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SECONDA PARTE DELLA 12^ PUBBLICAZIONE

Post n°162 pubblicato il 22 Gennaio 2014 da loredanafina1964

SEGUE LA 12^ PUBBLICAZIONE

pag. 82

Ikeda: Il coraggio di esistere (1952) di Tillich ha dato speranza a quanti di noi erano sopravvissuti ad Auschwitz e a Hiroshima. E' un'opera immortale, un grande patrimonio dell'umanità.

Tehranian: Giusto. Nel libro l'autore affronta con sincerità l'agonia e la disperazione del nostro tempo, e proclama: <> 

Ikeda: <> - in tedesco, trotz - è la parola chiave de il coraggio di esistere.

Il volume è paragonabile a Ein Psycholog erlebt das Konzentrationslager (uno psicologo sopravissuto al campo di concentramento, 1947) di Viktor E. Frankl, un capolavoro del secolo scorso, nel quale lo spicanalista austriaco afferma: <>

Tehranian: Essendo scampato agli orrori di Auschwitz, Frankl aveva conosciuto i peggiori aspetti della natura umana, eppure voleva avere ancora fiducia negli altri e coltivava una visione positiva dell'esistenza.

Ikeda: L'atteggiamento di Frankl è affine al <>, la famosa frase di Antonio Gramsci che Edward Said scelse come motto.

<> potrebbe essere parafrasato con << il coraggio non distoglie mai lo sguardo dal volto oscuro della realtà e non arresta mai il proprio cammino.

Tehranian: Sono completamente d'accordo con lei, ma vorrei aggiungere al motto di Gramsci la <>. I buddisti, i cristiani e i musulmani lo hanno fatto, nelle rispettive fedi. Queste persone hanno tutte lo stesso orientamento, la stessa posizione: fondamentalmente guardano nell'abisso della morte e della disperazione volgendosi verso la vita e la speranza.

Secondo la tradizione hawaiana, nel corso dell'esistenza si dovrebbero seguire due indicazioni: alhoa e kupono. Alhoa è l'equivalente di amore, kupono significa coraggio (per esempio, battersi per ciò che si ritiene giusto).

Ikeda: L'<> è quanto di più lontano si possa immaginare dall'ottimismo frivolo con cui alcuni si affannano a soddisfare i propri desideri e a cercare gratificazioni senza nemmeno gettare uno sguardo negli antri della realtà.

Non possiamo limitarci a biasimare Hitler e i nazisti per le grandi sciagure dell'umanità nel secolo scorso.

Paul Tillich parlava della possibilità che la democrazia degenerasse in autocompiacimento e fosse inghiottita dal cinismo, dall'apatia e dall'inerzia del nichilismo.

Il messaggio che ci ha lasciato ne il coraggio di esistere è la necessità di una forte volontà di vivere, nonostante le tenebre in agguato nelle profondità dell'esistenza.

Tehranian: Il concetto di religione di Tillich come <> è molto vicino alla mia convinzione personale e la sua definizione di religione si applica perfettamente all'Islam.

Per esprimere l'universalità, il Corano usa l'espressione al-din-al-gavim, che significa <>.

Ikeda: Vorrei aggiungere che il monito di Maometto di <> non fu un appello fondamentalista al ritorno alle fonti originarie della fede, ma una ricerca del, <> inteso in senso universale.

Tehranian: Nella sua seconda conferenza ad Harvard, <> (1993), lei discusse l'importanza di <>. <> e lo spirito religioso di cui parlò sono due facce della stessa medaglia.

Ikeda: Nel Buddismo esiste l'espressione <>, che si riferisce fra l'altro al dharma. E' l'insegnamento fondamentale da cui sono nati i Budda ed è un'idea che testimonia la sollecitudine nei confronti dell'universale, del definitivo.

<> può suonare fanatico o esclusivo, ma il fanatismo esclusivo non può mai essere <>. I fanatici sono settari e irrazionali, e la loro attenzione non si sofferma sul  <>, ma su obbiettivi ed egoismi personali. Talvolta il fanatismo è il motore dell'esaltazione nazionalista.

