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“Barbareschi Sciock” non sciocca molto ma non e’ da buttare

Post n°1421 pubblicato il 27 Gennaio 2010 da massimocoppa

Il parlamentare ed attore merita una prova di appello
“BARBARESCHI SCIOCK” NON SCIOCCA MOLTO
MA NON E’ DA BUTTARE

Ho visto, registrato, il programma “Barbareschi Sciock”, la nuova trasmissione su La7 condotta da Luca Barbareschi, attore, parlamentare ed ora pure conduttore televisivo.
Sono arrivato un po’ prevenuto alla visione, perché la prima puntata è andata in onda venerdì scorso e, successivamente, non avendola potuta vedere in diretta, ho dovuto assorbire le critiche ricevute dalla stessa. Critiche molto negative, nella quasi totalità.
Tuttavia ero curioso: un po’ perché il personaggio non mi dispiace (mi sono visto tutte le serie del “Commissario Soneri”, tanto per dirne una) e poi perché si annunciava una trasmissione nuova, diversa, “scioccante”.
In linea di massima la conduzione di Barbareschi è stata abbastanza vivace, condita di grandissima ironia ed autoironia (una dote così rara, al giorno d’oggi). Tuttavia è vero che alcune cose non vanno.
Innanzitutto il programma è troppo lungo, nella peggiore tradizione delle trasmissioni degli ultimi anni: quasi tre ore sono davvero troppe, anche se il giorno dopo è sabato.
Poi Barbareschi ha il vizio di fare le domande e non aspettare le risposte (!); la sua verve è tale che, spesso, neanche completa la frase che stava dicendo, per cui lo spettatore deve completarla da solo, in automatico.
Alla prova principale è venuto meno clamorosamente: c’era Fabrizio Corona, un personaggio incredibilmente controverso, ma l’intervista non è risultata memorabile (anche se condotta con i due in una vasca da bagno piena d’acqua e schiuma), né graffiante.
Per Mike Tyson hanno scelto un traduttore di una lentezza esasperante: il pugile diceva dieci parole ed allo spettatore ne arrivavano tre…
Nonostante la sua buona volontà Giuliani, il ricercatore che previde – inascoltato – il terremoto dell’Aquila, non è riuscito a spiegare come abbia fatto, anche perché veniva continuamente sviato dal gigionismo di Barbareschi.
Insomma, le cose da rodare ci sono ed è vero che il conduttore è troppo straripante e dovrebbe quantomeno provare a contenersi. Ma in linea di massima credo che le critiche siano state eccessivamente ingenerose: si può provare a migliorare. Gli elementi di contorno sono interessanti: la band umoristica, i filmati, la crossmedialità interattiva e la scelta degli ospiti non sono da disprezzare.
Piuttosto colpisce come, ancora una volta, nulla riesca a bucare l’ovattato e conformista mondo dell’informazione italiana. Ad esempio era presente in studio Carlo Petrini, un ex calciatore che, da anni, in assoluta solitudine e nell’indifferenza dei grandi media, ha scritto terribili libri di denuncia sulla falsità del calcio italiano, infestato da decenni da truffe e doping. Petrini ha ripetuto accuse tremende, ma ancora una volta non ha fatto notizia.
E, comunque, vale la pena aver seguito “Barbareschi Sciock” se non altro per ascoltare Serena Autieri che, in un sussulto di (scherzosa) autoconsapevolezza, si autodefinisce “una grande zoccola”. Chapeau.

 
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