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Post n°3 pubblicato il 16 Ottobre 2010 da luisapiccarreta
 

http://divinewill.altervista.org/blog/     il blog dove trovi tutti i libri di luisa la santa                                          Quarto giorno

Il quarto passo della Divina Volontà nella Regina del Cielo: la prova.


Quinto giorno

Il quinto passo della Divina Volontà nella Regina del Cielo: il trionfo della prova.

L’anima alla Vergine

Sovrana celeste, vedo che mi tendi le braccia per prendermi sulle tue ginocchia materne, ed io corro, anzi volo per godermi i casti amplessi, i celesti sorrisi della mia Mamma celeste. Mamma Santa, il tuo aspetto oggi è di trionfatrice, e con aria di trionfo vuoi narrarmi il trionfo della tua prova. Ah! Sì, ben volentieri ti ascolterò, e ti prego di darmi grazia, affinché io sappia trionfare nelle prove che il Signore disporrà per me.

Lezione della Regina del Cielo

Figlia a me carissima, oh, come sospiro di confidare i miei segreti alla figlia mia, segreti che mi daranno tanta gloria e che glorificheranno quel Fiat Divino che fu causa primaria del mio immacolato concepimento, della mia santità, sovranità e maternità! Tutto al Fiat Divino io debbo; io non conosco altro. Tutte le mie sublimi prerogative, che la Santa Chiesa tanto onora, non sono altro che gli effetti di quella Divina Volontà che mi dominava, regnava e viveva in me. Perciò sospiro tanto che si conosca chi era colei che produceva in me tanti privilegi ed effetti mirabili, da far stupire cielo e terra. Ora ascoltami, figlia cara. L’Ente Supremo mi domandò il mio volere umano, ed io compresi il male grave che può fare la volontà umana nella creatura e come essa metta tutto in pericolo, anche le opere più belle del suo Creatore.

La creatura con il suo volere umano è oscillante, de­bole, incostante, disordinata. Dio, nel crearla, l’aveva creata unita, per natura, con la sua Volontà Divina, che doveva essere la forza, il moto primo, il sostegno, il cibo e la vita dell’umana volontà. Non dando vita alla Vo­lontà Divina nella nostra, respingiamo i beni ricevuti da Dio nella creazione ed i diritti ricevuti in natura, nel­l’atto in cui fummo creati. Oh, allorché compresi bene l’offesa grave che si fa a Dio ed i mali che piovono sulla creatura, ebbi orrore e paura di fare la mia volontà! Giustamente temetti, poiché Adamo, pur essendo stato crea­to da Dio, innocente, avendo fatto la sua volontà, fece cadere lui e tutte le generazioni in tanti mali. Io, presa da terrore, ed ancor più dall’amore verso il mio Creatore, giurai di non fare mai la mia volontà. Per essere più sicura ed attestare maggiormente il mio sacrificio a colui che tanti mari mi aveva dato, di grazie e privilegi, presi questa mia volontà umana e la legai ai piedi del trono divino, in omaggio continuo d’amore e di sacrificio, giurando che non mi sarei servita mai, neanche per un istante solo della mia vita, della mia volontà, ma sempre di quella di Dio. Figlia mia, forse a te non parrà grande il mio sacrificio di vivere senza la mia volontà; [invece] io ti dico che non c’è sacrificio simile al mio. Anzi, si possono chiamare ombre tutti gli altri sacrifici di tutta la storia del mondo, paragonati al mio. Sacrificarsi un giorno, ora sì ed ora no, è facile; [ma] sacrificarsi in ogni istante, in ogni atto, nel bene che si vuole fare, per tutta la vita, senza dare mai vita alla volontà propria, è il sacrificio dei sacrifici. Questo è l’attestato più grande e l’amore più puro, trafilato dalla stessa Volontà Divina, che può offrirsi al nostro Creatore. È tanto grande questo sacrificio, che Dio non può chiedere di più alla crea­tura, né essa può trovare di più, per potersi sacrificare al suo Creatore.

