L’AMBIGUO OK DELLA RUSSIA AL GRANO UCRAINO
Ritorno sul problema delle enormi quantità di grano bloccate in Ucraina, e la cui mancata esportazione mette a rischio milioni di poveri nel mondo, per constatare che, purtroppo, l’Occidente e l’ONU non sembrano voler spingere fino in fondo il pedale per risolvere la situazione.
Questo ha lasciato spazio alla Turchia ed al suo leader Erdogan: personaggio autoritario, controverso e discutibile, che ha ristretto enormemente gli spazi di libertà in un Paese formalmente democratico e, tuttora, ambiguamente membro della NATO e, quindi, in teoria filo-occidentale.
Erdogan, pur di farsi perdonare il suo comportamento censurabile per molti aspetti sia in politica interna che internazionale, vuole accreditarsi come gran pacificatore in generale ed amico del Terzo Mondo a rischio carestia dall’altro.
Si è offerto di garantire le esportazioni ucraine anche militarmente, ma con un problema di fondo: senza dispiacere alla Russia. Sono due condizioni che non possono coesistere. Ed infatti Mosca ha dapprima mostrato interesse alla mediazione, ma rivelando quindi le sue vere intenzioni: strumentalizzarla.
Infatti, ora le autorità russe affermano che accolgono benignamente l’interessamento turco ed aderiscono all’ipotesi di consentire il ripristino delle esportazioni ucraine, ma a condizione che vengano tolte alla Russia TUTTE le sanzioni internazionali imposte ad essa, e non solo quelle agricole.
Mosca ha fatto dunque presto a gettare la maschera sulle sue reali intenzioni, e questo non stupisce chi ne osserva il comportamento degli ultimi anni e mesi, specie sotto Putin.
Inoltre, a colmo dello sfregio, è ormai appurato che grano ucraino è stato requisito dai russi ed ora viene venduto all’estero, neanche troppo nascostamente.
È una politica da gangster, a riprova che la Russia sta facendo veramente di tutto per diventare il paria dei rapporti internazionali.
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