luna di rame

in equilibrio sul filo

 

 

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Post n°64 pubblicato il 17 Giugno 2009 da luna.di.rame

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la bambina dei sogni è seduta sul tetto, le gambe nel vuoto e la landa desolata intorno.

se non fosse per la luna, buio e freddo l’assalirebbero. sta lì un po’ spaventata, un po’ sola, molto indecisa.

 

muoviti - dice la luna - che fai lì? scendi!

 

non posso -dice la bambina sottovoce- tanta fatica per arrampicarmi e ora non posso muovermi, magari fra un po’, chissà…

guarda in basso, nessuna orma sotto il suo albero, nessuno passa e guarda su. l’altra casa è troppo lontana e ha le luci spente. le sue sono accese, le ha lasciate accese, si sa mai…

la bambina dei sogni ora sogna molto meno, i continui cambiamenti di vita l’hanno attirata sempre di più verso la terra per ancorarla e trattenerla. per questo il gesto di ribellione, salire lentamente sul tetto e rimanere lì fin quando non ha dipanato i pensieri aggrovigliati. e poi ora non saprebbe come scendere, non ce la farebbe…

sposta i pensieri da un angolo all’altro della sua mente, a questo penso dopo, questo devo risolverlo subito, questo non so e ritorna al punto di prima. se servisse e se potesse scenderebbe dall’albero per correre nella landa fino a trovare una luce, un canto, un movimento, qualsiasi cosa ma forse ha sfidato troppo le stelle, si sentiva forte e invincibile e alle stelle questo non piace. e così ecco la tempesta abbattersi su di lei fin quasi a soffocarla.

 

sei forte - dice la luna - lo sei sempre stata, vuoi mollare adesso? ce la puoi fare

 

la bambina pensa nonsosenehovoglia! e poi per cosa per chi? difficoltà delusioni incertezze, per questo? scoprire che le persone non sono come sembrano, per questo? mettere un piede avanti all’altro con tremenda fatica, per questo? quante trappole!

 

canta - dice la luna incitandola - fai qualcosa

 

e la bambina canta e la musica che esce dal grammofono l’accompagna. sa che si frega così perché mentre canta si guarda i piedi e pensa tra sé…forse se ne metto uno lì e poi scivolo un po’ e poi mi attacco, forse riesco a scendere…                grazia

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Post n°63 pubblicato il 10 Maggio 2009 da luna.di.rame

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attraverso il cortile. è molto grande, porticati sui quattro lati e un giardino nel mezzo, ci sono anche una fontana e tanti tantissimi vasi di fiori. salgo sull’ascensore e le porte si aprono al terzo piano. non ho bisogno di guardarmi intorno, di cercarla. lei è lì, solita poltrona, vicino alle grandi vetrate.
i suoi occhi sorridono, anche i miei, credo.
ogni volta la scruto, sta bene? mi sembra di sì. è felice? non lo so. mi siedo.
c’è sempre un leggero imbarazzo, credo dipenda da me perché lei si è un po’ ammorbidita con gli anni ma tra noi il solco che c’è da una vita è lì, latente… poca confidenza, non ricordo un abbraccio di mia madre da sempre e non so abbracciarla. lei sta lì dritta, le mani in grembo e gli occhi attenti. chiede oh sei andata dal parrucchiere? sa benissimo che non ci sono andata…oh finalmente hai messo una gonna…e dormi di notte? non dormo ma dico di sì.
sì sì sì.
quando sono con lei cerco nella mente l’argomento giusto per parlare e accidenti non lo trovo, mai. questo no, questo magari la manda in ansia, questo non è facile, questo non posso dirglielo. e così quando mi chiede – come va? – rispondo sempre che tutto va bene e lascio parlare lei.
mi dice come sono brave le mie figlie, come sono carine e come l’aiutano, anna poi! ogni giorno lì  a darle da mangiare a farla camminare a incentivarla a dialogare. è vero, le mie figlie sono davvero brave con lei e se la cavano benissimo, molto più di me. io a volte mi sento impacciata e sotto esame, darei non so cosa per non esserlo. e finisce che non parlo ma mi faccio domande… perché non mi ha insegnato oltre  latino e  matematica anche la confidenza, il parlare di piccole cose, la complicità fra madre e figlia? perché così maledettamente importanti le mie scarpe da ginnastica? perché l’apparenza più della sostanza?
le vorrei fare a lei, le tengo per me.
in questo periodo davvero non facile della mia vita dove le cose mi cadono addosso e non so come prenderle a calci, penso che vorrei stare seduta al suo fianco e raccontare semplicemente raccontare ma, come giustamente dicono tutti, ricordiamoci che ha 90 anni…
ogni tanto la prendo a braccetto e  camminando lentamente, lì sento la sua fragilità, andiamo alle grandi vetrate dove lo sguardo spazia fino alle rive dell’adda. indico col dito, ecco il tetto della mia casa il parco i campanili delle chiese e ancora più in là il boschetto di pioppi.
poi…ciao mamma mi raccomando! la prossima volta se c’è il sole scendiamo in giardino, va bene? e lei fa cenno di sì con la testa.
un sorriso, una mia carezza leggera sulla sulla sua mano.

