Creato da tignalucida il 11/04/2011
per tutto quello che vive dentro il mondo

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

FACEBOOK

 
 

I miei Blog Amici

RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

I miei Blog Amici

la nostra terra

s   

 
 

Archivio messaggi

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

Ultimi commenti

I miei Blog Amici

 

IL MISTERO DELLA MONNA LISA DI LEONARDO DA VINCI

Post n°359 pubblicato il 26 Aprile 2012 da tignalucida

gioconda

Ripartono gli scavi per trovare le spoglie della GiocondaNei sotterranei dell’ex convento di Sant’Orsola a Firenze si celano davvero i resti di monna Lisa Gherardini, la modella scelta da Leonardo per realizzare la sua celeberrima Gioconda?

Firenze - Dopo uno stop di alcuni, mesi, la caccia alle spoglie della nobildonna condotta dal comitato guidato dal "leonardologo" Silvano Vinceti è pronta a ripartire. Gli scavi ripartiranno entro la fine del mese: “al momento ci troviamo nella fase di assegnazione dell'appalto per la nuova serie di interventi: a fine febbraio, al massimo gli inizi di marzo, l’indagine rientrerà nel vivo”, garantisce Vinceti. La fase di scavi, preceduta da una analisi al georadar dei sotterranei dell'ex convento. si era svolta, sotto gli occhi dei media di tutto il mondo, tra maggio e giugno dello scorso anno. “Ai tempi di monna Lisa era consuetudine seppellire le persone sotto il pavimento dei chiostri: in Sant’Orsola ve ne sono due, abbiamo intenzione di cercare anche lì sotto, oltre che nella chiesa”, anticipa lo studioso. Questa parte dell'intervento durerà altri due mesi. Dopodichè, una volta completato il recupero di tutti i reperti umani ritrovati nell’area, i resti verranno analizzati nel minino dettaglio da un team interuniversitario di superesperti, che verificheranno se nel materiale ritrovato possano esserci o meno le spoglie della Gioconda. “Per la fine di settembre - ha ipotizzato Vinceti - potremmo avere la chiusura del cerchio”. E, forse, sapremo con certezza quale faccia avesse la Gioconda "vera".

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

JUVENTUS - MILAN SEMIFINALE COPPA ITALIA 20/03/2012

Post n°358 pubblicato il 21 Marzo 2012 da tignalucida

stasera si e svolta la partita di ritorno della semifinale di coppa Italia fra Juventus e Milan , la partita di andata che si e disputata a San Siro era finita con il risultato di 2 a 1 per la Juventus.

La gara e iniziata con il Milan che cerca di segnare gia da i primi minuti  , ma non ha fatto i conti con uno straordinario Del Piero che partito da titolare vuole mettersi subito in mostra davanti a Conte che lo a sempre messo in panchina.

A metà del primo tempo con una straordinaria classe  , Del Piero porta in vantaggio la Juventus mostrando la linguaccia ai tifosi come ai vecchi tempi.

Dopo alcuni minuti il Milan pareggia e mette morale a tutta la squadra , facendo concludere il primo tempo in parità.

Il secondo tempo il Milan passa in vantaggio mettendosi con il risultato di andata in perfetta parità , e cosi dopo i 90 minuti regolamentari la partita prosegue nei tempi supplementari , ma grazie ad una prodezza di Mirko Vucinic la Juventus pareggia 2 a 2 e quindi porta a casa una finale di coppa Italia meritatissima , e conquistando la sua ennesima imbattibilità che oltre al campionato si estende anche in coppa.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

UFO fotografato su Londra

Post n°357 pubblicato il 26 Febbraio 2012 da tignalucida

http://i.telegraph.co.uk/multimedia/archive/01367/UFO_s_1367994c.jpg

Con Sarah Knapton 7:00 AM GMT 18 Mar 2009 Derek Burdon è rimasto sbalordito quando ha scattato una foto panoramica della capitale britannica poi notato quattro dischi volanti sulla destra dell'immagine. Il signor Burdon ha preso le fotografie 16 piani sul tetto della Orion House a Covent Garden in mattinata. Anche se invisibile a occhio nudo, le forme possono essere chiaramente visibile sulla foto. Derek, 40 anni, di Leverington, Cambs, ha dichiarato: "Non ci potevo credere quando siamo venuti a guardare la foto ho pensato che avrebbe preso alcuni scatti belli della London Eye e Big Ben.. "Non c'era niente di strano nella foto ed è stato solo quando abbiamo sfogliato in un secondo momento che li abbiamo visti e poi avviato un grande dibattito UFO.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

MILAN - JUVENTUS 1-1

Post n°356 pubblicato il 26 Febbraio 2012 da tignalucida

Partita al vertice giocata sabato 25 febbraio 2012 , milan-juventus finita con il risultato di 1a1 in pareggio , e la juventus si ne dimostrata ancora una volta la squadra da battere, ancora nemmeno una sconfitta subita , ad un punto dal milan ma con una partita il meno che se la vince si mette a più due dal milan.

L'andata la juve aveva vinto 2a0 e con l'1a1 del ritorno se dovrebbero arrivare a pari punti passerebbe la juve perchè negli scontri diretti e in vantaggio.
Allegri parla del gol non convalidato dall'arbitro ma una svista e più che comprensibile dato la pressione della gara , ma allegri non sa che alla juventus durante tutto il campionato non sono stati fischiati una marea di rigori a favore della juve che se sarebbero stati fischiati la juventus sarebbe a sette punti davanti al milan , quindi ancora e sotto la juve per le sviste arbitrali, riguardo il caso di ibra e più che giusto che gli siano stati dati tre giornate perchè a fatto una cosa antisportiva , come quando gli hanno dato quattro giornate a krasic per simulazione e non a parlato nessuno , quindi siamo pari.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

manga

Post n°355 pubblicato il 20 Febbraio 2012 da tignalucida

 fManga by Follettarosa

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
 
 

LA JUVENTUS DI ANTONIO CONTE

Post n°352 pubblicato il 03 Febbraio 2012 da tignalucida

Il campionato di calcio di serie a di quest'anno e assolutamente il migliore degli ultimi vent'anni.

