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Passione, forti emozioni, grandi illusioni, magica atmosfera, la memoria del corpo, il gioco dei ruoli. Tutto questo in una sola parola, Tango.

 

 

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Tango e Vino: due emozioni diverse ma unite da medesima intensità

Post n°44 pubblicato il 31 Agosto 2008 da franztango
 

Chi mi conosce sa quanta passione metto nelle mie cose.
Una delle cose che ho imparato, nel corso degli anni, è che il pensiero "lento" cioè la capacità di riflettere sulle cose assaporandone i contenuti, vederle crescere e raffozzarsi e gustarne il piacere che restituiscono, è fondamentale.
La mia passione per il tango è nota. E' una passione, come ogni passione, sanguigna e quindi spesso contraddittoria nel suo vissuto. 
E' un pò di tempo che il mio rapporto con il tango, che attualmente definirei "border line", presenta degli aspetti di grande disagio. Mi sento come un amante appassionato che "teme" un tradimento e vivo per questo un disagio profondo che non riesco ad esprimere.
Vorrei che il tango mi "cercasse", che mi rassicurasse che mi fosse fedele, che mi coccolasse e che questa sensazione non fosse altro che una mia fissa: una profonda e ingiustificabile gelosia.
Il Tango, dicevo .... proprio qualche giorno fà, davanti ad un calice di un sublime rosso italiano, mi sono accorto quantà affinità abbiano queste due emozioni.

All'apertura la bottiglia promette dall'etichetta sensazioni eccelse. E' come quando entri in milonga e al botteghino senti di lontano le note di un Di Sarli che giungono soffuse.

Tiri via il tappo che osservi e annusi per provare a prevedere cosa incontrerai in quella bottiglia. Proprio quando, in milonga, dal botteghino passi al foyer e incroci quelli che vengono dalla sala provando a capire che aria tira dentro.

Versi, finalmente, il vino nel bicchiere. Bicchiere che hai scelto con cura per carpire ogni segreto del prezioso liquido. E' il rito dell'indossare le scarpe, prima scegli quali mettere - cercando di indovinare le condizioni del pavimento - e poi le calzi.

Il bicchiere è all'altezza degli occhi: il colore, i riflessi, la trasparenza, la brillantezza ti cominciano a raccontare una storia e tu ascolti, con religiosa attenzione. I piedi si stendono nelle scarpe occupano tutti gli spazi fino alla sensazione di comodità che ti invoglia al passo a quel punto alzi la testa e guardi la sala provi ad incrociare gli occhi con chi conosci, qualche cenno di saluto ma è la musica che attira la tua attenzione che ti dice a che punto, nel crescendo della serata, sei arrivato.

Infili il naso nel bicchiere, prima velocemente per cogliere le prime sensazioni, poi lo sciabotti, gli dai aria prima di rinfilare il naso, questa volta profondamente quasi a volerti tuffare dentro, più a lungo ora. Fiori, frutti rossi, spezie, calde sensazioni olfattive che ti aprono cuore e mente. La musica è padrona, intensa o allegra, coinvolgente o giocosa, ci sei dentro, sei nel tango. Incroci chi conosci bene, caldi saluti e scambio di baci e abbracci. Ora ti guardi intorno, cerchi chi invitare per il tuo primo tango.

Tutte la promesse all'olfatto vanno ora confermate, il piacere ora passa in bocca. Avvini con un primo piccolo sorso, poi la "dose" aumenta. Il liquido, una volta in bocca è curioso. Lambisce e poi pervade ogni angolo, scivola tra le guance e sotto la lingua fino ritornare su di essa. La lingua schiaccia il palato, la sensazione tattile è intensa, infine deglutisci ed espiri a bocca chiusa. L'aroma di bocca completa e arricchisce le sensazioni. In quell'istante sai quasi tutto di quello che hai bevuto. E' Lei, quella brava, cerchi i suoi occhi, l'incroci e parte l'invito. Lei sorride e accetta. Ci si incontra a bordo pista, parte l'abbaccio. Il caldo contatto ti introduce all'emozione senti il suo petto sul tuo, ne avverti le vibrazioni, il trasporto, l'ascolto, l'attesa dell'intenzione. Aspetti che il tutto si ammalgami in un unico respiro e al tempo apri al passo. Una "salida" per capire, mezzo "ghiro" e poi marchi un "ocho milonghero".

Lei c'è ed anche tu.

