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IL DILEMMA DEI TERMOVALORIZZATORI NELL’EPOCA DELLE FAKE NEWS
Post n°2052 pubblicato il 19 Novembre 2018 da massimocoppa
Tag: campania, di maio, fake news, grillini, inceneritore, lega, rifiuti, salvini, termovalorizzatore
IL DILEMMA DEI TERMOVALORIZZATORI NELL’EPOCA DELLE FAKE NEWS
Nel governo giallo-verde fa scandalo che si litighi ogni giorno. I Grillini affermano una cosa, i leghisti ribattono duramente. E viceversa. In realtà il fatto è meno inedito e problematico di quanto sembri: la storia repubblicana italiana è piena di governi di coalizione dove le maggiori forze politiche si sono contrastate, anche apertamente; eppure siamo andati avanti lo stesso.
Tuttavia, quando le posizioni sono diametralmente opposte, nel cittadino si crea sconcerto, anche perché, in un’epoca deteriore, superficiale ed analfabeta come la nostra, dove le opinioni e le fake news contano come i fatti acclarati, diventa quasi impossibile capire dove sia la realtà e dove la mistificazione. Ancora peggio accade quando l’argomento in oggetto è utilizzato a scopi politici, in quello stile demagogico che ormai è in uso anche nelle più avanzate democrazie del mondo.
Lo scontro tra Di Maio e Salvini sugli inceneritori per i rifiuti, o termovalorizzatori che dir si voglia, ne è un esempio lampante.
È nota la questione di fondo: da almeno vent’anni la Campania ha il gravissimo problema dello smaltimento dell’immondizia, aggravato da una percentuale di differenziamento abbastanza scarsa.
Nel governo si stanno affrontando le due posizioni classiche sul tema: per i Grillini la soluzione non è il termovalorizzatore, ma bisogna insistere sul riciclaggio; per Salvini ci vorrebbe un bruciatore per ogni provincia, così da risolvere definitivamente il problema e ricavarne gas, calore ed elettricità.
Quel che è certo è che all’estero i rifiuti sono considerati oro: solo qui in Italia non sappiamo che farne.
Il problema di fondo è la presunta pericolosità degli impianti. Inquinano o no? Sono pericolosi per la salute o no?
Purtroppo sulla questione non c’è una risposta certa; soprattutto, non c’è una risposta serena e sincera. Gli studi si accavallano: alcuni promuovono i termovalorizzatori, altri li bocciano.
Come uscire da questo terribile dubbio?
Bisognerebbe usare il buonsenso, come in tutte le cose.
Che senso ha bandire i termovalorizzatori in Campania, in un posto, cioè, dove i rifiuti si ammassano selvaggiamente ovunque e poi vengono bruciati abusivamente, appestando l’aria?! In un caso come nell’altro il danno per la salute è un dato certo.
Che senso ha fare la guerra a questi impianti perché (forse, non è sicuro, gli studi danno risultati contrastanti) magari fanno male alla salute? E il traffico automobilistico non fa male alla salute?! Perché nessuno parla di bloccare il traffico nel mondo?
Diciamo che, come qualsiasi impianto industriale, sicuramente un termovalorizzatore inquina. Ma premesso che non parliamo più degli inceneritori rozzi di una volta, tutto sta nel capire “quanto” inquina. Una volta lessi che il famoso impianto di Brescia inquina come otto automobili sempre accese: se ciò fosse vero, sarebbe nulla, di fatto, rispetto al traffico che c’è in Lombardia! Quindi credo che, nel rapporto costi-benefici, se si chiarisce bene questo aspetto, si può ragionare più serenamente. Ma nessuno vuole farlo, perché è più comodo – come sempre – lanciare slogan.
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