<> significa ricerca della fonte dell'esistenza con tutta la bontà e la potenza del bene insite nella nostra natura. Volere risposte a domande come: <> e <> non può mai essere un fatto esclusivo. In sostanza direi che quello di <> è un concetto umanistico.

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PROSSIMA PUBBLICAZIONE AL PIU' PRESTO 

 
 
 

dal libro: "CIVILTA' GLOBALE di D. Ikeda e M. Tehranian- Sperling&Kupfer edit."LE PAG PIU' INTERESSANTI 12^ PUBB.

Post n°161 pubblicato il 21 Gennaio 2014 da loredanafina1964

Pag.79

RINASCITE SPIRITUALI E RELIGIOSE

 

Ikeda: Consumare qualcosa significa ridurne il valore. Un oggetto nuovo di zecca che abbiamo appena acquistato forse vale il prezzo che l'abbiamo pagato, e se esiste un modello nuovo il suo valore aumenta nella misura in cui ci sentiamo orgogliosi di possederlo, ma una volta che è vecchio, oppure ce l'hanno tutti, il suo valore diminuisce e si desidera passare a qualcosa di nuovo e più pregiato. Questo schema consumistico non da la gioia di creare un nuovo valore.

Lo spirito religioso è completamente diverso: potremmo chiamarlo un'"anima creatrice di valore", uno stato d'animo che induce a provare un senso di solidarietà anche con una pietra sul ciglio della strada, che aspira naturalmente al bene degli uomini che vivono agli opposti confini del globo e che non si incontreranno mai.

Tehranian: Come ha detto lei, lo spirito umano crea un valore crescente, sminuito però dal consumo degli oggetti. Così è anche per l'amore e per la conoscenza: più si ama, più si amerà; di più conoscenza si dispone, più si diventerà saggi.

Ikeda: In altre parole, lo spirito religioso è una capacità mentale che trasforma il nichilismo in un futuro brillante e la disperazione in speranza.  Un cinico vede ogni cosa vuota e priva di significato, e il suo animo non potrà creare nulla che valga.

La scienza ha portato la luce nel mondo esterno, ma quello interiore rimane immerso nell'oscurità. Sarà forse la filosofia (o quello che io chiamo <> a rischiarare il nostro intimo?

Tehranian: Credo di sì. Con <> non intende la fede in una specifica religione, o una particolare serie di liturgie, e un'istituzione, ma un più ampio stato dìanimo, un'attitudine nei confronti della vita, vero?

Ikeda: Si, esatto. Purtroppo, però, ai giorni nostri lo spirito religioso è in netto declino. In che modo possiamo affrontare questa pericolosa tendenza? Fortunatamente possiamo cercare un suggerimento nella storia.

Tehranian: Senza dubbio il Buddismo e l'Islam offrono i loro spunti, come abbiamo visto. Entrambi iniziarono come movimenti di liberazione spirituale dei popoli dalla superstizione.

Ikeda: Certo, non parliamo di nessuna fede in particolare. So che il termine <> significa <>. Credo che ciò sia sostanzialmente in linea con la definizione di religione data da Paul Tillich (18886-1965) <>.

Tehranian: Proprio così. Islam vuol dire piena compassione per l'essere in ogni sua forma. Significa pace attiva, a condizione che unisca l'amore e il coraggio.

Ikeda: In precedenza ne abbiamo parlato anche come di un <>. Pretendendo una <>, Maometto espresse una critica alle credenze magiche tradizionali e il proprio scetticismo nei confronti dell'Ebraismo e del Cristianesimo del suo tempo. E' esatto?

Tehranian: Si. <> (2,139). Queste parole del Corano testimoniano le riserve di Maometto nei confronti degli ebrei e dei cristiani. Il Profeta era anche assolutamente critico nei riguardi del politeismo tribale.

A proposito, la citazione di Tillich mi fa venire in mente i giorni trascorsi ad Harvard, quando seguivo le sue lezioni. Era un ottimo maestro. Da lui ho imparato molto sullo spirito religioso, che è comune a tutte le grandi tradizioni.

