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Ray Bradbury, "Fahrenheit 451"

 

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Un uomo può perdonare
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Presto /
anche noi (…) saremo /
perduti in fondo a questo fresco /
pezzo di terra: ma non sarà una quiete /
la nostra, ché si mescola in essa /
troppo una vita che non ha avuto meta. /
Avremo un silenzio stento e povero, /
un sonno doloroso, che non reca /
dolcezza e pace,
ma nostalgia
e rimprovero
PIER PAOLO PASOLINI
 

 

 

 

 

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IL MINISTRO E L’INFLUENCER, QUALCHE RIFLESSIONE

Post n°2204 pubblicato il 13 Settembre 2024 da massimocoppa
 

IL MINISTRO E L’INFLUENCER, QUALCHE RIFLESSIONE
Nella patetica vicenda dell’ex ministro Sangiuliano e della sua accusatrice, Maria Rosaria Boccia, sedicente imprenditrice ed abile manipolatrice dei social, si è molto parlato ed è inutile ripetere concetti già espressi da altri.
Tuttavia, di tutto quanto accaduto, mi resta forte l’impressione avuta sin dal primo momento. Più che altro si tratta, in realtà, di una conferma: che le donne stanno una spanna sopra.
Ancora una volta gli uomini hanno dimostrato di farsi guidare dal testosterone (in realtà vorrei dirlo in un’altra maniera, ma non voglio essere volgare), mentre le donne si fanno guidare dalla testa.
Continuamente, nella storia, vediamo uomini di potere farsi invischiare in una “trappola al miele”, come il KGB sovietico definiva in gergo l’adescamento di un bersaglio maschile ad opera di una bella spia russa. Mai, e dico mai, si è vista una donna di potere farsi influenzare o addirittura guidare da un uomo, fosse anche un amante o un compagno.
La premier Meloni, tanto per dirne una recente, ha liquidato Gianbruno in due minuti dopo lo scandalo delle riprese interne in cui faceva il cretino con le giornaliste in televisione.
Qualche parola bisogna spenderla anche per la vistosa signora Boccia. Apparentemente dirige lei le danze. Lei ha fatto scoppiare lo scandalo, lei ha tenuto il governo sulla graticola per giorni, lei ha spopolato sui social, lei ha costretto la Meloni a far dimettere Sangiuliano.
Ma ora? È finita, non può aspettarsi nient’altro. La sua è una cupa gloria effimera. Anzi, in realtà si è autodistrutta. D’ora in poi, e comprensibilmente, NESSUNO vorrà avere a che fare con una tizia che registra tutte le telefonate e tutte le conversazioni, fa riprese di nascosto con gli occhiali ipertecnologici ed alla prima contrarietà ti sputtana su Internet.
E che modi sono! A prescindere se abbia ragione o torto nel merito, se abbia subito un’ingiustizia o meno, com’è possibile comportarsi così? Chi di noi ha mai fatto qualcosa di simile? Io non so neanche come si registra una telefonata! Questo la dice lunga sul personaggio.

