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Presto / anche noi (…) saremo / perduti in fondo a questo fresco / pezzo di terra: ma non sarà una quiete / la nostra, ché si mescola in essa / troppo una vita che non ha avuto meta. / Avremo un silenzio stento e povero, / un sonno doloroso, che non reca / dolcezza e pace, ma nostalgia e rimprovero PIER PAOLO PASOLINI
Cazzarola!
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Messaggi di Agosto 2024
Post n°2203 pubblicato il 20 Agosto 2024 da massimocoppa
ALAIN DELON, ARCHETIPO DELLA BELLEZZA MASCHILE Con Alain Delon muore un simbolo senza tempo della bellezza maschile. Delon era talmente avvenente, pure in età matura, da essere diventato addirittura un modo di dire, almeno in Italia: di un uomo incredibilmente attraente non si sarebbe più detto “è un Adone”, con riferimento all’antichissima figura mitologica addirittura pre-greca, ma qualcosa del tipo “è un Alain Delon”, “può competere con Alain Delon”, o “è bello come Alain Delon”. Per far capire ad un interlocutore o, più probabilmente, ad una interlocutrice quanto fosse bello un uomo, facilmente poteva uscire un’espressione tipo: “Sembra Alain Delon”. La cosa valeva anche al contrario: “Chi ti credi di essere, Alain Delon?”, poteva capitare di dire ad un tizio caratterizzato da un’eccessiva autostima, da una percezione esagerata della propria avvenenza, a qualcuno che magari dichiarava che avrebbe sicuramente conquistato quella certa bellissima donna inavvicinabile. Praticamente l’attore francese era diventato un prototipo, un archetipo: come Sofia Loren per la bellezza femminile (più recentemente si è fatto riferimento a Belen, tanto per capirci, anche se la classe è ben diversa). Ho l’età per aver ascoltato affettuosi battibecchi di questo tipo tra uomini e donne: “Guarda che non sei mica Alain Delon!”; “Sì, ma nemmeno tu sei Sofia Loren!”. Una cosa è certa: nessuna donna si è mai sognata di accusare Alain Delon di averla molestata. Non è successo quand’era giovane ed al colmo della celebrità, e nemmeno dopo che era scomparso dai radar, travolto da vicende personali burrascose e, infine, dalle malattie. Nessuna lo farà neanche ora. Che differenza con Gerard Depardieu! Un altro mito del cinema, ma piuttosto affascinante più che bello, e da alcuni anni travolto da continue accuse e denunce per molestie e vere e proprie violenze sessuali. Non c’è “Me Too” che regga con Alain Delon: anzi, semmai è lui ad essere stato molestato sempre, continuamente, dalle donne (ed anche dagli uomini). La sua sola esistenza avrebbe giustificato un “Me Too” al contrario: ma si sa che noi uomini di una certa età, per cultura e formazione di un tempo, non consideriamo come una violenza l’interesse da parte di una donna, specie se bella, anche se ossessivo. Ed anche Delon, infatti, pur avendone diritto, non si è mai lamentato delle continue violazioni della sua privacy, della sua libertà, della sua sfera privata. E non sono fantasie: Claudia Cardinale ha ricordato sul “Corriere della Sera” di ieri che alla fine di ogni giornata di lavoro sul set (ai tempi del “Gattopardo”, per esempio), “uomini e donne facevano la coda per fare sesso con lui, e si formava una lunga fila”. Beato lui. Inoltre bisogna sottolineare che egli non era solo un bell’involucro, ma aveva un cervello ed una personalità di prim’ordine. Indubbiamente, però è stato anche “troppo” macho, almeno per la sensibilità di oggi. Pare abbia lasciato la stupenda Romy Schneider, che pure avrebbe considerato sempre una delle donne più importanti della sua vita, con un semplice biglietto. Oggi l’avrebbe forse liquidata con un messaggio Whatsapp. Sconcertante, poi, il lunghissimo rapporto con Mireille Darc, della quale tutto si poteva dire fuorché che fosse, francamente, una bella donna: lui, un sex symbol assoluto, l’aveva però scelta fra tutte. Così come lasciano perplessi le sue posizioni forti contro l’omosessualità ed il movimento Lgbtq+ in generale. Ed anche la sua amicizia con Jean-Marie Le Pen, il padre di Marine Le Pen, quando ancora il Front National francese era impresentabile ed ostracizzato, considerato un partito fascista o addirittura nazista. I due si erano conosciuti durante il servizio militare in Indocina (dove Delon andò volontario) ed erano sempre rimasti amici, quando cioè essere amico di Le Pen poteva significare screditarsi di fronte ad un’intera nazione. Però bisogna dargli atto di avere avuto fegato e, per quanto concerne alcuni suoi atteggiamenti verso le donne ed il cosiddetto “terzo sesso”, che dire? Ma niente, perdiana! Era Alain Delon, se lo poteva permettere.
