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matantotango

Passione, forti emozioni, grandi illusioni, magica atmosfera, la memoria del corpo, il gioco dei ruoli. Tutto questo in una sola parola, Tango.

 

 

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L'elefante distratto

Post n°50 pubblicato il 08 Giugno 2009 da franztango
 

C'era un buco così in quella nuvoletta soffice ed accogliente ed io, elefante distratto come pochi, non me ne sono accorto. E' come lo scherzo del buco sullo spiaggione, ben nascosto all'apparenza,  poi ci metti un piede su (già di per se acciaccato  ) e patatum ci sei dentro.

Ironia della sorte, ti accorgi in un attimo che il buco nella sabbia, diversamente da quanto credi in un primo momento, ha del portentoso. La mente ti si apre, ne parli con qualcuno per verificare se non ti sei giocato gli ultimi spiccioli di lume e,infine,  ti dai conferma: tutto diventa più chiaro.

Urge intervenire, su te stesso.

Devi riequilibrarti, mi dice, prendere il toro per le corna e, cercando di non farti male, affrontarlo.

Beh grazie, mi ci voleva. Non so capire quanto sia stato voluto o avvenuto per caso o per ripicca o perchè necessario ma lo scivolone giova.

Riposati, mi ha ribadito, prendi le misure con te stesso, è necessario.

Ok lo faccio perchè un giorno in più non mi basta, voglio una vita di giorni in più.

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Commenti al Post:
MadamOscar
MadamOscar il 11/06/09 alle 19:51 via WEB
Le nuvole andrebbero fittate con le istruzioni x l'uso...l'iscrizione "nuoce gravemente alla salute" dovrebbe essere obbligatoria , come sui pacchetti di sigarette. Anche cercare di appendere un semplice quadro può diventare un'impresa su una nuvola. Un piccolo buco può trasformasri all'improvviso in una voragine e la soffice nuvola in in una squallida piattaforma di cemento posta al centro dell'Ilva di Taranto, una città stupenda, ma con una spina nel fianco...il quartiere Tamburi, tristemente noto come quello delle case rosse, colore dovuto ai residui delle ciminiere che lavorano giorno e notte avvelenando i residenti. Ma io non sono una "residente"...sono solo una piccola apolide che ha posato il suo cappello su una soffice nuvola che credeva potesse diventare la sua casa. Ma quando la nuvola si trasforma in una sorta di gruviera x di più avvelenato dai silenzi... allora ANCHE LE POLACCHE DECIDONO DI TORNARE A CASA, anche se non sanno + quale sia lo loro casA, anche se non riconoscono + il loro paese, con una sensazione di gelo dentro nonostante i 34 gradi esterni... PERCHè 35 KM NON SONO NIENTE, MA LA DISTANZA TRA GAETA E CUBA è ENORME.
 
 
franztango
franztango il 12/06/09 alle 19:35 via WEB
Dalle mie parti - zona di guerra - le nuvole non si fittano, ma si conquistano, la mia, l'ho protetta come ho potuto anche sbagliando di brutto per ecesso di difesa. Il caso, con il suo proverbiale tempismo, ha voluto ricordarmi che, proteggere uno stato di grazia, una nuvola, va fatto con coraggio e lealtà. E' stata una lezione che non scorderò mai. La mia infanzia, ma in effetti tutta la mia vita, si è svolta in un quartiere simile a quello della case rosse di Taranto, a Bagnoli. Dove, oltre all'Ilva, c'era pure il cementificio che ha ulteriormente inquinato, non solo le case, ma anche il cervello di chi ci ha abitato. Anche se Totò era solito farlo, un cappello non basta per abitare una nuvola,che, benchè soffici e comode, non sono poltrone di un treno. Bisogna, invece, piantare bene i piedi per non scivolare, bisogna occupare gli spazi con decisione sapendo che fluttuare è meraviglioso ma pericoloso e che il contatto con le cose reali non si deve perdere. Io ho avuto paura che, piantando fermamente i piedi, mi sarebbe costato caro e, per timore di cadere rovinosamente per buco procurato, ho cercato di aggrapparmi alle mie paure buttando le distanze ceaniche sotto il tappeto del silenzio con la speranza che una volta trovato il coraggio di fare le pulizie generali sarebbe stato più facile e efficace ripulire casa. Un'ulteriore errore, l'ho ammetto. La mia esistenza, a conti fatti, è costellata di errori, non sempre immediatamente riconosciuti, che in ogni caso l'hanno segnata. Il tappeto del silenzio, come si sa - spesso - è impropriamente usato. ED E' IL MOTIVO PER CUI DICO CHE UCCIDE. La cura è, liberando l'anima, parlare per capire se la nuvola, che a primo impatto sembra una groviera, non sia invece ancora ben vivibile. Magari stringendosi un pò di più. Non è facile farlo, specie se colpiti sul vivo. Magari dando una bella ripulita e cercando di utilizzare più propriamente il tappeto, che resta comunque un complemento d'arredo e non una pattumiera.
 
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Le struggenti e corpose sonorità di un bandoneon, lo strumento simbolo del tango argentino (insieme alla chitarra ed al violino), emozionano chi ascolta e pratica tango. E' per questo motivo che ho voluto utilizzare questa immagine emblematica per il mio blog. Il bandoneon Alfred Arnold, in particolare (quello raffigurato nella foto), è per me ancor più che un simbolico emblema, è il mio bandoneon che espongo in bella mostra nel living di casa mia e che accarezzo con passione e dolcezza nella speranza di poter imparare a suonarlo. Questo blog vuole accompagnare il mio vivere il tango ma sopratutto vuole essere uno spazio di accoglienza e di discussione dove amici, vecchi e nuovi, appassionati o curiosi del tango possano esprimere le loro opinioni e raccontare le loro esperienze sulle rive del tango argentino. Franz
 

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La lista la sto preparando, prego tutti quelli che sono nel "settore" di segnalarmi gli appuntamenti fissi e le eventuali serate. Sarà mia cura provvedere ad inserirle in questo spazio.
Franz
 
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