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24 aprile 2013: in Bangladesh crolla il Rana Plaza La catastrofe del Rana Plaza (più di 1.100 morti e oltre 1000 feriti) ha risollevato le polemiche sull’industria dell’abbigliamento del Bangladesh che esporta in tutto il mondo grazie alla produzione low-cost. Il crollo del Rana Plaza, l’edificio di otto piani venuto giù come un castello di sabbia, dopo giorni di scricchiolii, crepe che si aprivano nei muri e ispezioni mal fatte, ha indignato il mondo intero. I MARCHI COINVOLTI - Nel Rana Plaza si producevano, tra gli altri marchi, vestiti per Mango, per l’inglese Primark, per l’italiana Yes-Zee. Sul loro sito web le aziende che producono abiti 24 ore su 24, elencano tra i propri clienti noti brand tra cui Wal Mart, C&A, Kik (già noti per l’incendio nella fabbrica Tazreen, dove sono morti in novembre 2012 112 lavoratori; e, per quanto riguarda la tedesca KIK, per l’incendio della pakistana Ali Enterprises, dove quasi 300 lavoratori sono morti lo scorso settembre), oltre a Gap e l’italiana Benetton, che però ha negato il proprio coinvolgimento con un comunicato stampa ufficiale. I marchi della moda che portano la produzione in paesi, dove il costo del lavoro è infinitamente inferiore, la tassazione favorevole, i governi compiacenti, si trovano con le spalle al muro. La lista dei marchi internazionali che si rifornivano direttamente o tramite agenti al Rana Plaza e alla Tazreen è lunga e comprende pezzi da novanta come Walmart, Mango, Benetton, C&A, El Corte Ingles, Kik, Walt Disney, oltre alle altre italiane Piazza Italia, Manifattura Corona e Yes Zee. Segno di una industria dinamica e in crescita che deve oggi la sua fortuna principalmente alle commesse estere e alla compressione dei costi, anche quelli della sicurezza. Ma la tragedia del Rana Plaza, l’ultima di una lunga serie in Bangladesh, è stata troppo grande per essere rapidamente cancellata. Le vittime del Rana Plaza e della Tazreen attendono ancora un giusto risarcimento per la perdita dei propri cari, la sofferenza e il dolore vissuti, la perdita di reddito e lavoro. Per questo i sindacati internazionali hanno convocato un incontro a Ginevra lo scorso 11 e 12 settembre, alla presenza dell’ILO, ove discutere con le imprese coinvolte, la definizione di un meccanismo equo e trasparente per il risarcimento effettivo di tutte le vittime, senza alcuna distinzione. Si tratta di 54 milioni di euro per il dramma del Rana Plaza e di 4,3 milioni di euro per la Tazreen. Ad oggi nessuna delle imprese italiane coinvolte ha espresso la volontà di partecipare e contribuire al fondo negoziato e trasparente messo a punto a livello internazionale. 8 marzo, 25 aprile, 1 maggio: davvero tutte queste celebrazioni fanno parte del passato e sono, ormai, anacronistiche? Non siamo, forse, davanti a dei nuovi nazifascisti? A dei nuovi Lager o Gulag? Davvero questi bastardi vorrebbero farci credere che la soluzione alla crisi sta nello loro riforme? Parliamo, dunque, di questi nuovi fascisti, che producono il cosiddetto “made in italy”. Che tolgono il lavoro alle famiglie italiane e che lo comprano a prezzi stracciati dal Bangladesh, dove comprano non solo il lavoro, ma anche la vita dei nuovi schiavi. United colors of Benetton «L’industria paga i salari più bassi al mondo, ma non ha la decenza di assicurare la sicurezza di chi lavora per vestire mezzo mondo”, ha detto Brad Adams, direttore per la sezione asiatica dell’organizzazione Human Rights Watch. La paga mensile di un operaio è di circa 30 euro e l’industria tessile impiega 3 milioni di persone, in maggioranza donne. L’organizzazione accusa il ministero del Lavoro di Dacca di non fare controlli nelle fabbriche. «Non possiamo continuare ad assistere a un tale sacrificio di vite umane dovuto alla totale irresponsabilità di un sistema produttivo basato sulla competizione al ribasso» – afferma Deborah Lucchetti, referente della Campagna Abiti Puliti (la sezione italiana della Clean Clothes Campaign). Queste cose avvengono all’estero. Ma gli imprenditori che manovrano i fili sono anche imprenditori italiani. Quegli imprenditori che delocalizzano la produzione in paesi in cui non ci sono diritti per i lavoratori e i lavoratori vengono usati come schiavi.