La qualità di calcio che ci sta facendo vedere la Juventus e spettacolare , a dir poco, e il Milan anche avendo qualità individuali maggiori fa fatica a stare dietro al passo della più cinica e spietata Juventus.
Il rinvio contro il Parma può essere giocata con più tranquillità conoscendo il risultato dell'inseguitrice , che c'è la sta mettendo tutta.
Conte e inutile dirlo a portato una mentalità vincente che alla Juve mancava da post-calciopoli , e quindi possiamo credere che lo scudetto e prossimo , e possiamo immaginare che la terza stella e ormai vicina per la squadra che ha vinto più scudetti in assoluto.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

LI9NK

Post n°351 pubblicato il 22 Gennaio 2012 da tignalucida

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

NAUFRAGIO CON VITTIME DELLA NAVE COSTA CONCORDIA

Post n°349 pubblicato il 20 Gennaio 2012 da tignalucida

Dconcordia

Continua a destare preoccupazione la situazione della Costa Concordia, naufragata davanti alle coste del Giglio. Già nei giorni scorsi la nave aveva fatto registrare alcuni movimenti, spingendo i soccorritori a fermare le operazioni a bordo. Anche oggi quelli che potrebbero essere spostamenti di assestamento preoccupano chi sta monitorando la situazione. Secondo i rilevamenti effettuati con laser e prisma topografici, lo scafo della Concordia si sposta di circa un centimetro e mezzo all'ora. Il risultato degli spostamenti potrebbe portare a un nuovo assestamento o all'inabissamento del relitto nell'abisso sottostante. Al momento le ricerche sono state nuovamente sospese per non mettere a rischio sommozzatori e soccorritori al lavoro sul luogo del naufragio. Nel pomeriggio i soccorritori al lavoro immergeranno un Rov, un robot teleguidato, vicino al relitto, nel tentativo di capire se sia fattibile un ancoraggio del relitto al fondale, per impedire l'inabissamento della Concordia. Rimane anche alta l'allerta mareggiate, previste a partire da oggi pomeriggio. La giornata di oggi sarà caratterizzata da mare mosso fino alle 13 a causa del Libeccio. In serata un vento di Maestrale potrebbe influire pesantemente sull'assetto della nave. Un nuovo peggioramento del meto è previsto tra domenica e lunedì, quando si ripresenterà la stessa situazione di oggi. E la situazione è resa ancora più critica dalla presenza nel relitto di vernici, detersivi, oli, e rifiuti di ogni genere che, in aggiunta al combustile ancora contenuto nei serbatoi fa temere per il tratto di mare circostante. La minaccia ecologia riguarda sia l'isola del Giglio che l'Argentario ed è già iniziata, con lo sversamento in mare di diverse sostanze, tra cui potrebbero essere presenti policlorobifosfati e policlorotrifosfati, molto pericolosi per la salute. Certa la presenza di oli idrodinamici e fluidodinamici per la scorrevolezza dei portelloni, per le valvole e altre strutture di bordo. L'ultima ipotesi: una bravata di Schettino? Spunta intanto una nuova possibilità sulla notte del naufragio. Due isolani del Giglio avrebbero dichiarato che l'ancora della Concordia sarebbe stata gettata dopo lo sbandamento della nave, quindi a nave ferma e non prima, come dichiarato dal comandante Schettino. E quello emerso dal racconto degli isolani non è neppure l'unico dubbio sulla notte del naufragio. Si sta rafforzando in queste ore l'ipotesi di una bravata del comandante, che avrebbe spinto la nave troppo vicino alla costa e a velocità troppo sostenuta. La Procura sta ascoltando in queste ore molti testimoni, sia membri dell'equipaggio che passeggeri ed è lo stesso procuratore capo, Francesco Verusio, a lasciar intendere che la tragedia potrebbe non essersi verificata per "l'inchino" della nave ma per "una dimostrazione di bravura del comandante Francesco Schettino", una bravata costata molto cara. Conferme in questo senso potrebbero arrivare dalla scatola nera di bordo. Il sospetto è quindi quello che Schettino si sia lasciato andare a una sorta di prova di coraggio, lanciandosi in velocità tra i due scogli delle Scole a sud dell'isola, a 150 metri dalla costa e a soli 50 metri l'uno dall'altro. Il comandante avrebbe provato, quando ormai era troppo tardi, a virare violentemente a dritta per evitare l'impatto. Il legale che difende Schettino ha nel frattempo annunciato che chiederà la scarcerazione del suo assistito, contro il provvedimento del gip di Grosseto che ha convalidato il fermo ai domiciliari. Sulla posizione del comandante emergono anche ulteriori dubbi. Un albergatore del Giglio avrebbe visto Schettino con in mano un computer il giorno dopo il naufragio, ma il laptop sarebbe poi sparito. Festeggiamenti in plancia La notte del naufragio Schettino si sarebbe trovato con una donna straniera - nella giornata di ieri identificata come Domnica Cemortan, ballerina e ex dipendente dellaUn passeggero savonese avrebbe anche notato il comandante mentre beveva diversi bicchieri di vino. Sempre il passeggero racconta che il comandante avrebbe bevuto "Almeno un intero decanter" di vino. Schettino si sarebbe allontanato poi con la ragazza moldava e il maitre verso la plancia della nave e testimoni hanno dichiarato di aver visto la ragazza vicino al timone, o nel salottino poco distante, prima che il comandante si mettesse al timone. Costa nel ristorante Club Concordia.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
 

CRONACA

Post n°347 pubblicato il 14 Gennaio 2012 da tignalucida

X

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
 

MEMORIA DELLA STRAGE DI CAPACE DOVE E MORTO IL GIUDICE FALCONE

Post n°345 pubblicato il 14 Gennaio 2012 da tignalucida

giudice falconecstrage di capaci dove e morto il giudice falcone e francesca morvillo e tutti gli uomini della scortax

Legge n.512/1999: lo Stato sostiene le vittime dei reati di tipo mafioso garantendo, con uno speciale Fondo di solidarietà, l'effettivo risarcimento dei danni liquidati in sentenza. "La mafia non è affatto invincibile, è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni" (Giovanni Falcone)

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

IL CAPO DEI CAPI TOTO RIINA

Post n°344 pubblicato il 14 Gennaio 2012 da tignalucida

totò riina al processototò riina

Salvatore Riina detto "Totò u curtu", nacque a Corleone il 16 novembre 1930. A soli diciannove anni uccise un coetaneo in una rissa. Dopo aver scontato sei anni, ritornò al paese, diventando il luogotenente della banda di Liggio, impegnata ad eliminare il predominio di Michele Navarra sulla cosca della zona. Fu arrestato nel dicembre del 1963 e, dopo alcuni anni di reclusione trascorsi all'Ucciardone di Palermo, fu assolto prima a Catanzaro, nel processo dei 114 e poi nel giugno 1969, al processo di Bari. Inviato al soggiorno obbligato, si diede alla latitanza e diresse le operazioni nella strage di viale Lazio. Preso il posto di Liggio finito in carcere, condusse i corleonesi negli anni Ottanta e Novanta alla realizzazione d'immensi profitti, prima con il contrabbando e poi con la droga e gli appalti pubblici. Oltre a conquistare il predominio all'interno di Cosa Nostra, sterminando il superboss di Cosa Nostra Stefano Bontade e i suoi fedelissimi, Riina lanciò una pesante sfida allo Stato, eliminando numerosi rappresentanti delle istituzioni e della magistratura e valenti uomini delle forze dell'ordine. Trascorse ventitre anni di latitanza, in assoluta libertà e per lo più a Palermo, nonostante le tracce lasciate dal matrimonio nell'aprile del 1974 con Antonietta Bagarella e dai battesimi dei suoi quattro figli. Fu arrestato dagli uomini del ROS dei Carabinieri il 15 gennaio 1993. Già condannato con sentenza passata in giudicato dalla Corte di cassazione a due ergastoli, a lui vengono anche attribuiti tutti gli omicidi eccellenti decisi da Cosa Nostra negli ultimi decenni. Attualmente è imputato in tutti i più importanti processi per mafia in corso nel nostro paese, a partire da quelli per le stragi in cui persero la vita i magistrati Falcone e Borsellino. Fino al luglio del 1997 Riina è stato rinchiuso nel supercarcere dell'Asinara, in Sardegna: in seguito è stato trasferito al carcere di Marino del Tronto ad Ascoli dove, fino alla decisione di ieri della Corte d'Assise d'Appello, era sottoposto al carcere duro previsto per chi commette reati di mafia (art. 41 bis).

