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Canto XXXV - Inferno

Donne affette da Endometriosi

 
 
 
 
 
 

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Annalisa di Cremona

Post n°471 pubblicato il 09 Gennaio 2010 da librodade


Ciao Veronica.

Mi presento : mi chiamo Annalisa e ti scrivo dalla provincia di Cremona.

Ho 30 anni, sono felicemente sposata e mamma di una splendida bambina di 5 anni.

Mi ritrovo questa sera a scriverti perché da troppo tempo che non mi sento capita.

Sono sempre stata una ragazza dinamica, solare, socievole, intraprendente.

Pur avendo avuto alle spalle un passato con risvolti traumatici, sono riuscita e crescere con gioia e tenacia.

Mi sono sposata molto presto, avevo appena compiuto 23 anni.

Subito io e mio marito abbiamo cercato di allargare la famiglia e da qui, sono iniziati i primi problemi.

Sin da ragazzina soffrivo di ciclo abbondante e molto doloroso.

Emicrania intensa, dolori alle gambe, mal di schiena.

Andai da subito dalla ginecologa la quale mi prescrisse la pillola anticoncezionale, rassicurandomi che i sintomi erano del tutto naturali.

Ho assunto la pillola per ben 9 anni durante i quali stavo veramente bene.

Sospesa l’assunzione i primi sintomi di questa malattia iniziavano a presentarsi.

Appena feci il mio primo test di gravidanza, dopo un anno di tentativi, praticamente ero già in ospedale per un aborto spontaneo.

Il ginecologo mi incoraggiò dicendomi che ero giovane, non dovevo preoccuparmi di nulla.

Passò un altro anno invano dopo il quale il ginecologo mi sottopose ad un ciclo di terapia ormonale.

Dopo tre mesi di ciclo farmacologico ( che mi costò ben 10 kg in più ) rimasi con nostra grandissima gioia, incinta di Claudia.

Il 2006 fu l’inizio del mio incubo.

Ciclo fortissimo con dolori da togliere il fiato.

Crampi addominali dopo il ciclo con frequenti e fastidiosi mal di stomaco.

Ma il cambiamento che mi fece più paura fu quello a livello psicologico : iniziai a soffrire di crisi d’ansia e a stati di vera e propria “ infelicità”.

Ero contenta della mia vita eppure mi capitava di sentirmi stanca, demotivata, nervosa e insofferente.

Inoltre i rapporti sessuali con mio marito erano sempre più dolorosi e non ne capivo il motivo.

La mia ansia cresceva e la mia “ infelicità “ si e’ trasformata in vera e propria depressione.

Sapevo che c’era qualcosa in me che non andava.

Ero lucida nel mio dolore.

Non ricercavo attenzioni, non ero stressata, non avevo problemi di coppia.

Eppure per il mio ginecologo era tutto un problema di testa.

Ero perfettamente sana, dovevo solo rilassarmi.

Il medico di famiglia intanto mi prescrisse un antidepressivo e un ansiolitico che dopo neanche tre giorni, finirono nella spazzatura.

Non mi sentivo sicuramente stressata, non era quello il problema.

Il 2007 e il 2008 furono comunque due anni di sofferenze che però non incisero sulla mia vita privata, sociale e lavorativa.

Il 7 dicembre 2009 e’ stato il mio ultimo giorno di lavoro.

E’ da un mese ormai che sono in malattia ed e’ solo da luglio che ho una risposta al mio malessere.

Era mattina presto: mi svegliai con una leggera pressione all’utero.

Il tempo di andare in bagno e mi si e’ scatenato un dolore lancinante.

Mi sono ritrovata distesa sul divano in preda a vere proprie doglie senza parto.

Alla fine di questo straziante dolore ero distrutta, dolorante, impotente.

Ho iniziato a fare due più due : i miei stati depressivi iniziavano esattamente in corrispondenza dell’ovulazione.

Anche i dolori costanti all’addome, la stanchezza cronica, l’irritabilità e la bulimia nervosa si scatenavano come un tornado dentro di me, a scadenza fissa.

Non ero più in grado durante il ciclo, di inserire un assorbente interno senza sentire dolore.

Iniziai a sentire fitte nel tratto retto – vaginale sia durante il ciclo che dopo.

Il rapporto di coppia iniziò a subire i primi scossoni così come i rapporti con la mia famiglia.

Accusata di essere cambiata, in peggio.

Cattiva moglie, cattiva madre, spenta e priva di forza di volontà.

Da mio marito ho preso le distanze perché mi sentivo un peso, inutile, vuota.

Iniziai le mie ricerche su internet che mi portarono a conoscenza dell’endometriosi.

Fissai subito una visita con il mio ginecologo che mi riscontrò una ciste endometrica di tre cm all’ovaio sinistro.

Nonostante questo segnale per il mio Medico ero sana, solo un po’ troppo paranoica.