Ikeda: Lo so. Tillich andò in esilio dopo la presa del potere da parte dei nazisti e cercò rifugio negli Stati Uniti. Insegnava ad Harvard proprio quando lei studiava là. E' stato molto fortunato ad avere seguito le sue lezioni.

Tehranian: Lo penso anch'io. Anche il suo maestro, Josei Toda, era un intellettuale di talento. E' davvero meraviglioso avere per insegnanti persone eccezionali.

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dal libro: "CIVILTA' GLOBALE di D. Ikeda e M. Tehranian- Sperling&Kupfer edit."LE PAG PIU' INTERESSANTI 11^ PUBB.

Post n°160 pubblicato il 18 Gennaio 2014 da loredanafina1964

Pag. 69

OBBIETTIVO SULLA VITA QUOTIDIANA

Ikeda: Talvolta le persone possono essere stupide e crudeli, ma sanno anche essere sagge e tolleranti nei confronti del prossimo. Non di rado vi sono persone tanto deboli da commettere crimini, ma ve ne sono anche altre che compiono azioni di meravigliosa nobiltà. Per questo la natura umana è straordinaria.

Tehranian: Possiamo ringraziare la storia, perchè ci dimostra che quasi tutte le nazioni si sono comportate a tratti cavallerescamente e a tratti con crudeltà.

Ikeda: Riconoscendo questa realtà, dobbiamo imparare dalla storia l'importanza cruciale dei contatti e degli scambi quotidiani. Che si trovassero a Sarajevo o a Cordoba, uomini di fedi diverse vivevano insieme pacificamente.

Tehranian: A volte si dimentica un elementare fatto della vita: che si può essere trascinati  alla reciproca inimicizia dalla psicologia di gruppo dell'antagonismo e dell'antipatia.

Ikeda: In relazione al tema della coesistenza, io amo molto il trambusto del mercato. E non intendo quello finanziario, dove miliardi di dollari passano da una mano all'altra in un istante, solo battendo qualche cifra sulla tastiera di un computer, ma ciò che in persiano viene chiamato "bazar" e in arabo "suq".  Là regna la vita, ed è un luogo simbolo di condivisione e coesistenza. Vi si possono trovare i sorrisi amichevoli di un vecchio e della moglie che gestiscono il loro negozietto a conduzione famigliare; si incontrano persone del tutto sconosciute, ma generose e cordiali.

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pag. 70

IL FATTORE UMANO

Ikeda: Si dice che i tempi moderni abbiano avuto inizio con la celebre frase di Cartesio: "cogito ergo sum", penso, dunque esisto. Ciò significa che le idee e la ragione dell'uomo sono la dimostrazione della sua esistenza, che in qualche modo pensare ha la precedenza sull'essere.

Tehranian: Quel concetto fu preceduto da un altro: "Dubito, ergo cogito". L'affermazione di Cartesio permise agli individui di dubitare e pensare liberamente, senza vincoli. La stessa libertà, però, li condusse a effettuare innumerevoli massacri con il pretesto di difendere un'ideologia o un interesse.

Ikeda: Secondo me "Cogito, ergo sum" è il contrario di "Sum, ergo cogito", l'affermazione di San Tommaso d'Aquino, il massimo filosofo cristiano del Medioevo, il quale fu profondamente influenzato dal pensiero islamico. "Sum, ergo cogito", mi sembra svelare l'innegabile valore dell'esistenza: "Io sono", "Tu sei".

Ogni idea, filosofia o religione è unidimensionale, se viene separata dalla realtà quotidiana delle persone. E' giunta l'ora di ripristinare l'autentico peso della vita umana in ogni campo, nella scienza, nella tecnologia, nell'economia, nella medicina, in politica e così via.

Tehranian: Forse è corretto dire che l'Islam prosperò, sopratutto durante il periodo abasside, perchè manifestava sufficiente sollecitudine per la vera vita e i veri esseri umani. In origine zakat significava "pagare i debiti ad Allah", ma di fatto il denaro è utilizzato per aiutare gli orfani, le vedove e i poveri. Il suo spirito ha come scopo realizzare in terra il mondo ideale, mentre continua la ricerca del divino.