Figlia mia carissima, allorché feci dono della mia volontà al mio Creatore, io mi sentii trionfante nella prova voluta da me, e Dio si sentì trionfante nella mia volontà umana. Dio aspettava la mia prova, cioè un’ani­ma che vivesse senza volontà, per aggiustare le partite del genere umano, per atteggiarsi a clemenza e misericordia. Perciò ti attendo di nuovo per narrarti la storia di ciò che fece la Divina Volontà dopo il trionfo della prova. Ed ora una parolina a te figlia mia. Se tu sapessi come sospiro di vederti vivere senza la tua volontà! Tu sai che ti sono Madre e la Mamma vuole vedere felice la figlia sua. Ma come puoi essere felice se non decidi di vivere senza volontà come visse la Mamma tua? Se ciò farai, tutto ti darò. Mi metterò a tua disposizione, sarò tutta della figlia mia, ed avrò il bene, il contento, la felicità di avere una figlia che viva tutta di Volontà Divina.

L’anima

Sovrana trionfatrice, nelle tue mani di Madre metto la mia volontà, affinché tu stessa, come Mamma, me la purifichi e l’abbellisca, ed insieme con la tua la leghi ai piedi del trono divino, affinché io possa vivere non con la volontà mia, ma sempre, sempre con quella di Dio.

Fioretto: Oggi, per onorarmi, in ogni atto che farai consegnerai nelle mie mani materne la tua volontà, e mi pregherai di fare vivere, al posto della tua, la Divina Vo­lontà.

Giaculatoria: Regina trionfatrice, rubami la mia vo­lontà e cedimi la Volontà Divina.


Sesto giorno

Il sesto passo della Divina Volontà nella Regina del Cielo: dopo il trionfo nella prova, il possesso delle proprietà divine.

L’anima alla Vergine

Mamma Regina, vedo che mi aspetti di nuovo, e stendendomi la mano, mi prendi sulle tue ginocchia, mi stringi al tuo cuore, per farmi sentire la vita di quel Fiat Divino che tu possiedi. Oh, quanto è refrigerante il suo calore e penetrante la sua luce! Deh! Mamma Santa, se tanto mi ami, tuffa il piccolo atomo dell’anima mia nel sole della Divina Volontà che tu nascondi, affinché an­ch’io possa dire: “La mia volontà è finita, non avrà più vita, ma la mia vita sarà la Divina Volontà”.

Lezione della Regina del Cielo

Figlia carissima, fidati della Mamma tua e presta at­tenzione alle mie lezioni. Esse ti serviranno per farti aborrire la tua volontà e per farti sospirare in te quel Fiat Divino, che tanto ama formare la sua vita in te. Figlia mia, tu devi sapere che la Divinità fu assicurata da me dopo la prova che volle. Tutti credono che io non ebbi alcuna prova e che sia bastato il gran portento che Dio fece di me, di essere concepita senza macchia originale. Oh, come s’ingannano! Dio chiese a me una prova che non ha chiesto a nessuno. Questo lo fece con giustizia e con somma sapienza, perché dovendo scendere in me il Verbo eterno, non solo era decoroso che non trovasse in me la macchia d’origine, ma neppure era decoroso che trovasse in me una volontà umana operante. Sarebbe stato troppo disdicevole per Dio scendere in una creatura in cui regnasse l’umana volontà. Ecco, perché volle da me per prova e per tutta la vita la mia volontà, per assicurare nell’anima mia il regno della Divina Volontà. Assicurato questo in me, Dio poteva fare ciò che voleva di me; tutto poteva darmi, e posso dire che nulla poteva negarmi.

Ritorniamo al punto dove siamo rimasti. Mi riserverò, nel corso delle mie lezioni, di narrarti ciò che fece questa Divina Volontà in me. Ora senti, figlia mia. Dopo il trionfo nella prova, il Fiat Divino fece il sesto passo nell’anima mia, col farmi prendere il possesso di tutte le proprietà divine, per quanto sia ad una creatura possibile ed immaginabile. Tutto era mio, cielo e terra, e lo stesso Dio, di cui possedevo la stessa Volontà.

