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"Ci sedemmo dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano occupati"

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"Conosceremo una grande quantità di persone sole e dolenti nei prossimi giorni, nei mesi e negli anni a venire. E quando ci domanderanno che cosa stiamo facendo, tu potrai rispondere loro: ricordiamo".

Ray Bradbury, "Fahrenheit 451"

 

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Un uomo può perdonare
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Presto /
anche noi (…) saremo /
perduti in fondo a questo fresco /
pezzo di terra: ma non sarà una quiete /
la nostra, ché si mescola in essa /
troppo una vita che non ha avuto meta. /
Avremo un silenzio stento e povero, /
un sonno doloroso, che non reca /
dolcezza e pace,
ma nostalgia
e rimprovero
PIER PAOLO PASOLINI
 

 

 

 

 

Cazzarola!

 

 

Messaggi di Febbraio 2020

 

Coronavirus, paura infondata: fa più morti l’influenza classica

Post n°2083 pubblicato il 24 Febbraio 2020 da massimocoppa
 

CORONAVIRUS, PAURA INFONDATA: FA PIU’ MORTI L’INFLUENZA CLASSICA

Voglio spendere due parole per quello che, ormai, sta diventando il dilagare in Italia della psicosi da Coronavirus.
Il problema esiste, indubbiamente, ma, come per tutte le cose, l’irrazionalità non ci aiuterà a risolverlo: potrà, anzi, solo peggiorare la situazione. Già si vedono scene apocalittiche: supermercati assaltati, invocazioni di quarantene a mitra spianati, richieste di erezione di muri e via discorrendo.
Credo che, innanzitutto, si debba mantenere la calma e fidarsi delle indicazioni delle autorità sanitarie: ci sono dei sistemi e delle pratiche igieniche per contenere la diffusione del contagio, che non sto qui a ripetere.
Però, soprattutto, vorrei riportare tutta la discussione alla sua reale dimensione. Indubbiamente per colpa dell’atteggiamento inizialmente poco trasparente delle autorità cinesi, e poi per i meccanismi spettacolari dell’informazione attuale (al netto dei deliri sui social), alla vicenda si sta dedicando uno spazio eccessivo e drammatizzante. Il Coronavirus è pericoloso, sicuramente, ma non si capisce perché ci spaventi così tanto, vista la relativa diffusione e mortalità dello stesso, specie se confrontata con altre epidemie.
Mi spiego meglio.
I dati ufficiali ad ieri, 23 febbraio, ci dicono che, nel mondo, abbiamo 79mila casi di persone contagiate, con 2618 morti, quasi tutti in Cina. In Italia abbiamo 132 contagiati e tre morti, diventati sei nelle ultime ore. Quasi tutti i deceduti erano anziani in precarie condizioni di salute o, comunque, persone afflitte da altre gravi patologie.
Ebbene: ogni anno, nel mondo, la “cara”, banale, vecchia influenza provoca oltre 600mila morti, direi in una olimpica indifferenza generale. Non ne parliamo, poi, delle epidemie storiche di influenza: la famigerata “spagnola”, del 1918-1920, causò 100 milioni di morti. Se poi vogliamo riferirci alla peste nera del Medio Evo, questa dimezzò la popolazione europea!
Cosa voglio dire? Che la questione Coronavirus deve essere enormemente ridimensionata, perché non è quell’Armageddon che qualcuno vuole spacciare. Non è arrivata la fine della razza umana, assolutamente.
Peraltro anche le statistiche parlano chiaro: su 100 persone contagiate, 80 sviluppano sintomi molto lievi o nessuno, 15 si ammalano più seriamente e solo 5 diventano gravi. La mortalità è del 2 o 3 per cento. Inoltre, come detto, generalmente soccombono persone che hanno già grossi problemi di salute ed hanno un
età assai avanzata.
Dunque, non perdiamo la testa e non abbandoniamoci a sentimenti di disperazione e ad atteggiamenti irrazionali, perché non ci sono i presupposti. Ascoltiamo gli scienziati, una volta tanto.

 
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L'estate anche d'inverno e la fine del mondo

Post n°2082 pubblicato il 17 Febbraio 2020 da massimocoppa
 

L’ESTATE ANCHE D’INVERNO E LA FINE
DEL MONDO

Forse a quasi tutti, di fronte all’ennesima tracimazione di Greta Thunberg dagli schermi televisivi o di qualche device elettronico, se non dal giornale (per chi lo legge ancora), sarà capitato di pensare o addirittura dire: “Ancora! Ma a chi vuole scocciare, questa?”.
La sua insistenza ed il suo iperattivismo, diciamo la verità, sono fastidiosi, specie se – come accade – ci rimproverano il nostro stile di vita (individuale, sociale e nazionale) che sta portando il mondo al disastro ecologico.
Ne
l mondo ci sono statisti, forze politiche ed economiche e finanche alcuni studiosi che negano il nesso tra il riscaldamento globale e l’inquinamento da sostanze combuste.
Abbiamo appreso che il Polo Nord è ormai navigabile d’estate e che, in inverno, a Stoccolma, in Canada e persino in Groenlandia possono aversi temperature primaverili; pochi giorni fa abbiamo saputo che in Antartide hanno registrato venti gradi: un fatto assurdo, anche se nell’emisfero meridionale ora è estate.
Abbiamo provato a consolarci pensando che si tratti di eventi eccezionali. Ma quando, come sta accadendo da mesi, constatiamo che, in larga parte d’Italia, quest’anno l’inverno non è proprio arrivato, ci coglie un’inquietudine profonda; anche perché i fenomeni sono sotto i nostri occhi e non si possono negare.
E non sono fenomeni passeggeri ma, durando ormai da novembre, sembrano duraturi: si ha l’impressione di aver varcato un confine invisibile, ma potente; di aver passato un orribile punto di non ritorno.