Revocato l'isolamento a Totò Riina* "Condannato a 12 ergastoli, potrà vedere gli altri detenuti nell'ora d'aria." Lunedì 12 marzo 2001, due notizie si sono incrociate in un brutto pomeriggio per l'antimafia: hanno tolto l'«isolamento» a Totò Riina e le scorte fisse ai magistrati più esposti. Diverse le motivazioni, provvedimenti distinti. Ma con segnali e coincidenze che inquietano. Nel carcere «duro» di Ascoli Piceno il capo dei capi di Cosa Nostra è tornato «a vita comune» perché, dopo un tira e molla con i giudici di Palermo, la Cassazione ha imposto la scelta indicando «i principi di diritto» alla corte di Appello. E a Palermo, in applicazione della «circolare Bianco (l'attuale ministro dell'interno)», il prefetto ha soppresso i servizi di tutela fissa davanti alle abitazioni di pubblici ministeri e giudici impegnati in processi ed inchieste contro i boss sostituendoli con «pattuglie mobili» che perlustreranno le aree interessate controllando gli edifici. Dopo una mattina di allarmi, tutti i sostituti della Direzione distrettuale antimafia si erano riuniti alle quattro del pomeriggio nell'ufficio del procuratore della Repubblica Piero Grasso per discutere il provvedimento della prefettura. Ad un tratto una telefonata ha fatto rimbalzare nel bunker del secondo piano del palazzo di giustizia la decisione presa poco prima dalla corte di Appello. «Riina non è più in isolamento», ha ripetuto Grasso amareggiato ai suoi vice come Guido Lo Forte e Roberto Scarpinato, a magistrati di «trincea» come Gaetano Paci o Antonio Ingroia. E il malumore è cresciuto, nonostante il procuratore abbia poi ridimensionato la portata del provvedimento: «Non appena sarà definitivo un nuovo ergastolo, Riina non vedrà più nessuno». Probabilmente bisognerà attendere la conferma in Cassazione della pena a vita inflitta a Riina e al resto della «cupola» per le stragi (del 1993) di Milano, Firenze e Roma. Ma non basta per placare la rabbia del presidente dell'antimafia Giuseppe Lumia, pronto ad esprimere «una reazione di sconcerto»: «Riina non è un delinquente comune. Anche ai criminali efferati vanno date le garanzie, ma ai capimafia va applicato un sistema più severo». Un modo per rilanciare una proposta inattuata: «Necessario un "doppio binario" perché la mafia tende a distruggere la nostra democrazia». Non è tuttavia la prima volta che il boss arrestato nel gennaio del '93 esce dalla cella del «41 bis» per passare l'ora d'aria insieme con altri detenuti. È già accaduto nell'estate del '99 quando per un provvedimento simile Riina passeggiò per mesi con un marocchino finito in carcere per reati comuni. Già allora esplosero polemiche. Come quelle di ieri, respinte da Mario Grillo, il penalista vittorioso e convinto, codice alla mano, che «la pena accessoria dell' "isolamento" non può durare oltre i tre anni». Una tesi bocciata in corte di Appello nei mesi scorsi. Di qui il ricorso in Cassazione dove la sesta sezione penale gli ha dato ragione rinviando tutto a Palermo con l'indicazione dei «principi». Una scelta «tecnica» criticata dal magistrato che indagò sulla strage di Capaci Luca Tescaroli, oggi a Roma: «Viviamo in un Paese senza memoria. L'ammorbidimento del carcere duro era proprio la richiesta di Riina. Così, riprenderà a parlare con l'esterno, mentre si indicano i magistrati come possibili obiettivi di attentati». (Corriere della Sera del 13/3/2001, parte dell'articolo di Felice Cavallaro)

