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Post N° 227
Post n°227 pubblicato il 06 Novembre 2007 da mediareport
Sono subito cominciate le commemorazioni totalmente acritiche Stamattina, intorno alle ore 8.00, presso la clinica “Capitanio” di Milano, dove era ricoverato da alcuni giorni per seri problemi cardiaci, si è spento Enzo Biagi, figura storica del giornalismo italiano. *** Pietà per la dimensione umana del personaggio e rispetto verso il doloroso mistero della morte, a cui tutti siamo destinati. Tuttavia, e a dispetto del profluvio di commemorazioni acritiche e di santificazioni mediatiche a cui stiamo già assistendo (peraltro preparate per tempo, come si fa in questi casi), è lecito nutrire molte riserve sull’opera del giornalista, quantomeno negli ultimi vent’anni. Innanzitutto, e si capisce già dalla risposta dei mezzi d’informazione, assistiamo ad un culto della personalità a cui un giornalista non dovrebbe mai essere destinato: ma capisco che questa è una battaglia persa, perché i giornalisti-star sono in congruo numero (anche se poi c’è la massa anonima di colleghi che tirano la carretta quotidianamente e per quattro soldi). Quantomeno negli ultimi anni Biagi ha firmato articoli ed interventi televisivi di una banalità sconcertante, in stile temino di scuola elementare scritto sul quaderno a quadretti; poi c’è quell’antiberlusconismo feroce che lo caratterizzò specialmente dopo il cosiddetto “editto bulgaro” che lo allontanò dalla Rai, e quindi non scevro dal sospetto di un odio dettato da lesa maestà personale; e che dire delle cifre spropositate guadagnate anche in Rai, e quindi frutto del canone pagato dai soliti fessi, circostanza che sminuisce il suo grido di dolore per i diritti traditi? Quando si viene comunque ricoperti d’oro il dolore si attenua… Eccome! Insomma, tante cadute di stile che ne offuscano la lunghissima carriera e che conferiscono l’aria della commemorazione di regime alle esternazioni ufficiali del momento.
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