loredanafina

DELLA VIRTU' DISPENSATRICE

(pag. 72) - <

Non permettete che la vostra virtù voli lontano dalle cose terrene e vada a battere le ali contro i muri eterni! Ahimè, v'è sempre stata virtù perdutasi in volo!

Riconducete, come me, sulla terra la virtù sperduta - si, riconducetela al corpo e alla vita: sicchè dia un senso alla terra, un senso umano.

                                    ______________________________

                                            S E C O N D A       P A R T E

IL FANCIULLO DALLO SPECCHIO

(pag. 77) - Zarathustra tornò alla sua montagna e alla solitudine della sua caverna, sottraendosi agli uomini e aspettando come un seminatore che ha sparso le sue sementi. Ma la sua anima si riempì d'impazienza e del desiderio di coloro che amava, perchè aveva ancora molte cose da donare. La cosa più difficile è infatti chiudere per amore la mano aperta e conservare il pudore quando si regala.

così per il solitario passarono i mesi e gli anni; però crebbe la sua saggezza fino a dolergli per esserne pieno.

Ma un mattino si svegliò prima dell'alba, stette lungamente a riflettere sul suo giaciglio e finalmente disse al suo cuore:

<

Non mi si è avvicinato un bimbo che portava uno specchio?>>.

<>.

Ma quando mi fui guardato nello specchio, lanciai un grido e il mio cuore fu scosso: poichè non vi scorsi l'immagine mia, ma la smorfia e il sogghigno d'un demonio.

In verità, io conosco troppo bene  i segni e gli ammonimenti del sogghigno: la mia dottrina è in pericolo, la mia erba vuol farsi credere frumento!

I miei nemici sono diventati potenti e hanno contraffatto l'immagine della mia dottrina, sicchè il mio discepolo prediletto deve vergognarsi del dono che gli ho fatto.

Ho perso i miei amici; è venuta per me l'ora di cercare coloro che ho perso>>.

Dicendo tali parole, Zarathustra si alzò in piedi, ma non come un uomo affannato che cerca l'aria, ma come un veggente e un cantore che è colto dall'ispirazione.

Con meraviglia lo guardavano la sua aquila e il suo serpente: poichè sul suo volto posava una sorgente di felicità simile all'aurora.

<

Sono forse mutato? La felicità m'ha colto come una tempesta?

Stolta è la mia felicità e da stolta parlerà; è ancora troppo giovane - abbiate pazienza con lei!

Sono stato ferito dalla mia felicità: tutti coloro che soffrono siano i miei medici.

Posso ridiscendere presso i miei amici e anche presso i miei nemici!

A Zarathustra è nuovamente concesso di parlare e beneficare coloro che gli sono cari!

Il mio amore impaziente straripa in torrenti giù verso oriente e occidente. Scende dalle montagne silenziose e dagli uragani del dolore, la mia anima scroscia nelle valli.

Troppo a lungo ho languito nel desiderio e fissato gli occhi nella lontananza. Troppo a lungo ho dimorato nella solitudine: così ho disimparato a tacere.

Io sono diventato tutto bocca e mormorio d'un ruscello che cade dalle alte rupi: voglio che i miei discorsi precipitino nelle vallate.

E il fiume del mio amore precipiti per impraticabili vie! Come potrebbe un fiume non trovare alla fine la via del mare! 

Vi è un lago dentro di me, un lago solitario; ma il fiume dell'amore lo trascina con sè nel mare!

Io percorro vie nuove, mi ritrovo una nuova eloquenza; come tutti i creatori, io sono stanco degli antichi linguaggi. Non voglio più che il mio spirito cammini con suole sdrucite.

Ogni parola scorre troppo lenta per me: - o uragano, io salto sul tuo carro! Evoglio frustare anche te con la mia malvagità!

Come io grido di giubilo voglio passare sopra vasti mari, finchè io trovi l'isola beata dove dimorano tutti i miei amici: - 

E fra di loro i miei nemici! Come amo adesso tutti quelli a cui possa parlare! Anche i miei nemici fanno parte della mia felicità!

E quando voglio montare sul mio cavallo più selvaggi,la mia lancia m'aiuta più d'ogni altra cosa: essa è in ogni momento al servizio del mio piede: -

La lancia che io scaglio contro i miei nemici! Come sono grato ai miei nemici di poterla finalmente scagliare!

Troppo grande era la tensione della mia nube: fra le risate delle folgori voglio far scrosciare la gragnuola negli abissi.

Il mio petto si solleverà possente, possente scatenerà la sua tempesta sulle montagne, così si sentirà sollevato.

In verità la mia felicità e la mia gioia m'assalgono come un uragano! Ma i miei nemici debbono credere che il Maligno infuri sulle loro teste.

Si, anche voi vi spaventerete, o miei amici, davanti alla mia saggezza selvaggia; e forse fuggirete insieme ai miei nemici.

Ah, se conoscessi l'arte di richiamarv i con i suoni delle zampogne pastorali! Abbiamo già appreso mutuamente molte cose!

LA MIA SAGGEZZA SELVAGGIA E' STATA FECONDATA SU MONTAGNE SOLITARIE; SOPRA LE PIETRE ARIDE HA PARTORITO IL SUO NATO, L'ULTIMO NATO.

ORA ESSA CORRE PAZZA SUGLI ASPRI DESERTI E CERCA E CERCA MOLLI PRATERIE, LA MIA ANTICA E FEROCE SAGGEZZA! 

SUI TENERI PRATI DEI VOSTRI CUORI, O MIEI AMICI! - SUL VOSTRO AMORE ESSA VORREBBE POSARE CIO' CHE HA DI PIU' CARO!>>.

Così parlò Zarathustra.

                                      __________________________________

PROSSIMA PUBBLICAZIONE AL PIU' PRESTO.