Una storia vera...la mia finalmente... scoperta dopo 30 anni di ricerche. Parte da molto lontano e arriva nel centro esatto del cuore di chi sa ascoltare.
Quindi lei mi vuole dire che questi fatti non li conosceva prima? "Esattamente, non li conoscevo." E da cosa pensa che dipenda il fatto di averli pensati e sviscerati ancor prima di scoprirli? "Ho capito che tutto è chiuso in noi, sigillato in una parte nascosta del nostro io più profondo, quella che si forma insieme all’embrione o forse prima. Tatuato nelle cellule, clonato, impresso a fuoco." La sua teoria si concretizza su basi scientifiche? "Non so se siano stati fatti studi su questo, ma so che c’è una parte di mistero, il mistero della vita che si forma, un origine da cui scaturisce tutto e che ancora non conosciamo. Possiamo chiamarlo in mille modi, soffio vitale, mistero della fede, miracolo. Avviene e non sappiamo come, al di là della scienza non c’è modo di capire: però accadono cose nella vita che ci fanno comprendere quanto questo legame sia ben più recondito di un semplice migrare di cellule."
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Post n°2 pubblicato il 12 Marzo 2012 da seforsemaipiu
Attilio rincasò stanco e si rese conto che nulla era pronto per cena. Giuseppina, la donna che da quando era rimasto vedovo, veniva a preparagli i pasti e a rimettere in ordine casa, quel giorno non era passata. Gli altri due figli Irma e Antonio erano ancora fuori. “ Flora” Chiamò dolcemente posando la giacca all’attaccapanni. “ Tutto bene?” Un fievole sì lo raggiunse in corridoio. Gli bastò quello per non correre a cercarla nelle altre stanze. Si avvicinò ai fornelli per mettere l’acqua sul fuoco e iniziò a lavare i piatti della sera prima. Guardò meccanicamente fuori dalla finestra,mentre strofinava il primo bicchiere, il cielo era ancora chiaro e il vociare del quartiere gli mise malinconia. La ragazzina entrò in cucina e si sedette al tavolo, lui le mise nel piatto una pasta al pomodoro che profumava di basilico fresco e iniziò a mangiare. “Forza che si fredda” le intimò… ma Flora, occhi bassi nel piatto, non aveva preso in mano neppure la posata. “ Che c’è non hai fame?” Lei non rispose… “ Mangia che sei magra”. Passò qualche minuti e lui sbottò. “ Ma cosa devo fare con te? Non mangi, non parli, che ti prende? Che hai combinato oggi?” . Quell’ultima domanda… solo quella sentì e il suo senso di colpa esplose. “ Nulla non ho combinato, che deve sempre essere colpa mia?” Il padre la guardò e sorrise, un misto di tenerezza ed esasperazione… ma quella sera non incrociò lo sguardo ribelle della più piccole dei suoi figli. C’era un’ombra nei suoi splendidi occhi color cielo. Un’ombra che non conosceva. Fece finta di niente, era troppo difficile per lui interpretare le inquietudini di una giovane donna. Maledisse il giorno in cui la vita le aveva tolto sua moglie e spezzando un pezzo di pane, iniziò a ripulire il piatto di quel sugo rimasto ai bordi. Le risate di Antonio ed Irma lo strapparono ai ricordi. Entrarono in casa come due uragani. Flora non girò nemmeno la testa, chiese al padre se poteva tornare in camera sua, e dopo un cenno di assenso se ne andò. Fu una notte popolata di sobbalzi, dove il sonno non tarda a venire ma non riesce a portarti lontano. Flora pianse, strinse il cuscino come se fosse il corpo di sua madre, la cercò negli odori delle lenzuola, nella camicia da notte mai lavata. La supplicò di aiutarla, di tornare, di parlarle. Desiderò morire per esserle ancora vicina. Irma sentì i suoi singhiozzi e si fece spazio nel letto di lei. Si abbracciarono e piansero insieme, l’una per la stessa ragione dell’altra ma senza dirselo.
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