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SE IL CAPITALISMO E' INSOSTENIBILE LO CACCEREMO A MARTELLATE

Post n°90 pubblicato il 11 Dicembre 2013 da terhas1989

Il capitalismo è insostenibile. E' sotto gli occhi di tutti. Catastrofi naturali, fame, immigrazioni, lavoro, tagli al Welfare State... Oggi in biblioteca (anche quella in crisi di bilancio) ho fatto una piccola ricerca tra le riviste offerte. Ho sfogliato due numeri dell'Internazionale per poi passare a Nigrizia. Ora che non c'è più L'Osservatore Romano (giornale del Vaticano) sostituito dall'Avvenire (giornale di ispirazione cattolica) mi aggrappo a queste fonti. Ebbene, hanno destato la mia curiosita cinque articoli sui temi caldi del mondo, che ci riguardano tutti. 

Nigrizia nel numero di novembre ha un articolo intitolato Contraddizioni alimentari di Gianni Ballarini. Secondo la Fao 842 milioni di persone non hanno da mangiare e un miliardo mangia troppo e per questo ha problemi di salute. Ma non finisce qui. Produciamo abbastanza cibo per sfamare l'intera popolazione mondiale: "siamo poco più di 7 miliardi su questo pianeta. E produciamo 4 miliardi di tonnelate di cibo l'anno. Sarebbero sufficienti a soddisfare il fabbisogno enegetico e proteico di tutti. Ma tra il 30 e il 50% (ossia l'1,2 e i 2 miliardi di tonnellate) vengono persi o sprecati prima del consumo. Per un valore che supera i 750 miliardi di dollari. A livello europeo la quantità sprecata ammonta, ogni anno, a 89 milioni di tonnellate, ovvero a 179 kg pro-capite. In Africa subsariana scende a 6 kg l'anno." E' assurdo il sistema in cui viviamo. E se ancora non ne siete convinti aspettate. Il cibo prodotto infatti non viene impiegato tutto per sfamare la gente: "il 35% è trasformato in mangimi per animali e il 5% è destinato alle industrie, tra cui quelle di biocarburanti. La cui produzione, nell'ultimo decennio è aumentata di 5 volte: da meno di 20 miliardi di litri l'anno nel 2001, a oltre 100 miliardi nel 2011. E per produrre 100 litri di bioetanolo servono 230 Kg di mais. Il che significa che due cisterne di bioetanolo equivalgono al fabbisogno calorico di una persona per un anno". Nonostante miglioramenti rispetto al 1990, tra i 19 paesi che presentano ancora un livello di fame "estremamente allarmante" o "allarmante" 15 sono africani. L'Eritrea è al penultimo posto. Ma la cosa che più mi sconcerta è il fenomeno del land grabbing: grandi gruppi stranieri hanno pagato ai governi ingenti somme per appropriarsi delle terre: "l'Africa possiede circa la metà di tutti i terreni utilizzabili non coltivati del pianeta, circa 220 milioni di ettari". E così si cacciano i poveri contadini africani dalle loro terre per produrre cibo che non si sa dove va a finire quando i primi ad averne bisogno sono gli africani stessi. Assurdo! Ma è il capitalismo, bellezza.

Poi sempre in Nigrizia c'è un altro articolo di Riccardo Barlaam. Parla di immigrazione dall'Africa. Per bloccarla propone un sistema di monitoraggio con i radar in tutto il Nordafrica, da Beirut ad Algeri. In Albania funzionò. Propone poi aiuti per favorire la stabilità politica e lo sviluppo economico africano. Le solite cose che si dicono, ma poi come si è visto arrivano le multinazionali occidentali e tutto va in malora. L'82,5% della popolazione mondiale (5,9 miliardi) vive nei paesi del Sud del mondo. Si prevede che questo numero aumenterà, con incrementi anche del 5% annuo. "Nei paesi in via di sviluppo, da qui a 2100, la popolazione registrerà un vero e proprio boom demografico con 3,7 miliardi di abitanti in più rispetto a ora: si passerà dai 5,9 miliardi del 2013, agli 8,2 miliardi nel 2050 fino al picco di 9,6 miliardi totali nel 2100."  Invece "l'Occidente passerà da 1,25 miliardi del 2013 a 1,28 miliardi di abitanti nel 2050. Il declino demografico sarà limitato dai flussi migratori (per questo motivo nonostante il calo delle nascite la popolazione non diminuirà in assoluto ma resterà ai livelli attuali). Flussi dai paesi sottosviluppati ai paesi sviluppati che continueranno, secondo le previsioni Onu, a una media di 2,4 milioni di persone l'anno dal 2013 al 2050, e a 1 milione all'anno dal 2050 al 2100." Lo sviluppo in Africa provocherebbe un calo di nascite e quindi un minor numero di bocche da sfamare e braccia nel mercato del lavoro. E' negli interessi di tutti che l'Africa stia meglio. E la chiave del progresso la tengono sempre i paesi ricchi. Se rinuniciassero al loro imperialismo ne gioveremmo tutti. 

 

 
 
 
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Un blog di: terhas1989
Data di creazione: 24/09/2010
 

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