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« Vento CalabroLa città e la collina...5 parte »

la città e la collina...4 parte

Post n°14 pubblicato il 09 Ottobre 2012 da librodelfuturo1

lungomare

La città invece è un giardino botanico vero e proprio

Il ficus  sulla via Marina è quasi un baobab

ed ha sollevato il marciapiede circostante ma nessuno ci fa caso,perchè le strade ora sono cosi' piene di buche e la gente vi ci cade dentro con tale frequenza che nessuno pensa agli alberi

Solo quando il vento di scirocco qui cosi' frequente soffia con particolare rabbia allora diventano pericolosi gli alberi che staccano rami ad ostacolare il cammino come se spargessero le loro membra per il dolore.

 

Ma qui nessuno conosce il mito di Briareo e la divina indifferenza li tiene di qua dal dolore cosmico

 

Ma la città è anche legata ai fiori.
Dapprima  la zagara,i fiori d'arancio che crescevano a profumare tutto con tale intensità che una collina ha preso il nome da essi

Zagare e gelsomini e fate

 

Perche' la città aveva come epiteto quello di città della Fata Morgana

In realtà si trattava di un fenomeno di rifrazione rarissimo per cui le case della dirimpettaia Messina si rifrangevano diritte in mezzo al mare.

Un fenomeno allucinatorio 

      

Ma c' è un fiore, ora che la zagara quasi non esiste piu' e la Fata sembra essersi rinchiusa definitivamente nei suoi palazzi,che ha sostituito nell'indifferenza generale

gli altri,la magnolia.

C'è un viale di magnolie ed il profumo,invano contrastato dal gas barbaro dei motori,è malioso e trionfante

Quando il sole estivo  ti sconvolge la mente e brucia i pensieri, il profumo invade e muta il cuore

Allora anche il piu' malvagio ed indifferente sente un'inquietudine come quella del Griso quando  è prossimo a morire

 

E non è detto che tanta terribile delinquenza non debba perire infine non per le armi ma come Eliogabalo,per i profumi

 

 

C'era in tempo in cui la casa e la città concordavano nella felicità

Risuonavano di canti,di luci,di colori,di allegria.

E' stato un tempo lungo tutto sommato quanto l'infanzia e la giovinezza

La casa risuonava dei canti di mia madre che aveva studiato mandolino.

Il mandolino ai suoi tempi era come il ricamo,un'occupazione degna di una signorina bene che doveva occupare il suo tempo in lavori non servili

Mia madre era maestra di ricamo anche se meno di mandolino.

Tento' di insegnarmi entrambi inutilmente,ero sorda come una campana e quanto al ricamo rifuggivo

il punto a croce come mortale nemico.

Passavo il tempo a leggere furiosamente,dappertutto e di tutto

Allora mia madre escogito' lo stratagemma di organizzare un gruppo di lettura con gli altri ragazzi del rione,i compagni di giochi e di lettura

Giocavamo perdutamente a noccioline ed altrettanto perdutamente leggevamo dai fumetti ai romanzi rosa

alle cronache

Io scartabellando in soffitta trovai uno strano libro in rima che si intitolava La Divina commedia

Presi a leggerlo senza capir nulla ma ostinatamente continuavo  C'erano le illustrazioni fascinose che solo piu' tardi scoprii fossero del Dore'

Alla fine si sarebbe chiarito tutto ,pensavo

In genere i libri venivano da Carmelina e da Sebastiana che erano abbastanza piu' grandi e  mi iniziarono alla lettura dei gialli,l'una e dei libri americani l'altra.

Scoprii molto piu' tardi che dietro di loro c'erano due figure molto misteriose. Un professore consigliava Carmelina e un misterioso personaggio passava i libri americani a Sebastiana

Per conto mio leggevo La vispa Teresa e il Corriere dei piccoli.

Avevo il permesso di andarli a comprare dal giornalaio quasi ai piedi della collina da sola.

Quando mi vedeva il giornalaio sparava somme indicibili.

Il corriere dei piccoli in onore di Bonaventura ricco ormai da far paura costava tre milioni e La vispa Teresa quattro

 
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