Una storia vera...la mia finalmente... scoperta dopo 30 anni di ricerche. Parte da molto lontano e arriva nel centro esatto del cuore di chi sa ascoltare.
Quindi lei mi vuole dire che questi fatti non li conosceva prima? "Esattamente, non li conoscevo." E da cosa pensa che dipenda il fatto di averli pensati e sviscerati ancor prima di scoprirli? "Ho capito che tutto è chiuso in noi, sigillato in una parte nascosta del nostro io più profondo, quella che si forma insieme all’embrione o forse prima. Tatuato nelle cellule, clonato, impresso a fuoco." La sua teoria si concretizza su basi scientifiche? "Non so se siano stati fatti studi su questo, ma so che c’è una parte di mistero, il mistero della vita che si forma, un origine da cui scaturisce tutto e che ancora non conosciamo. Possiamo chiamarlo in mille modi, soffio vitale, mistero della fede, miracolo. Avviene e non sappiamo come, al di là della scienza non c’è modo di capire: però accadono cose nella vita che ci fanno comprendere quanto questo legame sia ben più recondito di un semplice migrare di cellule."
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Post n°11 pubblicato il 16 Aprile 2012 da seforsemaipiu
Attilio rientrò al lavoro dopo averla abbracciata alla stazione. Si era raccomandato ad un conoscente che viaggiava con lei, che non la perdesse d’occhio neppure un secondo e lo avvisasse subito nel caso si fosse sentita male, ma sapeva quanto questo non fosse sufficiente a restare tranquillo, quanto le sue attenzioni non fossero mai state abbastanza. Sentiva di avere in parte fallito con lei, percepiva qualcosa nell’aria, fiutava un odore, ne sentiva la presenza ma non riusciva a capire da dove venisse la sua inquietudine. Quando rientrò la sera, tutto sembrava tornato come una volta, quando i sorrisi non si sprecavano di certo, ma erano più leggeri. Irma aveva preparato la cena, apparecchiato con cura e la radio era accesa su un canale locale che trasmetteva solo musica. “ Ciao papà” Lo accolse la voce della figlia dalla cucina, mentre era intento a togliersi le scarpe nell’ingresso. “ Flora è arrivata, mi ha avvertito la vicina, hanno chiamato circa due ora fa, tutto bene.” L’uomo si limitò ad un sospiro profondo, si lavò le mani e si sedette a mangiare. Poco dopo arrivò anche Antonio e finirono la cena come se nulla fosse. “ Vuoi il caffè papà?” Domandò Irma gironzolandogli intorno. “ No, farò già fatica di mio a dormire stanotte”. La ragazza si irrigidì constatando che i suoi sforzi poco servivano a far rasserenare il padre. “ Su papà, non essere triste, starà bene con Lina, aveva solo bisogno di cambiare aria …”. “ La fai semplice tu”. Rispose serio. “ Sono sicuro che c’è dell’altro ma non lo saprò mai, vero Irma?” Disse guardandola con aria inquisitoria. Flora e Lina erano davanti ad un piatto di lasagne fumanti appena sfornate. Flora mangiò senza entusiasmo, mentre la nipote le accarezzava i lunghi capelli, abbozzando una treccia incerta. Lina aveva la stessa percezione del padre guardandola, nell’arco di poco tempo, la sorella sembrava cambiata, fiutava ma non sapeva dove guardare. I giorni passavano lenti per Flora, se fosse possibile, si sentiva ancora più sola. Lina usciva presto la mattina, portava i bambini all’asilo e restava al lavoro fino alle sette di sera. Giorgio, il cognato, rientrava solo tre sere alla settimana. Non usciva quasi mai, non conosceva nessuno e a parte un giradischi sul quale mettere il suo disco, non aveva nulla da fare. Si rendeva utile facendo i mestieri di casa, e la sera inventava fiabe per i nipoti che la ascoltavano rapiti fino a quando non crollavano dal sonno. “Flora, la signorina Giulia, quella che ha il negozio di parrucchiera dice se vuoi andare qualche ora a lavorare da lei… ti paga sai? E poi sarebbe un occasione per conoscere qualcuno, per uscire un po’, che ne dici?” “ Dico che non mi interessa” Rispose fredda. “ Ma insomma, non puoi stare tutto il giorno a casa, possibile che non tu non abbia qualche ambizione? La rimproverò. “ Se hai già deciso che devo andare dalla signorina Giulia, perché me lo chiedi?” . “ Sì ho deciso Flora, per il tuo bene. Domattina prima di andare al lavoro le dirò che inizi con la nuova settimana, quattro ore la mattina, vedrai che ne sarai contenta”. Contenta era una parola grossa ma forse era un inizio e lei sapeva che da qualche parte avrebbe dovuto iniziare. E per qualche settimana le sembrò quasi bello uscire la mattina insieme a Lina e i nipoti, salutarli all’angolo della via per svoltare e percorre ancora poche decine di metri, prima di entrare in un mondo scintillante e profumato. Le donne che venivano a farsi i capelli erano simpatiche e parlavano di tutto, figli, mariti, amanti, sesso, cucina. Giulia sapeva tutto di tutti, le ascoltava pazientemente, dava loro consigli, raccontava barzellette e aveva un parola buona per ogni cliente. Le sembrava una donna moderna e intelligente, la persona giusta con la quale liberarsi delle sue angosce. Fu sul punto di raccontarle di aspettare un bambino, quando entrò l’ennesima signora con le lacrime agli occhi. “ Giulia cara, sapessi che disgrazia mi è capitata!”. Si accomodò al lavaggio e fu Flora a raccoglierne la disperazione. La signora mugugnava qualcosa di indecifrabile tra i singhiozzi sommessi, mentre lei le massaggiava la cute con cura, la sciacquò e le avvolse un asciugamano sui capelli. Ora davanti allo specchio, mentre Giulia la preparava alla piega, si liberò del suo tormento come un fiume in piena. “ Anna, Annina, la mia Annina… aspetta un bambino da quel disgraziato del suo fidanzato, capisci Giulia che cosa mi è successo!?” Disse con aria contrita, poi continuò il suo delirio. “ Ora tu dimmi una povera madre cosa deve fare di fronte ad una cosa simile… siamo rovinate, lei ha solo diciassette anni, deve finire il liceo classico, lui lo scientifico, tra poco la pancia si vedrà, lo sapranno tutti capisci tutti!!! Dio che disonore…che tragedia quando lo saprà mio marito!”. Flora aspettò la risposta di Giulia, sicura che la donna avesse pronta qualche frase ad effetto e qualche saggio consiglio. Ma Giulia si limitò a scuotere la testa in segno di disapprovazione e si lasciò scappare un lamento, aggregandosi alla calamità imminente. “ Mi dispiace Signora Anselmi, mi creda sono costernata, certe cose sono così disdicevoli… ma di quanti mesi è… ha pensato all’aborto prima che sia troppo tardi?”. Flora inorridì, lascio cadere le forbici che stava porgendo a Giulia. La donna si voltò e la rimproverò. “ Stupida! Ma lo sai che sono forbici di precisione? Sai quanto costano? Te le dovrò detrarre dallo stipendio…sicuramente ora saranno scardinate e non mi servirebbero nemmeno per potarci i fiori!”. Poi tornò a rivolgersi alla cliente avvilita. “ Non so’ dove abbiano la testa le ragazze di oggi, tutte stordite”. La mattina dopo Flora non si presentò al negozio, finse di andarci ancora per una settimana, forse avrebbe finto per chissà quanto tempo ancora, se un giorno invece mentre girava per la città non avesse avuto un malore e venne portata in ospedale in stato di incoscienza. Lina fu avvertita subito e così venne a sapere dal suo bambino. “ Sua sorella è incinta di quasi sei mesi signora, non posso essere più preciso ma l’utero è molto ingrossato. Il feto è posizionato molto internamente, dipende dalla costituzione della ragazza, può succedere che fino al settimo mese non sia evidente, ma ciò non significa che il bambino soffra o non sia tutto regolare”. Lina trasalì, possibile che lei stessa avendo avuto due figli non si fosse accorta di nulla? Flora era seduta sul letto, pronta per lasciare l’ospedale, teneva gli occhi bassi come se questo potesse nascondere ciò che ora non era più solo un suo segreto. Il medico la dimise raccomandando assoluto riposo. “ Ci rivediamo tra quindici giorni signorina”. Lina la prese per mano e la tenne stretta fino a casa, le sembrava impossibile potesse aspettare un figlio, cercò di guardarla negli occhi ma Flora non alzò la testa fino davanti alla porta di casa, quando senza tono disse alla sorella. “ Lo tengo questo bambino”. “ Certo che lo teniamo tesoro”.
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