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ALAIN DELON, ARCHETIPO DELLA BELLEZZA MASCHILE

Post n°2203 pubblicato il 20 Agosto 2024 da massimocoppa
 

ALAIN DELON, ARCHETIPO DELLA BELLEZZA MASCHILE
Con Alain Delon muore un simbolo senza tempo della bellezza maschile.
Delon era talmente avvenente, pure in età matura, da essere diventato addirittura un modo di dire, almeno in Italia: di un uomo incredibilmente attraente non si sarebbe più detto “è un Adone”, con riferimento all’antichissima figura mitologica addirittura pre-greca, ma qualcosa del tipo “è un Alain Delon”, “può competere con Alain Delon”, o “è bello come Alain Delon”.
Per far capire ad un interlocutore o, più probabilmente, ad una interlocutrice quanto fosse bello un uomo, facilmente poteva uscire un’espressione tipo: “Sembra Alain Delon”.
La cosa valeva anche al contrario: “Chi ti credi di essere, Alain Delon?”, poteva capitare di dire ad un tizio caratterizzato da un’eccessiva autostima, da una percezione esagerata della propria avvenenza, a qualcuno che magari dichiarava che avrebbe sicuramente conquistato quella certa bellissima donna inavvicinabile.
Praticamente l’attore francese era diventato un prototipo, un archetipo: come Sofia Loren per la bellezza femminile (più recentemente si è fatto riferimento a Belen, tanto per capirci, anche se la classe è ben diversa).
Ho l’età per aver ascoltato affettuosi battibecchi di questo tipo tra uomini e donne: “Guarda che non sei mica Alain Delon!”; “Sì, ma nemmeno tu sei Sofia Loren!”.
Una cosa è certa: nessuna donna si è mai sognata di accusare Alain Delon di averla molestata. Non è successo quand’era giovane ed al colmo della celebrità, e nemmeno dopo che era scomparso dai radar, travolto da vicende personali burrascose e, infine, dalle malattie. Nessuna lo farà neanche ora. Che differenza con Gerard Depardieu! Un altro mito del cinema, ma piuttosto affascinante più che bello, e da alcuni anni travolto da continue accuse e denunce per molestie e vere e proprie violenze sessuali.
Non c’è “Me Too” che regga con Alain Delon: anzi, semmai è lui ad essere stato molestato sempre, continuamente, dalle donne (ed anche dagli uomini). La sua sola esistenza avrebbe giustificato un “Me Too” al contrario: ma si sa che noi uomini di una certa età, per cultura e formazione di un tempo, non consideriamo come una violenza l’interesse da parte di una donna, specie se bella, anche se ossessivo. Ed anche Delon, infatti, pur avendone diritto, non si è mai lamentato delle continue violazioni della sua privacy, della sua libertà, della sua sfera privata. E non sono fantasie: Claudia Cardinale ha ricordato sul “Corriere della Sera” di ieri che alla fine di ogni giornata di lavoro sul set (ai tempi del “Gattopardo”, per esempio), “uomini e donne facevano la coda per fare sesso con lui, e si formava una lunga fila”.
Beato lui.
Inoltre bisogna sottolineare che egli non era solo un bell’involucro, ma aveva un cervello ed una personalità di prim’ordine.
Indubbiamente, però è stato anche “troppo” macho, almeno per la sensibilità di oggi. Pare abbia lasciato la stupenda Romy Schneider, che pure avrebbe considerato sempre una delle donne più importanti della sua vita, con un semplice biglietto. Oggi l’avrebbe forse liquidata con un messaggio Whatsapp. Sconcertante, poi, il lunghissimo rapporto con Mireille Darc, della quale tutto si poteva dire fuorché che fosse, francamente, una bella donna: lui, un sex symbol assoluto, l’aveva però scelta fra tutte. Così come lasciano perplessi le sue posizioni forti contro l’omosessualità ed il movimento Lgbtq+ in generale. Ed anche la sua amicizia con Jean-Marie Le Pen, il padre di Marine Le Pen, quando ancora il Front National francese era impresentabile ed ostracizzato, considerato un partito fascista o addirittura nazista. I due si erano conosciuti durante il servizio militare in Indocina (dove Delon andò volontario) ed erano sempre rimasti amici, quando cioè essere amico di Le Pen poteva significare screditarsi di fronte ad un’intera nazione. Però bisogna dargli atto di avere avuto fegato e, per quanto concerne alcuni suoi atteggiamenti verso le donne ed il cosiddetto “terzo sesso”, che dire? Ma niente, perdiana! Era Alain Delon, se lo poteva permettere.

