Creato da: mandria0 il 26/05/2006
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Post N° 62

Post n°62 pubblicato il 01 Febbraio 2007 da mandria0
Foto di mandria0

EVVIVA LO ZECCHINO… ROSSO!!

Capita, talvolta, girando per la rete di venire a conoscenza di “curiosità” che hanno dell’incredibile. E quello che ho scoperto l’altro giorno è proprio uno di questi casi.

A quanto pare una delle più popolari canzoni per bambini (lanciata appunto dallo “zecchino d’oro” ) non sia altro che un testo con palesi riferimenti storici alla lotta di classe con le sue rivendicazioni salariali, all’occupazione nazista e alla resistenza partigiana.

La canzone in questione è la celebre “44 GATTI”. Di seguito è riportato il testo accompagnato da dovute delucidazioni.

44 GATTI

Nella cantina di un palazzone
tutti i gattini senza padrone
organizzarono una riunione
per precisare la situazione.

(ecco i sindacati che si riuniscono in gran segreto per la rivoluzione operaia)

Loro chiedevano a tutti i bambini,
che sono amici di tutti i gattini,
un pasto al giorno e all'occasione,
poter dormire sulle poltrone!

(Buoni pasto e riduzione dell'orario di lavoro.. sacrosanto!)

Naturalmente tutti i bambini
tutte le code potevan tirare
ogni momento e a loro piacere,
con tutti quanti giocherellare.


(Nooo, il compromesso come base della conquista, la corruzione dilagante)

Quando alla fine della riunione
fu definita la situazione
andò in giardino tutto il plotone
di quei gattini senza padrone.

(ecco i lavoratori che scendono in piazza a far sentire la propria voce)

Quarantaquattro gatti,
in fila per sei col resto di due,
marciarono compatti,
in fila per sei col resto di due,
coi baffi allineati,
in fila per sei col resto di due,
le code dritte dritte,
in fila per sei col resto di due.

Che ci crediate o meno ecco cosa è avvenuto nel '44:

"Sessant’anni fa, il 1° marzo 1944, gli operai delle grandi città
del Nord occupato dai nazisti scendevano in sciopero.
Le agitazioni si prolungarono per un’intera settimana coinvolgendo,
si calcola, circa mezzo milione di lavoratori.
L’esito, sotto il profilo strettamente economico, non fu positivo:
le rivendicazioni non vennero accolte, la repressione al contrario fu assai dura.
Ma l’impatto politico fu enorme: lo sciopero aveva dimostrato
che le formazioni partigiane organizzatesi in montagna non erano isolate,
che le città non erano abitate solo dalla paura e dalla rassegnazione. "

 
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Post N° 61

Post n°61 pubblicato il 24 Gennaio 2007 da mandria0
Foto di mandria0

MANDRIA ROSSA

 

Ritornano gli appuntamenti organizzati dai ragazzi di MANDRIA ROSSA.

In occasione della giornata della memoria è stata organizzata la serata  ”COLORO CHE DIMENTICANO IL PROPRIO PASSATO SONO CONDANNATI A RIPETERLO” . 

 L’appuntamento è previsto per venerdì 26 gennaio alle ora 21.00 presso l’ ”ex - fornace Carotta” di via Siracusa, 61 – zona sacra Famiglia (Padova).

L’evento è in collaborazione con il Consiglio di quartiere 5 Sud- Ovest e l’entrata sarà come sempre ad ingresso gratuito.

La serata prevede la proiezione del film “LA ROSA BIANCA” preceduta dalla lettura di brani che riguardano l’olocausto ,e in particolar modo esperienze di vita vissuta nei campi di sterminio nazisti. Queste letture saranno intervallate dall’esecuzione dal vivo di alcuni pezzi musicali, sempre a tema, in versione acustica. 

Partecipare numerosi.
 
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Post N° 60

Post n°60 pubblicato il 22 Gennaio 2007 da mandria0
Foto di mandria0

LA MULTINAZIONALE DELLA MORTE

New Delhi/Ginevra, 20 Dicembre 2006 – La causa intentata dalla
multinazionale farmaceutica
Novartis contro la legge Indiana sui brevetti
potrebbe ostacolare l'accesso ai farmaci per i Paesi più poveri. La denuncia
arriva dall'organizzazione umanitaria internazionale Medici Senza Frontiere
che chiede alla Novartis di rinunciare all'azione giudiziaria contro il
Governo indiano.