Io mi sentivo posseditrice della santità divina, del­l’amore, della bellezza, della potenza, della sapienza e della bontà divina. Mi sentivo regina di tutto. Non mi sentivo estranea nella casa del mio Padre celeste; sentivo al vivo la sua paternità e la suprema felicità d’essere la sua figlia fedele. Posso dire che crebbi sulle ginocchia paterne di Dio, né conobbi altro amore, né altra scienza se non quella che mi somministrava il mio Creatore. Chi può dirti ciò che fece questa Divina Volontà in me? Mi elevò tanto in alto, mi abbellì tanto, che gli stessi angeli restarono muti e non sapevano come cominciare a parlare di me. Figlia mia carissima, tu devi sapere che quando il Fiat Divino mi fece prendere possesso di tutto, mi sentii posseditrice di tutto e di tutti. La Divina Volontà, con la sua potenza, immensità ed onniveggenza, racchiudeva nell’anima mia tutte le creature, ed io sentivo un posticino nel mio cuore materno per ciascuna di esse. Da quando fui concepita io ti portai nel mio cuore. Oh, quanto ti amai e ti amo! T’amai tanto che ti feci da Madre presso Dio. Le preghiere, i miei sospiri erano per te; e nel delirio di Madre, dicevo: “Oh, come vorrei vedere la figlia mia posseditrice di tutto, come lo sono io!”. Perciò, ascolta la Mamma tua: non volere riconoscere più la tua volontà umana. Se ciò farai, tutto sarà in comune fra me e te. Avrai una forza divina in tuo potere; tutte le cose si convertiranno in santità, amore e bellezza divina. E io, nella foga del mio amore, come mi decantò l’Altissimo: “Tutta bella, tutta santa, tutta pura sei tu, o Maria”, dirò: “Bella, pura e santa è la figlia mia, perché possiede la Volontà Divina”.

L’anima

Regina del Cielo, anch’io ti saluto: “Tutta bella, pura e santa è la mia Mamma celeste”. Deh! Ti prego, se hai un posto per me nel tuo materno cuore, chiudimi in esso, e così sarò sicura che non farò più la mia volontà, ma sempre quella di Dio. Mamma e figlia, saremo felici tutte e due.

Fioretto: Oggi, per onorarmi, reciterai tre volte tre Gloria Patri in ringraziamento alla Santissima Trinità, per il regno che ha stabilito in me, della Divina Volontà, che mi ha dato il possesso di tutto. Facendo tue le parole dell’Ente Supremo, in ogni Gloria mi dirai: “Tutta bella, pura e santa è la Mamma mia”.

Giaculatoria: Regina del Cielo, fammi possedere dalla Volontà Divina.


Settimo giorno

La Regina del Cielo, nel regno della Divina Volontà, prende lo scettro del comando, e la Trinità Sacrosanta la costituisce sua segretaria.

L’anima alla divina segretaria

Regina Mamma, eccomi ai tuoi piedi prostrata; sen­to che, come figlia tua, non so stare senza la mia Mamma celeste. Sebbene oggi vieni a me con la gloria dello scettro del comando e con la corona di Regina, sei sempre la Mamma mia; ed io, tremante, mi getto nelle tue braccia, affinché mi sani le ferite che la mia cattiva volontà ha fatto alla povera anima mia. Senti, mia Mamma Sovrana, se tu non fai un prodigio, se non prendi il tuo scettro del comando, per guidarmi e tenere il tuo impero su tutti gli atti miei, per fare sì che il mio volere non abbia vita, non avrò la bella sorte di venire nel regno della Divina Volontà.

Lezione della Regina del Cielo

Figlia mia cara, vieni nelle braccia della Mamma tua. Prestando attenzione nell’ascoltarmi, sentirai gli inauditi prodigi che il Fiat Divino fece alla tua Mamma celeste, soprattutto perché questi sei giorni simboleggiarono i sei giorni della creazione. La Divinità, pronunciando un Fiat ogni giorno, fece come un passo, passando ora dalla creazione di una cosa e ora ad un’altra. Il sesto giorno fece l’ultimo passo, dicendo: “Fiat! Facciamo l’uomo alla nostra immagine e somiglianza”. Il settimo giorno riposò nelle sue opere, volendo come godersi tutto ciò che con tanta magnificenza aveva creato. E Iddio, nel suo riposo, guardando le opere sue, disse: “Quanto sono belle le mie opere! Tutto è ordine e armonia!”. E guardando l’uomo, nell’enfasi del suo amore, aggiunse: “Ma tu sei il più bello; tu sei la corona di tutte le nostre opere”. Ora, la mia creazione superò tutti i prodigi della creazione; e quindi, con il suo Fiat, la Divinità volle fare sei passi in me e iniziare la sua vita piena. Allorché presi possesso del regno della Divina Volontà, finirono i suoi passi in me ed incominciò la sua vita piena, intera e perfetta nell’anima mia.

