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The Irishman

Post n°810 pubblicato il 16 Dicembre 2019 da mikacine
 
Foto di mikacine

L'epopea criminale di Martin Scorsese approda sui grandi schermi e lo fa alla sua maniera,come un gancio preciso al mento dello spettatore,stordendolo quanto basta da farlo barcollare.


Per raccontare un pezzo di storia americana,a cavallo degli anni '60 e per i tre decenni successivi,il regista italo-americano sceglie tre pezzi da novanta del cinema mondiale e affida loro i ruoli definitivi della loro già leggendaria carriera. Robert De Niro è il protagonista Frank Sheeran,camionista di origini irlandesi che per una serie di eventi entra a contatto con la potente famiglia mafiosa italiana dei Bufalino,il cui potente boss Russell Bufalino - il redivivo Joe Pesci.. - vede in lui un uomo leale e di parola,la cui affidabilità lo fa diventare un perfetto collaboratore per le faccende più complicate e sporche. Dopo aver lavorato per molti affiliati della famiglia arriva per lui l'incarico per eccellenza,lavorare per il potentissimo Jimmy Hoffa - il leggendario Al Pacino - come guardaspalle e consulente,sia per le questioni di routine che per quelle più "delicate". Gli incastri fra malavita,politica,economia e soldi faranno dell'irlandese una figura quasi mistica ma decisiva per le sorti della struttura sotterranea dell'intero paese.

Tremano le gambe a leggere questi quattro nomi tutti insieme e le tre ore e mezza della pellicola non spaventano perchè qui si è fatto il cinema. Una pellicola magnetica che unisce la magnificenza dei film di mafia alla narrazione più moderna del regista,la cui unica pecca sta forse nel fatto che storie del genere se ne sono già viste e che (ovviamente) la gioventù e l'originalità dei ruoli dei protagonisti hanno reso quelle stesse pellicole dei veri e propri capolavori.

 
 
 
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