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Lo scopo degli Illuminati, che manovrano i nostri politici come marionette, è quello di distruggere le conquiste sociali e democratiche dell'Europa al solo scopo di ridurre tutti noi a schiavi ricattabili e manipolabili. Si creano delle crisi ad arte con lo scopo preciso di distruggere il benessere e, con esso, la democrazia. Una volta creata la crisi, questi bastardi usano i mass media per venderci l'dea che la soluzione alla crisi consiste nelle loro riforme. E le loro riforme hanno un solo obiettivo: distruggere le Costituzioni democratiche, togliere sovranità ai popoli e instaurare una dittatura europea governata da loro e dalla loro èlite finanziaria. Lo strumento principale di questa strategia è la globalizzazione e la delocalizzazione. E cioè togliere il lavoro ai popoli europei per trasferirlo nei cosiddetti paesi emergenti. Si ottiene, così, il duplice obiettivo di usare i popoli dei paesi emergenti come schiavi e di trasformare i popoli europei in morti di fame ricattabili e manipolabili. Tazreen Fashions a Dhaka in Bangladesh Il 24 novembre 2012, la Tazreen Fashion a Dhaka, da cui si rifornivano marchi internazionali dell’abbigliamento, è stata avvolta dalle fiamme. Mentre emergono nuovi dettagli sull’incendio alla Tazreen Fashion, c’è il problema dei grandi marchi stranieri. Essi spiegano di aver rescisso i contratti con la ditta già da tempo, ma indumenti venduti dal colosso Usa Wall-Mart sono stati trovati tra i resti dello stabile. Condizioni al limite per gli operai delle fabbriche: turni diurni e notturni da 12 ore; stipendi di circa 30 euro al mese; edifici senza uscite d’emergenza e con grate alle finestre. Magliette con Topolino e altri personaggi Disney; prodotti sartoriali della scozzese Edinburgh Woollen Mill; maglioni della francese Teddy Smith: a produrli erano, tra gli altri, anche i 112 operai morti nel rogo della Tazreen Fashion, in Bangladesh. Tra ciò che resta dell’edificio, è facile riconoscere pantaloncini, magliette e altri capi venduti da Wall-mart, il colosso statunitense e terzo rivenditore al mondo. Vestiti cuciti in uno stabile di otto piani, con tre scale interne, senza uscite d’emergenza, in stanze dall’areazione scarsa e con le grate alle finestre. Nella zona industriale di Ashulia (periferia di Dhaka), dove sorgeva la Tazreen Fashion, sono centinaia gli stabili di otto, nove, dodici piani che sorgono uno accanto all’altro, senza nemmeno lo spazio vitale per costruire uscite e scale di emergenza a norma di legge. Dentro, la situazione è ancora peggiore: corridoi ostruiti da materiale, stoffe e fili; stanze affollate da vecchi macchinari, con centinaia di persone che vi lavorano 12 ore al giorno, con turni diurni e notturni. La paga media di un lavoratore non qualificato è di 40 dollari al mese, circa 30 euro. Con tali cifre, sopravvive chi riesce a dividere una stanza con altri colleghi. Pagare l’affitto per una famiglia intera è impossibile. Di solito, gli operai sono giovani provenienti dalle zone rurali: mandano un po’ di soldi al villaggio, e sperano di cavarsela e di trovare presto un lavoro migliore. Altri invece sono sposati, ma lasciano la famiglia al villaggio. Chi viene con moglie e figli conduce una vita di estrema miseria, perché non c’è sicurezza di lavorare, né assistenza sanitaria. In modo paradossale, proprio questa condizione di grande precarietà fa sì che trovare lavoro in fabbrica sia facile. Alla fine di ogni mese vi sono centinaia di persone in fila per iscriversi alle liste di attesa. Il mestiere dell’operaio è altalenante: lavorano qualche mese, poi si ammalano o sono troppo deboli per continuare, e lasciano. Altri prenderanno il loro posto: la gente resta disoccupata per breve tempo; intanto, il datore di lavoro ha sempre manodopera disponibile, e a bassissimo prezzo. Fino ad oggi solo C&A si è prodigata per erogare fondi e per sviluppare un processo che ne garantisca la distribuzione alle vittime, e anche Li & Fung ha effettuato pagamenti. Mentre alcuni marchi hanno dichiarato di voler erogare contributi volontari, nessuno ha finora pagato quanto dovuto. Questi marchi comprendono: l’italiana Piazza Italia, Delta Apparel (USA), Dickies (USA), Disney (USA), Edinburgh Woollen Mill (UK), El Corte Ingles (Spagna), Enyce (USA), Karl Rieker (Germania), KiK (Germania), Sears (USA), Teddy Smith (Francia), and Walmart (USA).
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Che i ghiacci del Polo Nord si stiano sciogliendo a causa del riscaldamento globale del pianeta non è certo una novità; ma vederli sparire in appena 60 secondi fa comunque un certo effetto. Questo video realizzato a partire dalle immagini satellitari dell'Artico negli ultimi 25 anni, mostra il graduale ma inesorabile assottigliamento della sua calotta glaciale.
