La storia infinitaPer Bastiano Baldassarre Bucci la passione erano i libri. |
AREA PERSONALE
TAG
MENU
I MIEI BLOG AMICI
« Dal Blog di Eco dell'an... | AUTOINGANNI. » |
Parole in gioco.Il libro era pieno di note. C'erano tante, tantissime note a piè pagina: ponderosi riferimenti alla letteratura secondaria e spesso anche terziaria (la letteratura della letteratura della letteratura); classici citati con data e luogo di pubblicazione, edizione e prefatore e curatore; sagaci distinzioni fra il partito preso nel testo e quello sostenuto, con parole analoghe ma a ben vedere molto diverse, dall'illustrissimo, rilucente professor dal-dei-tali. Senza tutte quelle note il libro sarebbe stato lungo la metà, cioè sarebbe stato breve; e dei libri brevi nessuno ha grande considerazione. Non era finita, perché il libro apparteneva a una biblioteca universitaria e generazioni d studenti se lo erano passato di mano, aggiungendovi in margine le loro note, in sottile, elegante grafia a matita oppure in ruvidi sgorbi emessi da una biro in evidente stato di cresi. C'erano asterischi, rimandi, specchietti, piccoli elenchi numerati; i mille stratagemmi per fissarsi un difficile ragionamento in testa, la notte prima dell'esame. E, in mezzo a un simile pasticcio, c'erano le note di Filomena, anche lei studentessa, anche lei in procinto (allora) di dare un esame ma innamorata /Allora!) di un bellimbusto che la faceva soffrire. Filomena scriveva a matita, e s'intuiva che la sua grafia sarebbe stata sottile ed elegante ma in questo caso era tanto caotica, con segni che si estendevano in superflui, decorativi svolazzi, quanto lo era il contenuto espresso dai segni, che realizzata un connubio incestuoso tra termini paleografici o glottologici da un lato e occhi neri come il carbone o barba appena accennata (che deliziosa peluria! che aureola celeste!) dall'altro. Quando poi non perdeva ogni residua lucidità e, invece di elenchi e specchietti, abbozzava rime baciate e baci in rima. Il problema con un libro così, era come suonarlo. Le note a piè pagina avrebbero richiesto una grossa orchestra con il coro, stile oratorio di Bach per capirci, e con il tenore e il baritono che a turno pronunciano stentorei frasi importanti e incomprensibili. Per le note degli studenti si sarebbe dovuto ricorrere talvolta al suono violento e brutale di un complesso hard-rock e talatra a un quartetto d'archi, su un prato all'inglese. Quanto alle note di Filomena, non c'erano dubbi: quella era un'aria pucciniana, distesa allo spasimo e poi bruscamente risolta da un passaggio in minore, un tuffo straziante pieno d'infinita nostalgia. Si condussero vari esperimenti, scegliendo con cura le note migliori o suonando i motivi uno dopo l'altro. Ma infine si decise che il libro andava suonato così com'era, con tutti i motivi contemporaneamente, e ognuno avrebbe seguito quel che voleva. Fu una decisione improntata al realismo perché questa è la musica di ogni libro, e la musica del mondo. Ermanno Bencivenga |
Inviato da: Porfirio_Della_Ripa
il 27/03/2013 alle 15:35
Inviato da: marjka_1969
il 06/01/2012 alle 11:58
Inviato da: arysound2
il 17/12/2010 alle 13:40
Inviato da: nef35
il 05/12/2010 alle 22:52
Inviato da: Pitagora_Stonato
il 26/11/2010 alle 11:16