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Se l’azienda idrica taglia l’acqua al Sepolcro di Cristo…

Post n°1679 pubblicato il 24 Agosto 2010 da massimocoppa
 

Clamoroso (ma non troppo) a Gerusalemme
SE L’AZIENDA IDRICA TAGLIA L’ACQUA AL SEPOLCRO
DI CRISTO…

All’acquedotto di Gerusalemme non importa che si tratti della Basilica del Santo Sepolcro: se non paga l’acqua, la fornitura idrica può essere staccata.
Da un mese a questa parte il mosaico mediorientale si è arricchito di un’ulteriore tessera capace di provocare risentimento, collera e contrapposizione, anche se si tratta di un fatto apparentemente banale e di natura prosaica e domestica.
L’azienda idrica della Città Santa ha inviato una missiva all’amministrazione del luogo dove, secondo la tradizione cristiana, si è verificata la crocifissione e quindi la sepoltura di Gesù. In questo documento, che appare a tutti gli effetti come una classica diffida, si chiedono gli arretrati a partire dal 1967 (quando Gerusalemme fu occupata dalle truppe israeliane in seguito alla guerra dei Sei Giorni). Si parla di una cifra dell’ordine di milioni di dollari.
Storicamente, la fornitura idrica al Santo Sepolcro è sempre stata gratuita, almeno da quando esiste l’acquedotto locale. Prima l’amministrazione coloniale britannica, poi lo Stato giordano e, dal 1967, le autorità israeliane, hanno praticamente donato l’acqua alla Basilica, sia per motivi di ospitalità verso i pellegrini che come segno di rispetto per le varie confessioni religiose cristiane, le quali hanno in quel luogo sacro un punto di riferimento.
Com’è noto, infatti, la Basilica è gestita da tutte le religioni cristiane, con la Chiesa Ortodossa a fare la parte del leone: questo secondo consuetudini che risalgono all’epoca dell’Impero Ottomano e sostanzialmente confermate da tutti i successivi regimi, soprattutto per scongiurare le durissime contrapposizioni tradizionalmente verificatesi fra le varie confessioni.
L’approssimazione tipica di alcuni mass media italiani aveva fatto sì che questi riferissero che la fornitura idrica fosse già stata tagliata. Invece il provvedimento non è ancora operativo, e la diplomazia è all’opera per scongiurare il gesto.
Tuttavia, dopo aver osservato che, certamente, l’acquedotto di Gerusalemme non può chiedere pagamenti risalenti ad oltre quarant’anni fa (diamine, esiste un istituto giuridico chiamato “prescrizione”!), bisogna onestamente aggiungere che nessuno ha il diritto di consumare acqua senza pagarla. Data la natura del bene, irrinunciabile e vitale, si può tutt’al più concedere una soglia minima gratuita: ma la gestione dell’acqua ha un costo, e non è giusto che sia totalmente scaricato sulla fiscalità generale o sull’ente gestore. In altre parole, si può assicurare alla Basilica un volume d’acqua in omaggio, ma non si può ammettere che ognuno sprechi il prezioso liquido e lo usi come voglia (magari per lavare l’auto), senza alcun rispetto e senza osservare un comportamento virtuoso, argomentando che “è uno schifo tagliare l’acqua al Sepolcro di Cristo”. No, lo spreco ed il consumo a sbafo sono il vero scandalo.
Peraltro alle varie confessioni cristiane (specialmente quella ortodossa e quella romana) non mancano certo i mezzi finanziari per adempiere ad un giusto dovere civico.

 
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