Oh, in quali altezze divine fui messa dall’Altissimo! I cieli non potevano né raggiungermi né contenermi, la luce del sole era piccola innanzi alla mia luce; nessuna cosa creata poteva raggiungermi. Io valicavo i mari divini come se fossero miei. Il mio Padre celeste, il Figlio e lo Spirito Santo, mi sospiravano nelle loro braccia, per godere la piccola figlia loro. Quanto contento provavano nel sentire [che], come amavo, pregavo ed adoravo la loro altezza suprema, il mio amore, la mia preghiera e la mia adorazione uscivano da dentro l’anima mia, dal centro della Divina Volontà. E la Trinità sentiva uscire da me onde d’amore divino, casti profumi e gioie insolite che partivano da dentro il cielo che il loro stesso Volere Divino aveva formato nella mia piccolezza, tanto che non finivano di ripetere: “Tutta bella, tutta pura, tut­ta santa, è la piccola figlia nostra! Le sue parole sono catene che ci avvincono, i suoi sguardi sono dardi che ci feriscono, i suoi palpiti sono frecce che, colpendoci, ci fanno andare in delirio d’amore”. Sentivano uscire da me la potenza e la fortezza della loro Divina Volontà che ci rendeva inseparabili, e perciò mi chiamavano ‘la figlia invincibile, che porterà vittoria anche sul nostro Essere Divino’.

Ora ascoltami figlia mia. La Divinità, presa da eccesso d’amore verso di me, mi disse: “Figlia nostra diletta, il nostro amore non regge e si sente soffocato se non ti affidiamo i nostri segreti. Perciò ti eleggiamo nostra fedele segretaria. A te vogliamo affidare i nostri do­lori ed i nostri decreti. A qualunque costo vogliamo salvare l’uomo. Guarda come va a precipizio: la sua volontà ribelle lo trascina continuamente al male; senza la vita, la forza ed il sostegno del nostro Volere Divino, l’uomo ha deviato dalla via del suo Creatore e cammina strisciando per terra, debole, malato e pieno di tutti i vizi.

Non ci sono vie di mezzo per salvare l’uomo, né altre vie d’uscita, [se non] che scenda il Verbo eterno, prenda le sue spoglie, le sue miserie, i suoi peccati sopra di sé, si affratelli con lui, lo vinca per via d’amore e di pene inaudite, per dargli tanta fiducia da poterlo portare di nuovo nelle nostre braccia paterne. Oh, come ci duole la sorte dell’uomo! Il nostro dolore è grande, né potevamo affidarlo ad alcuno, poiché non avendo una Volontà Divina che li domina, gli uomini non potevano mai comprendere né il nostro dolore, né i gravi mali dell’uo­mo caduto nel peccato. A te, che possiedi il nostro Fiat, è dato comprendere ciò; e quindi, come a segretaria nostra, vogliamo svelarti i nostri segreti e mettere nelle tue mani lo scettro del comando, affinché tu domini ed imperi su tutto, ed il tuo dominio vinca Dio e l’uomo per portarceli[1] come figli, rigenerati nel tuo materno cuore”. Chi può dirti, figlia cara, cosa sentì il mio cuore dopo questo parlare divino? S’aprì in me una vena d’intenso dolore e mi proposi, anche a costo della mia vita, di vincere Dio e la creatura, per unirli insieme.

Ora figlia mia, ascolta la Mamma tua. Ti ho visto sorpresa nel sentirmi narrare la storia del possesso del regno della Divina Volontà. Sappi che anche a te è data questa sorte, se decidi di non fare mai la tua volontà. Allora il Volere Divino formerà il suo cielo nell’anima tua, sentirai l’inseparabilità divina; ti sarà dato lo scettro del comando su te stessa, sulle tue passioni, e non sarai più schiava di te stessa. Solo la volontà umana mette in schiavitù la povera creatura, le tarpa le ali dell’amore verso colui che l’ha creata, le toglie la forza, il sostegno e la fiducia di slanciarsi nelle braccia del suo Padre celeste. In questo modo, la creatura non può conoscere né i segreti del Padre, né l’amore grande con cui il Padre l’ama, e perciò la creatura vive come estranea nella casa del suo Padre divino.

Che lontananza getta tra Creatore e creatura l’uma­no volere! Perciò ascoltami, fammi contenta: dimmi che non darai più vita alla tua volontà, ed io ti riempirò tutta di Volontà Divina.

L’anima

Mamma Santa, aiutami. Non vedi quanto sono debole? Le tue belle lezioni mi commuovono fino alle lacrime, e piango la mia grande sventura di essere tante volte caduta nel labirinto di

 
 
 
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