 

poi le porte dell’ascensore si aprono e io sguscio dentro.      grazia

 

 

 

 

 

 

 
 
 

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Post n°62 pubblicato il 22 Aprile 2009 da luna.di.rame

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il mio tempo è un ponte

molte persone sull’altra riva ormai, qualcuna ostinata ancora qui o forse io ostinata a trattenerla

 

il mio tempo è un ponte perché la mia strada è stata un susseguirsi di ponti

 

ponti leggeri e fragili dove bastava un niente a farli crollare

ponti così alti da toccare la notte, da perdersi a guardare le stelle

ponti che sembravano ben ancorati al fondo del fiume, in rovina senza preavviso

ponti che ho attraversato con gioia e allegria, il cuore pieno di meraviglia

ponti che abbagliavano la vista e la mente nascondendo trappole

ponti ariosi e profumati, aperti verso orizzonti di albe liquide

ponti che si sono lasciati attraversare, i piedi saldi e tranquilli nel percorrerli

ponti su cui non sono salita perché non ne vedevo la fine

ponti su alti pilastri sotto i quali correvano le barche del presente e io sopra a guardarle

…inizio fine inizio fine -inizio…

 

ci sono stati ponti

(due o tre soprattutto)

 che ho scrutato con attenzione prima di metterci il piede

fregata lo stesso dopo pochi passi

 crepe e fenditure così profonde da impedirmi di proseguire

inizio fine. 

 

ora seguo l’istinto e guado il fiume scegliendo le pietre su cui appoggiare i piedi

non importa quanto ci metto

 proiettata in avanti

un buon modo -credo- per decidere di farcela

inizio…

grazia

 
 
 

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Post n°61 pubblicato il 19 Aprile 2009 da luna.di.rame

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nella prateria il grande spirito è seduto a gambe incrociate ed accarezza l’erba con fare distratto. si guarda intorno e pensa che la terra sia davvero meravigliosa… il profumo di corteccia nell’aria, il rumore degli zoccoli dei bisonti, il volo pigro dei falchi nel cielo trasparente..

eppure manca qualcosa. qualcosa, qualcuno che possa condividere tutta questa bellezza.

 

ed è così che il grande spirito decide di creare l’uomo.

 

prende tra le mani una manciata di terra, questa terra rossa così pastosa diventerà carne mentre quelle pietre, levigate dal tempo e per questo sagge e resistenti, diventeranno ossa.

poi ci vuole il sangue che deve scorrere vivo e tumultuoso sotto la pelle …rugiada quindi, tante gocce di rugiada per il sangue.

adesso una cosa importante, gli occhi. cosa meglio dell’acqua, della pioggia che bagna e accarezza la terra? acqua per gli occhi allora e lampi di sole  per la loro luce perché gli occhi devono poter esprimere con la luce le emozioni.

il grande spirito è buono e nel suo cuore non ci sono invidia o presunzione. per regalare la bellezza all’uomo lo farà a immagine di se stesso... capelli neri come le ali del corvo, colore ramato per la pelle, occhi scuri, profondi e liquidi.

non è tutto. ecco il pensiero, preso dalla cascata che scende rapida, tintinnante, veloce, limpida. e poi  la forza  presa dall’uragano perché l’uragano è forte e l’uomo rosso sarà  forte, coraggioso, temerario.

 

e alla fine di tutto il grande spirito dona il respiro preso dal vento e con il respiro…il cuore che racchiude tutto...                               grazia

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fra le leggende e i miti pellerossa, uno mi ha colpito in particolare e l'ho riscritto a modo mio

 

 
 
 

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Post n°60 pubblicato il 30 Marzo 2009 da luna.di.rame

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quando o dove non importa.

importa il perché. il perché passa la sua vita facendosela scivolare addosso, anno dopo anno, mese dopo mese, minuto dopo minuto…

 

il cavaliere ha tutto quello che un buon cavaliere deve avere: un cavallo, un’armatura resistente, calzari robusti. ha un mantello, uno scudo, una borraccia d’acqua e ha un castello dove torna sempre e nel castello luci e musica e affetti. ha  modi gentili, un bel sorriso, un buon dialogo e sa catturare l’attenzione della gente. ha carisma, insomma. e, cosa molto importante, è  davvero un cavaliere: aiuta con generosità chi ha bisogno, si commuove per le disgrazie altrui, ascolta con pazienza  chi incrocia la sua strada.

 

 quando è nel castello è un punto di riferimento per la sua gente, non ha cedimenti e mantiene il sorriso. fa questo perché così si comporta un bravo cavaliere e i bravi cavalieri non vacillano mai. ma dentro si sente diverso, non si piace. e non gli piace la vita. da sempre, credo.

 

 a volte ha qualche momento di serenità… un sorriso che incontra lungo il cammino, una mano protesa da afferrare e stringere, il calore di un abbraccio, il profumo delle cose buone… si ferma un attimo, a volte anche a lungo, ma poi via verso altre scoperte, insofferente e insoddisfatto più di se stesso che degli altri, con quel desiderio di libertà che si trascina addosso ma che non sa come vivere o appagare.

 

 e andando avanti, ogni volta  si porta dietro un po’ di quello che ha appena lasciato e così aggiunge e aggiunge e aggiunge fino ad avere le spalle curve per il peso.

 

il cavaliere dentro ha tanto e a volte lo spartisce con gli altri ma sempre come se dicesse  adesso sto parlando sto ascoltando sto condividendo …fra due ore non so.. domani non so… ma non sono io, è la vita…e chi è lì si smarrisce e magari all’inizio soffre un po’e ci rimane male. all’inizio. ma poi capisce e sorride e quasi prova voglia di arruffargli i capelli, vedendolo così sconsolato nel tentativo di capirsi e farsi capire. chi è lì sorride annuisce e lo lascia andare. a volte se ne va lui.

 

se per boschi o colline o lungo i fiumi sentite rumore di zoccoli, fermatevi un attimo e vedrete passare il cavaliere in groppa al suo cavallo. la mano è salda sulle redini ma avanza lentamente per il peso che si porta appresso.

il suo sguardo è pieno di sogni incompiuti.                    grazia

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