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dal libro: "CIVILTA' GLOBALE di D. Ikeda e M. Tehranian- Sperling&Kupfer edit."LE PAG PIU' INTERESSANTI 11^ PUBB.

Post n°160 pubblicato il 18 Gennaio 2014 da loredanafina1964

Pag. 69

OBBIETTIVO SULLA VITA QUOTIDIANA

Ikeda: Talvolta le persone possono essere stupide e crudeli, ma sanno anche essere sagge e tolleranti nei confronti del prossimo. Non di rado vi sono persone tanto deboli da commettere crimini, ma ve ne sono anche altre che compiono azioni di meravigliosa nobiltà. Per questo la natura umana è straordinaria.

Tehranian: Possiamo ringraziare la storia, perchè ci dimostra che quasi tutte le nazioni si sono comportate a tratti cavallerescamente e a tratti con crudeltà.

Ikeda: Riconoscendo questa realtà, dobbiamo imparare dalla storia l'importanza cruciale dei contatti e degli scambi quotidiani. Che si trovassero a Sarajevo o a Cordoba, uomini di fedi diverse vivevano insieme pacificamente.

Tehranian: A volte si dimentica un elementare fatto della vita: che si può essere trascinati  alla reciproca inimicizia dalla psicologia di gruppo dell'antagonismo e dell'antipatia.

Ikeda: In relazione al tema della coesistenza, io amo molto il trambusto del mercato. E non intendo quello finanziario, dove miliardi di dollari passano da una mano all'altra in un istante, solo battendo qualche cifra sulla tastiera di un computer, ma ciò che in persiano viene chiamato "bazar" e in arabo "suq".  Là regna la vita, ed è un luogo simbolo di condivisione e coesistenza. Vi si possono trovare i sorrisi amichevoli di un vecchio e della moglie che gestiscono il loro negozietto a conduzione famigliare; si incontrano persone del tutto sconosciute, ma generose e cordiali.

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pag. 70

IL FATTORE UMANO

Ikeda: Si dice che i tempi moderni abbiano avuto inizio con la celebre frase di Cartesio: "cogito ergo sum", penso, dunque esisto. Ciò significa che le idee e la ragione dell'uomo sono la dimostrazione della sua esistenza, che in qualche modo pensare ha la precedenza sull'essere.

Tehranian: Quel concetto fu preceduto da un altro: "Dubito, ergo cogito". L'affermazione di Cartesio permise agli individui di dubitare e pensare liberamente, senza vincoli. La stessa libertà, però, li condusse a effettuare innumerevoli massacri con il pretesto di difendere un'ideologia o un interesse.

Ikeda: Secondo me "Cogito, ergo sum" è il contrario di "Sum, ergo cogito", l'affermazione di San Tommaso d'Aquino, il massimo filosofo cristiano del Medioevo, il quale fu profondamente influenzato dal pensiero islamico. "Sum, ergo cogito", mi sembra svelare l'innegabile valore dell'esistenza: "Io sono", "Tu sei".

Ogni idea, filosofia o religione è unidimensionale, se viene separata dalla realtà quotidiana delle persone. E' giunta l'ora di ripristinare l'autentico peso della vita umana in ogni campo, nella scienza, nella tecnologia, nell'economia, nella medicina, in politica e così via.

Tehranian: Forse è corretto dire che l'Islam prosperò, sopratutto durante il periodo abasside, perchè manifestava sufficiente sollecitudine per la vera vita e i veri esseri umani. In origine zakat significava "pagare i debiti ad Allah", ma di fatto il denaro è utilizzato per aiutare gli orfani, le vedove e i poveri. Il suo spirito ha come scopo realizzare in terra il mondo ideale, mentre continua la ricerca del divino.

Ikeda: Sebbene il Buddismo non sia una religione monoteista, nei suoi insegnamenti si trova un'idea analoga: "I Bodhisattva si elevano su una terra, ma sull'altra si abbassano al livello dei non illuminati, per salvarli". In altre parole, mentre si sforzano di raggiungere l'illuminazione cercano di migliorare le condizioni della società, in quanto sede della manifestazione della saggezza del Budda.

Tehranian: In una bella poesia intitolata La conferenza degli uccelli, il poeta sufi del XII secolo Farid ad-Din Attar ci offre una suggestiva allegoria per narrare le gioie e le amarezze del viaggio spirituale dell'uomo. Come ho già detto, il Sufismo fu sensibilmente influenzato dal Buddismo.

Ikeda: Si dice che Attar sia stato maestro di Rumi, il grande poeta e pensatore sufi. Sarebbe interessante conoscere la storia. Per favore, mi parli di quella poesia.