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LA LEGGENDA DEL MOSSAD TORNA AD INGRANDIRSI

Post n°2202 pubblicato il 05 Agosto 2024 da massimocoppa
 

LA LEGGENDA DEL MOSSAD
TORNA AD INGRANDIRSI

L’intelligence di Israele sembra aver ritrovato lo smalto dei suoi giorni migliori.
Il leggendario Mossad, il servizio segreto estero, semplicemente conosciuto come “l’Istituto” nella comunità mondiale dello spionaggio, negli ultimi giorni ha messo a segno due colpi da maestro nell’ambito delle uccisioni mirate di leader terroristi.
Anche se il colpo finale ha l’aspetto di un missile, di un drone o di una bomba, sono gli agenti segreti del Mossad ad individuare e confermare la presenza del bersaglio in un certo luogo ed in un certo momento, geolocalizzandolo per fornire le coordinate di tiro.
Qualche giorno fa a Beirut, nel quartiere degli Hezbollah, un comandante della potente milizia filoiraniana, Fuad Shukr, responsabile di quello stillicidio di missili sparati dal Libano sui territori settentrionali di Israele, è stato eliminato da un drone militare con la stella di Davide.
Passano ventiquattr’ore ed il bersaglio colpito è ancora più clamoroso: nientemeno che Ismail Haniyeh, uno dei massimi leader di Hamas che viveva tranquillo nel Qatar, ragionevolmente certo che Gerusalemme non avrebbe rischiato un incidente diplomatico colpendolo nel luogo del suo dorato esilio.
Questo tipo di calcoli, in realtà, non riveste certezza matematica, perché lo Stato ebraico, nella sua storia, ha spesso attaccato infischiandosene delle conseguenze politiche. Nel 2010 il Mossad ha condotto una spettacolare operazione a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, dove una squadra di ventisei uomini concorse all’uccisione, nell’hotel dove alloggiava credendo di essere al sicuro, di un leader delle brigate Ezz ed Din Al Qassam, il braccio militare di Hamas, Mahmoud al Mabhouh, operando a viso aperto ed in pieno giorno, sparendo poi senza lasciare traccia.
Haniyeh, col senno di poi, non si sarebbe arrischiato a partecipare alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente iraniano, Massoud Pezeshkian, eletto in consultazioni anticipate dopo la morte del suo predecessore, Ibrahim Raisi, in un misterioso incidente aereo, per il quale si è già vociferato sullo zampino del Mossad – ancora.
Haniyeh è stato colpito nel palazzo dove era ospitato. Dapprincipio si è parlato di un missile israeliano; poi, considerati anche i danni ridottissimi all’edificio, sembra più probabile trattarsi di una bomba: piazzata dal Mossad, ovviamente, forse addirittura con mesi di anticipo.
Commenta il “Corriere della Sera” di oggi: “Mai è stato così chiaro alla Repubblica Islamica che il Mossad è ovunque”.
L’efficienza del Mossad è un mito con forti fondamenti reali sin dalla nascita di Israele, nel 1948. Oltretutto ha una lunga tradizione di omicidi mirati: basterebbe ricordare il programma ultradecennale col quale sono stati raggiunti ed uccisi, in tutto il mondo, i responsabili del massacro degli atleti israeliani alle Olimpiadi del 1972 di Monaco, in Germania; per non parlare, negli ultimi anni, dei responsabili del programma nucleare iraniano, tra scienziati, funzionari e militari, colpiti da emissari che hanno operato direttamente in loco.
Di pari passo, anche il servizio segreto israeliano interno, lo Shin Beth, e quello militare, l’Aman, hanno goduto di una fama meritata.
Tuttavia lo splendore dell’intelligence ebraica si era appannato, negli ultimi anni, a partire almeno dal 2006.
In quell’occasione le forze armate israeliane invasero il Libano per regolare i conti dopo l’uccisione di tre soldati ad opera di Hezbollah. Si trovarono però di fronte ad una resistenza inattesa ed il breve conflitto si concluse con un bilancio opaco ed amaro. La milizia filoiraniana aveva fatto passi da gigante sia come organizzazione logistica (con trincee, rifugi, tunnel sotterranei, depositi), che come abilità di combattimento. Possibile mai, si polemizzò allora, che il Mossad e l’Aman non sapessero niente della clamorosa riorganizzazione di Hezbollah?!
A sua volta lo Shin Beth ha avuto la sua Waterloo nello scorso ottobre, quando si fece sorprendere dall’incursione di Hamas in territorio israeliano, partita dalla Striscia di Gaza, che costò la vita ad oltre mille civili e la presa di centinaia di ostaggi: azione che ha portato al conflitto a Gaza, che dura ancora oggi. In quell’occasione, in verità, le carenze e le responsabilità israeliane nell’aver ignorato o sottovalutato moltissimi segnali di avvertimento furono piuttosto diffuse e riguardarono anche le forze armate di frontiera.
Ma con questi ultimi colpi l’intelligence israeliana si è risollevata alla grande ed è tornata ad essere una fondamentale pedina nell’ambito della deterrenza israeliana. Il concetto che viene portato avanti da Gerusalemme è che quando il Mossad ti mette nel mirino, la tua morte potrà essere solo rimandata, ma difficilmente sventata.
A mio parere tre sole organizzazioni, al mondo, presentano questa caratteristica, cioè mantenere i “file” dei loro nemici sempre aperti, chiudendo la pratica solo con la loro morte, non importa quanto tempo occorra: il Mossad, come detto, i servizi segreti russi (Fsb, eredi del mitico Kgb) e… la mafia.