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Commenti al Post:
Giggino22
Giggino22 il 27/09/08 alle 11:34 via WEB
Ciao Franz, al solito riesci a “raccontare” emozioni con raffinata chiarezza! Non sempre nello “scrivere emozioni” si riesce a mantenerne intatta l’intensità, la forza del “sentito”, quel sottile filo di intimità che le rende vere, quasi palpabili…. Così chi conosce il tango si ripercorre nelle tue parole, chi conosce il piacere che un vino può riservare si ripercorre nelle tue parole….chi non li conosce percorre le tue parole riscoprendo il gusto della curiosità per ciò che non ha ancora incontrato…Certo, non è solo abilità nell’usare la parola scritta, di fondo c’è comunque l’intensità della passione…”sanguigna e spesso contraddittoria nel suo vissuto”…Questa frase, l’apertura che fai sul tuo attuale rapporto con il tango…Non resisto alla tentazione di fare una personale riflessione sulle passioni! E’ vero, le passioni più sono intense, più sono coinvolgenti, più il viverle porta su strade strane, mai lineari, fatte di deviazioni, riprese, lunghe soste, grandi distanze. Forse l’aspetto più contraddittorio e più rischioso risiede proprio in queste distanze…può accadere che in risposta alle forti emozioni che una passione ci regala, forti al punto di farci perdere il senso del confine tra noi ed esse, decidiamo di fermarci, di rallentare, di mettere una “distanza”, di allontanarci…Lasciamo che lo stupore e il piacere dell’intensità che ci ha offerto, si trasformi lentamente e subdolamente in necessità di distacco, una sorta di autotutela per governare una fusione che non vogliamo perché non conosciamo…lasciando posto alle nostre paure…Quelle paure che in fondo ci accompagnano spesso in tante cose, che finiscono per prevalere su ciò che stiamo vivendo e non ci permettono di viverlo fino in fondo. Così ci allontaniamo da quella passione, non l’abbandoniamo, no, mettiamo “solo distanza”…distanza che inesorabilmente diventa sempre più ampia… senza mai recidere il filo che ci lega ad essa. Così finiamo per desiderare ad un certo punto che sia la passione a ritornare da noi, a cercarci, che esca dalla teca nella quale l’abbiamo posta con tanta cura (e nella quale non l’abbiamo più curata), appellandoci alla sua forza, alla forza delle emozioni che ci ha fatto vivere, quella stessa forza della quale però abbiamo temuto così tanto…Ma la passione non verrà a cercarci: la distanza non l’ha messa lei, lo abbiamo fatto noi! E allora sta a noi ridurla, accorciarla, eliminarla, riprendere a piene mani quel filo mai reciso, riavvolgendolo con cura, amorevolmente, scegliendo di riviverla intensamente, ovunque essa ci porti… Sto toccando un tema delicatissimo e allora non mi spingo oltre, rischierei l’arroganza di cristallizzare, teorizzare ciò che teorizzabile non è, poiché attiene alla sfera del vissuto di ciascuno di noi…e già siamo circondati e affollati – soprattutto in rete - da tanti teorizzatori “del sentire”. Mi sto riconoscendo solo la libertà di esprimere il mio personalissimo punto di vista o meglio il mio personalissimo vissuto, di chi per lungo tempo ha corso dentro e fuori le passioni…Passioni che ho camminato con fretta ossessiva, quasi divorandole per poi fuggirne via, smettendo di prendermene cura e attendere che mi cercassero…E poi ho scoperto che potevo vivere la passione in maniera totalizzante senza per questo correrla in ossessione per poi temerla fino ad allontanarmene, semplicemente dando a me e a lei tempo! Si, dare alla passione, anche la più violenta, quella che lascia senza fiato, il tempo, dare a me il tempo di percorrerla, usando il tempo per scoprirne ogni aspetto, ogni piega, fino a gustarne anche il dolore dei suoi morsi, vivendola per come è, fuori dai miei schemi mentali e preconcetti del “già vissuto” dell’ “andrà così”…andando fino in fondo, lasciando ogni volta aperto il varco della scoperta e assaporare l’agrodolce dell’inatteso, in uno scambio forte, pieno, impegnativo…smettendo così di altalenare tra lo starci dentro in totale apnea o fuggirne lontano. “Ho imparato” il tempo per curarla, per gustarla, per gestirne la naturale distanza, per conciliarla con altre, per conciliarla con la vita, con la quotidianità che non è (purtroppo) fatta solo di passioni. Così come un giardiniere con il suo giardino: cura tutte le sue piante, senza trascurarne alcune, dosando tempo e attenzioni, con costanza… Mamma mia e quanto scrivo! Doveva essere una breve riflessione ed è diventata l’apertura del Trattato “Giggino e le sue Passioni” !!! Chiedo venia!!!!! Uso e abuso dello spazio che offri…ma un po’ di responsabilità è anche tua: ciò che scrivi non si presta esclusivamente al piacere di una condivisione di mera lettura, ma è sempre una raffinata provocazione a continuare! Grazie Franz. Brindo allora ad un prossimo rinnovato rapporto tra te e il Tango…ovviamente con “un sublime rosso italiano” gustandolo lentamente, scoprendone ogni segreto, ogni sensazione ed emozione che è pronto regalarmi! Tango que me hiciste mal….y sin embargo te quiero! Giggino
 
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Le struggenti e corpose sonorità di un bandoneon, lo strumento simbolo del tango argentino (insieme alla chitarra ed al violino), emozionano chi ascolta e pratica tango. E' per questo motivo che ho voluto utilizzare questa immagine emblematica per il mio blog. Il bandoneon Alfred Arnold, in particolare (quello raffigurato nella foto), è per me ancor più che un simbolico emblema, è il mio bandoneon che espongo in bella mostra nel living di casa mia e che accarezzo con passione e dolcezza nella speranza di poter imparare a suonarlo. Questo blog vuole accompagnare il mio vivere il tango ma sopratutto vuole essere uno spazio di accoglienza e di discussione dove amici, vecchi e nuovi, appassionati o curiosi del tango possano esprimere le loro opinioni e raccontare le loro esperienze sulle rive del tango argentino. Franz
 

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Ma da più parti, specie dagli amici tangueros che sono qui sporadicamente, mi è stata sollecitata una lista delle miloghe con appuntamento fisso della Campania.
La lista la sto preparando, prego tutti quelli che sono nel "settore" di segnalarmi gli appuntamenti fissi e le eventuali serate. Sarà mia cura provvedere ad inserirle in questo spazio.
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