Ikeda: Sebbene il Buddismo non sia una religione monoteista, nei suoi insegnamenti si trova un'idea analoga: "I Bodhisattva si elevano su una terra, ma sull'altra si abbassano al livello dei non illuminati, per salvarli". In altre parole, mentre si sforzano di raggiungere l'illuminazione cercano di migliorare le condizioni della società, in quanto sede della manifestazione della saggezza del Budda.

Tehranian: In una bella poesia intitolata La conferenza degli uccelli, il poeta sufi del XII secolo Farid ad-Din Attar ci offre una suggestiva allegoria per narrare le gioie e le amarezze del viaggio spirituale dell'uomo. Come ho già detto, il Sufismo fu sensibilmente influenzato dal Buddismo.

Ikeda: Si dice che Attar sia stato maestro di Rumi, il grande poeta e pensatore sufi. Sarebbe interessante conoscere la storia. Per favore, mi parli di quella poesia.

Tehranian: Tutti gli uccelli del mondo si riuniscono per discutere in quale luogo si trovi il loro mitico dio Simurgh (la fenice). Hudhud (l'upupa) ha il meglio nella disputa rivelando di essere a conoscenza che Simunrgh vive sulle alte montagne. Per riuscire a trovarlo, i volatili seguono Hudhud in un lungo viaggio, che li porta ad attraversare sette valli, chiamate con i nomi delle tappe del cammino dell'evoluzione spirituale sufi.

Ikeda: La ricerca della verità si trasforma in una vicenda avventurosa, un aspetto importante nella civiltà islamica, dedita agli scambi e ai commerci. Che cosa sono le sette valli?

Tehranian: Cli uccelli passano per la ricerca dell'amore, la conoscenza, lo stupore, l'appagamento, la ricchezza e la povertà. Lungo la strada molti se ne vanno per un motivo o per l'altro, trovando scuse, lasciandosi distrarre o rimanendo indietro.

Ikeda: E' senz'altro una storia affascinante. Gli uccelli abbandonano per le più svariate ragioni, e ciò dimostra la capacità del poeta di scrutare a fondo nelle differenze che caratterizzano l'umanità.

Tehranian: Quando raggiungono la cima della montagna sulla quale si ritiene che si trovi Simurgh, sono rimasti solo in trenta. Si guardano intorno....

Ikeda: E il dio non si trova da nessuna parte....

Tehranian: Proprio così. Gli uccelli scoprono che Simurgh sono loro. In persiano simurgh significa anche "trenta uccelli" un interessante gioco di parole ma in questo modo Attar ci spiega che la divinità risiede nell'interdipendenza e nella comunità di tutte le forme di vita. Noi siamo, dunque io sono.

Ikeda: Un'allegoria simile si può forse trovare anche nelle fiabe buddiste. Un ideale non è qualcosa al di fuori della nostra portata; si trova piuttosto nell'azione stessa di cercarlo.

Secondo la filosofia buddista, il mondo di Saha è la terra della perenne luce tranquilla. La realtà è piena di sofferenza, ma il modo in cui l'uomo le sopporta è di per sè la via del Budda.

Il Buddismo afferma inoltre che il desiderio terreno equivale all'illuminazione. Lassenza di dolore non significa necessariamente felicità; la nobiltà dell'essere umano sta infatti nell'affrontare onestamente questo dolore.

Tehranian: Capisco. Come riconciliare la fede religiosa e la società: dobbiamo cominciare a capire che cosa ci insegna l'allegoria, e la filosofia buddista che lei mi ha appena esposto.

Ikeda: Sono completamente d'accordo con lei. In alcuni versi di Gitanjali (1912), il grande poeta bengalese Rabindranath Tagore si esprime così:

Basta salmodiare e cantare e sgranare rosari!

Chi adori in quest'angolo oscuro e solitario di un tempio con le porte sprangate?

Apri gli occhi e guarda: il tuo Dio non è davanti a te!

