'Ecomafia', la camorra fredda
il Salvo Lima campano
ERA ATTESA UNA SUA DEPOSIZIONE NELL'AMBITO DI UN PROCEDIMENTO
PER ASSOCIAZIONE MAFIOSA
Tratto da 'il Giornale'
Caserta - Aveva testimoniato nei giorni scorsi in aula
in un processo su clan e affari e
giovedì era atteso di nuovo in tribunale dove avrebbe dovuto nuovamente
deporre. L’imprenditore Michele Orsi, 47 anni, è stato ucciso ieri
vicino a casa, a Casal di Principe, il comune da
cui prende nome il clan dei Casalesi, la più potente organizzazione
della camorra.
Un delitto che, anche in considerazione dei recenti agguati e
intimidazioni di cui sono state vittime i collaboratori di giustizia e
i loro
familiari nel Casertano, segna un momento di grave difficoltà nella
lotta contro la camorra. E che sembra destinato ad alimentare accese
polemiche.
Protezione mancata Il suo legale, l’avvocato Carlo
Destavola, ha infatti denunciato che in questi ultimi due mesi, più
volte, aveva chiesto protezione
per il suo assistito, alla Dda di Napoli e ai carabinieri di Casal di
Principe, segnalando i timori di possibili ritorsioni da parte della
camorra. Per Orsi non era stata disposta la protezione, ma soltanto una
vigilanza saltuaria. "Ora proteggete la famiglia" è l’appello
lanciato dal penalista.
Durante le festività pasquali, mentre il figlio di Orsi rincasava
furono esplosi alle sue spalle dei colpi di fucile, che scheggiarono il
portone di casa. "Sono senza parole. Ogni volta che andavamo a
questuare perché fosse attribuita una qualsiasi forma di tutela a Orsi
non c’erano molte persone ad ascoltare" ha detto l’avvocato.
La famiglia Orsi lascia moglie e lascia quattro figli,
tra cui una bambina di 4 anni e un ragazzo con gravi disabilità.
Contitolare della società mista Eco4 che opera nel settore della
raccolta di rifiuti in 18 comuni della provincia di Caserta, Michele
Orsi
nell’aprile dello scorso anno fu coinvolto in una inchiesta della Dda
di Napoli su infiltrazioni camorristiche. Aveva fatto delle ammissioni
e
deciso di collaborare con gli inquirenti.
L'omicidio La sua uccisione rappresenta un "salto di
qualità della strategia dei Casalesi di attacco ai
soggetti che collaborano per contrastare i clan" ha spiegato il
procuratore aggiunto di Napoli Franco Roberti, coordinatore della
Direzione distrettuale antimafia. Il magistrato ha spiegato che Orsi
non si può definire un pentito "in senso tecnico, ma un imprenditore
che con le sue ammissioni e le sue rivelazioni stava offrendo un
importante contributo".
Per gli inquirenti è ora più che mai necessario "catturare i latitanti
del clan, tra cui esponenti di primo piano come Zagaria e Iovine, ma
per questo occorrono rinforzi in termini di uomini e mezzi" come ha
spiegato Roberti che ha detto di confidare nel sostegno del Capo dello
Stato.
La strategia Il delitto di oggi è l’ultimo di una
serie di agguati contro testimoni e familiari di collaboratori. Appena
due giorni fa è stata ferita la
25enne Francesca Carrino, nipote della pentita Anna Carrino, compagna
del boss Francesco Bidognetti. È l’avvicinarsi della conclusione
del secondo grado del processo "Spartacus", il motivo per cui i
casalesi "alzano il tiro" e uccidono a ripetizione, ha spiegato al Tg1
lo
scrittore Roberto Saviano, autore di "Gomorra".
Inviato da: Nikop2
il 02/06/2008 alle 12:57
Inviato da: Anonimo
il 23/05/2008 alle 12:35
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il 20/05/2008 alle 20:27
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il 02/05/2008 alle 17:18