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BANDA DELLA MAGLIANA

Post n°238 pubblicato il 07 Giugno 2011 da tignalucida

Nicolino Selis detto Il sardo (Nuoro, 6 giugno 1952[1] – Roma, 3 febbraio 1981) Nato a Nuoro in Sardegna, si trasferisce molto presto ad Ostia, quartiere di Roma. Strettamente legato al boss della Nuova Camorra Organizzata Raffaele Cutolo, da lui conosciuto durante la detenzione in carcere per tentato omicidio e furto, ed appartenente alla cosiddetta "batteria" che controllava le zone di Acilia e di Ostia, ne divenne il referente su Roma per il traffico di droga, il riciclaggio e la vendita di armi. Soprannominato "il sardo" per via delle sue origini, si fece strada nella criminalità romana e, grazie alla sua amicizia con Gianfranco Urbani (detto er Pantera), uno dei componenti della "batteria" del Tufello, e con Edoardo Toscano (detto l'Operaietto), componente della "batteria" della Magliana, fece parte negli anni 70 della cosiddetta Banda della Magliana, diventandone un elemento di rilievo All'inizio degli anni 80 i rapporti in seno alla banda cominciarono a deteriorarsi e due dei componenti più influenti della banda, Danilo Abbruciati (detto Er Camaleonte) ed Enrico De Pedis (detto Renatino), pensarono alla sua eliminazione dopo avere intuito la sua intenzione di assumere la posizione di leader della banda dopo la morte di Franco Giuseppucci (detto Er Negro). Selis fu ucciso il 3 febbraio 1981 da Maurizio Abbatino con la complicità di Antonio Mancini e Edoardo Toscano; il suo corpo fu sepolto in una buca vicino all'argine del fiume Tevere e ricoperto di pepe e calce per non far avvicinare i cani e per affrettare la decomposizione. A tutt'oggi i suoi resti non sono stati ancora ritrovati. Marcello Colafigli, detto Marcellone. Colto in flagrante con Ricotta mentre ammazzava uno dei fratelli Proietti .non poté evitare una lunga detenzione. Bufalo e Ricotta aspettarono i fratelli Proietti in via Donna Olimpia 152, dove i due si nascondevano da mesi. Quando li videro arrivare, spararono. Con i Proietti c'erano anche mogli e figli. I due killer della Banda rimasero feriti, le urla e gli spari attirarono l'attenzione dei vicini che chiamarono la polizia. Quando arrivò, Colafigli chiese con strafottenza all'agente: "Ditemi che l'ho ammazzato, quell'infame che ha sparato a Franco mio". Lo aveva ammazzato, Maurizio "il pescetto" Proietti era morto. Si era invece salvato (per la seconda volta) l'altro fratello Proietti, Mario "Palle d'oro", che però non sembra aver partecipato al commando che uccise Er Negro.(l'altro Proietti implicato era probabilmente Fernando, ucciso nel 1982). Una volta uscito, sembra accertato che Colafigli commissionò l’omicidio del Dandi, punendolo dello scarso interesse “giudiziario” per la sua situazione. Bufalo è poi accusato di essere stato anche il mandante di altri omicidi caduti nella fase finale della Banda (1990-91).

 
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