L'India è una delle principali fonti di farmaci generici a prezzi
accessibili, incluse molte versioni economiche di medicine contro l'Aids.
Questa fiorente produzione di farmaci economici e di qualità è stata
possibile perché – fino al 2005 – l'India non riconosceva brevetti sui
medicinali. Più della metà dei medicinali utilizzati per curare l'Aids nei
Paesi più poveri sono prodotti in India. Anche MSF usa i farmaci indiani per
trattare l'80% dei suoi 80mila pazienti sieropositivi.

"Per estendere a più persone possibile i programmi di lotta all'Aids
dipendiamo interamente dalla disponibilità di farmaci economici e di qualità
prodotti in India – ha detto Christophe Fournier, presidente internazionale
di MSF – Non possiamo permettere che questa fonte essenziale di farmaci
generici si esaurisca".

La Novartis non è nuova a questo genere di azioni: già nel 1999 insieme ad
altre 38 multinazionali farmaceutiche aveva citato in giudizio il Governo
del Sudafrica, allora guidato da Nelson Mandela, per costringerlo a ritirare
il "Medicine Act", una legge che consentiva la produzione in loco di farmaci
contro l'Aids a prezzi più contenuti rispetto a quelli praticati dalle
multinazionali. Le proteste dell'opinione pubblica di tutto il mondo allora
costrinsero le 39 Big Pharma a ritirarsi dal processo nel 2001.

"Sembra di essere tornati indietro di cinque anni: non avremmo mai pensato
di dover assistere di nuovo ai tentativi di un'industria farmaceutica di
opporsi al diritto dei malati dei Paesi più poveri di ricevere farmaci
essenziali a prezzi sostenibili", ha detto Gianfranco De Maio, direttore di
MSF-Italia.

A partire dal 2005 l'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) ha imposto
all'India di concedere i brevetti sui farmaci. Fortunatamente il Governo e
il Parlamento indiani hanno approvato una legge molto attenta all'equilibrio
tra protezione della proprietà intellettuale e diritti dei pazienti. In
particolare la legge indiana stabilisce che i brevetti siano concessi solo
per i farmaci veramente innovativi. In questo modo si previene una pratica
molto diffusa tra le industrie farmaceutiche che tendono a chiedere brevetti
anche per i miglioramenti insignificanti apportati sulle molecole già note e
già in commercio. In questo modo le multinazionali ottengono spesso un
prolungamento del brevetto e del conseguente monopolio sulla produzione di
quel determinato principio attivo. I farmaci prodotti in regime di monopolio
hanno prezzi enormemente più elevati rispetto a quelli per i quali esistono
più produttori in regime di concorrenza.

Se Novartis vincerà la causa, le industrie potranno brevettare i farmaci
essenziali più facilmente: si bloccherà la produzione di generici che ha fin
qui garantito un sensibile abbassamento dei prezzi.

Mantenere attiva la produzione di generici in India è di importanza vitale
per i programmi di lotta all'Aids. Le persone già in cura, infatti,
inevitabilmente svilupperanno delle resistenze alle terapie e avranno
bisogno di poter accedere a farmaci di nuova generazione. Per molti di
questi medicinali sono state avanzate richieste di brevetto in India. Se i
brevetti saranno concessi i farmaci avranno prezzi inaccessibili per gran
parte dei malati.

"Per le persone che come me vivono con l'HIV, la vittoria della Novartis
vorrebbe dire tornare indietro ai tempi in cui non potevamo permetterci le
cure – ha detto Loon Gangte, del network indiano dei pazienti con HIV/AIDS -
. La concorrenza dei generici è stata l'unico fattore capace di abbassare i
prezzi dei farmaci anti-Aids di prima generazione rendendoli accessibili
alle persone e ai servizi sanitari dei Paesi poveri".

MSF ha lanciato oggi una raccolta di firme a livello internazionale per fare
pressione sulla Novartis affinché rinunci alla causa.
"Chiediamo a tutte le persone in ogni parte del mondo di unirsi a noi nel
chiedere all'amministratore della Novartis, Daniel Vasella di bloccare
immediatamente l'azione legale contro il Governo Indiano", conclude
Gianfranco De Maio.

Cerchiamo di convincerli !!!

http://www.msf.org/petition_india/italy.html

 
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Post N° 59

Post n°59 pubblicato il 18 Gennaio 2007 da mandria0
Foto di mandria0

ECOVILLAGGIO A TREVINANO? NO, GRAZIE!!