Tehranian: Tutti gli uccelli del mondo si riuniscono per discutere in quale luogo si trovi il loro mitico dio Simurgh (la fenice). Hudhud (l'upupa) ha il meglio nella disputa rivelando di essere a conoscenza che Simunrgh vive sulle alte montagne. Per riuscire a trovarlo, i volatili seguono Hudhud in un lungo viaggio, che li porta ad attraversare sette valli, chiamate con i nomi delle tappe del cammino dell'evoluzione spirituale sufi.

Ikeda: La ricerca della verità si trasforma in una vicenda avventurosa, un aspetto importante nella civiltà islamica, dedita agli scambi e ai commerci. Che cosa sono le sette valli?

Tehranian: Cli uccelli passano per la ricerca dell'amore, la conoscenza, lo stupore, l'appagamento, la ricchezza e la povertà. Lungo la strada molti se ne vanno per un motivo o per l'altro, trovando scuse, lasciandosi distrarre o rimanendo indietro.

Ikeda: E' senz'altro una storia affascinante. Gli uccelli abbandonano per le più svariate ragioni, e ciò dimostra la capacità del poeta di scrutare a fondo nelle differenze che caratterizzano l'umanità.

Tehranian: Quando raggiungono la cima della montagna sulla quale si ritiene che si trovi Simurgh, sono rimasti solo in trenta. Si guardano intorno....

Ikeda: E il dio non si trova da nessuna parte....

Tehranian: Proprio così. Gli uccelli scoprono che Simurgh sono loro. In persiano simurgh significa anche "trenta uccelli" un interessante gioco di parole ma in questo modo Attar ci spiega che la divinità risiede nell'interdipendenza e nella comunità di tutte le forme di vita. Noi siamo, dunque io sono.

Ikeda: Un'allegoria simile si può forse trovare anche nelle fiabe buddiste. Un ideale non è qualcosa al di fuori della nostra portata; si trova piuttosto nell'azione stessa di cercarlo.

Secondo la filosofia buddista, il mondo di Saha è la terra della perenne luce tranquilla. La realtà è piena di sofferenza, ma il modo in cui l'uomo le sopporta è di per sè la via del Budda.

Il Buddismo afferma inoltre che il desiderio terreno equivale all'illuminazione. Lassenza di dolore non significa necessariamente felicità; la nobiltà dell'essere umano sta infatti nell'affrontare onestamente questo dolore.

Tehranian: Capisco. Come riconciliare la fede religiosa e la società: dobbiamo cominciare a capire che cosa ci insegna l'allegoria, e la filosofia buddista che lei mi ha appena esposto.

Ikeda: Sono completamente d'accordo con lei. In alcuni versi di Gitanjali (1912), il grande poeta bengalese Rabindranath Tagore si esprime così:

Basta salmodiare e cantare e sgranare rosari!

Chi adori in quest'angolo oscuro e solitario di un tempio con le porte sprangate?

Apri gli occhi e guarda: il tuo Dio non è davanti a te!

Egli è dove l'aratore dissoda il duro terreno

e dove il costruttore di strade frantuma le pietre.

Egli è con loro sotto il sole e la pioggia, 

e la sua veste è coperta di polvere.

Getta via il tuo sacro manto, e come lui scendi sulla terra polverosa.

Ciò che leggo in queste parole è la perfetta armonia tra moderno umanesimo e fede religiosa. La via del Bodhisattva nel Buddismo Mahayana ha lo stesso spirito.

Tehranian: Esattamente. La modernità laica e la fede religiosa non si escludono a vicenda; al contrario, senza la seconda il futuro della prima è desolante.

Ikeda: Il Mahatma Gandhi disse la stessa cosa. Per quanto triste sia, la storia del Novecento ha confermato la fondatezza di questa visione.

Tehranian: Sì. Senza la guida morale e spirituale delle grandi religioni, il mondo moderno potrebbe distruggere se stesso con l'inquinamento, il sovrappopolamento, la guerra nucleare, chimica e batteriologica, o con una morte lenta nella povertà spirituale e morale.

Ikeda: Uno dei primi scenziati a mettere in guardia contro la crisi ambiental, Rachel Carson, usava l'espressione "un senso di meraviglia". Secondo me, significa "un senso di reverenza" nei confronti degli altri e dell'ignoto. E' questo che manca nel nostro tempo: tutto è creduto prevedibile, nulla viene ritenuto sconosciuto o inconcepibile. Si pensa che gli uomini siano capaci di controllare e dominare ogni cosa.

Tehranian: E' l'arroganza dell'umanesimo laico, che non si cura dei grandi misteri del destino umano, quali la nostra limitatezza, la fragilità o la debolezza morale.

La fede religiosa, invece, lo fa; per questo incute reverenza, attrae e disorienta.

Ikeda: Invece di essere sprezzanti o ostili nei confronti degli altri, dobbiamo guardarci intorno con un senso di meraviglia e di rispetto: allora diventeremmo sensibili al "valore della vita". Per mantenere questo atteggiamento sempre nuovo e vitale, è assolutamente necessaria la sensibilità religiosa all'eterno e al trascendente.

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