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No alla censura! Basta con l'imbroglio!

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Creato da: lunarossa.1974 il 16/02/2007
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Costretti all'accattonaggio!

Post n°73 pubblicato il 12 Febbraio 2008 da lunarossa.1974

 

Non mi va proprio più di assistere alla propaganda indegna e all'uso sconsiderato che si fa delle fonti d'informazione quali, le reti televisive, le testate giornalistiche e tutto il resto.

Non mi va proprio il metodo terroristico che si ha nel mettere a tacere le urla soffocate che si sentono provenire da sotto i tombini. Le urla disperate di uomini che per diritto debbono essere ascoltati.

Che per diritto devono avere e per me già lo hanno un posto in questa nostra fasulla società.

Poco spazio ai dossier che raccontano gli angoli bui ma poi non così tanto reconditi delle nostre città, angoli che man mano nell'indifferenza generale stanno allargandosi, divorando e guadagnando sempre piu terreno. Per lo più vanno in onda in seconda serata, oppure occupano trafiletti nei giornali, e la prospettiva che si cerca di dare agli italiani, la percezione volutamente obbligata che si da è nettamente in contrapposizione con la realtà. Questo voler mettere a tacere, questo voler distogliere l'attenzione, è parte di una strategia vigliacca, che di certo non ci aiuterà ad uscire dal fosso nel quale ci stanno seppellendo: le nuove foibe del millennio.

Laddove la strada del recupero è tutta in salita, diamogli almeno un aiuto concreto, diamogli almeno ascolto, sostegno e solidarietà. Non possiamo isolarli, trattarli come criminali poiché il vero criminale è chi ha costretto queste persone all'accattonaggio!

Vorrei sentire i politici parlare di queste realtà ai microfoni.

Vorrei che la domenica in Piazza il Papa gli desse voce, e chieda che si agisca con urgenza e determinazione in favore di queste persone.

È un nostro dovere e un loro diritto insindacabile.

Una responsabilità costituzionale.

Vorrei non dover sentirmi complice di questa propaganda, vorrei non sentirmi in colpa per coloro che fingono che il tutto del resto, non vada poi così male.

Non parlo di un numero esiguo, ma di un numero in continua crescita e non mi si venga a dire che tutto ciò è falso o volutamente istrionizzato.

La Caritas dov'è? Perchè non denuncia pubblicamente, perche non testimonia ciò che sta avvenendo?

La vergogna non dove impedirci di parlare, non deve costringerci all'anonimato, non deve obbligarci all'isolamento. Dovreste invece cercarvi, perchè ogni giorno aumentate di numero, dovreste aggregarvi perche vi si nega il diritto alla dignità.

Parlo a coloro costretti oramai a ripulire i fondi dei mercati generali. So che non siete miseri barboni, non accattoni o delinquenti, non rom o extracomunitari. Ma italiani, padri e madri di famiglia. Persone che pur avendo un lavoro rispettabile non riuscite più a MANGIARE!

Cosa diventa un uomo che pur rimanendo onesto, che pur spaccandosi la schiena quotidianamente, che pur onorando le tasse italiane non riesce a fare la spesa? Diventa una bestia feroce capace di tutto. Incattivita da una societa indifferente alle sue urla disperate. Una trasformazione viscerale che avviene nel buio delle sue notti insonni.

Notti passate al bianco dei suoi conti. Notti passate a scandire i respiri regolari dei propri figli, che dormono ignari e spensierati nel caldo delle loro camerette. E tu li a straziarti nella paura di non potergli più garantire ciò di cui hanno bisogno. Ti chiedono abiti nuovi, qualche gioco multimediale: cose per loro naturali, ma che per te diventano montagne invalicabili.

Notti lunghissime nelle quali mille orrendi pensieri trovano spazio nell'abisso della tua anima.

Ci si strugge mille e mille volte davanti all'impossibilità di pagare le bollette, si piange davanti al mutuo impossibile da onorare. Lacrime e rabbia, odio verso tutto ciò per cui ha lavorato, e che ora, forse domani, una banca verrà a riprendersi. Ti incappucci: cappello basso e sciarpa fin sotto agli occhi per non farti riconoscere; troppa vergogna, troppa pena sarebbe anche soltanto incrociare lo sguardo di tuo figlio nel mentre esci sapendo ciò che ti aspetta o che ti appresti a fare. Cammini come chi sta attraversando quella selva oscura che nessuno di noi vorrebbe ami attraversare: il confine indegno tra la vita e la morte dove oggi la tua morte si materializza nell'orgoglio ferito. Non alzi gli occhi. Come potresti reggere lo sguardo di un conoscente, di un vicino di casa? Lo sanno che un lavoro lo hai certo, questo ti fa ancora piu male perchè sai di non avere alternative, di non avere speranze e lasci che l'orgoglio divenuto lama ti laceri ancor di piu.

Arrivando ai lati dei cassonetti ti accorgi di non esser solo, un brivido ti corre lungo la schiena, il brivido della cattiveria poiché sei contento di non morire solo!

Non vergognarti è umano provare un simile sentimento vista la tua situazione indegna, da topo di fogna quasi, l'ultimo tra gli ultimi. Tiri fuori da sotto il tuo cappottone una busta colorata, una delle ultime di quando ti recavi al supermercato per far la spesa. In silenzio ti avvicini agli scarti, scruti la merce afferrandola con le punta delle dita; quasi se tentassi con ogni nervo del tuo corpo di mantenere un minimo di distacco da quell'operazione che mai avresti potuto immaginare di compiere un giorno.

La nuova realtà italiana: dove chi pur lavorando si vede costretto a recuperare scarti dalla strada.

Ha comprare gli abiti nei mercatini dell'usato.

Chi non può proprio convincersi ad andare a fare la spesa tra gli scarti si indebita, per poi suicidarsi nel garage di casa, oppure prima stermina tutta la sua famiglia e infine se stesso.

Oggi a ritrovarsi a fare questa vita sono soprattutto quelle figure che, qualche decennio fa rappresentavano l'alta borghesia: gli impiegati, i quadri. Io stessa ricordo di come gli italiani pregassero per un posto fisso: significava avere l'assistenza sanitaria, la pensione garantita, un entrata mensile sicura; con un posto fisso ci si sentiva ricchi, fieri ed orgogliosi. Eppure, oggi quel posto fisso si è tramutato in una camera a gas. La paga sindacale incapace di assicurarci un futuro.

I primi poveri moderni.

Ma quanti oggi possono dirsi fuori dalla povertà? Imprenditori al limite della sopportazione, impiegati impiccati. Tanta fame e tanto odio che trovano sfogo nella violenza, nel razzismo.

La soluzione non esiste, nessun tasto da cliccare, quando si riprenderà la strada della costruzione ci apparirà simile ad una salita irta e intrisa di olio. Noi come Giobbe, ma fino a quando?

Ve la sentireste di uscire allo scoperto?

Ve la sentireste di raccontare le vostre personali vicende al sol fino di aizzare l'opinione pubblica, di risvegliarla, di usare le vostre testimonianze come antidoto contro il narcotico propagandistico che riempie giornali e tv?

Essere disoccupati da diritto ad aiuti, esenzioni, e assegni mensili.

Ma per chi lavora, seppur senza riuscire a vivere degnamente, nessuno aiuto ma soltanto mortificazioni continue!

ROBERTA LEMMA

 
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