Creato da calmo.mare il 05/02/2007

una tempesta calma

Le descrizioni le lascio a chi non ha fantasia

 

 

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I° Capitolo.

Post n°68 pubblicato il 27 Luglio 2007 da calmo.mare
 

Vivere in una città che ha la presunzione e il vanto d'avere un clima mite e mediterraneo, ma poi regala ai suoi abitanti giornate di caldo africano col tasso d'umidità di un bagno turco, non è facile.
Per chi ci è cresciuto non è una novità. Oggi è un venerdì qualsiasi di un estate calda, caldissima. Chi può permettersi un condizionatore lo monta e spara nell'atmosfera enormi quantità di aria calda, contribuendo al surriscaldamento del pianeta, ma dentro casa ci si sente freschi e fuori “chissenefrega”. Passando sulle griglie d'areazione delle banche, si ha l'impressione di enormi phon puntati sulle gambe dei passanti. Se fossi un gigante tipo Gulliver a Llilliput saprei dove andare ad asciugare i capelli. Ma il problema mondiale del riscaldamento e lo scioglimento dei ghiacciai, ancora non ci tocca, siamo qui per raccontare un'altra storia, che ha la sfortuna o se vogliamo la fortuna di ambientarsi in un periodo, successivo ad alcune guerre, precedente a qualcosa di apocalittico che ancora non si conosce e in contemporanea col periodo di terrorismo pseudoreligioso di instabilità politica e di opportunisco intergalattico che possiamo definire inizio del ventunesimo secolo.

In una giornata di caldo afoso, come tante altre, un citofono suona. In atri tempi ci si sarebbe accapigliati per rispondere, oggi, come in tanti altri giorni ormai, Ines è sola in casa, le altre due coinquiline sono fuori.
-         
Chi è?
-         
C’è Polly?
Il cuore di Ines fa un balzo. Nessuno la chiamava più così da quando era diventata una donna, per l’esattezza da quando aveva perso il contatto col suo amichetto Pepito.
-         
Chi è?
-         
Veramente avrei fatto una domanda.
-         
Anche io. Ho chiesto chi è!
-         
Io sono Pepito
All’improvviso sente che la voce era diventata più stridula e non ha dubbi. Un viaggio nel tempo. E’ Pepito.
-         
Beh allora sali è il sesto piano.
Ines attacca il citofono e apre il portone. Rimane in attesa dietro la porta. Non ci può credere, quanto tempo sarà passato? Quanti anni sono passati. La conta degli anni è enorme, gli eventi trascorsi lo è di più. E in tutti questi anni quante volte avrà pensato a Pepito? Certo ha notizie piuttosto recenti. Fonti note erano amicizie comuni. Fonti alle quali attingere senza dare nell’occhio. “Sai che fine ha fatto Pepito?” oppure “Mah, saranno anni che non si fa sentire, chissà cosa sta combinando Pepito?”. Risposte vaghe che soddisfano in parte la sua curiosità. Sa che ha cambiato lavoro tante volte, ha cambiato città e non ne è sicura ma qualcuno le ha comunicato che Pepito si è sposato qualche anno prima. Ora era lì, sotto casa sua. Anzi sarebbe salito da lei e lei non riusciva ad immaginare che faccia può avere oggi Pepito. Piuttosto, che faccia ha lei? E’ presentabile? Il rumore dell’ascensore che si chiudela riporta con furia alla realtà. Il campanello suona. Lei trattiene il respiro. Vorrebbe non aprire. Con le spalle alla porta chiede:
-         
Chi è?
-         
Ancora? Pepito.
-         
La parola d’ordine?
-         
Parola d’ordine?
-         
Si. Parola d’ordine!
-         
Waka?
-         
Si. Jawaka. E’ esatta.
Alcune mandate di serratura girano prima di aprire la porta che separa i due.
-         
Pepito.
-          Ines
.
-         
Non mi chiami Polly?
-         
No ora che ti vedo, capisco che è vero, sei ancora Polly, ma in realtà sei Ines.
I due si abbracciano e ancora dopo anni si tratta di un abbraccio combaciante.

 

da "La complice della felicità" Di P.J. Forteleza

Vinicio (play)

 
 
 
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