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

CRONOLOGIA DELITTI DI COSA NOSTRA LA MAFIA SICILIANA

Post n°343 pubblicato il 14 Gennaio 2012 da tignalucida

FALCONE E BORSELLINOFALCONE CON FRANCESCA MORVILLOPADRE PINO PUGLISIA SINISTRA PIO LA TORRE8/10/1998: ucciso il sindacalista Domenico Geraci. 15/9/1993: ucciso padre Pino Puglisi, parroco della chiesa di San Gaetano a Brancaccio (quartiere di Palermo). 27/7/1993: a Roma, un’autobomba esplode nel piazzale antistante il vicariato, dietro la basilica di San Giovanni in Laterano. Poco dopo un’altra autobomba esplode davanti alla chiesa del Velabro. Lo stesso giorno a Milano, un’autobomba parcheggiata in via Palestro provoca cinque morti: quattro vigili urbani accorsi sul posto e un extracomunitario che dormiva su una panchina. 27/5/1993: a Firenze, esplode un’autobomba in via dei Georgofili, cinque morti. 14/5/1993: a Roma, esplode un’autobomba in via Fauro al passaggio dell’auto con a bordo il conduttore televisivo Maurizio Costanzo. 8/1/1993: a Barcellona (Messina) viene ucciso Beppe Alfano, giornalista del quotidiano "La Sicilia". 19/7/1992, ore 13:45: strage di via D'Amelio (Palermo), muoiono il giudice Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi, prima donna poliziotto ad aver perso la vita in un attentato della mafia. 23/5/1992, ore 17:58: strage di Capaci (sull'autostrada Palermo-Punta Raisi), muoiono Giovanni Falcone, già magistrato a Palermo, la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani, superstite l'agente Giuseppe Costanza che viaggiava sull'automobile guidata da Falcone. 29/8/1991: ucciso Libero Grassi, imprenditore che rifiuta di pagare il pizzo agli esattori della mafia. 9/8/1991: cade in un agguato Antonio Scopelliti, sostituto procuratore in Cassazione. Da lì a poco avrebbe dovuto sostenere l'accusa nel primo maxi-processo a Cosa nostra. 21/9/1990: Rosario Livatino, 38 anni, sostituto procuratore della repubblica presso il tribunale di Agrigento, ucciso sulla strada a scorrimento veloce Caltanissetta-Porto Empedocle. 19/6/1989: sulla scogliera dell’Addaura (Palermo) viene trovato un ordigno destinato a Giovanni Falcone, la cui villa delle vacanze si trova poco distante. 27/9/1988: a Trapani Mauro Rostagno, giornalista e sociologo. 25/9/1988: lungo la strada che porta da Canicattì a Palermo vengono assassinati il presidente di Corte d'Appello di Palermo Antonino Saetta e il figlio Stefano. Aveva condannato in appello i capimafia Michele e Salvatore Greco per l'attentato a Rocco Chinnici ed i killer del capitano Emanuele Basile, scandalosamente assolti in primo grado (ma il processo era stato annullato dalla cassazione), si apprestava a presiedere l'appello del maxiprocesso. 14/1/1988: a Palermo assassinato Natale Mondo, l’agente di polizia sopravvissuto all’agguato in cui avevano perso la vita Cassarà e Antiochia. 12/1/1988: ucciso Giuseppe Insalaco, sindaco di Palermo per pochi mesi, avversario politico di Lima e Ciancimino, aveva apertamente denunciato i condizionamenti dei vari comitati d'affari sul comune. 5/8/1985: Antonino Cassarà, vicequestore di Palermo e l’agente di polizia Roberto Antiochia. 28/7/1985: Beppe Montana, capo della squadra catturandi della polizia di Palermo. 2/4/1985: Barbara Asta e i suoi due bimbi Giuseppe e Salvatore muoiono al posto del giudice Carlo Palermo, bersaglio dell'attentato lungo il tratto stradale Pizzolungo-Trapani. 2/12/1984: Leonardo Vitale, il primo pentito di mafia, viene ucciso appena uscito dal manicomio dove era stato rinchiuso. 5/1/1984: a Catania, Giuseppe Fava, fondatore del settimanale "I Siciliani". 29/7/1983: autobomba di via Pipitone Federico (Palermo) muoiono il capo dell’ufficio istruzione del tribunale Rocco Chinnici, due carabinieri della scorta e il portiere dello stabile Stefano Li Sacchi. 13/6/1983: Monreale (Palermo). Assassinato il capitano dei carabinieri Mario D'Aleo, comandante della locale compagnia. Con lui cadono l’appuntato Bonmarito e il carabiniere Marici. D’Aleo aveva preso il posto del cap. Basile. 25/1/1983: Giangiacomo Ciaccio Montalto, giudice di Trapani. 3/9/1982: Palermo. Strage di via Carini. Uccisi il prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e Domenico Russo, l'autista che li seguiva sull'auto di servizio. 16/6/1982: agguato al furgone che stava trasportando Alfio Ferlito dal carcere di Enna a quello di Trapani. Oltre al boss catanese, muoiono tre carabinieri di scorta e l’autista del mezzo. 30/4/1982: Pio La Torre, segretario del P.C.I. siciliano e il suo autista Rocco Di Salvo. Il giorno dopo il generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa è nominato prefetto di Palermo. 6/8/1980: Gaetano Costa, procuratore capo di Palermo. Aveva appena firmato sessanta ordini di cattura contro altrettanti mafiosi, dopo che i suoi sostituti si erano rifiutati di farlo. 4/5/1980: a Monreale (Palermo) il capitano dei carabinieri Emanuele Basile. 6/1/1980: il presidente della regione Sicilia Piersanti Mattarella, politico della sinistra democristiana. 25/9/1979: a Palermo il giudice istruttore Cesare Terranova e il suo autista, il maresciallo di polizia Lenin Mancuso. 21/7/1979: Boris Giorgio Giuliano, capo della Squadra Mobile di Palermo. 12/7/1979: a Milano viene ucciso Giorgio Ambrosoli, avvocato liquidatore dell'impero economico di Michele Sindona, il giorno dopo averne presentato la documentazione. 26/1/1979: a Palermo ucciso il cronista del Giornale di Sicilia Mario Francese. 9/5/1978: Giuseppe Impastato, militante antimafia. E’ stato il boss Tano Badalamenti ad ordinarne l’eliminazione per le accuse che gli rivolgeva dai microfoni di una radio locale. 20/8/1977: il colonnello dei carabinieri Giuseppe Russo e l'insegnante Filippo Costa vengono uccisi mentre passeggiano nei boschi della Ficuzza. 5/5/1971: Pietro Scaglione, procuratore della repubblica di Palermo e il suo autista Antonino Lo Russo. Per la prima volta nel dopoguerra la mafia colpisce un tutore della legge. 16/9/1970: Mauro De Mauro, redattore del quotidiano "L'Ora", rapito a Palermo e mai più ritrovato. 30/6/1963: strage di Ciaculli. Una “giulietta” carica di tritolo uccide sette tra poliziotti, carabinieri e artificieri. 30/3/1960: ucciso il commissario Cataldo Tandoy (provincia di Agrigento). 1944/1966: lotta per l'occupazione delle terre contro la mafia che spalleggia gli agrari, muoiono 38 sindacalisti, uccisi da campieri, guardaspalle e boss emergenti (6/8/1944 Andrea Raja, 7/6/1945 Nunzio Passafiume, 4/1/1947 Accursio Miraglia, 10/3/1948 Placido Rizzotto, 6/3/1955 Salvatore Carnevale, 20/7/1960 Paolo Bongiorno, 24/3/1966 Carmelo Battaglia). 1/5/1947: massacro di Portella della Ginestra (collina vicino Palermo), la banda Giuliano apre il fuoco su una folla di contadini che celebra la festa del lavoro: 11 morti e 56 feriti. 2/9/1943: a Quarto Mulino di San Giuseppe Jato, Salvatore Giuliano, un contadino dedito alla borsa nera, uccide il carabiniere Antonio Mancino il quale aveva intercettato i suoi traffici.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

