Creato da: touchstone0 il 08/12/2008
letteratura

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

Ultime visite al Blog

touchstone0prefazione09marco2122gancitanoI.am.Laylasfaro42forbinantropoeticononna.frasybilla_cstreet.hasslesensibilealcuorecall.me.Ishmaellubopochristie_malry
 

Tag

 

Ultimi commenti

Ti ringrazio. La serata mi č parsa molto interessante....
Inviato da: touchstone0
il 11/05/2009 alle 11:06
 
una bellissima presentazione.... ciao m
Inviato da: gretaemma
il 10/05/2009 alle 22:17
 
Buongiorno a te. Grazie per aver visitato il mio blog e...
Inviato da: touchstone0
il 19/03/2009 alle 08:18
 
cao,ms
Inviato da: maresogno67
il 18/03/2009 alle 22:37
 
 

Chi puņ scrivere sul blog

Solo l'autore puņ pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

 
« La finzione della realtàL'occhio che scrive »

La forza d'urto dell'anima poetante

Post n°65 pubblicato il 03 Giugno 2018 da touchstone0
 
Tag: poesia

Nota di Gabriella Cinti alla silloge poetica
Esercizi di immortalità
di Marco Belocchi
Edizioni Progetto Cultura 

Scorrendo le poesie di Esercizi di immortalità di Marco Belocchi compaiono, come su una quinta teatrale, peraltro consona - anche professionalmente - all' indole di questo poeta, il  senso di una inquieta ricerca esistenziale, una serrata investigazione del mondo, il colloquio inesausto con l'altro,  specie femminile, alimentato da misteriche certezze, lo struggimento del non sperare inteso come deprivazione vitale, lo scarto dal possibile nell'agnizione che è amorosa quanto ontologica.  Cogliamo ripetutamente nei versi, una visione entropica alleggerita da una ironia carezzevole, la percezione di un trasmutare non solo e non tanto rigenerante quanto piuttosto  straniante, in direzione di un crudele indifferenziato, nella difficoltà di trovare un baricento identitario. Su tutto, domina il nostos algos del mondo greco, il faro unitario dello Sfero parmenideo. Trapela, inoltre, il tema della epifania amorosa, equorea e cromatica percezione espressa con grande densità cromatica, così come vette di straordinario lirismo affiorano in versi come " io ti aspettavo, mia ninfa di abisso/dagli occhi d'acqua e di lapislazzuli/ il mito primevo si specchia sul fondo/ faceva l'amore / e impacciate non erano le trame dei sogni", in cui la creatura amata, approdata dal mito, diventa guida destinica verso l'oltre. Questo "oltre" appare un superuranio di supremo Compimento, per grazia dell'amore, salvifico per eccellenza. E  tale compito soteriologico risuona in versi struggenti, nella evocazione di un'agnizione a ritroso, auspicata con un struggimento eucologico "...se i miei occhi...incidere sulla retina / un frammento di bellezza / leggero dalla terra potrei ripartire/ e felice , ritrovata la scintilla / che divina tra le sfere cadde/ doni addietro. "Perdita ontologica e sentimentale, cadute e rimpianti, punteggiano i versi, senza luci consolatorie se non, per il lettore, nella possibilità di riconoscersi in questo destino di sottrazione che tocca quanti abbiano sofferto per amore.Il richiamo al mito si palesa in ripetute presenze, di cui quella più intensa, la figura di Dioniso, colpisce per l'adesione alla complessa natura del "dio clandestino" che il poeta coglie nelle sfaccettature della sua cangiante essenza. Ma, non di meno, veniamo sedotti, all'interno del pantheon evocato da Belocchi, da Afrodite, colta in quell'empito supremo di desiderio e trascinante bellezza che solo la poesia e l'arte possono immortalare. In fondo a questa istanza di divino mitico, lampeggia forse una interrogazione originaria a "gli occhi di Dio", del  quale, pur "senza bocca/ e senza orecchie" -  anzi, spesso "nemico", -  si vagheggia anche solo il dono di uno sguardo. Nella percezione di un Kronos distruttivo, che tutto trasforma senza pietà, pure si leva la voce invocante il prodigio, nella sola forma concessa a un poeta, la parola, che sfida Tempo e Morte, per proporgli il patto incantato della eternità d'istante.Amo cogliere  in questi versi, infine, un messaggio paradossale di permanenza, pur nella generale frana del mondo, quella longue durée della poesia che "vince di mille secoli il silenzio", anche nel pathos epico del profetismo apocalittico di "Apocalissi nel deserto": la rivoluzione della poesia che rovescia - kataballei- il grado zero dell'essere nella forza d'urto dell'anima poetante.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/marcobelocchi/trackback.php?msg=13692780

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
 
Nessun Trackback
 
Commenti al Post:
Nessun Commento
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963