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VIVERE LA FILOSOFIA,OPPORTUNITA' PER USCIRE DALLA CRISI

Post n°74 pubblicato il 11 Luglio 2013 da splendore07

Stiamo attraversando un periodo buio, la crisi non investe solo l’economia ma anche l’uomo.

Le leggi del mercato sono in aperto conflitto con la vita.


Tutti abbiamo sotto gli occhi l’”escalation” che sembra non poter essere non solo arrestata, ma nemmeno calmierata della continua “emorragia” di occupati che perdono il lavoro, imprenditori costretti a chiudere aziende, l’aumento esponenziale della povertà, per il continuo aggiungersi degli impoveriti.


Forse, è arrivato il momento di chiedersi se i fini dell’economia, sono anche i nostri. 


La grave crisi che investe l’uomo, è data da una rassegnazione pressochè generalizzata.

Per la prima volta, imprenditori e lavoratori, si trovano dalla stessa parte della barricata e con con un nemico comune: il mercato.

Ma questo nemico da combattere, ha una singolare peculiarità: manca di indenficazione.


Il mercato è nessuno.


E allora, un messaggio di speranza ci viene proprio dalla filosofia, non quella che ha invaso le Accademie, ma la filosofia antica, quella dei “padri” greci. 

La filosofia degli “albori”, ha consegnato all’uomo un messaggio, quello di rispettare la natura che gli è propria, che a differenza di quella animale, non puo’ accontentarsi di accettare la realtà quale è data, ma la vuole trascendere, andando oltre, rifiutando rassegnazione, cinismo, impotenza, vittimismo e anche l’indignizione quando nulla puo’ contro le cose che non vanno.


La filosofia, infatti, è nata come rifiuto a incasellare la vita così come si presenta e, di conseguenza ,il rifiuto rassegnato dell’accettazione  del dato,  che condanna l’uomo ad essere spettatore, e non attore della propria esistenza, vittima di poteri che lo soverchiano e ne decidono il destino.


Uno dei primi insegnamenti della filosofia antica ,è quello di guardare le cose dall’alto e non dal singolo punto di vista, pensandoci  facenti parte di un Tutto e non al vertice del creato, come è convinzione dell’uomo.


Platone, ci ha lasciato un ulteriore messaggio: la consapevolezza che la nostra esistenza è destinata a finire, è sorta di stimolo a “ricordarsi di vivere” , e con ciò ,nello “stilare”un nuovo “vademecum” dei bisogni, desideri, soprattutto riferiti a quelli non primari, quelli indotti dalle leggi di mercato, una nuova concezione delle urgenze e dei valori, una “rivalutazione”, con conseguente valorizzazione, delle nostre relazioni, quelle che hanno a che fare con gli affetti, smettendo l’amore “tossico” e “one way only” per le cose, per riscoprire quello ricambiato per le persone.


Insomma, un modo nuovo di essere uomini, non focalizzato sul presente ma con uno “sguardo” di piu’ ampio respiro, rivolto al futuro, quello prossimo, almeno, abolendo la passività di chi aspetta o spera, con l’agire che è parte della umana natura che non accetta la realtà di fatto.

Il tutto, accompagnato da quel sentimento, che solo all’uomo appartiene: l’amore.


Amore, che non conosce possesso che è ,a sua volta, fondamento della filosofia che non possiede la verità, ma la ricerca perché la ama.


Così facendo non si “trasforma” solo se stessi, ma il mondo.


Non è  “messaggio” da relegare alla sfera dell’onirico, perché quando si riesce a medicare, sanare, le nostre ferite individuali legate al male di vivere, estendiamo questa “cura” a tutte quelle persone che incrociando il nostro cammino, entrano a far parte della nostra esistenza.

Mentre, quando non siamo in grado di curarci, finiamo per “intossicarle”


(Splendore)

 

Spunti tratti da  un articolo di U. Galimberti a  recensione del saggio “Vivere la filosofia” di M. Montanari

 
 
 
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