Passaggio a nord-ovest e passaggio a nord-est Ormai, in estate, si sono aperti sia il passaggio a nord-ovest che il passaggio a nord-est. In questa animazione, diffusa dalla Nasa, è visibile la "ricostruzione" dell'andamento dei ghiacci nel periodo compreso tra marzo e settembre 2011. Si vede come l'area chiara del ghiaccio, dalla sua estensione massima, si riduca sempre più, lasciando spazio a quella, più scura, occupata dall'acqua degli oceani, fino ad arrivare al valore minimo annuale. Un valore minimo che, secondo i ricercatori dell'Università di Brema, è assimilabile a quello registrato nel 2007, il più basso degli ultimi 32 anni. http://www.focus.it/ambiente/polo-nord-il-ghiaccio-e-al-minimo_C7.aspx Nel 2013 è avvenuta, al Polo Nord, un aumento della massa dei ghiacci rispetto al 2012; si è verificata, quindi, una inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni. Grafico che illustra l'andamento della quantità di ghiaccio nel mese di settembre negli ultimi 35 anni al Polo Nord. |
Hans-Peter Dürr, fisico delle particelle, è nato nel 1929 a Stoccarda. Collaboratore per 20 anni di Werner Heisenberg, già direttore del Max-Planck-Institut, autore di saggi e articoli sul rapporto tra scienza, politica, economia e spiritualità, Premio Nobel per la Pace con il gruppo Pugwash nel 1995 e premio Nobel alternativo 1987. Questa è una sua intervista dal titolo: "Dove finisce la materia e inizia lo spirito". Intervistatore (I): Il pensiero occidentale, a un certo punto della sua storia, ha separato ciò che da sempre l'uomo ha considerato un’unità: si separò, cioè, la materia dallo spirito. A un certo punto l’uomo fu considerato l’unico essere dotato di spirito e quindi si è pensato che tutto il resto fosse riducibile a materia, soprattutto le piante e gli animali: materia inanimata da usare come macchine. Da qui nacque il "disprezzo" dell'uomo per la natura, ritenuta inferiore; da qui nacque il senso di superiorità nei confronti della natura e il sentirsi i dominatori della natura. |
Sistemi di numerazione Quanto fa 1+1? Col sistema decimale fa 2. Il sistema binario è il sistema numerico utilizzato dai calcolatori elettronici. Noi Homo usiamo il sistema decimale perchè abbiamo due mani e dieci dita. Ed è proprio da questo fatto che è nato il sistema decimale. Il sistema binario, invece, si basa sul fatto di avere due mani con un solo dito ciascuna.
Domanda: quante X ci sono sul tavolo? X X X X X X X X X X Ci sono 2 decine + 1 unità: due decine fanno 20 più una unità fa 21. X X una decina (10) X X X X qui siamo a 10
In informatica si usa molto anche "base 16". Perchè scrivere una "treno" di zeri e uno può essere fastidioso.
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Metamorfosi: il Cigno Nero Ed è così che Giuditta trova il suo Oloferne; nel momento in cui si trasforma in Cigno Nero. |
Walden ovvero Vita nei boschi
Henry David Thoreau
Leggenda Se ci credi accade. E io ci credo. Il pettine Tieni, conservalo tu. |
La sorella maggiore della Via Lattea NGC 6744 è una galassia a spirale situata a circa 30 milioni di anni luce di distanza in direzione della costellazione australe del Pavone. È una galassia di dimensioni notevoli e si dispone quasi di faccia verso la nostra galassia, cosicché si mostra ben evidente la sua struttura a spirale e il nucleo allungato.
Provo a fare due calcoli, sperando di non sbagliare. L'anno luce è l'unità di misura delle distanze interstellari e interplanetarie. Un anno luce è la distanza che la luce percorre nel vuoto, in un tempo di un anno terrestre, alla sua velocità standard che è di circa 300.000 km/s. |
La Terra Nel lungo viaggio interplanetario che ha portato la sonda Deep Impact all'incontro con la Hartley 2, la telecamera della sonda ha ripreso una sequenza di eccezionali immagini del sistema Terra-Luna da una distanza di circa 50 milioni di chilometri.
La sonda Cassini, che raccoglie dati su Saturno e il suo sistema di satelliti, qualche tempo fa ha inviato una foto della Terra da circa 1,5 miliardi di km; la foto, scattata il 19 luglio, è arrivata a destinazione il 20.
Si può provare a calarsi in questa prospettiva, in questa "mente" e in questo punto di vista, almeno solo per un attimo.
Saturno Il 27 marzo 2004 Cassini getta l'ultima occhiata completa del sistema Saturno-anelli. Da quel momento la distanza non permetterà più foto complete. In questa foto alla luce visibile è possibile scorgere con chiarezza le differenze tra le fasce degli anelli e alcuni fenomeni atmosferici. Gli anelli e i fenomeni atmosferici sono due dei principali campi di indagine della sonda.
Giove Elaborazione da una serie di scatti dalle fotocamere del telescopio spaziale Hubble. Tra il 16 e il 22 luglio 1994 ventuno frammenti identificabili come parti della cometa Shoemaker-Levy 9 sono precipitati su Giove: è stata la prima volta nella storia che si è potuto prevedere e poi osservare la collisione tra due corpi del Sistema Solare, un evento considerato molto raro. Per quanto riguarda il pianeta gassoso si ritiene infatti che comete di quella grandezza lo colpiscano una volta ogni millennio.
Una passeggiata su Marte http://mars.nasa.gov/multimedia/interactives/billionpixel/index.cfm?image=PIA16918&view=pano
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