Questa storia somiglia forse a tante altre storie, ma secondo noi va raccontata e ascoltata come se fosse la prima volta che certe cose, che non sarebbero dovute accadere, stanno invece per verificarsi.

Tutto si svolge a Trevinano, nel Lazio, al confine fra Umbria e Toscana (lo chiamano “il triangolo benedetto”). E’ un posto davvero speciale per un solo vero motivo: qui la natura è davvero incontaminata, ricca e forte tanto da aver retto bene l’impatto umano, consistente di piccoli centri storici e casali e poderi piacevolmente distribuiti lungo e fra le pieghe del paesaggio.

Ecco, il paesaggio. Qui è semplicemente spettacolare, lo sguardo scorre  libero in tutte le direzioni, senza stancarsi mai. La vista “aerea” che si gode da qui è eccitante: il Monte Amiata offre il suo profilo più maestoso, la valle del Paglia  gli si distende sotto, e poi il Monte Cetona e ancora il panorama sconfinato a sud, e i boschi fitti della Riserva Monte Rufeno. Anche chi ci vive qui, a Trevinano, non si abitua mai a questa vista diversa ad ogni stagione, al respiro ampio di un panorama raro.

Lo sguardo scorre libero… se non che rischia di inciampare, appunto, nella solita vecchia storia.

A farla breve, qui, in seguito ad una fantomatica ‘variante al piano regolatore’ che rende possibile ciò che non lo era fino al giorno prima, qualcuno vorrebbe costruire un complesso turistico, decine di alloggi per un totale di ca. 10.000 metri cubi. Ma non basta: la ‘colata di cemento’ eufemisticamente chiamata Eco-villaggio si verificherebbe direttamente a ridosso della Riserva Naturale, by-passando disinvoltamente tutti i criteri più elementari di tutela e rispetto ambientale.

Il tutto ovviamente invocando i sacri principi del Progresso e dello Sviluppo, nonché gli interessi della popolazione tutta. A noi sembra proprio il contrario: l’arricchimento di pochi a discapito dell’interesse della comunità locale e dell’integrità di un territorio patrimonio di tutti.

Siamo arrivati al punto della storia in cui entrate in scena voi. Sì, proprio voi. Perché, a dirla tutta, questo è un appello, è la richiesta, da parte di chi tenterà di fare il possibile per evitare il finale che  sembrerebbe scontato, di aderire all’iniziativa inviando un’opinione, un commento, soprattutto se qui ci siete già stati, magari ospiti proprio delle strutture ricettive della Riserva, come il casale La Monaldesca, o di altri agriturismi del posto. Sarà nostra cura trasmettere le vostre testimonianze al Sindaco, all'Amministrazione Comunale, al Comitato di Frazione. Su TrevinanoBello troverete un appello al Sindaco, finora inascoltato, al fine di aprire, su questa vicenda, un confronto negato da mesi. Vi invitiamo a sottoscriverlo.

Insomma, tutto quello che chiediamo è un caloroso  sostegno proprio quando ce n’è bisogno…

e se non siete mai venuti qui l’invito a venirci a trovare per restituirvi il favore con altrettanta calorosa accoglienza sarà, comunque vada, un lieto fine.

 
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Post N° 58

Post n°58 pubblicato il 09 Gennaio 2007 da mandria0
Foto di mandria0

MARCO TRAVAGLIO A PADOVA

Appuntamento molto atteso per tutte le persone che credono ancora nel giornalismo serio come uno dei principi fondamentali di una democrazia “non malata” è la presentazione del nuovo libro di Marco travaglio, “La scomparsa dei fatti”, presso l’auditorium “Modigliani” di Padova.

La presentazione del libro si terra il giorno 17 gennaio alle ore 20.45.

 

Cosa dire di Marco Travaglio? È uno dei pochi giornalisti liberi rimasti in Italia, che non dipende da nessuna grande azienda o da nessun partito politico. In passato è stato al centro di un grosso polverone televisivo pr la sua comparsata alla trasmissione di Daniele Luttazzi “Satyricon” che ha causato le ire del cavaliere prima e la cacciata del comico Luttazzi poi. Tutto questo per aver presentato il suo libro “L’odore dei soldi” dove si indagava sulla provenienza (un po’ confusionaria) dei soldi del cavaliere.

 

Per presentare questo nuovo libro, che sicuramente non deluderà gli appassionati ricercatori delle verità più scomode d’Italia, non c’è niente di meglio che proporvi la premessa che lo stesso autore fa nel suo “La scomparsa dei fatti”.


