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Il Tempio Dorico Caulonia

Post n°62 pubblicato il 08 Luglio 2014 da librodelfuturo1

A rischio il tempio dorico dell'antica Caulonia con i mosaici preziosi

 

Per le tempeste recenti,le mareggiate e le piogge insistenti il parco archeologico dell'antica Kaulon è stato messo a dura prova. Soprattutto il tempio dorico ed i

recenti ritrovamenti di mosaici preziosi che si trovano ad una ventina di metri dalla costa ionica ,ai piedi del Cocinto , tra Monasterace e Riace, in provincia di Reggio Calabria sono stati selvaggiamente battuti dal mare ed a niente è valsa la piccola difesa di sassi che era stata posta fronte spiaggia. Molti piccoli elemeti dell'esterno del tempio sono finiti in mare. Ora è venuto in soccorso il ministro Bray dei Beni culturali ,con un contributo per creare una difesa più consistente ,ma il discorso della tutela dei tesori del passato non può essere liquidato così e deve essere fatto con un serio piano programmatico.

Siamo stati sul punto di perdere non solo un tempio datato intorno al 420 a.C.,edificato in onore di Giove ,esemplare nella sua struttura,che era di sei colonne frontali e forse di quattordici laterali, di cui restano solo frammenti come una scalinata ed un altare in arenaria ,ma di recente i preziosi mosaici che ancora non si è finito di portare tutti alla luce che nell'estate scorsa sono riemersi in tutto il loro splendore. L'archeologo Francesco Cuteri che si occupa di questa parte degli scavi aveva da tempo dato l'allarme,ma è stato inascoltato .Egli stesso ha definito la Calabria una terra laboratorio nella quale l'archeologia può aprire nuova pagine d'interpretazione in un contesto che ci fa capire come la ricerca costante,fatta con passione, porti a grandi risultati sotto tutti i punti di vista.

Purtroppo l'Italia con la crisi peggiore mai avuta dal dopo guerra, non riesce ad assicurare la tutela e gli aiuti che ci vorrebbero. Ed è un vero peccato, perchè ,come è successo per Pompei,dopo aver resistito per tanti secoli ed aver alimentato studi e ricerche appassionate ,ora si vede costretta a consegnare tutti i reperti allo sfascio ed alla trascuranza. Significa perdere tesori inestimabili che meriterebbero d'essere altrimenti conservati. Per quanto riguarda l'antica Kaulon è un sito magnogreco da tempo studiato. Colonia achea ,passata presto sotto l'influenza della potente Crotone porta impresso nel suo nome la memoria mitologica del figlio Kaulon di Clete,fondatrice della città e capostipite delle regine che su quel territorio regnarono. Distrutta da Dioniso il Vecchio,che cedette il suo territorio a Locri,fu poi ricostruita da Dionisio il Giovane. Ora giace sul sito della moderna Monasterace marina da non confondere con la moderna Caulonia e Marina di Caulonia.

Gli scavi sono iniziati con Paolo Orsi in una campagna che andò dal 1911 al '16. Egli identificò il territorio delineato da due fiumare ,l'Assi a nord e lo Stilaro a sud. Poi il lavoro fu continuato ,ma non sistematicamente, e durante la Sovrintendenza di Alfonso De Franciscis ,di cui ho un ricordo molto chiaro e felice come docente all'Università di Messina (da me allora frequentata ),fu posto il vincolo di tutela non solo al tempio dorico e alle mura che erano venuti alla luce ,ma a tutta la città antica. Già l'archeologo napoletano aveva tra le case dell'antica Caulonia, rinvenuto su un pavimento il bellissimo mosaico d'un Drago marino ,crestato ,tra onde marine stilizzate che poi fu a lungo esposto nel Museo della Magna Grecia e riprodotto ,nel 2012 dall'artista Luigi Gallo su una grande parete del porto di Bahia Blanca in Aregentina. Ora sotto la direzione della Dott. M. Teresa Iannelli che si è avvalsa di alcune collaborazioni delle Università di Pisa e Firenze ,per cui lo spazio degli scavi risulta diviso in settori,nella località toccata all'Università della Calabria,nel complesso termale ,è emerso nel 2013,un grande rosone ,raffigurante un drago ,simile ma non identico a quello degli anni '60 ,di circa 20 mq. d'estensione ed altri pannelli quadrati e rettangolari con delfini e motivi floreali non ancora del tutto ripuliti, ma sufficienti a far capire la loro inestimabile bellezza , anche perché sembra che il mosaico non solo sia il più grande di quelli trovati in Calabria del periodo ellenistico,ma abbia un cromatismo sfumato di rara fattura che ha strappato all'archeologo dell'Università della Calabria ,Fr. Cuteri un'espressione di stupore:

E' da 14 anni che faccio questo lavoro,ma una cosa così bella non m'era mai capitata”.

Ritornano quindi questi motivi di draghi e delfini che ,oltre ad aver a che fare con il mare che per i Magnogreci era la via preferita dei loro itinerari,gli uni fantastici,gli altri reali ,simboleggiano, in uno splendido connubio, la lotta contro i pericoli che si nascondono subdolamente, ma pure il profondo attaccamento e l'amicizia di alcune creature marine.

 

Gaetanina Sicari Ruffo

 

drago monasterace

 
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