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MUSK CHE SOSTIENE TRUMP È UN PARADOSSO CLAMOROSO

Post n°2201 pubblicato il 18 Luglio 2024 da massimocoppa
 

MUSK CHE SOSTIENE TRUMP È UN PARADOSSO CLAMOROSO
La notizia che Elon Musk donerà la colossale cifra di 45 milioni di dollari al mese, da qui a novembre, per sostenere la campagna elettorale di Donald Trump, induce a qualche riflessione.
Innanzitutto conferma tutte le riserve che si possono legittimamente avere su di uno spregiudicato imprenditore che ama spingersi oltre ogni limite, anche e soprattutto morale. Giustamente, uno dall’ego ipertrofico che lavora, da sempre, per ottenere il controllo totale della comunicazione e, diciamolo pure, dell’umanità, è naturaliter simpatizzante di un mostro politico come Trump, almeno in apparenza.
Infatti sembra sfuggire ai diretti interessati ed anche a molti commentatori (almeno così mi pare) un clamoroso controsenso, per non dire paradosso.
I sostenitori di Trump sono cospirazionisti e complottisti sfrenati: vedono dappertutto piani del governo, del “Grande Vecchio”, delle “eminenze grigie” plutocratico-giudaico-massoniche (si sarebbe detto sotto il fascismo) mondiali per controllarci tutti e distruggere ogni libertà, sia politica che individuale. In Italia, grande ed esplicito simpatizzante e sostenitore del trumpismo sono, ça va sans dire, Salvini e la base leghista no vax, terrapiattista e via discorrendo.
E dunque, la contraddizione sta nel fatto che i trumpiani americani e nostrani, con quel tipo di retroterra culturale che ho appena tratteggiato, non si accorgano o facciano un plissée di fronte al fatto che a sostenere massicciamente la candidatura di Trump alla presidenza degli Stati Uniti sia un tizio, Musk, che impianta microchip nel cervello delle persone (ne parlavo QUI). Un microchip col quale si possono controllare device esterni ma che nulla vieta, un giorno, di poter essere usato al contrario, per controllarci ed influenzarci.
In pratica, gente che non si fa il vaccino perché pensa che dentro ci siano dei nanochip con i quali poi il governo prenderà in ostaggio la nostra volontà, poi accetta che ad aiutare il proprio leader politico sia uno che, in effetti, seppur ufficialmente a fin di bene, i chip nel cervello te li mette veramente…

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TRUMP, INCREDIBILE UOMO DA PALCOSCENICO

Post n°2200 pubblicato il 15 Luglio 2024 da massimocoppa
 
Tag: trump

TRUMP, INCREDIBILE UOMO DA PALCOSCENICO
Non ho nessuna stima di Donald Trump: rappresenta tutto ciò che disprezzo in politica e non solo, e cioè demagogia, populismo, rozzezza, sciovinismo, ignoranza, sessismo, razzismo e potrei continuare per un quarto d’ora a colpi di altri “ismi”; credo inoltre che sia, obiettivamente, un pericolo per la democrazia americana e per la democrazia tout court, nel senso che con parole ed atti effettivamente deteriora e mette in crisi l’istituzione, oltre ad aver svilito la presidenza degli Stati Uniti, uno dei ruoli più prestigiosi del mondo.
Eppure, da appassionato di comunicazione (quale un tempo mi piccavo di essere) devo riconoscere che egli è un grande animale politico e da palcoscenico. Dopo essere stato colpito di striscio ad un orecchio da un proiettile, sanguinando vistosamente e sentendo certamente un forte dolore, rendendosi probabilmente conto di essere ancora vivo e sostanzialmente incolume per una questione di millimetri, invece di essere vistosamente scioccato ed impaurito, come credo sarebbe accaduto a quasi tutti noi, e chiedere di essere portato via, ha prima gridato “Wait, wait!” (“Aspettate!”) agli agenti della sicurezza che gli facevano scudo con il proprio corpo e lo stavano trascinando altrove, e poi ha alzato il pugno con una meravigliosa espressione di fierezza, incitando i suoi fanatici seguaci a lottare: “Fight, fight!” (“Lottate!”), con sullo sfondo la bandiera americana ed uno sguardo da leone mai domo. Per un attimo è sembrato un bellissimo anziano guerriero.
La fotografia di Evan Vucci, dell’agenzia di stampa Associated Press, è già entrata nella storia: nella “Storia” con la “s” maiuscola, non solo nella storia della comunicazione. Mostra un uomo che, anche se non è attualmente presidente degli Stati Uniti, lo è stato e probabilmente lo sarà ancora, nonostante tutto. Ma, soprattutto, siamo di fronte ad una potente immagine evocativa delle migliori qualità del popolo americano: la forza, il coraggio, l’intraprendenza, la resilienza. Sarebbe veramente un simbolo straordinario, se non ci trovassimo di fronte a Donald Trump.
E, tuttavia, bisogna riconoscergli che è un uomo dotato di una grande presenza di spirito e di un fiuto soprannaturale per lo spettacolo: ha capito in un istante che quest’attentato era per lui una mano santa e gli consentirà di essere rieletto a novembre.
La solita fortuna sfacciata di “The Donald”.

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