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LA SCRITTURA E' UNO SPECCHIO CHE SI INFRANGE: L'INSUFFICIENZA DEL NOSTRO DIRE

Post n°60 pubblicato il 07 Febbraio 2013 da splendore07

Lo scrivere è un insieme di intuizioni, sensazioni, emozioni, imponderabilità, agonia e resurrezione dell’anima, esaltazioni, delusioni; è profonda alchimia.

Le emozioni provate di fronte ad un tramonto, un parco nel pieno splendore della primavera, o con gli alberi scheletriti nell’inverno, una musica ascoltata in un particolare stato d’animo, visi incontrati per caso che ci hanno colpito e che non rincontreremo, uno sguardo che ci ha impressionati  piu’ della bellezza degli occhi, un sorriso  capace di trasmettere emozioni che arrivano nel profondo, facendo vibrare le corde dell’anima ;e, senti il bisogno di trasmettere quelle immagini, quello struggimento esattamente come si è manifestato, attraverso la parola.

Pensi: se potessi descrivere tutta questa profondità !

Stendhal diceva che i particolari sono ciò che di piu’ importante esiste nello scrivere.

Cechov: si deve tentare l’impossibile per descrivere le cose come nessuno ha mai fatto.

Lo scrivere è uno specchio.

Cosa possiamo considerare specchio? L’acqua lo, è cosi pure il mare, gli occhi sono lo specchio dell’anima. E ci sono specchi diabolici, deformanti, magici.

C’è lo specchio della quotidianità nel quale non ci riconosciamo.

Dietro allo specchio, alberga il sogno, e senza romperlo, noi tutti vorremmo avere accesso a quel sogno, renderlo realtà, perchè è  la nostra essenza piu’ profonda.

E se lo scrivere è uno specchio, questo riflette la vita.

Spesso capita che nello specchio, si riflettano solo frammenti di esistenza, perché si è incapaci di “riprodurne” l’interezza.

Ed allora diventa uno specchio infranto.

Tutto quanto detto sopra, è sinonimo di un ventaglio di sensazioni difficile da rendere tramite le parole; non per limitata conoscenza di vocaboli, ma perché non sufficienti ad esprimere esattamente come vorremmo, come sentiamo, le emozioni vissute.

Scrive Heidegger: Dove il linguaggio si fa parola?

Anche se puo’ sembrare strano, è là dove noi non troviamo la parola giusta per qualcosa che ci tocca, ci trascina, ci tormenta, o ci entusiasma.

Ed è dei sentimenti, delle emozioni, la caratteristica del non potersi esaurire con parole che abbiamo a disposizione, e da questo deriva l’intrinsecità delle emozioni, dei sentimenti: il rivelarsi di quello che è loro proprio: l’inesprimibile.

L’insufficienza del linguaggio, non come penuria di vocaboli, ma come segno che l’orizzonte delle sensazioni, è spostato molto piu’ avanti di quello della parola.

E allora bisogna “imparare” -“impresa” tutt’altro che semplice,-  ad abitarne i “confini”, costituiti dalle sue insufficienze, dalle sue inesprimibilità.

  (Splendore)


Liberamente tratto da un testo di M. Rodoreda ,scrittrice catalana e U. Galimberti ,filosofo

 
 
 
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