Creato da: raccontatevi il 06/03/2006
vita di una trentenne in fuga

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Post N° 11

Post n°11 pubblicato il 15 Marzo 2006 da raccontatevi
Foto di raccontatevi

Lei la sera trovò il suo cellulare lì dove lui l’aveva lasciato, non disse nulla, non fece nulla, andò via, ritornò a casa, preparò la valigia, andava fuori città per qualche giorno, le avevano detto della notizia solo la sera, preso il primo volo disponibile.  Erano passati già due giorni e lui avrebbe gradito quella telefonata, avrebbe sicuramente gradito quel segnale che, nonostante i silenzi e le incomprensioni, gli avrebbe fatto capire che ancora una volta i pensieri andavano in simbiosi. E poi magari ancora ridere insieme sotto un diverso tetto, guardando lo stesso squarcio di luna,  stavano imparando a conoscersi, ormai misuravano gli atteggiamenti già consci delle reazioni dell'altro. Paul, alternava razionalità e follia. Scappava per ritornare a volte, vivevano lo stesso stato d'animo. Forse non sapevano dove questo incontro li avrebbe portati. E forse anche questo faceva paura ed eccitava entrambi. Ma lei indugiava, e altri pensieri riempivano la sua testa, “Chissà cosa pensa lei di tutto questo, di questa –nostra- magia e spiritualità e...>>. Ma tutto era ancora muto, sentiva solo quel fastidioso cuore che batteva per lei e per la voglia di rivederla. Passarono ancora altri tre giorni, Paul non reggeva più quell’ impossibile silenzio, prese d'impulso il motorino per attraversare il traffico e volò sotto il suo ufficio. Sotto la sua finestra,  e le mandò un sms "se questo è il modo per stare più vicini oggi, sono felice, un bacio”. Si erano svegliati entrambi presto quella mattina, pur non sapendolo. Il sole faticava ancora a venir fuori dall'inquietante nero di certe notti buie. Lei alzò la cornetta e con una voce fredda gli disse che era ancora via dal paese che sarebbe ritornata dopo qualche giorno, che era il tempo di parlarsi un po’ di vita e non solo di emozioni. Quella telefonata bloccò il cuore in gola, Paul, sentì scorrere sulla sua pelle un brivido che non aveva mai provato prima con lei, una sorta di paura, o ancora peggio il risveglio di un sogno che mai avrebbe voluto spegnere. Marianne rientrò, ma passarono altri  giorni senza non incontrarsi mai, eppure erano lì a pochi sguardi. Lei non aveva fatto nulla per tenerlo a se, di nuovo troppo distratta dal suo passato, troppo presa dal suo presente, Paul non credeva che le era rimasto niente di quelle sere a casa sua il sapore degli spaghetti, del vino rosso, i film interrotti a metà, le coccole sul divano fino a desiderarsi su quel letto ancora disfatto. A lui era rimasto un ricordo dolcissimo, ma non poteva invertire alcuna tendenza, era lei a voler tenere i fili. Quella sera, fuori c’era un bruttissimo temporale, mancò anche la luce, ed è impressionante come in quei momenti certi pensieri si fanno carichi di sensi di colpa, nel suo letto ripensava alla voglia di rifare quelle scale come le prime volte, andar da lui e urlargli la rabbia dei suoi silenzi, ma erano distanti, di quella distanza non fatta di asfalto ma di contatti.

 
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