PARABOLE E INTERSEZIONI

Post n°342 pubblicato il 12 Gennaio 2012 da tignalucida

sssUn esempio di parabola, detto parabola canonica, in quanto il vertice della conica corrisponde all'origine degli assi cartesiani. In matematica, la parabola (dal greco: παραβολή) è una particolare figura contenuta nel piano. Si tratta di una particolare sezione conica, come l'ellisse e l'iperbole. Può essere definita come il luogo dei punti equidistanti da una retta (detta direttrice) e da un punto (detto fuoco). La parabola è un concetto importante in matematica ed ha numerose applicazioni in fisica ed in ingegneria. Definizione [modifica] Una parabola è una figura geometrica che può essere caratterizzata in vari modi equivalenti. Sezione conica [modifica] La parabola è una sezione conica: si ottiene come intersezione di un cono infinito con un piano parallelo ad una retta generatrice. Una parabola è una sezione conica, ovvero una figura che si ottiene come intersezione fra un cono circolare ed un piano. Il tipo di sezione conica dipende dalla inclinazione del piano rispetto al cono. Una retta generatrice del cono è una retta contenuta nella superficie del cono. Una parabola è una curva ottenuta come intersezione di un cono circolare e un piano parallelo ad una retta generatrice del cono. Se il piano non è parallelo ad una retta generatrice, si ottengono altre sezioni coniche, quali ad esempio l'ellisse o l'iperbole. Luogo geometrico [modifica] Una parabola può anche essere definita come luogo geometrico nel modo seguente. Una parabola è l'insieme dei punti del piano equidistanti da una retta d (detta direttrice) e da un punto F (detto fuoco) non contenuto in d. Una parabola è il luogo dei punti equidistanti tra il punto F(fuoco) e la retta d(direttrice rappresentata nel grafico con la lettera L). Nel disegno, i segmenti FPi e PiQi hanno la stessa lunghezza (per i = 1,2,3). In altre parole, una parabola è l'insieme dei punti P tali che, indicata con Q la proiezione ortogonale di P sulla retta d, sono uguali tra loro le lunghezze dei segmenti La retta passante per F e ortogonale alla direttrice costituisce l'asse di simmetria della curva. L'intersezione dell'asse di simmetria con la parabola, punto medio tra il fuoco e la sua proiezione sulla direttrice, si dice vertice della parabola. La parabola, in geometria descrittiva, è anche il luogo geometrico dei centri delle circonferenze tangenti una circonferenza ed una retta.[1] Equazione cartesiana della parabola [modifica] In geometria analitica, il piano è dotato di coordinate cartesiane ortogonali, e una parabola può essere descritta come luogo di punti che soddisfa un'equazione di un certo tipo. Una parabola è l'insieme dei punti (x,y) del piano cartesiano che soddisfano una equazione quadratica del tipo dove: Equazioni quadratiche con condizioni diverse da h2 = ab descrivono altre coniche, quali ad esempio l'ellisse e l'iperbole. Operando una rotazione che trasforma l'asse della parabola in una retta parallela all'asse delle ordinate si può ottenere una espressione più semplice, del tipo: con . Se invece la rotazione trasforma l'asse in una retta parallela all'asse delle ascisse l'equazione diventa: Caratteristiche [modifica] Parabola con asse verticale (parallelo all'asse y delle ordinate) [modifica] Discriminante: Δ = b2 − 4ac Equazione dell'asse di simmetria: Coordinate del vertice: Coordinate del fuoco: Equazione della direttrice: Parabola con asse orizzontale (parallelo all'asse x delle ascisse) [modifica] Discriminante: Δ = b2 − 4ac Equazione dell'asse di simmetria: Coordinate del vertice: Coordinate del fuoco: Equazione della direttrice: Coefficienti dell'espressione polinomiale [modifica] Ciascuno dei coefficienti nell'espressione y = ax2 + bx + c ha un ruolo particolare. Il coefficiente a [modifica] Il coefficiente a determina la convessità della parabola: a > 0: concavità verso l'alto a < 0: concavità verso il basso a = 0: la parabola è sovrapposta sull'asse delle ascisse Il suo significato risulta evidente nel caso particolare (b = 0, c = 0) in cui l'equazione si riduce alla Il coefficiente b [modifica] Il coefficiente b è legato alla posizione dell'asse della parabola (la retta verticale passante per il vertice), che ha equazione . che si trova derivando la funzione e ponendola uguale a zero. Infatti non avendo massimi, il significato della derivata prima ci restituirà la posizione del minimo, ossia del vertice. Da notare che, restando fisso il coefficiente c, che determina l'intersezione con l'asse delle ordinate, e facendo variare valore di b, la parabola passerà sempre per quel punto. In particolare, la retta tangente alla parabola nel punto di incontro con l’asse delle ordinate, ha pendenza pari a b. Questo significa che se b vale zero, l’asse della parabola coincide con l’asse delle ordinate. Mentre la derivata prima, potrà essere facilmente individuata in quanto il suo punto di incontro con l'asse delle ascisse sarà pari all'ascissa del vertice (-b/(2a)), mentre l'incontro con l'asse delle ordinate sarà pari al valore di b. Il coefficiente c [modifica] Come accennato, il coefficiente c determina il punto di intersezione della parabola con l'asse delle ordinate. Ciò è facilmente verificabile mettendo a sistema l'equazione dell'asse y con quella di una generica parabola: Se il termine c è nullo, la parabola passa per l'origine degli assi. Parabola dati tre punti appartenenti ad essa [modifica] Dati tre punti A, B, C, di coordinate note, si potranno trovare i coefficienti a, b, c dell'equazione che rappresenta la parabola passante per tali punti attraverso un sistema di tre equazioni, andando a sostituire le incognite x ed y con le coordinate dei punti di partenza. Retta tangente a una parabola in un suo punto [modifica] Data l'equazione generale della parabola: y = ax2 + bx + c ed un punto P(d,f(d)) la formula per trovare la retta tangente nel suo punto P è: y = (2ad + b)x − ad2 + c Basta trovare la derivata della parabola che è: y' = 2ax + b Per la condizione di passaggio per il punto d diventa: y' = 2ad + b Dalla formula del fascio di rette così posto: y = m(x − x0) + y0 sostituendo i nostri dati troveremo la retta tangente: y = (2ad + b)(x − d) + ad2 + bd + c y = 2adx − 2ad2 + bx − bd + ad2 + bd + c y = 2adx − ad2 + bx + c y = (2ad + b)x − ad2 + c Fascio di parabole [modifica] In geometria analitica, un fascio di parabole si ottiene mediante una combinazione lineare, vale a dire effettuando la somma di due equazioni (in forma implicita) entrambe rappresentanti parabole (che saranno le generatrici del fascio) e moltiplicando una di esse per un parametro (in questo caso k): In questo caso, le due parabole presentano l'asse parallelo all'asse y. Una delle due parabole generatrici, ed esattamente quella moltiplicata per il parametro, sarà esclusa dal fascio, perché non si otterrà per nessun valore di k. Essa viene quindi definita la parabola esclusa del fascio, e si ottiene solo se k assume un valore infinito, che però non è un numero reale. Effettuando i vari calcoli, il fascio si presenta in questa forma, la forma canonica di un fascio di parabole: Un fascio di parabole può presentare o meno punti base, ovvero punti attraverso i quali passano tutte le parabole del suo fascio. I punti base di un fascio si ottengono mettendo a sistema le equazioni delle due parabole generatrici. Eguagliando le y delle due equazioni si otterrà quindi la seguente equazione: A questo punto si presenteranno diverse possibilità: se il discriminante di questa equazione è positivo, esisteranno due punti base distinti che, sostituiti nell'equazione del fascio, la soddisferanno; se il discriminante è nullo, allora i due punti base saranno coincidenti e tutte le parabole del fascio ammetteranno una tangente comune e saranno tangenti fra di loro nei due punti base coincidenti, che apparterranno a questa tangente; se il discriminante è negativo, non esisteranno punti base. Riassumendo: due punti base reali e distinti due punti base reali e coincidenti non esistono punti base Può capitare che il fascio presenti un solo punto base, di molteplicità 1, attraverso il quale passano tutte le parabole del fascio. Ciò accade solo quando queste presentano lo stesso valore, non solo in modulo, del coefficiente del termine di primo grado a. Il fascio può contenere rette o coppie di rette. Se k assume valori tali che il coefficiente del termine di secondo grado si annulli, l'equazione del fascio di parabole si riduce all'equazione di una retta, del tipo , equazione che, nel caso in cui i punti base sono reali e distinti, è la retta passante per questi, nel caso in cui sono reali e coincidenti, è la retta tangente a tutte le parabole del fascio, nel caso in cui non esistono, è una retta qualunque del fascio. Se k assume valori tali che il coefficiente della y si annulli, l'equazione del fascio di parabole si riduce ad un'equazione di secondo grado in x, del tipo , equazione che rappresenta una coppia di rette, parallele all'asse y (nel caso di questo fascio) e passanti per le ascisse dei due punti base del fascio. Se questi non esisteranno, il fascio non conterrà coppie di rette, se saranno coincidenti, le rette della coppia saranno anch'esse coincidenti. Se k non assume valori per cui si possano ottenere rette o coppie di rette, o le une o le altre non sono presenti nel fascio. Si noti che in molti casi le due generatrici del fascio sono proprio una retta e una coppia di rette, e che solitamente è la coppia di rette a venire moltiplicata per il parametro e ad essere quindi esclusa dal fascio. Disequazione di secondo grado [modifica] La parabola può anche essere utilizzata nella risoluzione delle disequazioni di secondo grado, tramite delle semplici verifiche. Bisogna innanzitutto tener presente il verso della parabola attraverso il coefficiente dell'incognita elevata al quadrato; se tale coefficiente è positivo la parabola sarà rivolta verso l'alto, verso il basso altrimenti. Occorre poi capire se la parabola intersechi o meno l'asse delle ascisse attraverso il discriminante: se esso è positivo, la parabola avrà due intersezioni con l'asse delle x che è possibile scoprire risolvendo l'equazione di secondo grado associata; se nullo, la parabola sarà tangente all'asse in un punto le cui coordinate si possono scoprire in modo analogo al precedente; se negativo, la parabola non avrà intersezioni con l'asse e sarà totalmente sopra o totalmente sotto di esso, rispettivamente se a > 0 o se a < 0. A questo punto potendo disegnare approssimatamente la parabola, si può verificare facilmente per quali valori di x la parabola assuma valori positivi, negativi o nulli. Parabola come luogo geometrico [modifica] La parabola, in geometria descrittiva, può essere definita anche come luogo geometrico dei centri delle ellissi (inclusa la circonferenza come caso particolare d'ellisse) tangenti una retta r ed un'ellisse Δ assegnati. La retta r viene detta direttrice e la retta polare del punto improprio, che ha la direzione di r , viene detta asse della parabola. Nel caso in cui l'asse di simmetria di Δ è perpendicolare ad r, si ha una parabola simmetrica.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