Egli è dove l'aratore dissoda il duro terreno

e dove il costruttore di strade frantuma le pietre.

Egli è con loro sotto il sole e la pioggia, 

e la sua veste è coperta di polvere.

Getta via il tuo sacro manto, e come lui scendi sulla terra polverosa.

Ciò che leggo in queste parole è la perfetta armonia tra moderno umanesimo e fede religiosa. La via del Bodhisattva nel Buddismo Mahayana ha lo stesso spirito.

Tehranian: Esattamente. La modernità laica e la fede religiosa non si escludono a vicenda; al contrario, senza la seconda il futuro della prima è desolante.

Ikeda: Il Mahatma Gandhi disse la stessa cosa. Per quanto triste sia, la storia del Novecento ha confermato la fondatezza di questa visione.

Tehranian: Sì. Senza la guida morale e spirituale delle grandi religioni, il mondo moderno potrebbe distruggere se stesso con l'inquinamento, il sovrappopolamento, la guerra nucleare, chimica e batteriologica, o con una morte lenta nella povertà spirituale e morale.

Ikeda: Uno dei primi scenziati a mettere in guardia contro la crisi ambiental, Rachel Carson, usava l'espressione "un senso di meraviglia". Secondo me, significa "un senso di reverenza" nei confronti degli altri e dell'ignoto. E' questo che manca nel nostro tempo: tutto è creduto prevedibile, nulla viene ritenuto sconosciuto o inconcepibile. Si pensa che gli uomini siano capaci di controllare e dominare ogni cosa.

Tehranian: E' l'arroganza dell'umanesimo laico, che non si cura dei grandi misteri del destino umano, quali la nostra limitatezza, la fragilità o la debolezza morale.

La fede religiosa, invece, lo fa; per questo incute reverenza, attrae e disorienta.

Ikeda: Invece di essere sprezzanti o ostili nei confronti degli altri, dobbiamo guardarci intorno con un senso di meraviglia e di rispetto: allora diventeremmo sensibili al "valore della vita". Per mantenere questo atteggiamento sempre nuovo e vitale, è assolutamente necessaria la sensibilità religiosa all'eterno e al trascendente.

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LA PROSSIMA PUBBLICAZIONE AL PIU' PRESTO. 

 
 
 

dal libro: "CIVILTA' GLOBALE di D. Ikeda e M. Tehranian- Sperling&Kupfer edit."LE PAG PIU' INTERESSANTI 10^ PUBB.

Post n°159 pubblicato il 15 Gennaio 2014 da loredanafina1964

Pag. 48

L'ATTUALE FUNZIONE DEL BUDDISMO E DELL'ISLAM

Ikeda: Ora vediamo quali soluzioni possono offrire ai problemi sociali del nostro tempo le due religioni, il Buddismo e l'Islamismo.

Una delle questioni più gravi che assillano la società contemporanea è la mancanza di rispetto per l'eterno e l'universale.

L'individualismo ha fatto molti passi avanti, mentre l'universalismo è arretrato. Senza il supporto di una sana visione dell'universalità, l'egoismo può facilmente degenerare in indifferenza verso gli altri e in durezza di cuore. Il diffondersi del cinismo nel mondo d'oggi mi preoccupa seriamente.

"Comunque vadano le cose, non c'è differenza", si sente dire in giro. Questa sorta di apatia collettiva potrebbe alla fine, permettere il trionfo di una terribile malvagità.

Tehranian: Lei ha correttamente identificato il monso d'oggi come un'"epoca di confusione e cinismo"; alcuni lo hanno definito "era postmoderna", altri "era ipermoderna". Con qualunque nome lo si chiami, certi aspetti di questo periodo sono estremamente chiari.

In primo luogo, è un momento di accellerazione della storia. Eventi che solitamente richiedevano secoli per svilupparsi, si verificano nel giro di pochi anni o addirittura settimane, spesso proprio sotto i nostri occhi, in televisione.

