermo soprattutto sulla lettura: oggi ritengo che non ci sia hobby più salutare (l’ideale sarebbe di associarlo ad una bella passeggiata in bicicletta e alla prima panchina tirare fuori il libro).  Possibile che chi ci vede leggere ci definisca snob e presuntuosi? Possibile che esistano professionisti che invece di vergognarsi si vantino di non leggere mai nulla?

E dopo i bamboccioni adesso se la prendono con gli studenti (si legga Curzio Maltese nell’ultimo numero del Venerdì), accusandoli di assistere passivi allo smantellamento della scuola italiana senza rendersi conto che in tal modo troveranno tutte le porte delle migliori università e aziende mondiali, chiuse. Ci avete detto che dovevamo studiare e lavorare sodo, ci avete detto che dovevamo laurearci in poco tempo e con ottimi voti. Ci avete detto che esisteva la meritocrazia, e ora la colpa diventa la nostra?

Nell’ultimo interessantissimo saggio di Asor Rosa sulla crisi degli intellettuali, l’autore evidenzia che non sia un caso se le uniche categorie che resistono al governo siano la scuola e la magistratura: entrambe fondano il proprio lavoro su libero pensiero e cultura per cui è difficile intaccarle, e soprattutto per quanto riguarda la scuola,  perfino durante il fascismo non si riuscì a smantellarne i principi. Mi piacerebbe essere ottimista come il professore ma come può non vedere che lo smantellamento è già in atto? E’ di pochi giorni fa la notizia dei nuovi tagli ai docenti contro l’aumento degli insegnanti di IRC….

Sempre per citare Asor Rosa, ha scritto un capitolo molto interessante intitolato “L’evo berlusconiano”: al di là dell’aggettivo qualificativo, il fatto che vengano definiti questi anni “evo” mi sembra molto calzante con i miei ricordi sul medio evo, i secoli bui, il sonno della ragione, i poteri occulti, il clientelismo... “i corsi e i ricorsi storici” di Vico! Questo ce l’avevate detto, ma pensavamo di essere, se non già in un nuovo illuminismo, perlomeno in un nuovo rinascimento.

Mi ricordo di quando abbiamo manifestato contro l’autonomia scolastica che (si diceva, o meglio si profetizzava) avrebbe portato alla definizione di scuole di serie A nei centri città e serie B nelle periferie. Mi ricordo che abbiamo manifestato contro i finanziamenti alle scuole private e i tagli alla pubblica. Mi ricordo che abbiamo manifestato contro la frantumazione del percorso universitario che (si diceva, o meglio si profetizzava) avrebbe portato a laureati di serie A e serie B! Oggi vedo che si è avverato tutto questo e ne sono enormemente amareggiata e mi sento impotente.

I giovani e la politica

Asor Rosa ci dice che la via d’uscita è rappresentata da un’arma potentissima in nostro possesso che è l’arma del voto.  Ci credo, ma se prima non migliorano mentalità e cultura degli Italiani, sembra che la classe politica che  ci rappresenta sia esattamente a nostra immagine e somiglianza. Da quando ho il diritto di voto credo di aver votato per almeno 4 partiti diversi e ognuno mi ha delusa. L’ultimo leader realistico che ha avuto l’opposizione e che è stato l’unico a proporre misure concrete contro il dilagare della disoccupazione giovanile e il precariato, si è dileguato alla prima sconfitta…  Quelli che urlano sembrano più fumo che arrosto e nelle loro urla si leggono a volte messaggi poco seri. Quelli che lavorano sul serio invece… ce ne sono? L’attuale classe politica al potere, vi è salita da circa 15 anni e allora non posso fare a meno di pensare che molta responsabilità ce l’abbiano i nostri padri ma allora mi chiedo: quanto ancora dovrete vederci soffrire prima di cambiare bandiera e riconoscere l’errore e a cambiare le cose al nostro fianco? Arriverà il momento in cui in ogni famiglia ci sarà almeno uno tra precari, cassintegrati, collaboratori occasionali, a progetto, con finta partita iva, a scadenza? Sospetto di no perché anche il contratto a tempo indeterminato sta diventando ereditario…

 

I giovani e la speranza

La speranza si chiama cultura e informazione. Confesso che dopo le ultime elezioni politiche ero talmente disgustata da decidere di smettere di acquistare il quotidiano per un anno! Poi una voce lontana ha invitato tutti a informarsi, a tornare vigili, ad aprire gli occhi e questa voce ha fatto breccia nel mio cervellino. Questa voce si chiama Roberto Saviano e se è vero che ogni epoca ha i suoi miti e i  suoi eroi io intanto lui me lo tengo ben stretto. La speranza è rappresentata, almeno per me, dalle immutabili e meravigliose Dolomiti fortunatamente dichiarate Patrimonio dell’Umanità e che spero l’Unesco tutelerà da speculazioni selvagge di enti locali in procinto di diventarne “proprietari” (come non pensare a Totò che vendeva la fontana di Trevi?). La speranza è anche nell’Europa perché nonostante molti la diano per spacciata, ci credo ancora e anzi ritengo che sarà il motore della ripresa della razionalità, della cultura e della legalità. La speranza è nella Storia con la S maiuscola, nello studiarla correttamente per non cedere agli slogan e al revisionismo che crea e diffonde mostri e diffama chi in questo paese ha lottato affinché tornasse la pace, la libertà, per il diritto al voto, al lavoro…

La speranza è nella Costituzione perché mi piace (a parte il concordato) e come dice Zagrebelsky, la Costituzione è un documento che le popolazioni si danno in tempi di pace per potervi ricorrere in tempi di crisi e difficoltà.

Considerazioni personali

La mia posizione lavorativa è molto migliore di quella di altri miei coetanei. Le discriminazioni sono più o meno le stesse così come le delusioni e le frustrazioni. Una speranza oggi mi viene dalla passione della lettura. La speranza per me è anche in uno spettacolo teatrale o un balletto o un concerto classico ma al punto di oggi bisogna nascondere queste passioni perché i colleghi ti considerano snob e ti snobbano; i datori di lavoro sospettano tu abbia troppi interessi extra lavorativi per produrre quanto dovresti perché la cultura non conta, non paga, non dà loro facile guadagno.

Mi ha fatto sorridere rivedere la mia riflessione del 2000 sui “papa boys” che mi spaventavano. Se penso che oggi sono quelli che partecipano al “movimento per la vita”, che lottano contro la RU486, che avallano leggi anticostituzionali per l’accanimento terapeutico impedendo la possibilità di scegliere, forse non ci avevo visto poi così male a spaventarmi no?

 
 
 
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Data di creazione: 21/10/2007
 

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