Premessa

«I fatti separati dalle opinioni.» Era il motto del mitico Panorama di Lamberto Sechi, inventore di grandi giornali e grandi giornalisti.
Poi, col tempo, quel motto è caduto in prescrizione, soppiantato da un altro decisamente più pratico: «Niente fatti, solo opinioni». I primi non devono disturbare le seconde. Senza fatti, si può sostenere tutto e il contrario di tutto. Con i fatti, no.
C’è chi nasconde i fatti perché non li conosce, è ignorante, impreparato, sciatto e non ha voglia di studiare, di informarsi, di aggiornarsi.
C’è chi nasconde i fatti perché trovare le notizie costa fatica e si rischia persino di sudare.
C’è chi nasconde i fatti perché non vuole rogne e tira a campare galleggiando, barcamenandosi, slalomando.
C’è chi nasconde i fatti perché ha paura delle querele, delle cause civili, delle richieste di risarcimento miliardarie, che mettono a rischio lo stipendio e attirano i fulmini dell’editore stufo di pagare gli avvocati per qualche rompicoglioni in redazione.
C’è chi nasconde i fatti perché si sente embedded, fa il tifo per un partito o una coalizione, non vuole disturbare il manovratore.
C’è chi nasconde i fatti perché se no lo attaccano e lui vuole vivere in pace.
C’è chi nasconde i fatti perché altrimenti non lo invitano più in certi salotti, dove s’incontrano sempre leader di destra e leader di sinistra, controllori e controllati, guardie e ladri, puttane e cardinali, prìncipi e rivoluzionari, fascisti ed ex lottatori continui, dove tutti sono amici di tutti ed è meglio non scontentare nessuno.
C’è chi nasconde i fatti perché confonde l’equidistanza con l’equivicinanza.
C’è chi nasconde i fatti perché contraddicono la linea del giornale.
C’è chi nasconde i fatti perché l’editore preferisce così.
C’è chi nasconde i fatti perché aspetta la promozione.
C’è chi nasconde i fatti perché fra poco ci sono le elezioni.
C’è chi nasconde i fatti perché quelli che li raccontano se la passano male.
C’è chi nasconde i fatti perché certe cose non si possono dire.
C’è chi nasconde i fatti perché «hai visto che fine han fatto Biagi e Santoro».
C’è chi nasconde i fatti perché è politicamente scorretto affondare le mani nella melma, si rischia di spettinarsi e di guastarsi l’abbronzatura, molto meglio attenersi al politically correct.
C’è chi nasconde i fatti perché altrimenti diventa inaffidabile e incontrollabile e non lo invitano più in televisione.
C’è chi nasconde i fatti perché fa più fine così: si passa per anticonformisti, si viene citati, si crea il «dibbattito».
C’è chi nasconde i fatti anche a se stesso, perché ha paura di dover cambiare opinione.
C’è chi nasconde i fatti per solidarietà con Giuliano Ferrara, che è molto intelligente e magari poi si sente solo.
C’è chi nasconde i fatti perché i servizi segreti lo pagano apposta.
C’è chi nasconde i fatti anche se non lo pagano, ma magari un giorno pagheranno anche lui.
C’è chi nasconde i fatti perché il coraggio uno non se lo può dare.
C’è chi nasconde i fatti perché nessuno gliel’ha ancora chiesto, ma magari, prima o poi, qualcuno glielo chiede.
C’è chi nasconde i fatti perché così poi qualcuno lo ringrazia.
C’è chi nasconde i fatti perché spesso sono tristi, spiacevoli, urticanti, e non bisogna spaventare troppo la gente che vuole ridere e divertirsi.
C’è chi nasconde i fatti perché altrimenti poi tolgono la pubblicità al giornale.
C’è chi nasconde i fatti perché se no poi non lo candida più nessuno.
C’è chi nasconde i fatti perché così, poi, magari, ci scappa una consulenza col governo o con la Rai o con la Regione o con il Comune o con la Provincia o con la Camera di commercio o con l’Unione industriali o col sindacato o con la banca dietro l’angolo.
C’è chi nasconde i fatti perché deve tutto a quella persona e non vuole deluderla.
C’è chi nasconde i fatti perché altrimenti è più difficile voltare gabbana quando gira il vento.
C’è chi nasconde i fatti perché altrimenti poi la gente capisce tutto.
C’è chi nasconde i fatti perché è nato servo e, come diceva Victor Hugo, «c’è gente che pagherebbe per vendersi».

 
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