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Post n°2202 pubblicato il 05 Agosto 2024 da massimocoppa Tag: aman, dubai, fsb, gaza, hamas, haniyeh, hezbollah, iran, israele, kgb, mossad, shin beth
LA LEGGENDA DEL MOSSAD TORNA AD INGRANDIRSI L’intelligence di Israele sembra aver ritrovato lo smalto dei suoi giorni migliori. Il leggendario Mossad, il servizio segreto estero, semplicemente conosciuto come “l’Istituto” nella comunità mondiale dello spionaggio, negli ultimi giorni ha messo a segno due colpi da maestro nell’ambito delle uccisioni mirate di leader terroristi. Anche se il colpo finale ha l’aspetto di un missile, di un drone o di una bomba, sono gli agenti segreti del Mossad ad individuare e confermare la presenza del bersaglio in un certo luogo ed in un certo momento, geolocalizzandolo per fornire le coordinate di tiro. Qualche giorno fa a Beirut, nel quartiere degli Hezbollah, un comandante della potente milizia filoiraniana, Fuad Shukr, responsabile di quello stillicidio di missili sparati dal Libano sui territori settentrionali di Israele, è stato eliminato da un drone militare con la stella di Davide. Passano ventiquattr’ore ed il bersaglio colpito è ancora più clamoroso: nientemeno che Ismail Haniyeh, uno dei massimi leader di Hamas che viveva tranquillo nel Qatar, ragionevolmente certo che Gerusalemme non avrebbe rischiato un incidente diplomatico colpendolo nel luogo del suo dorato esilio. Questo tipo di calcoli, in realtà, non riveste certezza matematica, perché lo Stato ebraico, nella sua storia, ha spesso attaccato infischiandosene delle conseguenze politiche. Nel 2010 il Mossad ha condotto una spettacolare operazione a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, dove una squadra di ventisei uomini concorse all’uccisione, nell’hotel dove alloggiava credendo di essere al sicuro, di un leader delle brigate Ezz ed Din Al Qassam, il braccio militare di Hamas, Mahmoud al Mabhouh, operando a viso aperto ed in pieno giorno, sparendo poi senza lasciare traccia. Haniyeh, col senno di poi, non si sarebbe arrischiato a partecipare alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente iraniano, Massoud Pezeshkian, eletto in consultazioni anticipate dopo la morte del suo predecessore, Ibrahim Raisi, in un misterioso incidente aereo, per il quale si è già vociferato sullo zampino del Mossad – ancora. Haniyeh è stato colpito nel palazzo dove era ospitato. Dapprincipio si è parlato di un missile israeliano; poi, considerati anche i danni ridottissimi all’edificio, sembra più probabile trattarsi di una bomba: piazzata dal Mossad, ovviamente, forse addirittura con mesi di anticipo. Commenta il “Corriere della Sera” di oggi: “Mai è stato così chiaro alla Repubblica Islamica che il Mossad è ovunque”. L’efficienza del Mossad è un mito con forti fondamenti reali sin dalla nascita di Israele, nel 1948. Oltretutto ha una lunga tradizione di omicidi mirati: basterebbe ricordare il programma ultradecennale col quale sono stati raggiunti ed uccisi, in tutto il mondo, i responsabili del massacro degli atleti israeliani alle Olimpiadi del 1972 di Monaco, in Germania; per non parlare, negli ultimi anni, dei responsabili del programma nucleare iraniano, tra scienziati, funzionari e militari, colpiti da emissari che hanno operato direttamente in loco. Di pari passo, anche il servizio segreto israeliano interno, lo Shin Beth, e quello militare, l’Aman, hanno goduto di una fama meritata. Tuttavia lo splendore dell’intelligence ebraica si era appannato, negli ultimi anni, a partire almeno dal 2006. In quell’occasione le forze armate israeliane invasero il Libano per regolare i conti dopo l’uccisione di tre soldati ad opera di Hezbollah. Si trovarono però di fronte ad una resistenza inattesa ed il breve conflitto si concluse con un bilancio opaco ed amaro. La milizia filoiraniana aveva fatto passi da gigante sia come organizzazione logistica (con trincee, rifugi, tunnel sotterranei, depositi), che come abilità di combattimento. Possibile mai, si polemizzò allora, che il Mossad e l’Aman non sapessero niente della clamorosa riorganizzazione di Hezbollah?! A sua volta lo Shin Beth ha avuto la sua Waterloo nello scorso ottobre, quando si fece sorprendere dall’incursione di Hamas in territorio israeliano, partita dalla Striscia di Gaza, che costò la vita ad oltre mille civili e la presa di centinaia di ostaggi: azione che ha portato al conflitto a Gaza, che dura ancora oggi. In quell’occasione, in verità, le carenze e le responsabilità israeliane nell’aver ignorato o sottovalutato moltissimi segnali di avvertimento furono piuttosto diffuse e riguardarono anche le forze armate di frontiera. Ma con questi ultimi colpi l’intelligence israeliana si è risollevata alla grande ed è tornata ad essere una fondamentale pedina nell’ambito della deterrenza israeliana. Il concetto che viene portato avanti da Gerusalemme è che quando il Mossad ti mette nel mirino, la tua morte potrà essere solo rimandata, ma difficilmente sventata. A mio parere tre sole organizzazioni, al mondo, presentano questa caratteristica, cioè mantenere i “file” dei loro nemici sempre aperti, chiudendo la pratica solo con la loro morte, non importa quanto tempo occorra: il Mossad, come detto, i servizi segreti russi (Fsb, eredi del mitico Kgb) e… la mafia. Non è possibile commentare questo post
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