Creato da: raccontatevi il 06/03/2006
vita di una trentenne in fuga

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Post N° 9

Post n°9 pubblicato il 13 Marzo 2006 da raccontatevi

Ormai gli incontri non erano più casuali, anche se a loro piaceva far credere l’inverso,  nonostante quel bar di periferia umido, per loro restava l’incontro col destino, lo stesso che  lo attendeva lì alla stessa ora il giorno successivo. Una mattina, Paul, all’improvviso esclamò”  Sai cosa stavo pensando? cosa ti piace e sapere cosa succederà dopo!” Marianne non rispose immediatamente, giocò ancora col cucchiaino alzò lo sguardo ,e aggiunse “Questo mi piace, sapere che c'è qualcuno come me che attende, io non voglio aspettarmi nulla, perché nulla faccio aspettare!”. Lui, sorrise,  e pensava quanto odiava organizzare quelle maledette cene dove tutto è preparato nei minimi dettagli dal giorno prima. Il ristorante, la camicia, la macchina al lavaggio. Ma quella sera voleva uscire con lei, c'era un'aria frizzante nell'aria, il sole sembrava non volesse andar giù per godersi lo spettacolo, lui aveva deciso di andarla a prendere a lavoro o sotto casa, di rimanere tutta la sera con quella magliettina con quel surf disegnato dietro e le scarpe da tennis, con la macchina, il giorno dopo, che ancora profumava di loro dalla sera prima, senza nessun programma, stare insieme senza sapere dove o come, era affascinato da tutto ciò che era lei,  dalla sua pazzia, dal fascino che faceva traspirare,  e poi la trovava carina, ma non glielo avrebbe mai detto. La guardava mentre lei parlava dei suoi impegni di lavoro, del suo primo anno in quel paese sconosciuto, e non sapeva cosa pensare precisamente, sapeva solo che avrebbe voluto quella stramaledetta sconosciuta con se, compagna delle sue pazzie, delle sue avventure, ma lei forse inseguiva un suo sogno, un altro desiderio, così piuttosto che stare in un angolo in attesa di un'altra notte d'amore, aveva preferito ritirarsi con quei pensieri, senza far troppo rumore.  Erano lì, aveva deciso di prorogare ogni impegno al giorno successivo,  aveva voglia di sentirla, aveva voglia di vederla, di toccarla,  aveva passato tutto il week end ad inventarsi qualcosa per non pensarla, qualsiasi scusa per non sentirla. Sapeva che ogni momento era buono ed opportuno per non sentirla più e tutto il resto, ma il percorso era tanto ostico quanto intricato per lasciarsi andare. Aveva deciso di andarci affondo quel pomeriggio, proprio quel pomeriggio. Non sapeva negarsi davanti a lei, che ogni volta lo intrigava al punto di desiderarla sempre di più, ma non voleva rompere alcun equilibrio, non aveva alcuna fretta, ma -fatevelo dire da me- le piaceva eccome.  Rimase di stucco, con lo sguardo capisco-non capisco, era davvero carina quando la malinconia avvolgeva il suo dolcissimo viso, quando un filo di tristezza soffocava i suoi soliti sorrisi, valeva andare oltre, raccontare di lui, sapere ancora più cose di lei, andava fuori di testa quando anche casualmente si incontrava lì al bar, e assaporarva con gli occhi  la sua pelle ormai chiara di un estate abbandonata. L’abbracciò, senza pensarci, lei chinò il suo volto sul suo petto, sentiva il cuore battere come non avrebbe mai fatto, voleva andar via da quel posto e fermar tutto il tempo a loro disposizione, finalmente Paul, l’invitò a cena. Marianne accettò, sorridendo, nei suoi pensieri  accennò a un timido" finalmente". Lei si presentò al portone, con un vestito leggero e un maglioncino che riportava tutta la sua bellezza, passarono una soave serata in compagnia, risate e ricordi che accompagnavano quell’aria quasi di armonia, la stessa che si ha quando ci si conosce da tanto tempo, la sera terminò lì, un sorriso un abbraccio e un "buonanotte "da contorno.

 
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Commenti al Post:
precok
precok il 13/03/06 alle 12:15 via WEB
Mi sa tanto che per capire questo post mi devo prima leggere quelli precedenti ma sn un po troppo lunghi fammi un riassunto se vuoi ok! Grazie x essere passata da me ciao a presto.
(Rispondi)
 
lottergs
lottergs il 24/03/09 alle 12:16 via WEB
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