IL DECISIVO CONTRIBUTO UCRAINO
ALLA GRANDEZZA RUSSA E SOVIETICA,
UN’AMARA VERITA’ PER MOSCA
Oggi la Russia celebra la vittoria sovietica contro la Germania nazista nella seconda guerra mondiale. Nel suo discorso alla tradizionale parata militarista a Mosca, Putin ha parlato di necessaria operazione di denazificazione nel Donbass (non ha mai pronunciato la parola “Ucraina”, come se questo Stato non esistesse), attribuendo a questa circostanza igienica (per così dire) l’invasione del Paese confinante.
Anche se Stalin, inizialmente, si alleò con Hitler (con il famigerato patto Molotov-Ribbentrop) e decapitò l’intero vertice delle forze armate russe sospettandolo di tramare contro di lui, è storicamente noto l’enorme contributo di sforzi e di sangue che l’Unione Sovietica ha dato alla vittoria contro il nazismo, circostanza ancora oggi motivo di orgoglio patriottico per la società russa. Sulle cifre esatte dei morti militari e civili nel secondo conflitto mondiale non è mai stata data una parola certa: le autorità di Mosca parlarono inizialmente di sette milioni di morti, poi divenuti 20 milioni al tempo di Krusciov, quindi oltre 20 milioni con Breznev ed oggi, con Putin, 26 milioni. Tra 7 e 26 milioni, dati quasi certamente errati per difetto e per eccesso, probabilmente la verità sta nel mezzo.
Fino alla scomparsa dell’URSS non si è mai troppo badato al tributo di sangue distinguendolo per le nazionalità dei popoli componenti l’impero sovietico. Oggi, invece, è quantomai interessante capire quanti siano stati i morti ucraini, per comprendere il contributo ucraino allo sforzo sovietico nella guerra contro Berlino.
Naturalmente anche qui c’è un balletto di cifre che lascia dubbiosi. Comunque, secondo “Word Population Review”, un’organizzazione americana non governativa, i morti ucraini furono quasi 7 milioni in tutto: un milione e 650mila militari, 3 milioni e 700mila civili deceduti per cause belliche ed un milione e mezzo di civili morti per fame e malattie collegate al conflitto.
Dunque, quello che Putin non dirà mai e neanche l’Unione Sovietica diceva, il contributo della nazione ucraina alla vittoria sovietica ed all’arrivo dell’Armata Rossa a Berlino fu ENORME. Alla faccia del popolo di nazisti!
Detto questo, non basterebbe un libro per censire tutto ciò che era ucraino e contribuì al lustro dell’Unione Sovietica.
Già abbiamo parlato QUI delle ricchezze del sottosuolo ucraino di cui Mosca si è avvantaggiata per settant’anni. Ma anche il fattore umano è considerevole: le più brillanti tecnologie erano ucraine; la scuola medica oftalmologica sovietica, famosa nel mondo, era in realtà ucraina (il dr. Filatov e la sua clinica di Odessa); le forze speciali sovietiche, entrate di diritto nel novero delle più efficienti al mondo, erano caratterizzate da numerose presenze ucraine: c’erano molti ucraini nella 103esima Divisione Aerotrasportata che occupò l’Afghanistan in una sola notte, la sera della vigilia di Natale del 1979. E migliaia di ucraini sono morti o sono tornati psicologicamente devastati dalla campagna afghana.
La forza, la tenacia ed il coraggio dei combattenti ucraini ha da sempre costituito la punta di diamante delle forze armate sovietiche: e lo si capisce ancora oggi, dalla straordinaria ed incredibile capacità di resistenza che stanno dimostrando contro il gigante russo.
Sono giustamente entrati nella memoria collettiva i sacrifici degli equipaggi degli elicotteri sovietici che, nel 1986, lanciarono tonnellate di sabbia, piombo, argilla e boro, sulla bocca aperta ed infuocata del reattore collassato della centrale nucleare di Chernobyl, mentre da essa si levava verso l’alto ed intorno un mostruoso ed ininterrotto flusso di potentissime radiazioni; nel contempo, vigili del fuoco, tecnici, operai e minatori operarono da terra in rischiosissime missioni. Furono interventi iniziali provvidenziali, perché tamponarono il disastro e salvarono il mondo.
Moltissimi componenti degli equipaggi degli elicotteri e soccorritori terrestri, passati alla storia come “liquidatori”, sono morti entro pochi mesi per il cancro, a causa della mole spaventosa di radiazioni ingurgitate.
Tutto a maggior gloria dell’Unione Sovietica e del suo Partito Comunista. Giusto, ma dobbiamo ricordare che Chernobyl era in Ucraina, per cui la stragrande maggioranza di questi morti era composta da militari e civili stanziati in quei luoghi: quindi, ucraini…
Nessuno ricorda che questi fantomatici neonazisti dell’Ucraina, dopo la dissoluzione dell’URSS, con l’accordo conosciuto come “Memorandum di Budapest”, rinunciarono alle armi atomiche dislocate sul territorio nazionale (ben 1.900!), cedendole a Mosca, ed accettando un accordo internazionale, sottoscritto da Russia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Cina (in pratica, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite) con il quale si assicurava a Kiev libertà e protezione da ogni minaccia. Un accordo completamente dimenticato dal mondo occidentale quando la Crimea fu invasa ed annessa da Mosca. Se l’Ucraina avesse conservato i missili nucleari la Russia si sarebbe ben guardata dall’invaderla e violentarla, come sta facendo oggi.
Per questo motivo, in Corea del Nord, Kim Jong-Un ha perseguito in tutti i modi la realizzazione della bomba, riuscendoci: non perché fosse pazzo, come spesso si è sentito dire, ma perché, al contrario, era fin troppo lucido: sapeva, ed aveva ragione, che uno Stato che possiede l’arma nucleare non viene più toccato da nessuno.
In conclusione: l’Unione Sovietica, senza l’Ucraina e gli ucraini, non sarebbe stata quella superpotenza che è stata. Il distacco ucraino non è mai stato superato dall’establishment di Mosca. Forse è anche per questo che Putin vuole a tutti i costi riunire quello Stato e quel popolo alla Russia. E tutto questo senza dimenticare che, storicamente, la Russia viene dall’Ucraina: la Rus’ di Kiev fu un Principato medievale da cui, poi, venne il nome e la sostanza della Russia vera e propria.
(Nella foto: la capitale ucraina Kiev nel 1985, ai tempi dell’Unione Sovietica)