Ikeda: La velocità è simbolo del nostro tempo. Le informazioni vanno e vengono sullo schermo del televisore con rapidità sbalorditiva, fornendoci esperienze non dirette, ma mediate. Spesso sembrano più familiari i personaggi televisivi che i propri vicini. Potremmo vivere in un'epoca in cui non possediamo alcuna esperienza di prima mano, in cui ogni cosa è delegata ad altri.

Tehranian: L'aspetto positivo dell'accellerazione della storia è, per esempio, che per distruggere i vecchi imperi coloniali europei ci sono volute due guerre mondiali, mentre è bastato un decennio per demolire l'Unione Sovietica, attraverso un dialogo pacifico. Analogamente le dittature in Iran, nelle Filippine e nell'Europa Orientale sono state eliminate nel giro di poco tempo. La comunicazione globale ha reso difficile a tutti i regimi illiberali durare a lungo.

L'aspetto negativo è invece quello che dà origine a ciò che Alvin Toffler ha definito "shock del futuro", e a una disperata ricerca di "coperte rassicuranti" e feticismi di identità e di sicurezza.

Ikeda: In una società che trabocca di informazione, le persone sono sopraffatte dallo sforzo di selezionare i dati nuovi, rimandendo così spiritualmente atrofizzate.

Tehranian: L'espansione dell'ipermodernismo atomizza la società. Gli interessi individualistici prendono il posto della fede religiosa o della coscienza civica, e questo a sua volta, conduce a uno scetticismo radicale e al cinismo. La sfiducia esistenziale, che induce a mettere in discussione le motivazioni personali, sostituisce i legami assicurati dalla fiducia e dalla solidarietà.

Ikeda: Esatto. Le voci della moderazione e del buonsenso vengono trascurate, mentre acquistano slancio un pericoloso ultranazionalismo e il fanatismo religioso.

Tehranian: Le società ipermoderne sono diventate vulnerabili a quella che Tocqueville (1805-59) definiva giustamente "la tirannide della maggioranza". Le democrazie autoritarie rimpiazzano a poco a poco le democrazie liberali in Occidente e quelle tradizionali in Oriente. Sotto le apparenze del neoconservatorismo, i nuovi regimi combinano il liberismo economico, il conservatorismo sociale e l'autoritarismo politico per ottenere la legittimazione popolare senza sacrificare gli interessi particolari. Qualcuno ha definito il fenomeno "fascismo dal volto sorridente".

Ikeda: Questo nuovo tipo di potere politico offre una certa gratificazione terrena e materiale, provocando però l'insensibilità verso chi soffre. Un tale atteggiamento non fa che aumentare il disprezzo verso le credenze religiose che attribuiscono valore al bene del prossimo.

Tehranian: Ci sono ancora speranze, in questa nuova età oscura? Io credo di sì: risiedono nelle religioni (la SGI ne è un ottimo esempio) e nei movimenti laici che conservano un atteggiamento ecumenico verso "gli altri", che mirano ad accogliere, piuttosto che a escludere.

La globalizzazione richiede un nuovo genere di universalismo, una teoria e una prassi che abbiano inizio dal riconoscimento delle diversità, prima di cominciare ad affrontarle per mezzo del dialogo.

In contrasto con l'Illuminismo europeo, che prese il via da prinìpi astratti, il nuovo universalismo deve accogliere, rispettare ed esaltare le differenze umane.

La morte è omogeneità, la vita è eterogeneità. Il mio motto per una nuova era è dunque il famoso " vive la difference!"

Ikeda: Nel secolo scorso abbiamo fatto anche troppe esperienze per non renderci conto che il vecchio universalismo era di fatto improntato all'uniformità. 

Nella seconda metà del Sutra del Loto compare ogni sorto di Bodisattva: sapienti, devoti, cantanti, coloro per i quali il nocciolo della fede è il rispetto per gli altri e così via.

Il testo predice la venuta di un'epoca nella quale la diversità prospererà, e ci esorta a impegnarci a realizzarla. L'auspicio del Sutra del Loto è che gli uomini, le razze e le nazioni riconoscano la rispettiva unicità e si sviluppino insieme in pace dando pieno spazio all'individualità.