STORIA DELLA MORTE DI GRAZIELLA CAMPAGNA UCCISA VIGLIACCAMENTE DALLA MAFIA parte 1

Post n°341 pubblicato il 07 Gennaio 2012 da tignalucida

Diciassette anni fa un barbaro omicidio di mafia sconvolgeva la vita di una piccola cittadina nella provincia di Messina. Graziella Campagna, giovane diciassettenne, veniva sequestrata e poi assassinata a colpi di lupara. Per diversi anni il movente, gli autori e i mandanti di questo delitto sono rimasti nell’ombra. La tenacia dei familiari, il coraggio dell’avvocato di parte civile, il desiderio di giustizia di due associazioni antimafia, hanno fatto sì che la Procura riaprisse le indagini e inchiodasse alle proprie responsabilità una potente organizzazione criminale che ha operato sino ai giorni nostra tra Messina, Villafranca Tirrena, Barcellona e Portorosa. Nel 1998 si apriva il processo contro i presunti responsabili della morte di Graziella Campagna: un omicidio ‘preventivo’, per impedire che la giovane si rendesse conto della reale identità di uno dei maggiori narcotrafficanti di Cosa Nostra e della rete di complicità e protezioni che istituzioni dello Stato, imprenditori e politici avevano tessuto. Quattro anni di udienze non sono state sufficienti a rendere giustizia a Graziella e ai suoi familiari. Oggi, per la seconda volta, il processo è sospeso in attesa di una pronuncia della Corte costituzionale. C’è il forte rischio che si perda altro tempo prezioso, che la nebbia offuschi il contesto in cui è maturato l’assassinio, che nuovi inquinamenti e depistaggi rendano più difficoltoso l’accertamento della verità. Per contribuire a mantenere la memoria del sacrificio della giovane Graziella, per testimoniare concretamente la nostra solidarietà ai genitori e a coloro che hanno lottato per darle giustizia, Terrelibere dedica all’omicidio Campagna questo speciale, mettendo in rete il volume di denuncia curato dall’Associazione Rita Atria di Milazzo e dal Comitato messinese per la pace e il disarmo unilaterale e due recenti interrogazioni parlamentari di Nichi Vendola che ricostruiscono attraverso la lettura degli atti processuali, la trama occulta di mafiosi, magistrati, imprenditori e carabinieri che ha soffocato col piombo i sogni e le speranze di un’adolescente siciliana.

