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L’allegra tavola dei giudici costituzionali e l’Italia indifferente

Post n°1218 pubblicato il 02 Luglio 2009 da massimocoppa

Di Pietro attacca sul simpatico convivio tra Berlusconi,
il ministro Alfano e due membri della Suprema Corte.
Un fatto che, tuttavia, non interessa a nessuno
L’ALLEGRA TAVOLA DEI GIUDICI COSTITUZIONALI
E L’ITALIA INDIFFERENTE

Un nuovo caso politico-giudiziario ha le potenzialità per scuotere l’Italia. Viene però a cadere su un’opinione pubblica che, nei fatti, ha già dimostrato abbondantemente di essere stufa delle accuse a Berlusconi e di non tenerne minimamente conto.
Per sincerarsi di questo stato di cose basta guardarsi un po’ attorno, anche nella vita di tutti i giorni, e proporre l’argomento o ascoltare le opinioni degli altri in merito. Tuttavia quanto accaduto ieri alla Camera riveste un significato ed un’importanza diversi dalle vicende di “Noemi-Papi Silvio” o dalle accuse della escort pugliese.
Riprendendo quanto scoperto dal settimanale “L’Espresso”, Antonio Di Pietro ha chiesto al governo conto e ragione di una cena avvenuta a maggio tra Berlusconi, il ministro della Giustizia, Alfano, e ben due giudici della Corte Costituzionale, Luigi Mazzella e Paolo Maria Napolitano, con Mazzella ad ospitare tutti a casa sua (vedi il filmato all’inizio di questo post).
In Italia, ormai, la maggior parte delle persone zoppica vistosamente in tema di conoscenza di principi elementari di democrazia quali il bilanciamento dei poteri, la trasparenza e l’obiettività: eppure una frequentazione simile appare facilmente come vistosamente incongrua. La Corte Costituzionale è un altissimo consesso di giudici chiamati a valutare la conformità delle leggi e dei procedimenti ai principi della Costituzione Italiana, ed a vigilare, inoltre, che questa si mantenga sempre democratica e liberale, nella sostanza e nella forma.
Non è, insomma, normale che il capo del governo banchetti con membri della Corte.
Ma la questione diventa ancora più delicata se consideriamo che la stessa Corte, al cui interno siedono i commensali di Berlusconi, sarà chiamata, tra qualche mese, a decidere della costituzionalità del cosiddetto “lodo Alfano”, quella norma che consente, cioè, alle più alte cariche dello Stato e del governo di essere sostanzialmente al riparo da ogni azione giudiziaria, perlomeno durante lo svolgimento del proprio mandato.
Premesso che concordo col principio: una certa immunità è necessaria per governare efficientemente. Tuttavia appare assolutamente inopportuno che un giudice abbia consuetudini di amicizia, frequentazione e convivialità culinaria con persone il cui operato è chiamato a giudicare.
E’ come se un giudice penale cenasse simpaticamente con un imputato che deve processare.
In Paesi democraticamente avanzati, come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna ma, credo, anche molti altri dell’Unione Europea, questo fatto costituirebbe uno scandalo gravissimo, e porterebbe a far rotolare qualche testa.
In Italia, invece, la cosa non sembra suscitare molto interesse non solo tra la gente comune, ma persino nel mondo politico. Registriamo invece che, piuttosto che scegliere un profilo basso, tacere e vergognarsi, il ministro Bondi gridi lui “Vergogna!” (di che?) a Di Pietro, e addirittura il giudice Mazzella proclami ad alta voce, e con lettera pubblica, che lui di Berlusconi è amico, ci ha cenato e ci cenerà ogni volta che vorrà perché, vivaddio!, siamo in democrazia.
Questo è sbagliato. Sono scandalizzato dal fatto in sé e sconvolto dalla strafottenza del giudice Mazzella. In che mondo viviamo se comportamenti assolutamente inopportuni e censurabili vengono non solo adottati ma, addirittura, proclamati con incredibile faccia tosta?
Il colmo è che persino gli stessi giuristi divergono sull’argomento. Oggi i giornali ospitano opinioni favorevoli e contrarie al fatto della cena. Mi sembra invece che ci sia ben poco da discutere: un giudice (ma io direi anche un giornalista) deve non solo essere, ma anche apparire imparziale. E deve quindi rifuggire le occasioni prossime di peccato. Qualcuno dice: non si può chiedere ad un giudice costituzionale di fare vita monastica. E perché no? Il prestigio della carica, oltretutto ottimamente retribuita, dovrebbe comportare qualche sacrificio. Qualcun altro ha sottolineato che le frequentazioni di alti magistrati sono avvenute anche da parte di esponenti della sinistra. Se è così, è stato un comportamento sbagliato anche quello.

 
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