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Come azzoppare gli ospedali: decapitazione dei primari e danni all'utenza

Post n°48 pubblicato il 28 Luglio 2012 da marcello.laforgia
 
Tag: sanità
Foto di marcello.laforgia

http://www.quindici-molfetta.it/ospedale-di-molfetta-decapitazione-dei-primari-centro-trasfusionale-prossimo-agonizzante_26573.aspx

 

http://oknotizie.virgilio.it/go.php?us=20e0d0c036a269cb

 

Sarà una lenta agonia, dopo le decapitazioni apicali ai reparti di dialisi, farmacia, radiologia e ortopedia, al laboratorio di analisi e al centro trasfusionale. Privati del primario, questi settori ospedalieri non avranno più un riferimento interno di coordinamento e programmazione, con gravissime e inevitabili conseguenze sulla loro operatività (chi si assumerà nell’immediato la responsabilità delle scelte mediche e ambulatoriali?).
Saranno drammatici gli effetti della seconda fase del Piano di Rientro ospedaliero della Regione Puglia sul Presidio Ospedaliero “don Tonino Bello” di Molfetta. I tagli cadranno come una mannaia anche su alcuni reparti di eccellenza, tra cui il centro trasfusionale che, operativo da oltre 25 anni, non è solo riconosciuto a livello nazionale per la sua costante e copiosa attività di aferesi (produzione di plasma), ma è anche il centro più importante in tutto il sud Italia.
Eliminata la figura del primario, il centro dovrebbe essere accorpato all’Ospedale san Paolo di Bari, con risultati negativi per la sua organizzazione interna e il coordinamento delle attività. È probabile che, in assenza di una programmazione selettiva e controllata, il centro molfettese subisca ob torto collo una riduzione delle attività, non certo per colpa degli operatori medici. Ingente sarà anche il danno arrecato all’interna collettività.
Ad oggi, sono quasi 15mila le donazioni realizzate ogni hanno a Molfetta, un dato eccezionale che, ad esempio, non ha altri riscontri simili in Puglia. Eppure, nella riorganizzazione della pianta organica, il centro trasfusionale di Molfetta ha avuto lo stesso trattamento di Monopoli e Putignano (2mila e 3mila donazioni annuali): non una posizione campanilistica, ma indirizzare sui 3 centri dalla differente operatività la stessa quantità di dipendenti (15) potrebbe implicare un corto circuito a Molfetta e uno spreco inaccettabile a Monopoli e Putignano.
Alta la tensione tra il personale del centro molfettese per una scelta che appare senza logica. Per di più, questo centro fornisce gratuitamente albumina all’Asl: l’accorpamento con il san Paolo, la riduzione delle attività ambulatoriali e l’eventuale chiusura obbligherebbe il Sistema sanitario pugliese ad acquistare albumina da altri centri. Quale sarebbe, dunque, il risparmio economico per le casse regionali? Si declassa e (eventualmente) si chiude un centro di eccellenza operativa, per poi spendere risorse finanziarie (forse anche maggiori di quelle accantonate con la chiusura) per acquistare un prodotto medico fornito dello stesso ed anche gratuitamente. Un controsenso all’italiana.
Per altro, è ingiustificato il silenzio del CRAT (Coordinamento Regionale della Attività Trasfusionali) sulle decisioni assunte dalla dirigenza sanitaria pugliese. Già, nel 2005 il centro trasfusionale di Molfetta rischiava di subire una cruenta riduzione delle attività (fino alla chiusura), ma grazie all’intervento dell’assessorato alla Sanità della Regione Puglia non solo si mantenne operativo, ma si organizzò la sua pianta operativa complessa (Legge Regionale n.24/06). Questa volta nessun argine potrà fermare l’assalto dei tagli e della spending review sanitaria su Molfetta, che nelle forme assunte (o da assumere) sembrano avere anche un indirizzo politico.
Inoltre, si stanno già affacciando molti dubbi sull’effettiva efficienza operativa del centro ospedaliero Molfetta-Corato-Terlizzi, soprattutto per quei reparti che accorpati ad altri ospedali (soprattutto baresi) saranno comunque investiti da problemi di organizzazione, coordinamento e controllo. Forse sarebbe opportuno ripensare l’organizzazione della pianta organica per il centro trasfusionale di Molfetta. Il rischio concreto e immediato è privare l’utenza di un servizio efficiente e indispensabile per la salute del cittadino.

 
© Riproduzione riservata

 
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