Io vivo ad Ischia, che amo ironicamente definire “un’isola tropicale”, anche perché sono una persona che detesta il caldo (dovrei e vorrei vivere in mezzo alla neve, ma purtroppo il mio destino è stato diverso).
Però diciamo che, in passato, i mesi invernali assomigliavano a quello che in teoria dovevano essere. Ma le cose sono molto cambiate.
Di stupore in stupore, a parte qualche settimana di venti gelidi da Nord (altra cosa
assurda, perché storicamente Ischia è soggetta a venti dai quadranti meridionali), ho assistito e assisto a fenomeni incredibili: nel mio giardino ci sono vermi e lumache come fossimo in estate; le mosche non sono andate mai veramente via; ci sono anche i mosconi (qualche giorno fa, nel mio ufficio, è entrata quella che noi chiamiamo una “scazzocchia”, che sarebbe un enorme insetto rumoroso che sbatte contro i vetri finché non lo fai uscire, tipico dell’estate); le mie rose sono fiorite fino a dicembre (!); poi erano state potate basse per l’inverno, ma da una pianta si è allungato un ramo che ha partorito un fiore, il quale si è pure aperto; in altre zone dell’isola le rose non sono mai sfiorite. Mi è spuntata la menta! La menta a febbraio! Mi sono fatto un mojito fuori stagione, ma vedo che la mia menta viene già mangiucchiata dai parassiti, fuori tempo anche loro. Dalle ortensie stanno spuntando i boccioli. Non ho mai smesso di strappare le erbacce.

In campagna il mio cammino incrocia lucertole e serpenti, come d’estate, e viene ostacolato da rovi ed erbacce altissime, come nei mesi caldi.
I panni stesi sono quasi asciutti dopo appena una giornata, e se non sono asciutti completamente è colpa dell’umidità (la quale esiste sempre, anche d’estate), non del freddo (che non c’è).
Da diversi giorni a casa mia non accendiamo neanche più il riscaldamento: fa sudare!
Nel piccolo bagno del mio ufficio i moscerini non se ne sono mai andati. E potrei continuare con gli esempi.
Questi fenomeni sono così assurdi, anche per le mie latitudini, che nel nostro dialetto, commentandoli, scuotiamo la testa e concludiamo: “Chesta è fine ‘e munne”, e cioè: “Questo significa che il mondo è alla fine”.
Insomma, di quali altre prove abbiamo bisogno per renderci conto che siamo sull’orlo del disastro e cambiare rotta?

 
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Il magnifico self-control degli inglesi è la migliore risposta al terrorismo

Post n°2081 pubblicato il 03 Febbraio 2020 da massimocoppa
 

IL MAGNIFICO SELF-CONTROL DEGLI INGLESI
E’ LA MIGLIORE RISPOSTA AL TERRORISMO


Diciamoci la verità: a meno che non siamo dei super-euroscettici, ci ha dato molto fastidio la scelta britannica (ma soprattutto di inglesi e gallesi) di uscire dall’Unione Europea. “Chi crederanno mai di essere?!”, abbiamo pensato e magari detto.

Quella decisione è odiosa e anacronistica: ma ieri è successa una cosa che mi ha fatto tornare simpatici gli “inglesi”: una di quelle caratteristiche che ha fatto grande, nella storia, questo popolo e che, evidentemente, anche oggi che a Londra non si trova più un britannico resta una caratteristica culturale e di costume: la calma, il sangue freddo, quel tipico alzare un sopracciglio perplesso e vagamente annoiato anche quando il mondo ti crolla davanti.

Ieri, a Londra, un ventenne di origine araba ha accoltellato alcuni passanti prima di essere abbattuto da agenti in borghese. Ebbene, nel filmato che qui ripropongo, un poliziotto entra in un ristorante nei pressi del luogo dell’accaduto e dice a tutti di andare via perché c’è stato un episodio di terrorismo.

Premesso che nessuno si abbandona a scene di isteria e tutti si alzano con molta calma e compostezza, addirittura la cameriera ribatte: “Ci vuole almeno mezz’ora, perché la gente deve poter finire di mangiare con calma”.

Che classe! Che meraviglia!

Così si fa: è il miglior esempio pratico della filosofia secondo cui il terrorismo non deve cambiare le nostre vite. Prima le fettuccine!

Anche per questo gli inglesi hanno dominato il mondo per secoli: per il self-control.

 
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