Introduzione Morire a diciassette anni. Morire di mafia. A cura di: Associazione Antimafia ‘Rita Atria’ di Milazzo Comitato per la pace e il disarmo unilaterale di Messina Morire a diciassette anni. Morire di mafia. GRAZIELLA CAMPAGNA, una ragazza semplice di Saponara, una famiglia numerosa la sua, dove i genitori insegnano ai figli i principi della vita civile, i valori dell’onestà. “Era una ragazza buona” dicono i familiari e tutti coloro che l’hanno conosciuta. “Una ragazza posata, riservata in società, una ragazza sincera, che parlava di tutto con la sua famiglia”. Il 12 dicembre 1985 è stata rapita e uccisa. Undici anni trascorsi senza che lo Stato le abbia riconosciuto il diritto alla verità e alla giustizia. Undici anni in cui le è stato negato il diritto alla memoria, ad essere riconosciuta vittima di un potere criminale troppo spesso sottovalutato nel messinese. Il 7 dicembre ‘96, il Tribunale di Messina ha deciso di riaprire il caso Graziella Campagna. Un riconoscimento dell’impegno di coloro che non hanno voluto e non vogliono dimenticare. Le dedichiamo questo dossier. Per tracciare le fasi salienti di un’inchiesta infinita; inchiesta superficiale e discutibile come discutibile ci appare la stessa sentenza di proscioglimento dei due ‘presunti’ assassini, i mafiosi palermitani Gerlando Alberti junior e Giovanni Sutera. Un dossier per inserire il delitto in un contesto fatto di trame occulte, poteri forti, organizzazioni criminali, traffici di morte. Nello sfondo gli anni delle stragi di mafia e dell’eversione neofascista, un connubio destabilizzante che proprio a Messina e nello Stretto si è alimentato e sviluppato nell’omertà e nei silenzi di tanti. Di troppi. Abbiamo fondati motivi per ipotizzare che l’agendina smarrita da Gerlando Alberti e ritrovata da Graziella contenesse gli elementi per individuare esecutori e mandanti della strage del rapido 904 del 23 dicembre 1984. Siamo convinti che nel messinese Gerlando Alberti e i suoi protettori siano stati “cerniera” di equilibri politici, economici e mafiosi. Sarà dovere dei giudici accertare le verità che intuiamo. L’omicidio di Graziella, alla luce di queste ipotesi, non può essere letto senza analizzare le motivazioni che hanno spinto i suoi assassini a non avere scrupoli; l’omicidio non può essere attribuito solo a due boss mafiosi, ma occorre scavare in quel mondo di complicità, di collusioni, di coperture, di garanzie di impunità che ha circondato Gerlando Alberti e il Sutera. Quel mondo in cui una vita umana ha un peso inversamente proporzionale al grado dei suoi sporchi interessi: se il prezzo per garantire la “serenità” dei potenti è una Vita, la Vita di Graziella, allora si può uccidere. E dimenticare. C’è da fare ancora tanta strada per riconciliare una comunità con la vita spezzata di Graziella. Bisogna stringersi a fianco dei familiari che hanno ritenuto giusto costituirsi parte civile in sede processuale. C’è bisogno dell’impegno delle autorità statali e locali a collaborare affinchè giustizia sia fatta e in fretta. C’è bisogno di uno sforzo delle nuove generazioni a comprendere che il sacrificio di Graziella non è stato invano se esso è servito a chiarire una volta per tutte che Messina non è periferia di mafia, bensì luogo strategico per i traffici di armi e droga e per il riciclaggio del denaro sporco. Alle giovani vittime di mafia è stato negato il diritto a crescere, apprendere, socializzare, amare. E’ soprattutto nelle scuole, in un salone, una palestra, una classe, che può e deve essere ricordata Graziella. Perchè viva. Perchè non la si dimentichi. Perchè non si dimentichi che anche a Messina a diciassette anni si muore. Di mafia. Introduzione Morire a diciassette anni. Morire di mafia. A cura di: Associazione Antimafia ‘Rita Atria’ di Milazzo Comitato per la pace e il disarmo unilaterale di Messina Morire a diciassette anni. Morire di mafia. GRAZIELLA CAMPAGNA, una ragazza semplice di Saponara, una famiglia numerosa la sua, dove i genitori insegnano ai figli i principi della vita civile, i valori dell’onestà. “Era una ragazza buona” dicono i familiari e tutti coloro che l’hanno conosciuta. “Una ragazza posata, riservata in società, una ragazza sincera, che parlava di tutto con la sua famiglia”. Il 12 dicembre 1985 è stata rapita e uccisa. Undici anni trascorsi senza che lo Stato le abbia riconosciuto il diritto alla verità e alla giustizia. Undici anni in cui le è stato negato il diritto alla memoria, ad essere riconosciuta vittima di un potere criminale troppo spesso sottovalutato nel messinese. Il 7 dicembre ‘96, il Tribunale di Messina ha deciso di riaprire il caso Graziella Campagna. Un riconoscimento dell’impegno di coloro che non hanno voluto e non vogliono dimenticare. Le dedichiamo questo dossier. Per tracciare le fasi salienti di un’inchiesta infinita; inchiesta superficiale e discutibile come discutibile ci appare la stessa sentenza di proscioglimento dei due ‘presunti’ assassini, i mafiosi palermitani Gerlando Alberti junior e Giovanni Sutera. Un dossier per inserire il delitto in un contesto fatto di trame occulte, poteri forti, organizzazioni criminali, traffici di morte. Nello sfondo gli anni delle stragi di mafia e dell’eversione neofascista, un connubio destabilizzante che proprio a Messina e nello Stretto si è alimentato e sviluppato nell’omertà e nei silenzi di tanti. Di troppi. Abbiamo fondati motivi per ipotizzare che l’agendina smarrita da Gerlando Alberti e ritrovata da Graziella contenesse gli elementi per individuare esecutori e mandanti della strage del rapido 904 del 23 dicembre 1984. Siamo convinti che nel messinese Gerlando Alberti e i suoi protettori siano stati “cerniera” di equilibri politici, economici e mafiosi. Sarà dovere dei giudici accertare le verità che intuiamo. L’omicidio di Graziella, alla luce di queste ipotesi, non può essere letto senza analizzare le motivazioni che hanno spinto i suoi assassini a non avere scrupoli; l’omicidio non può essere attribuito solo a due boss mafiosi, ma occorre scavare in quel mondo di complicità, di collusioni, di coperture, di garanzie di impunità che ha circondato Gerlando Alberti e il Sutera. Quel mondo in cui una vita umana ha un peso inversamente proporzionale al grado dei suoi sporchi interessi: se il prezzo per garantire la “serenità” dei potenti è una Vita, la Vita di Graziella, allora si può uccidere. E dimenticare. C’è da fare ancora tanta strada per riconciliare una comunità con la vita spezzata di Graziella. Bisogna stringersi a fianco dei familiari che hanno ritenuto giusto costituirsi parte civile in sede processuale. C’è bisogno dell’impegno delle autorità statali e locali a collaborare affinchè giustizia sia fatta e in fretta. C’è bisogno di uno sforzo delle nuove generazioni a comprendere che il sacrificio di Graziella non è stato invano se esso è servito a chiarire una volta per tutte che Messina non è periferia di mafia, bensì luogo strategico per i traffici di armi e droga e per il riciclaggio del denaro sporco. Alle giovani vittime di mafia è stato negato il diritto a crescere, apprendere, socializzare, amare. E’ soprattutto nelle scuole, in un salone, una palestra, una classe, che può e deve essere ricordata Graziella. Perchè viva. Perchè non la si dimentichi. Perchè non si dimentichi che anche a Messina a diciassette anni si muore. Di mafia.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