Ero stufa di essere trattata come una donna frustrata e angosciata semplicemente dal ciclo mestruale.

Quando mi disse che c’erano donne che convivevano con i dolori del ciclo, senza mai lamentarsi, sino alla menopausa, sono esplosa.

Ci avrei messo la firma per provare i semplici dolori mestruali !

I miei problemi da allora sono decisamente degenerati : coliti da perdere i sensi, debilitanti per ben tre giorni.

Dolori all’utero costanti, faccio un passo e sono esausta.

Cicli minimi ma che obbligano ad assentarmi mensilmente dal posto di lavoro.

Psicologicamente sono a terra : problemi “ secondari ” sono venuti a galla e adesso, sentendomi una formichina, non riesco a gestirli.

La mia bulimia nervosa mi sta divorando l’anima, i miei sensi di colpa mi impediscono di amarmi, la stima per gli altri e’ tanta ma per me stessa e’ inesistente.

Sul posto di lavoro, essendo a contatto con la clientela, i miei stati d’ansia mi portavano a vere e proprie crisi dove la mia lucidità sfumava, facendo posto alla confusione mentale.

La cura ?

La fluoxetina : mi sta “ aiutando “ a tenere i nervi distesi ma per l’endometriosi ?

Nessuna cura, nessun esame.

Il perché?

“ Non e’ malata Signora.”

Certo, un ginecologo che mette in dubbio il mio dolore all’utero, stupendosi poi della presenza della ciste, come fa ad ammettere di sua spontanea volontà che soffro di endometriosi ?!

Lunedì ho appuntamento con il medico di base : voglio andare per una visita specialistica all’ospedale di Vaio, a Fidenza,  per avere un consulto con il Dottor C*****

Rivoglio la mia vita, la mia identità, la mia forza, la mia positività.

Lo devo a mia figlia, privata dell’amore di mamma, da una malattia fantasma.

Lo devo a mio marito, mi sta aiutando tanto, mi sta asciugando lacrime di disperazione, di dolore, di rabbia.

Lo devo a me stessa : a trent’anni mi sento imprigionata nel mio corpo dolorante ed esausto ; soggiogata dalla mia stessa psiche che e’ incapace di reagire e di imporsi sugli istinti più distruttivi.

Rinchiusa da un mese in casa perché solo qui mi sento al sicuro.

Il mio corpo ormai e’ costantemente piegato da dolori.

Eppure se cerchi di far capire alla gente la tua patologia, sono solo parole al vento.

Sono stanca, veramente stanca.

La voglia di combattere non mi manca di certo e non mi farò annientare da questa malattia.

Sono consapevole che il mio cammino sarà ancora lungo ma sono fiduciosa sul futuro.

Abbiamo intenzione di dare un fratellino o una sorellina a Claudia e ho aspettato anche fin troppo tempo.

Io sono un leone ed e’ angosciante sentirsi una formichina.

Perdonami per le mille parole ma credimi, e’ metà di ciò che mi porto nel cuore.

Gli occhi mi si sono spenti, non brillano più come una volta : ritrovare il sorriso e’ la mia missione.

Ridare il sorriso a mio marito e’ prioritario e sorridere con mia figlia e’ essenziale.

Grazie per averci dato la possibilità di sfogarci : sappiamo che almeno qui siamo considerate donne e non il risultato di giornate stressanti.

Anche se con un po’ di ritardo, Buon Anno Nuovo.

Un grazie di cuore Veronica,

Annalisa.

Ciao Annalisa, è sempre terribile sentire il disagio che ancora oggi tante donne devono vivere, nel non sentirsi comprese, ascoltate, curate adeguatamente.
E tutte voi mi descrivete con lucidità la vostra situazione, escludendo qualsiasi forma paranoica o di stress.
E' terribile andare dal dottore piegate in due dal dolore e sentirsi dire che si è stressati.
Lo stress ... questo "prezzemolo" tirato fuori ad ogni occasione.
Perdi i capelli? Sei stressata!
Non dormi? Sei stressata!
Non riesci a far figli? Sei stressata!
Mangi troppo? Sei stressata!
Come sarebbe bello ogni tanto avere un dottore che ci dice: "non so farti la diagnosi, per me è tutto normale, ma se dici di stare così male ti consiglio di rivolgerti ad un altro collega più esperto di me".
Ma ammettere i nostri limiti è sempre così difficile!
Io la vedo Annalisa la tua voglia di normalità, di sorrisi, di serenità. Per te e per chi ti sta accanto.
Hai nominato un dottore di cui ho sempre sentito parlare molto bene, e voglio essere fiduciosa e pensare che dopo questa visita la tua vita cambierà in meglio. Forse dovrai fare l'ultimo sforzo e camminare un po' in salita, ma sono certa che alla fine del tuo percorso troverai finalmente un po' di benessere.
Te lo auguro di cuore e sono certa che la tua famiglia crescerà molto presto.
Ti abbraccio
Vero

 
 
 
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