Tehranian: Mi pare che il Sutra del Loto sia "un'ode alla diversità" nel senso proprio del termine. Anche il Masnavi di Rumi è un tributo poetico alle differenze tra i credi religiosi e alla multietnicità. Recita infatti:

Spesso avviene che un turco e un indù parlino la stessa lingua

Spesso capita anche che due turchi siano estranei l'uno all'altro

Il linguaggio del cuore è qualcosa di unico

L'idioma dell'empatia è superiore all'idioma della lingua.

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PROSSIMA PUBBLICAZIONE AL PIU' PRESTO

 
 
 

dal libro: "CIVILTA' GLOBALE di D. Ikeda e M. Tehranian- Sperling&Kupfer edit."LE PAG PIU' INTERESSANTI - 9^ PUBB.

Post n°158 pubblicato il 13 Gennaio 2014 da loredanafina1964

Pag. 43

CARATTERISTICHE DEL BUDDISMO DI NICHIREN

Ikeda: Finora abbiamo parlato della vita di Shakyamuni e dell'essenza del Buddismo. A questo punto, mi consenta di parlare un poco del Buddismo di Nichiren, nel quale io credo.

Tehranian: Sono impaziente di ascoltare ciò che ha da dire su questo argomento, perchè voglio comprendere i fondamenti filosofici del movimento per la pace e i diritti umani Soka Gakkai e il vigoroso entusiasmo con cui i suoi membri svolgono le varie attività.

Ikeda: La vita di Nichiren (1222-82) coincise con un periodo di svolta nella storia del Giappone. Sul piano politico, il potere aristocratico, basato sull'imperatore e la nobiltà di corte, fu sostituito da un regime militare controllato dalla classe dei guerrieri, non senza guerre civili e sconvolgimenti sociali che non fecero che accrescere la miseria della popolazione. Terremoti, carestie ed epidemie erano frequenti, aggravando la situazione.

Nel frattempo l'impero mongolo espandeva rapidamente la sua influenza sull'Asia Orientale. Minacciata dall'esterno e devastata all'interno, la società giapponese era impregnata di tensioni e di aspettative apocalittiche.

Tehranian: Di solito le grandi idee fanno la loro comparsa proprio nei momenti di crisi politica e morale.

Ikeda:  A trentanove anni Nichiren scrisse una lunga lettera di rimostranza, presentata al più potente capo del clan al governo, quello degli Hojo. Intitolata "Assicurare la pace nel Paese attraverso l'adozione del corretto insegnamento", la dissertazione esponeva il concetto per cui la religione avrebbe dovuto contribuire alla costruzione di un mondo pacifico, più che mirare all'eterno riposo della singola anima nell'aldilà.

Tehranian: Nichiren era chiaramente erede delle peculiarità del Buddismo Mahayana, da lei delineate in precedenza. Nel suo pensiero io vedo un collegamento ideale fra società e fede, fra politica e gerarchie religiose. Pur rispettando il principio della separazione, infatti, le due istituzioni possono comunque vegliare e ispirarsi reciprocamente; possono controllarsi ed equilibrarsi a vicenda attraverso la tensione creativa fra le aspirazioni e la realtà. La politica può essere purificata dagli ideali religiosi, mentre la religione può essere tenuta separata dall'inevitabile tumulto della vita politica.

Ikeda: "Tensione creativa": ecco un'espressione indovinata. Anche Josei Toda ci esortava: "Tenere d'occhio la politica!"

E' non soltanto un nostro diritto, ma anche un dovere sorvegliare attentamente la politica, cercando di indirizzarla nella direzione giusta secondo l'ottica degli ideali religiosi della pace, della protezione dei più deboli e via dicendo. Dobbiamo farlo sia in quanto credenti sia in quanto cittadini.

Tehranian: Mi pare che in Giappone la Soka Gakkai abbia raggiunto un equilibrio creativo fra la vita spirituale e la politica e le istituzioni. Separando l'organizzazione religiosa dai partiti politici che sostiene, si è riservato il diritto di valutare e sottolineare le loro manchevolezze in campo sociale.