RESOCONTO DELLA CRIMINALITà MESSINESE

Post n°340 pubblicato il 02 Gennaio 2012 da tignalucida

Le ultime operazioni antimafia di Polizia e Carabinieri hanno scompaginato alcuni dei più potenti clan cittadini. I boss più temuti sono tutti in galera, la maggior parte di loro ristretti al 41 bis, il regime di carcere duro. Ma nessuno si illude. La criminalità organizzata negli anni ha dimostrato di saper risorgere dalle proprie ceneri ed alle spalle dei padrini storici premono già alcune promettenti leve del malaffare. La mappa del crimine cittadino evidenzia subito un aspetto. La mafia del 2000 è lontana dagli schemi degli anni 80-90 quando clan storici come quello di Gaetano Costa, Luigi Sparacio, Mario Marchese, Iano Ferrara si suddividevano equamente il territorio per gestire prevalentemente lo spaccio di droga ed il racket delle estorsioni. Spesso a suon di omicidi e quando esplodeva una guerra fra gruppi criminali i morti non si contavano più. Oggi i clan operano con maggior circospezione, i capi sono da anni rinchiusi in carcere e le armi vengono usate solo se strettamente necessario, per punire qualche -trasgressore- all'interno delle famiglie mafiose. I CLAN SUL TERRITORIO - ZONA NORD. Ma vediamo zona per zona quali sono attualmente i principali gruppi mafiosi cittadini. La situazione più complessa è quella del quartiere di Giostra. Qui, a garantire la continuità con il clan del boss ergastolano Luigi Galli (ristretto al 41 bis), è Giuseppe -Puccio- Gatto. E' lui, da tempo, il leader del clan storicamente più compatto della città. Proprio ieri però Gatto ha aggiunto alle sue numerose condanne l'ergastolo inflittogli nell'operazione -Arcipelago- per l'omicidio di Carmelo Mauro. Quest'ultimo fu eliminato a colpi di pistola nel maggio del 2001 perchè aveva creato fastidi all'interno del clan. Le indagini della Squadra Mobile e le dichiarazioni del pentito Antonino Stracuzzi hanno inferto un duro colpo al gruppo di Giostra. Ma negli ultimi tempi, grazie allo spazio concesso dai boss detenuti, sono venuti fuori i cosiddetti emergenti. In particolare spiccano i nomi di Gaetano Barbera e Giuseppe Minardi. Il primo, arrestato l'anno scorso nell'operazione -Ricarica-, voleva addirittura espandere il suo predominio in altre zone cittadine. Secondo l'accusa dei Carabinieri aveva architettato l'omicidio del fratello del boss della zona sud Giacomo Spartà per lanciargli un messaggio di sfida inequivocabile. Gaetano Barbera, 37 anni proprio ieri è stato raggiunto da un ordine di custodia cautelare, nell'operazione -Mattanza-, per l'omicidio di Francesco La Boccetta. Sarebbe stato lui, insieme con Sergio Micalizzi, poi ucciso a sua volta, ad esplodere cinque colpi di pistola contro l'uomo che stava tentando di mettersi in proprio nel remunerativo settore dello spaccio di droga. La conferma dei contatti sempre più solidi fra gruppi di Giostra e di S.Lucia sopra Contesse. Giuseppe Minardi è un altro rampante che, secondo i rapporti di Polizia e Carabinieri, si sarebbe messo alla testa di un gruppo ben definito. Anche lui, come Gatto ed il fratello Giovanni, è stato condannato all'ergastolo nel processo scaturito dall'operazione Arcipelago. E poi c'è sempre Giuseppe Mulè, fresco di arresto dopo tre mesi di latitanza. La lunga detenzione lo aveva un po' allontanato dagli -affari- messinesi ma non appena ottenuto la libertà e tornato in città l'estate scorsa ha ripreso il lavoro. Ovvero estorsioni a tappeto in tutta la zona nord. La Squadra Mobile, con tre operazioni consecutive, ha arrestato la convivente, il cognato e numerosi affiliati. Allo stesso Mulè, dopo l'arresto in provincia di Salerno, è stato notificato un provvedimento restrittivo per estorsione. ZONA CENTRO - Più definita la situazione al centro della città dove il clan capeggiato da Carmelo Ventura viene indicato dagli inquirenti come l'erede del gruppo di Luigi Sparacio. Ventura è in carcere e nell'operazione Arcipelago è stato condannato a nove anni. Gli affari vengono gestiti da referenti di fiducia ma il più temibile, Francesco Comandè, è stato arrestato qualche mese fa per il duplice omicidio dei fratelli Giacalone. Comandè, secondo gli investigatori della Squadra Mobile, è considerato l'uomo in ascesa del gruppo. Secondo l'accusa avrebbe fatto fuori i Giacalone (peraltro suoi cugini) sia per questioni personali sia per accreditarsi agli occhi del clan. Un segnale forte, un messaggio che lascia pochi dubbi. Solo che Comandè per questo duplice omicidio, avvenuto nel febbraio del 2006 a largo Seggiola, è stato incastrato dopo un lungo lavoro investigativo. L'iter giudiziario, tuttavia, è ancora in pieno svolgimento.ZONA SUD- A sud è ancora forte l'influenza del boss Giacomo Spartà. Ex gestore di una palestra -Giacomino-, come lo chiamano gli amici, si è imposto sul territorio che un tempo fu regno incontrastato di Iano Ferrara. Spaccio di droga e racket delle estorsioni le attività del gruppo. Ultimamente per Spartà sono fioccate due condanne: 21 anni nell'operazione -Alba Chiara- che smantellò il gruppo di S.Lucia sopra Contesse e 5 anni e 4 mesi nell'operazione -Staffetta-. Braccio destro è considerato Lorenzo Rossano al quale sono stati inflitti 30 anni nell'operazione -Alba Chiara-. Pene pesanti che anche a sud lasciano aperti pericolosi spiragli per l'inserimento di giovani ambiziosi.MANGIALUPI- E poi c'è il gruppo di Mangialupi che opera non solo nel quartiere omonimo ma spazia anche a Maregrosso, Villaggio Aldisio e Fondo Fucile. Qui l'attività è quasi esclusivamente lo spaccio di droga. Eroina, cocaina ed hashish arrivano dalla Calabria e vengono smerciate nei villaggi grazie ad una fitta rete di pusher, difficile da smantellare per l'impenetrabilità della zona. Ed un ruolo importante nel quartiere lo svolgono storicamente le donne che spacciano in prima persona e seguono gli affari dei compagni quando questi finiscono dietro le sbarre. Boss e gregari, arrestati nella Mangialupi ter e nella Nemesi, però sono stati quasi tutti assolti. Un quadro dal quale emergono due aspetti inequivocabili. I grossi calibri sono tutti in carcere grazie all'azione incessante della magistratura e delle forze dell'ordine. Il che però lascia spazio alle nuove leve che vanno continuamente monitorate. E poi il crollo quasi totale degli omicidi di mafia. I clan preferiscono agire di soppiatto, senza clamore, per non attirare l'attenzione di chi è chiamato ad indagare. Ma per loro la vita è diventata sempre più dura e come ha dichiarato ieri il procuratore capo Luigi Croce: -I gruppi mafiosi cittadini preferiscono inabissarsi-. Attenzione però a non cantare vittoria. Mantenere la guardia alta è l'unico rimedio per fronteggiare adeguatamente organizzazioni che sanno sempre come rialzare la testa.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

NOTIZIE DI CRONACA: RICERCATO IL RAMBO RUSSO

Post n°339 pubblicato il 02 Gennaio 2012 da tignalucida

xx

Caccia a 'Rambo' Parco Nazionale di Mount Rainier, nello Stato di Washigton. Un ranger è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco durante un controllo di ruotine. Dell'omicidio è sospettato Benjamin Colton Barne, ex militare e reduce dalla guerra in Iraq. Ora è caccia all'uomo nelle foreste di Mount Rainier, dove si sospetta che l'uomo si stia nascondendo.

La notizia e del 02/01/2012

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
« Precedenti Successivi »
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963