Ikeda: E' vero. I membri della Soka Gakkai sono molto severi con gli uomini politici. Era uno degli insegnamenti del mio maestro, e lo osserviamo fedelmente.

Tehranian: Finchè la SGI conserva il diritto di criticare la politica e le istituzioni, dando il proprio sostegno a determinate linee politiche e a certi partiti, può spingere la società a muoversi nella direzione voluta dagli ideali spirituali che caratterizzano l'organizzazione: la pace e la giustizia. 

Ikeda: Per tornare a Nichiren, un profeta schietto come lui non poteva incontrare il favore di chi deteneva il potere: dovette subire la repressione dei governanti e fu mandato due volte in esilio. Ma proprio in seguito a queste esperienze si persuase di essere "devoto del Sutra del Loto".

Mentre si trovava confinato nella gelida isola settentrionale di Sado, scrisse molte opere importanti, compreso Kaimoku Sho (L'apertura degli occhi), nel quale passa in rassegna la storia in termini di chi difendeva il popolo (i sovrani), di chi ne era la guida spirituale (i maestri) e di chi amava gli altri come si amano i figli (i genitori).

La conclusione di Nichiren è che Shakyammuni stesso fu il più grande nelle tre virtù del sovrano, del maestro e del genitore. Poi si spinge oltre, proclamandosi l'erede dello spirito di Shakyammuni, in quanto anche lui diffonde la Legge per cui la "buddità" è insita in tutti gli esseri senzienti, indipendentemente da qualsiasi persecuzione o oppressione.

Tehranian: Nell'esposizione di Nichiren trovo tracce di un ragionamento obbiettivo, di uno sforzo intellettuale per non cadere in affermazioni arbitrarie. Sopratutto la sua attenzione è focalizzata con chiarezza sul popolo.

Ikeda: Nichiren si servì sempre di tre tipi di prove per esporre i propri argomenti: i documenti (ciò che è detto nei sutra), le prove teoretiche (compatibili con la ragione e la logica) e le prove concrete (il contenuto di una dottrina o di un enunciato nasce da un contesto reale). In altre parole, Nichiren fu costantemente a colloquio con il Budda, con la ragione e con la realtà, per garantirsi di non rimanere prigioniero di un dogma. Fu grazie a questa scrupolosa verifica dei propri argomenti che pervenne una profonda comprensione dello spirito del Sutra del Loto, vale a dire l'uguaglianza di tutti gli esseri senzienti, sforzandosi di metterlo in pratica fra l'umanità.

Tehranian: Le sono davvero grato per il racconto della movimentata esistenza e dei profondi ammaestramenti di Nichiren. La forza dei suoi propositi, la purezza delle sue intenzioni, l'appassionata ricerca della giustizia e dell'uguaglianza, l'enfasi posta sull'accesso diretto del credente alle fonti dell'ispirazione divina senza l'intermediazione di un clero, tutto parla chiaramente di una tradizione religiosa sorprendentemente moderna e democratica. Anche nel Sufismo la purezza delle intenzioni (Safaye batin) è il supremo banco di prova delle nostre azioni.

Sotto molti aspetti la vita di Nichiren somiglia a quella del profeta Maometto. Anche l'ostilità delle autorità nei confronti del suo insegnamento ricorda l'aspra opposizione delle tribù dominanti della Mecca verso il Profeta. Come Nichiren, Maometto continuò a essere denigrato come un fanatico; questo, però, non sorprende. Il loro messaggio costituirà sempre una minaccia per le classi al potere, che preferiscono un popolo sottomesso e incapace di indipendenza politica e spirituale.

Ikeda: In una lettera del 1277 indirizzata a un seguace, Nichiren scrive: "Quando la tigre ruggisce, si alzano forti venti; quando il drago grida, si addensano le nubi.

Il verso della lepre o il raglio dell'asino invece non hanno alcun effetto sul vento e sulle nubi".

Nichiren vedeva ogni cosa in un'ampia prospettiva, affrontando le singole situazioni con una mentalità lungimirante.

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Il verso della lepre o il raglio dell'asino invece non...
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